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Le minoranze della Krajina e della Slovenia delle regioni croate arrivarono con l'aiuto dell'esercito
federale (Serbia e Montenegro) a proclamare la propria separazione dalla Zagabria, i croati e il
presidente Franjo Tudman reagirono duramente provocando molte vittime e sfollati tra i civili.
L'assedio della città di Vukovar, durato tre mesi, sconvolse l'opinione pubblica e spinse la Comunità
europea ad riconoscere l'indipendenza della Slovenia e della Croazia nel 92, e, sotto l'auspico
dell'Onu, Belgrado e Zagabria firmarono un armistizio. Tuttavia gli scontri ripresero nel 95, quando
la Croazia tentò di riprendere il controllo della Krajina e della Slovenia
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Il conflitto in Bosnia-Erzegovina
Nella primavera del 92, a seguito di un referendum boicottato dalla comunità serba, che poneva la
premessa di per una dichiarazione d'indipendenza da parte del parlamento bosniaco, i combattimenti
si spostarono in Bosnia-Erzegovina.
Qui i serbi-bosniaci, guidati da Radovan Karadzic, tentarono di creare una propria Repubblica
secessionistica con capitale a Pale, e ciò porto a una lunga guerra, di ben quattro anni.
Si trattava di una guerra complessa, ne erano coinvolte ben tre comunità etniche (bosniaci
musulmani, croati, e serbi) in lotta tra loro, segnato da azioni di pulizia etnica, al ricorsero tutte le
parti del conflitto, crimini del quale i Serbi si macchiarono maggiormente.
La città di Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, venne assediata per ben 1425 giorni, dal
1992 al 1996, con un bilancio di 14.000 vittime, metà civili, e 50.000 feriti.
A Srebrenica, l'11 luglio del 1995, le milizie serbe giustiziarono circa 8.000 civili musulmani e
accatastarono i cadaveri in fosse comuni.
La comunità internazionale faticò a prendere l'iniziativa di un intervento che ponesse fine alla
guerra, e il tentativo di creare una conferenza permanente sull'ex Jugoslavia e l'istituzione di un
Tribunale internazionale per i crimini di guerra all' Aia, ma i combattimenti e le stragi andarono
avanti fino al 95, quando la NATO cominciò a supportare militarmente i bosniaci musulmani, e le
parti accettarono di negoziare. L'accordo di Dayton
L'accordo venne raggiunto in una base militare di Dayton, Ohio, nel novembre del 95 e venne
formalizzato a Parigi il mese successivo.
I dettagli:
• Restituzione della Krajina e della Slovenia alla Croazia
• Costituzione di due entità politiche distinte all'interno della Bosnia-Erzegovina
◦ Federazione Croata-Musulmana
◦ Repubblica Serbo-Bosniaca
▪ Un entità politica per ogni parlamento, e un rappresentante per ogni etnia.
La questione del Kosovo venne completamente ignorata.
Nella primavera del 98 infatti ciò che prima erano azioni di disobbedienza civile promosse dalla
Lega Democratica del Kosovo, si trasformarono in violenti scontri contro le forze dell'ordine serbe,
eseguiti da una formazione nuova militare principalmente di giovani albanesi, l'Esercito di
liberazione del Kosovo.
La reazione serba guidata da Milosevic fu durissima, e alimentò il conflitto causando ulteriori
migliaia di vittime e centinaia di profughi in fuga verso Albania e Macedonia.
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La diplomazia internazionale fu pronta stavolta, si tentarono intensi negoziati con Belgrado, ma
quando non portarono a niente, la NATO, senza un mandato da parte dell'ONU cominciò una
campagna di bombardamenti militari partita il 24 marzo 1999 e durata per ben due mesi e mezzo.
Alla fine Belgrado si arrese e ritirò le truppe dal Kosovo.
L'intervento della NATO accese un controverso dibattito sul diritto di “intervento umanitario”
Milosevic, fu invece chiamato ad affrontare anche le dichiarazione d'indipendenza di Montenegro
(realizzatasi poi nel 2006) e nel 2000 il candidato liberale Vojislav Kostunica sconfisse Milosevic, il
quale tentò comunque di trovare un pretesto per restare in carica, ma venne costretto ad accettare il
voto dopo che il popolo occupò il parlamento.
Milosevic morì nel 2006 in una cella, mentre attendeva il verdetto per le accuse di crimini contro
l'umanità. La nascita dell'Unione Europea
1989, il dissolvimento del blocco sovietico e la riunificazione tedesca accelerarono
considerevolmente l'integrazione europea, la Francia si impegno a sostenere insieme alla ora unita
Germania a sostenere l'elaborazione di un trattato basato su un unione economica e monetaria, a cui
restava contraria solo il Regno Unito (LOL).
Nonostante ciò, tra il 1989 e l'estate 1990 si avviarono la conferenza per l'integrazione economica
con l'obbiettivo di arrivare ad una moneta unica, e la riforma per la comunità europea, favorita dalla
caduta del governo britannico di Tatcher, il quale si opponeva.
Dopo un lungo negoziato, si arrivò alla stipula del Trattato sull'Unione Europea, firmato il 7
febbraio 1992 a Maastricht, in Olanda.
In questo trattato si costituì la Banca Centra Europea (BCE), indipendente e responsabile della
politica monetaria europea, e la moneta stessa, chiamata poi nel 1995: Euro.
Per aderire alla moneta unica si stabilì che gli stati dovessero avere un deficit superiore al 3% del
PIL e un debito pubblico superiore al 60% del PIL, per impedire un possibile indebolimento della
moneta di acquisto in questione.
Meno articolare e vincolate erano le intese sulla politica estera e sulla difesa militare: per la prima si
formò la Politica Estera di Sicurezza Comune (PESC).
Per il sistema istituzionale furono estese le competenze comunitarie, con l'inclusione di nuovi
ambiti come industria, infrastrutture, istruzione, cultura, protezione della salute e dei consumatori.
Venne inoltre introdotta nella Legislazione Europea una distinzione tra competenze esclusive della
UE e competenze condivise con gli stati. Queste ultime regolate dal principio di sussidiarietà.
Le funzioni del parlamento vennero ampliate, attribuendo il potere di veto sulle decisioni del
consiglio, e si istituì un fondo di coesione per la realizzazione di infrastrutture e politiche per la
difesa dell'ambiente e con lo scopo di aiutare lo sviluppo dei paesi più poveri dell'UE (Spagna,
Portogallo, Irlanda e Grecia). 5
L'Inghilterra negozio una clausola di esclusione per queste decisioni, che gli consentì di saltare
l'unione monetaria, rimanendo con la sterlina, si oppose alle norme di tutela sul diritto dei
lavoratori e rifiutò l'inserimento nel testo di un riferimento a una vocazione federale.
Il trattato di Maastricht, nonostante avesse formalmente istituito la cittadinanza europea, generò un
sistema istituzionale ibrido dove solo la BCE rimaneva autorità effettiva.
La reazione dell'opinione pubblica fu negativa: i Danesi bocciarono l'accordo in un referendum del
92, mentre i francesi lo approvarono, e ci furono resistenze anche da parte di UK e Germania.
Nel 93 i danesi furono richiamati al voto, questa volta favorevole, ma volendo l'esenzione sia dalla
moneta unica che alla difesa europea.
Nonostante un sentimento anti europeista crescente, i paesi europei confermarono il loro impegno
per l'unione monetaria: l'euro, che verrà introdotto nel 1998 e comincerà a circolare come contante
nel 2002.
Sulla questione dell'allargamento europeo, tra gli anni 80 e 90, varo stati dell'area mediterranea e
dell' EFTA avevano chiesto di aderire alla CEE, ma tra queste ultime solo Austria, Finlandia e
Svezia entrarono nella UE, mentre rimaneva spinosa l'idea di far aderire stati appartenenti all'ex
USSR, molti dei quali avevano presentato domanda, suscitando consensi e resistenze.
Venne presa la palla al balzo per discutere i criteri di valutazione delle candidature. Venne deciso di
accelerare il processo per la Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lituania,
Lettonia, Estonia, Bulgaria, Romania, Cipro e Malta.
Venne però esclusa la Turchia, accusata di non rispettare sufficientemente i diritti umani.
Le nuove riforme del trattato di Amsterdam
Davanti all'imminenza di questo imponente ampliamento, la UE decise di riformare il
funzionamento del sistema istituzionale:
Nell'ottobre del 97 ad Amsterdam si arrivò alla firma di un nuovo trattato, che aveva lo scopo di
migliorare la struttura di funzionamento della UE:
• Venne istituita la carica di Alto rappresentante della PESC.
• Venne definito il campo dell'azione militare della UE, ovvero missioni umanitarie e
Peacekeeping, senza però costruire un esercito europeo.
• Si rafforzo il ruolo parlamentare dell'attività legislativa.
• Furono registrati significativi progressi nelle procedure di difesa dei diritti democratici
quali:
◦ Lotta alla disoccupazione.
◦ Politiche sociali.
Nel Maggio del 98 il Consiglio Europeo Verificò il rispetto dei parametri per l'adesione dell'Euro da
parte dei vari stati membri.
Tutti eccetto coloro che si erano volontariamente esclusi, e Grecia (che lo ottenne comunque nel 98)
vennero inclusi nella nuova moneta. 6
Destra e Sinistra dopo la guerra fredda
Dopo un secolo di scontri violenti tra nuovi ordini antagonisti, molti osservatori europei ritenessero
che il popolo del continente avesse abbracciato l'idea di una democrazia, ridotta però a libertà
individuale e consumismo capitalistico.
Il popolo era disilluso dalle ideologie politiche, e ciò sembrava mettere in crisi l'idea stessa di destra
e sinistra.
Tuttavia questa si rivela una semplice ridefinizione delle contrapposizione tra le due, e potevano
essere riassunte secondo Norberto Bobbio:
• La destra in “Il popolo che ritiene che siamo più diseguali che uguali”
• La sinistra in “il popolo che ritiene che siamo più uguali che diseguali”
Questa ridefinizione era dovuta soprattutto alla caduta dell'Unione Sovietica e l'ulteriore
indebolimento del Marxismo-Leninismo, ed era anche in collaborazione a un allentamento della
tensione ideologica, con la nascita di nuovi partiti e la trasformazione dei vecchi.
Aumentano tuttavia anche i casi di corruzione, con uno dei casi più infami in Italia, in seguito
chiamata “tangentopoli” :
Nel 1992 venne scoperta dalla magistratura una fitta rete di relazioni illecite fra politici,
amministratori e imprenditori, in particolare il Partito Socialista Italiano e la Democrazia Cristiana,
i quali vennero in seguito sciolti.
Gli arresti portarono a spianare la strada a nuovi partiti, quali Lega Nord e Forza Italia, quest'ultima
guidata dall'imprenditore Silvio Berlusconi vinse le elezioni del 94.
In Europa la crisi dei partiti di sinistra post caduta del Marxismo duro fino alla fine della prima
metà degli anni 90, mentre nella destra Europea di fine 900 si cominciano a nota