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Terza Lezione – "I Disturbi Depressivi" - Seconda Parte - Caso Clinico
Barbara Reiss, 52 anni, era stata accompagnata dal marito in un centro di Pronto Soccorso perché aveva espresso l'intenzione di uccidersi. La Signora Reis diceva di avere incominciato a perdere interesse nella vita circa quattro mesi prima. In quel periodo i suoi sintomi depressivi erano peggiorati progressivamente nell'arco di parecchi mesi e si manifestavano tutti i giorni per la maggior parte della giornata. Era dimagrita di 4 kg, infatti il suo peso attuale era di 47 chilogrammi e non aveva voglia di mangiare.
La sera spesso si addormentava con difficoltà, per poi svegliarsi verso le tre del mattino. Lavorava nell'ufficio amministrativo di una fabbrica di cibo per cani ma si sentiva spossata e faceva sempre più fatica a svolgere i compiti che le venivano assegnati.
La Signora negava di avere avuto precedenti problemi psichiatrici e aveva l'abitudine di bere.
Un bicchiere di vino a cena ma ultimamente nel corso della serata ne beveva un altro nella speranza che aiutasse a prendere sonno. Non aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti. Era sposata da vent'anni, aveva tre figli in età scolare e lavorava alla fabbrica di cibo da 13 anni. La sorella soffriva di depressione, tutti i parametri valutati con test di laboratorio erano nella norma. Durante la valutazione psichiatrica la signora era collaborativa, ma nella maggior parte delle domande aveva risposto con frasi molto brevi, parlava con tono e velocità normali. Aveva negato di soffrire di allucinazioni o di avere pensieri inusuali. La memoria a breve termine e a lungo termine apparivano integre. Questo è un esempio che mostra come viene costruita una diagnosi differenziale, cioè andare a individuare una condizione patologica distinguendola da quelle che possono essere condizioni patologiche simili che ci possono mandare fuori strada.
- I Disturbi Depressivi
esempio il livello di energia fisica, la capacità di provare piacere e interesse per le attività quotidiane, la capacità di prendersi cura di sé stessi e delle proprie responsabilità. I disturbi depressivi possono manifestarsi in diverse forme, tra cui la depressione maggiore, la distimia e il disturbo bipolare. La gravità dei sintomi può variare da lieve a grave e può influire significativamente sulla qualità della vita di una persona. È importante sottolineare che i disturbi depressivi non sono semplicemente una tristezza normale o una reazione temporanea agli eventi della vita. Sono condizioni cliniche che richiedono un trattamento adeguato, che può includere terapia psicologica e farmacologica. Se si sospetta di avere un disturbo depressivo, è fondamentale consultare un professionista della salute mentale per una valutazione accurata e un piano di trattamento appropriato. La ricerca ha dimostrato che la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo possono migliorare significativamente i risultati a lungo termine per le persone affette da disturbi depressivi.esempio la Signora percepisce correttamente, non ha deliri o pensieri strani che ci facciano pensare ad una compromissione dell’esame di realtà. Quindi per fare una diagnosi di depressione abbiamo la necessità di individuare una variazione tra un prima e un dopo; quindi, non un qualcosa di stabile che è sempre stato così ma una persona che si accorge che qualcosa che gli apparteneva viene a cambiare da un certo punto in avanti.
- Fattori Genetici
Familiari di 1° Grado > possibilità di disturbi depressivi, con un’ereditarietà del 35% circa. Nei gemelli omozigoti, il tasso di concordanza è del 46%, mentre nei gemelli dizigoti è del 20%.
Studi recenti di Genome-Wide Association Scan (GWAS) su 800'000 soggetti hanno identificato un centinaio di varianti genetiche indipendenti di rischio per questo disturbo.
Questi geni sono associati a strutture sinaptiche e a neurotrasmettitori espressi in modo rilevante nelle regioni
cerebrali prefrontali che hanno un ruolo cruciale nelle funzioni cognitive e nella regolazione emotiva. Dal punto di vista delle cause di questi disturbi ci muoviamo in uno scenario che chiamiamo di tipo multifattoriale. Certamente c'è un aspetto che ha a che fare con la familiarità visto che c'è una predisposizione di soggetti che hanno familiari di 1° grado con disturbi di questo tipo. Sono stati anche studiati elementi di genetica che possono predisporre allo sviluppo di disturbi depressivi, e in particolare sono quei geni che vanno a codificare per recettori, neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione del tono dell'umore. Tra tutti i più importanti da conoscere sono la serotonina, la noradrenalina e la dopamina che sono tre neurotrasmettitori fortemente coinvolti nella patogenesi dei disturbi depressivi. Ulteriori studi, più recenti, evidenziano anche delle alterazioni del sistema del glutammato. - FattoriAmbientali L'esposizione precoce ad eventi stressanti (problemi familiari, psicopatologia dei genitori, abuso sessuale, esposizione a violenze domestiche, lutto ecc.) oltre ad aumentare il rischio di sviluppare depressione, incrementa anche la gravità e il rischio di cronicizzazione. La depressione dei genitori aumenta il rischio di sviluppare la malattia da bambini non solo per la componente genetica ma anche per una genitorialità inadeguata con scarse interazioni al gioco, ridotte relazioni emotive. Quando parliamo di disturbi con un'origine multifattoriale c'è una disposizione di tipo ambientale che può avere a che fare soprattutto con fattori di esposizione precoce quindi eventi stressanti di natura traumatica di natura familiare che possono andare da situazioni macroscopiche come esposizioni a violenze domestiche fino ad andare più in generale a quello che viene chiamato il trauma relazionale cioè l'esposizione cronica a.Fattori traumatici in cui il soggetto non viene ritenuto importante, non viene preso in considerazione, non viene accolto dalle figure dei caregiver in quelle che sono le sue necessità di un corretto sviluppo.
René Spitz ha compiuto osservazioni negli orfanotrofi che accoglievano bambini e neonati nel dopoguerra: essi venivano nutriti ma non avevano uno stile di attaccamento adeguato da utilizzare come "base sicura", erano privi di interazione sociale.
Quando venivano presi in braccio non reagivano, non guardavano negli occhi e rallentavano i loro movimenti fino a formare avvallamenti nelle loro culle, talvolta morivano. Questa forma depressiva dovuta a carenze ambientali è stata definita da Spitz "ospitalismo" o "depressione anaclitica", quando invece il bambino aveva perso tale rapporto dopo alcuni mesi di vita; per esempio in caso di morte della madre.
Sempre per quanto riguarda i fattori ambientali sono stati fatti degli studi.
Negli orfanotrofi, i bambini ricevevano nutrimento ma non affetto e per questo non avevano un corretto sviluppo proprio a causa della mancanza di cura emotiva.
Alterazioni Cerebrali
Nella depressione è stata evidenziata una riduzione volumetrica dell'ippocampo e dello spessore della corteccia cerebrale e le alterazioni strutturali sembrano avere una relazione con la durata della malattia.
In particolare, il volume dell'ippocampo è associato alla performance di memoria e aumenta in risposta a farmaci antidepressivi che stimolano la neurogenesi.
Circuiti implicati nell'alterazione funzionale del disturbo sono:
- Circuito cortico-striatale;
- I circuiti cortico-limbici;
- Default mode network.
Con studi di imaging a livello cerebrale viene osservato che le aree del cervello più colpite nella patogenesi hanno a che fare con la corteccia prefrontale che è l'area coinvolta con la regolazione emotiva. Si è visto inoltre che se non vengono
Tempestivamente attuati dei trattamenti possono avvenire delle riduzioni di aree cerebrali e in particolare dell'ippocampo. Quindi i trattamenti sono necessari per un correttivo funzionamento successivo del sistema nervoso centrale.
I circuiti importanti che connettono la corteccia prefrontale con le aree dello striato e le aree limbiche sono: i circuiti cortico-striatali, i circuiti cortico-limbici e poi c'è un network di aree cerebrali chiamato default mode network che è quello che viene osservato essere attivo nel momento in cui non stiamo facendo nulla, cioè nel momento in cui acquisiamo immagini con il sistema nervoso centrale a riposo e quindi nel momento in cui non stiamo svolgendo un task si evidenziano queste aree che risultano però essere iperattive in caso di disturbi depressivi che evidenzia un pensiero sempre rivolto al passato non in grado di concentrarsi sul presente e di avere un sano rapporto con l'ambiente circostante.
- Disturbo
Depressivo Maggiore
Sindrome clinica caratterizzata dalla deflessione del tono dell'umore che si manifesta con sintomi:
- Psichici: tristezza, mancanza di interessi, inibizione, sentimenti di inutilità e colpa, ansia, anedonia, ideazione suicidaria.
- Psicomotori: rallentamento o agitazione.
- Somatici: disturbi neurovegetativi, del sonno, dell'appetito, della sessualità.
Circa il 30-50% dei pazienti affetti dal disturbo non risponde adeguatamente ai trattamenti di prima linea sviluppando la cosiddetta Treatment Resistant Depression (TRD).
Anedonia termine importante che evidenzia la perdita della capacità di provare piacere, interesse, di rispondere con vitalità agli stimoli.
L'ideazione suicidaria può andare dal generico pensare di più alla morte rispetto al solito fino al progressivo pensare all'inutilità della propria vita per poi arrivare a delle intensità maggiori che hanno a che fare con il pensare di voler
morire o progettare un atto indirizzato alla propria morte. Un soggetto che presenta un disturbo depressivo di solito è rallentato, ha una mimica facciale assente o ridotta ad espressioni tristi e i suoi movimenti sono più lenti del solito. In altri casi invece un soggetto avendo molta ansia appare irrequieto ma non per un aumento della produttività ma per un aumento dell'allarme interno. A livello somatico vi sono dei disturbi neurovegetativi come quelli legati ad un'alterazione del ciclo circadiano: in genere i soggetti con disturbi depressivi presentano l'insonnia che può collocarsi all'inizio del sonno (insonnia iniziale) o al centro (insonnia centrale) o può provocare dei risvegli precoci (insonnia terminale). In altri casi si presenta invece un'ipersonnia, cioè un aumento delle ore di sonno legate quasi al rifugiarsi nel sonno rispetto all'essere immersi nella vita. Nel caso in cui il soggetto non senta il bisogno didormire si parla di ridotto bisogno di sonno e anziché essere un sintomo di riduzione del tono dell'umore è un sintomo dell'