Edipo, capro espiatorio e macchia della città e dell’umanità, diviene in atti un
eroe benefattore, a cui i posteri dedicheranno culti e devozione.
3) Corruzione della famiglia e dei valori della famiglia: un terzo tema cupo
nell’Edipo a olono è la corruzione della amiglia e dei valori della amiglia. Gli
stessi figli di Edipo lo hanno trascinato fuori da Tebe mentre lui voleva
rimanere; ora sono coinvolti in una guerra civile che li vede l’uno contro l’altro:
ognuno vuole le ossa di Edipo per ottenere la salvezza della città e la propria
vittoria, ma rifiuta di seppellirlo con onore nel territorio di Tebe. Anche
Creonte vuole il corpo di Edipo e tenta di ricondurlo a Tebe, poi rapisce le sue
due glie (le proprie nipo , An gone e smene. Nelle scene nali del dramma
è so esa la tensione persino tra An gone e smene, che esploderà nella scena
di apertura dell’Antigone sulla sepoltura di Polinice, tema che lo stesso Polinice
introduce nell’Edipo olono (Polinice chiede alle sorelle di avere una degna
sepoltura). Lasciare un corpo insepolto è un affronto alle leggi degli dèi;
Creonte nell’Antigone applica le leggi scritte (ciò che in greco si chiamerebbe
νόμος così come sono scritte, si richiama al diritto della πόλις (città) senza
ascoltare ragioni: chi è nemico della città non merita sepoltura nella città. Per
questo forse è così sordo alle preghiere di Antigone che, invece, parla un altro
linguaggio. Ella è la rappresentazione delle leggi non scritte, quelle che
ascoltano e anzi trasportano la voce dell’umana pietà. Ella è la vicaria del
diritto del γένος (stirpe) che potremmo ben tradurre come il diritto dei legami
di sangue, che non sono scritti dagli uomini nelle loro πόλεις perché sono
sancite dagli dèi ed inviolabili. Nella rhesis di Edipo (vv.427-430) Edipo dice di
essere stato cacciato dalla città, ma i figli non lo trattennero e non lo
protessero. Invece nei versi 1360-1364 Edipo dice che ad averlo cacciato dalla
città e ad averlo costretto a vagabondare è stato il figlio.
4) Aspetto religioso: L’Edipo a olono descrive in 2 momenti diversi due rituali di
purificazione, parla di luoghi circondati da prescrizioni e tabù (il bosco di
Colono e la sepoltura segreta di Edipo), dipinge la mentalità religiosa degli
abitanti di olono percorsa dall’angoscia di violare il sacrum del luogo (è con
questo atteggiamento che il Coro si accosta al bosco proibito di queste
“ anciulle terribili, che tremiamo a nominare, davanti alle quali passiamo senza
guardare, senza fiatare, senza parlare, muovendo le labbra del pensiero
silenzioso” (Eumenidi . Queste dee sono spesso evocate (anche se in genere
c’è una abbondanza del divino perché non vengono evocate solo le Eumenidi;
vengono invocate divinità come Ares, Eumenidi, Atena (per due volte),
Poseidone, Zeus), ma si esprimono attraverso un silenzio misterioso e magico.
Un altro concetto espresso fin da subito è quello della pietà da parte del Coro
nei confronti del supplice e delle sue miserevoli condizioni, ma si pone il
problema del contrasto tra empatia nei confronti di un mendicante cieco e il
terrore creato dalla sua identità. L’orrore che attanaglia il coro, voce della
comunità ateniese, è motivato dal timore che l’empietà di Edipo possa
di ondere la macchia della contaminazione alla città, sollevando l’ira degli dèi
e creando il disordine e la morte. Nel clima di tensione generata dalla
situazione, che il coro ha difficoltà a gestire, sono le parole di Antigone a
placare i toni, acendo sì che l’ostilità del coro ad accogliere lei e Edipo si
affievolisca. È così che il coro, per bocca del corifeo, esprime un sentimento di
pietà umana unito al timore religioso espresso dal verbo τρεμοντες (v. 256)
che segnala non solo il rispetto ma anche il timore reverenziale nei confronti
delle cose che potrebbero derivate dagli dèi; il coro, appunto, allude alla
possibilità, che però non osa esplicitare, che accogliere Edipo possa essere
causa di contaminazione per la città intera. Un altro aspetto importante è che
la forma di vita immortale che tocca a Edipo possiamo dire che è consona ai
sistemi di credenze della religiosità tradizionale; la sua esistenza eroica resta
legata al luogo del sepolcro, il quale deve rimanere segreto, per evitare “un
furto di reliquie”, come non di rado accadeva in Grecia (e del resto Creonte
arriva ad Atene appunto perché vuole anche lui il corpo di Edipo). Perciò solo il
re di Atene deve conoscere il luogo della tomba, dove andrà a celebrare i riti
eroici in onore di Edipo. Il luogo della morte di Edipo diventa perciò una tomba
sacra attorno alla quale egli si aggirerà come un demone vendicatore per
compiere la sua promessa di proteggere chi lo ha accolto.
5) Vecchiaia e morte: Edipo è vecchio ma non in termini di età, ma a causa di
quello che ha subito. Edipo qua è vecchio. Nell’Edipo re non è a atto vecchio.
Ottiene in premio Giocasta, che è sua madre, ma è ancora in età fertile. Se
Giocasta ne aveva 45, Edipo 25 nell’Edipo re, nell’Edipo a olono non
dovrebbe essere vecchio. I figli sono diventati grandi. Edipo si appoggia ad
Antigone, che è ancora molto giovane. I due figli devono avere almeno 20 anni
per la questione del trono e Polinice si è sposato con la iglia di Adrasto. ’è un
divario cronologico che non a coincidere la ine dell’Edipo re e l’Edipo a
Colono. Cosa vuol dire vecchio? Non dobbiamo farci fuorviare dal fatto che in
quel periodo molti morivano giovani (dunque a 40 si è vecchi: non è vero).
’era un’altissima mortalità in antile e morte di parto. Poi c’erano le morti in
guerra. L’età media tiene conto di molti aspetti, ma c’è chi arriva ad una certa
età (soprattutto una volta passate alcune fasi critiche). La vecchiaia si ha a
partire dai 70 anni. Edipo ha una vecchiaia precoce, indotta dalle vicende
dolorose che ha affrontato. Edipo non scappa da una vita distrutta e degradata
con un nobile suicidio, ma accetta di trascinarsi fino alla fine dei suoi giorni,
carico delle sue sinistre colpe, in una vita raminga che diventa l'espiazione
purificatrice del suo tragico destino. Sofocle, che era nativo proprio di Colono,
scrisse questa tragedia quando aveva novant'anni, pochi mesi prima di morire.
Non può essere quindi un caso che l'autore ormai anziano abbia scelto di
trattare proprio il tema della morte di Edipo, intrecciando quindi il mito con
aspetti chiaramente autobiografici. Un esempio è il primo stasimo dell'opera,
un commosso inno alle bellezze di Colono, alle sue piante, ai suoi cavalli e al
mare, che nasconde probabilmente il nostalgico ricordo della giovinezza
dell'autore nel suo paese natale. Verso la fine dell'opera, poi, quando Edipo è
prossimo a recarsi nel boschetto dove incontrerà il suo destino, il coro si lancia
in una riflessione sulla morte che indubbiamente riflette le convinzioni degli
antichi greci sul punto, nonché, forse, dello stesso autore. La vita umana è un
mistero, pieno di sofferenze ed apparentemente insensato, su cui infine si
distende la morte come una forma di liberazione: «Non nascere, ecco la cosa
migliore, e se si nasce, tornare presto là da dove si è giunti. Quando passa la
giovinezza con le sue lievi follie, quale pena mai manca? Invidie, lotte,
battaglie, contese, sangue, e infine, spregiata e odiosa a tutti, la vecchiaia»
(Sofocle, Edipo a Colono, vv. 1224-1237). Edipo non ha però nessuna colpa per
essere nato.
6) Il significato ambiguo di xenos e il valore dell’ospitalità: xenos è una parola
chiave perché non vuol dire solo straniero ma anche ospite. Xenos è la parola
che mette insieme hospes e hostis, perché ostile non vuol dire nemico. Mentre
in latino inimicus è il nemico personale, hostis non è quello che mi odia ma
quello che trovo davanti in guerra, hostis sono Glauco e Diomede che si
scontrano sul campo di Troia e però hostes sono Glauco e Diomede che dato
che sono stati xenoi non vogliono combattere ma si scambiano doni. Solo colui
che non è del mio genos può essere ospite, che non fa parte quindi della
propria cerchia familiare. Xenos è Paride che si presenta alla corte di Menelao
e per poi si comporta come il leoncino che a strage perché ruba l’argenteria
e anche Elena, facendo un torto al principio della xenìa, quindi si comporta da
sleale. In greco quindi xenos è una parola molto importante perché ha dentro
tutti e due i significati (in latino invece hospes e hostis indicano due cose
diverse), xenos è chi è estraneo ma proprio perché è estraneo è ospite. Nella
breve rhesis in cui Edipo ringrazia Teseo per la sua protezione e il ritorno delle
figlie (vv. 1119-38) emergono anche i valori civili che elevano Atene a ideale
della polis greca; essa diventa un luogo simbolo dei più alti valori di equità e
umanità, l’unica città che sceglie di accogliere un uomo ri iutato da tutti per i
terribili crimini a cui il destino l’ha legato. n primo luogo, la pietà, mani estata
sin dall’inizio dal coro, si mescola al timore religioso, ponendo tuttavia le basi
dell’accoglienza di Edipo. l secondo ideale è il το επιεικές cioè l’equità e il non
dire il falso da parte di Teseo e degli ateniesi che rafforza la fiducia di Edipo, in
modo tale che egli, integrato nella città, possa offrire con il suo corpo la
protezione alla comunità. Questi sono i 3 valori che distinguono Atene tra le
altre città. oprattutto l’accoglienza ateniese diventa un tratto distintivo della
polis e solo i suoi delicati equilibri tra equità, empatia e onestà consentono la
flessibilità necessaria alla città per accettare un empio come Edipo, avere
giusta cura di lui e, alla fine, ospitare dentro il suo perimetro il compimento del
destino voluto dagli dèi. l concetto “το επιεικες” che in italiano si pu rendere
come equità è diverso da dìke, giustizia. Si tratta infatti del principio specifico
in base a cui la giustizia universale è stata ricomposta e grazie alla quale il
piano divin