B.
• Un popolamento con S specie in eguale abbondanza ha una
diversità di S specie.
• Perciò un popolamento di 6 specie in eguale abbondanza ha
una diversità doppia di un popolamento di 3 specie in eguale
abbondanza. -> tuttavia, la doubling property è rispettata solo
da S ma non da H’ e D.
Come si può dunque trasformare gli indici in misure vere e proprie di diversità che
obbediscano a questi semplici principi?
numeri di Hill
Con i o “numeri e ettivi di specie”, ossia il numero di specie di uguale abbondanza
necessario per avere un determinato valore di un indice di diversità. -> permettono l’uni cazione
degli indici di diversità rispettando la doubling property.
- Quando q=0 si ottiene il numero di specie del popolamento.
- Quando q=1 ottengo e (e elevato all’indice di shannon)
H’ 47
 ff fi
- Quando q=2 si ottiene 1/(1- Gini-Simpson)
Esempio: applico a H’ e D i numeri di Hill
In natura le specie non hanno mai la stessa
abbondanza. Tuttavia, il calcolo del numero
e ettivo di specie attraverso gli indici di Hill
rimane il metodo corretto per misurare la
diversità di specie.
Quando i popolamenti sono costituiti da
specie che non hanno tutte la stessa
abbondanza:
• D soppesa le specie nello stesso modo
0
(di fatto non include le abbondanze)
• D soppesa le specie in base alla loro
1
abbondanza relativa
• D soppesa maggiormente le specie più
2
abbondanti
Per confrontare le diversità fra due
curve di accumulo
popolamenti utilizzo le e
rarefazione.
quelle di
• Nelle curve di accumulo estraggo un individuo dal campione, vado a vedere a che specie
appartiene e lo segno nel gra co. -> dallo stesso campione si ottengono curve di accumulo
diverse in base all’ordine in cui vengono estratti gli individui.
• Tuttavia, le curve di accumulo terminano sempre con lo stesso numero di specie poiché sono
state costruite usando lo stesso campione.
• Il numero di specie identi cato dalle due curve dipende dal numero di individui considerato.
• Nelle curve di rarefazione, invece, estraggo casualmente un individuo, annoto la specie a cui
appartiene e poi lo ripongo. L’estrazione viene e ettuata quindi con rimbussolamento. Ripeto
poi n volte estraendo un numero sempre maggiore di individui e segno a quante specie
appartengono. 48
 ff fi fi ff
• Quindi queste curve possono
confrontare due popolamenti anche
con numero di specie di erenti
standardizzando per il numero di
individui del popolamento più povero e
andando a vedere chi ci dà la curva più
alta.
Un esempio è l’esperimento di
rimozione nella foresta di abete
rosso di Harvard. Questa foresta è
stata invasa da un insetto.
L’esperimento condotto è stato
svolto tramite due trattamenti per
valutare le conseguenze della
perdita della specie fondatrice
dell’abete sui popolamenti
associati.
Il primo trattamento è l’hemlock-
girdled treatment, ossia la
simulazione dell’e etto dell’ insetto
con la rimozione della corteccia e
del cambio degli alberi (che quindi
muoiono lentamente); mentre, il
secondo è l’hemlock-logge
treatment, ovvero il taglio degli
alberi diretto. Variazioni all’interno della specie
e corrispondenze locali
Per esempio, possono esserci variazioni
morfologiche e quindi nelle espressioni fenotipiche per le alghe. Gli individui di una stessa specie
hanno variazioni di taglia in risposta a stress meccanico dato dalle onde: in presenza di onde alte
la taglia delle alghe sarà minore e la pianta risulterà bassa; mentre, in presenza di onde basse e
49
 ff ff
quindi di un impatto meccanico
minore, si svilupperanno in altezza
ed in taglia per avere maggiore
super cie fotosintetizzante.
Un altro esempio è dato dalla taglia
dei girini, la quale varia in base se
essi sono esposti o meno a
predazione (è maggiore quando
l’animale è esposto a predazione).
Ma questa modi cazione di
taglia è il risultato di una
variazione fenotipica o è
qualcosa di più profondo?
Avviene a livello genetico?
trapianto
Tramite esperimenti di
reciproco si possono identi care se
queste variazioni all’interno di una
specie siano dovute a di erenziamento evolutivo o a
risposte fenotipiche degli individui ad ambienti di erenti.
Per esempio, trasferisco alcuni girini di taglia grande dall’ambiente
esposto a predazione all’ambiente in cui i girini sono di taglia
piccola e non esposti a predazione. Se la nuova generazione è
costituita anche da girini grandi, allora questa modi cazione è genetica; mentre, se i girini della
nuova generazione rimangono di taglia piccola, allora è stata solamente una risposta fenotipica
degli individui ad uno stress. • ecotipo
Un è la variazione nella corrispondenza locale tra
individui all’interno di una specie e l’ambiente determinata
geneticamente. -> deve avvenire tra popolazioni con un certo
grado di separazione.
Per esempio, nell’immagine qui riportata, sono illustrate due
popolazioni di piante: una popolazione di montagna, la quale
rimane più bassa perché in questo modo o re meno resistenza
contro il vento e che produce meno ori; e una popolazione di
pianura che si accresce maggiormente in altezza e produce
molti ori.
• ecocline
Un è la variabilità graduale entro una popolazione con una distribuzione continua
(lungo un areale ampio con condizioni diverse).
Per esempio, le piante di trifoglio presentano
una grande variabilità all’interno della
popolazione nella capacità di produrre cianuro
per difendersi dal pascolo. È stato condotto un’
esperimento in una zona di prato: nel prato
erano presenti 3 zone con densità diverse di
lumache che si cibano di questa specie di
trifoglio. Nella zona con la più alta densità di
lumache le piante erano tutte cianogenetiche, 50
 ff fi
fi ff fi fi fi ff fi
nella zona con densità intermedia si trovavano sia piante acianogenetiche che cianogenetiche,
mentre, nella zona con bassa densità di lumache, le piante erano tutte acianogenetiche.
• Polimor smo genetico: coesistenza nello stesso habitat di due o più forme in proporzionali
tali che non possano essere mantenute semplicemente da mutazioni o immigrazioni ricorrenti.
• La variazione di forme all’interno della stessa specie non deriva tra corrispondenze tra
corrispondenze).
organismo e ambiente (cattive
• Polimor smi transitori: una delle forme è costantemente in vantaggio selettivo sulle altre, il
loro rapporto cambia di generazione in generazione nché la forma avvantaggiata non
raggiunge il 100% ed il polimor smo scompare.
MANTENIMENTO ATTIVO DI POLIMORFISMI
1. Generazione di omozigoti con tness inferiore
Per esempio, l’anemia falciforme e la malaria: gli individui omozigoti hanno due catene beta-
globiniche alterate e quindi presenteranno dei globuli rossi con e cienza molto bassa nel
trasportare ossigeno (anemia grave) e sono suscettibili alla malaria. Se invece l’individuo è
eterozigote e presenta solamente una catena mutata, allora l’anemia sarà lieve ed egli sarà
resistente alla malaria. Tuttavia, gli eterozigoti produrranno sempre una % di omozigoti e ciò
determina il mantenimento del polimor smo.
2. Popolazioni polimorfe a livelli intermedi di gradienti ambientali
Per esempio, la specie di falena Biston betularia presente nel
regno unito, presenta due forme dal punto di vista melaninico: una
è scura ed è presente in aree industriali (forma carbonaria), mentre
nelle aree poco industrializzate è dominante la forma chiara anche
detta forma typica. Esiste però anche una terza forma, la forma
insularia, che è una forma intermedia tra le due e gli individui che
la presentano possiedono delle chiazze scure e delle chiazze
chiare. Quest’ultima forma è presente nelle aree intermedie.
Nel gra co qui riportato si può osservare come la frequenza della
forma carbonaria nell’area di Manchester, dal 1950 al 2000, sia
cambiata e diminuita drasticamente: questo perché durante la
rivoluzione industriale vi era tantissimo inquinamento in quell’area e
quindi prevaleva la forma scura.
3. Selezione densità-dipendente
Una forma con maggiore densità può variare perché un predatore ha
una maggiore probabilità di predare una forma. Inoltre, il fenotipo
“normale” sarà anche più probabilmente predato perché il predatore
lo conoscerà meglio rispetto a quello raro.
4. Variabilità delle forze selettive su piccola scala
Per esempio, è stato condotto un esperimento nel 1979 da
Turkington e Harper nel 1979 su piante di trifoglio bianco. Hanno raccolto varie piante da diversi
punti e si sono segnati da dove le avevavano prese. Successivamente, le hanno fatte sviluppare in
laboratorio in modo da generarne diversi cloni. Alcuni cloni li hanno trapiantati nel punto di origine
dei loro progenitori, altri sono stati piantati in punti diversi. Questi individui avevano un
adattamento speci co per le condizioni ambientali del punto di origine del loro progenitore perché
ciascuna forma cresceva meglio se ricollocata nel tipo di habitat da cui proveniva -> diversi
genotipi distribuiti in corrispondenza delle variazioni locali dell’ambiente.
Nello studio qui riportato, sono state prese delle chiocciole della specie Cepaea nemoralis, le quali
presentano striature e colorazioni diverse sulla conchiglia, e sono state disposte a diverse
condizioni ambientali. Per ciascun tipo di condizione si ha una maggiore forma di chiocciola.
51
 fi fi
fi fi fi
fi fi fi ffi
Ecologia
Contesto logico per il test di ipotesi in ecologia
Lo scopo principale degli studi ecologici è quello di capire e spiegare fenomeni naturali e processi
ecologici e perciò le risultanti modalità di distribuzione, abbondanza, diversità ed interazioni tra
specie. Abbiamo quindi bisogno di un metodo oggettivo per misurare dei sistemi con grande
variabilità. Baconiano
L’approccio (1620): la misurazione di variabili ecologiche (biotiche e abiotiche) può
per se incrementare la comprensione razionale di fenomeni naturali. Si utilizza quindi un metodo
induttivo e si traduce nella raccolta incondizionata di dati esternamente a qualunque percorso
logico e nella ricostruzione, a posteriori, del loro signi cato ecologico.
Tuttav
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