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La prima è finalizzata a misurare il comportamento duttile del
bitume, la seconda misura il ritorno elastico ossia la capacità
elastica del materiale di recuperare parte delle deformazioni
indotte. Un materiale duttile è caratterizzato da proprietà elastiche
spiccate ed è preferibile ad un materiale meno duttile che non ha
capacità elastiche. Il ritorno elastico viene misurato sui bitumi
modificati, che vengono modificati proprio per migliorare le sue
proprietà, quelli tradizionali non hanno spiccate proprietà elastiche
quindi in questi non ha senso fare la prova.
La prova di duttilità consiste nel sottoporre campioni di bitume d
forma e dimensione standard, a osso di cane, a elongazione.
Forma a osso di cane perchè la rottura deve avvenire sulla parte
più sottile ovvero quella meno resistente (a cavallo della
mezzeria). Tutto ciò avviene all’interno di un duttilometro ovvero
una vasca lunga e stretta all’ interno della quale vengono alloggiati
tre campioni. C è una traversa fissa alla quale, in una estremità,
sono collegati i tre campione mentre l’altra traversa è mobile
perchè si sposterà verso sinistra (in questo caso) in maniera tale da
sottoporre il campione a elongazione. I campioni sono immersi in
acqua in modo tale da condizionare i campioni di prova alla stessa
temperatura dell’acqua (25 gradi) e sono condizionati per 90
minuti. I campioni vengono sottoposti ad una elongazione di 50
mm/min. (è la velocità a cui sottoponiamo i campioni a
elongazione). Durante l’elongazione il materiale resiste poi ad un
certo punto si spezza. Questa elongazione viene portata al
massimo ad 1 mt, alcuni bitumi potrebbero anche non rompersi a
100 cm. Nel caso della duttilità vogliamo vedere l’elongazione
massima e quindi lo porto fino a 100 cm. Nel caso della prova di
ritorno elastico si utilizza sempre un duttilometro, la procedura è
analoga però l’elongazione arriva a massimo 200 mm. Elongo a
20 cm, taglio il campione nel mezzo, si aspetta un po’ e si osserva
di quanto i due lembi recuperano l’elongazione imposta. Quindi
nella prova di duttilità , tiro il campione e registro l’elongazione
massima raggiunta fino a quando si rompe. Nel caso di una provo
di ritorno elastico si calcola la capacità di recupero del materiale
(o anche di quanto si accorciamo i due lembi) . Nella formula
Re% più alto è il valore più il materiale ha spiccate capacità
elastiche( slide 30). I bitumi tradizionali hanno un Re al di sotto
del 10%, quelli modificati possono arrivare anche al 90%. Buona
parte delle deformazioni a cui è soggetta la pavimentazione a
causa dei carichi veicolari, vengono assorbite dal bitume per
questo il bitume deve essere duttile e nel contempo elastico.
Prova di viscosità dinamica
E’ una prova che restituisce un parametro razionale, si effettua su
bitumi che hanno consistenza di fluidi. La viscosità dinamica la
misuriamo per controllare la consistenza del bitume, per una
questione legata ad aspetti operativi. Il bitume per essere aggiunto
agli aggregati per formare il conglomerato, deve essere fluido per
potersi legare. La viscosità dinamica è quel parametro che traduce
il livello di fluidità del bitume in un intervallo di temperatura da
60 a 200°C. (oltre 200 è il punto di infiammabilità del bitume).
L’apparecchiatura che si utilizza per la prova è un viscosimetro
rotazionale, essa permette di risalire alla viscosità dinamica
applicando ad un campione di bitume una sollecitazione di taglio.
Si ha un contenitore esterno a forma di cilindro ( provetta del
diametro al di sotto dei 2 cm ), al cui interno viene versato il
bitume, che si troverà ad una condizione fluida (dovrò scalderò il
bitume per renderlo fluido). All’interno del campione- bitume si
inserisce un altro elemento cilindrico (girante) che viene
sottoposto a rotazione. Il campione aderisce alla girante e quindi
viene sottoposto a taglio rotazionale (all’interno ruotando è come
se sottoponessi il campione a tagli). Possiamo definire la viscosità
dinamica del campione Eta come il rapporto tra la tensione
tangenziale indotta al campione (Tao), dovuta alla rotazione della
girante che ruota all’interno del campione, e il Gamma Punto
ossia la derivata alla velocità di deformazione. Uso Gamma Punto
perché questa grandezza è costante. Quindi Tao/Gamma Punto è
un rapporto che può essere ritenuto costante, applico una tao
costante e misuro una Gamma Punto costante, Gamma Punto è
costante nell’ipotesi di fluido Newtoniano. In base alla
consistenza del bitume per far girare la girante all’interno del
bitume , l’apparecchiatura deve applicare un torcente più forte se
il materiale è più consistente, se il materiale è meno consistente il
torcente è più basso. La viscosità dinamica è il rapporto
Tao/Gamma Punto e traduce la consistenza del materiale, la
proprietà viscosa di un materiale è un’altra cosa, materiale viscoso
non vuol dire che ha una viscosità elevata sono due cose diverse.
La macchina quindi applica un torcente per far ruotare la girante,
l’operatore sceglie con che velocità angolare deve girare la
girante. La Gamma Punto dipende dalla velocità angolare
(velocità con cui ruota la girante) e dalla geometria del sistema
ossia R1 ed R2 che sono i raggi della provetta e della girante.
Fissata la geometria, conosco quanto è grande la provetta e la
girante, fisso la velocità angolare ed ottengo Gamma Punto. Ora
devo conoscere Tao. Tao è uguale al Momento torcente (cioè al
torcente che la macchina deve applicare, lo sforzo che la macchina
deve applicare) diviso una costante A che è il fattore di forma che
tiene conto della geometria del sistema. Il Momento torcente dalla
formula quindi è uguale a Tao moltiplicato per R1 (il braccio) e
per (2PigregoR1h) che è la superficie della girante perché la
superficie a cui applichiamo il taglio è esattamente quella della
girante che è annegata nel bitume (il materiale viene trascinato
sulla superficie della girante). Quindi A, parametro di forma,
dipende dalla girante che può essere piccola, grande, media.
Quindi fisso il Gamma, la macchina applica il torcente per far
girare la girante con questa velocità, la macchina registra tao e
gamma punto e calcola la viscosità dinamica. La viscosità
dinamica è in funzione della temperatura di prova, se la
temperatura di prova cambia cambierà anche la viscosità dinamica
perché diversa è la consistenza del bitume. Se aumenta la
temperatura i valori della viscosità dinamica tendono a diminuire
perché se la temperatura è piu’ alta minore sarà la consistenza e
quindi la viscosità è più bassa. La misura della viscosità dinamica
al variare della temperatura è un altro modo di valutare la
suscettività termica del bitume. Riesco a capire la dipendenza
della consistenza dalla temperatura. Operativamente sul
viscosimetro seleziono la velocità di rotazione che voglio,
condiziono il campione alla temperatura di prova che voglio,
l’apparecchiatura fa ruotare la girante, in base alla resistenza che
l’apparecchiatura registra (il bitume si oppone alla rotazione)
determino Tao e calcolo Eta ossiaTao/Gamma Punto. Viscosità
dinamica alta il materiale è molto consistente, viscosità dinamica
bassa il materiale è più fluido. I Capitolati determinano la misura
massima della viscosità perché se il bitume è troppo viscoso è
difficile da lavorare , da pompare. Il problema ai fini pratici -
operativi è che il bitume meno fluido è meno ricopre bene gli
aggregati, più fluido è più si disperde tra gli aggregati e meglio li
lega.
Invecchiamento dei bitumi stradali (slide 36)
Il bitume tende ad invecchiare. Il bitume a causa della presenza di
ossigeno e se sottoposto a variazioni di temperatura ovvero a
temperature elevate, subisce dei fenomeni di ossidazione che
modificano la composizione chimica del bitume in maniera
irreversibile. L’invecchiamo è un effetto irreversibile. Da un punto
di vista reologico, il materiale tende ad indurire, ad essere più
consistente e assume un comportamento più fragile. Dal momento
che produciamo il bitume a quando lo stendiamo per realizzare la
pavimentazione, il bitume tende ad invecchiarsi in quanto viene
sottoposto a variazioni di temperatura perché lo devo scaldare per
renderlo fluido e legare agli aggregati, lo devo mantenere caldo
per trasportarlo in cantiere e infine lo devo stendere e lavorare.
Successivamente la pavimentazione sarà sottoposta ad
irraggiamento solare e quindi, a contatto con ossigeno, continuerà
ad invecchiare.
I principali meccanismi che portano all’invecchiamo del bitume
sono 3: la volatilizzazione, l’ossidazione, la polimerizzazione.
Nella volatilizzazione il bitume perde le componenti più volatili,
quelle che hanno punti di ebollizione più bassi, si ha nella
primissima fase quando scaldo il bitume per miscelarlo agli
aggregati. Poi c’è l’ossidazione ossia l’ossigeno tende a legare con
alcune macromolecole idrocarburiche, si formano nuovi legami,
cambia la composizione chimica del materiale. La
polimerizzazione è un processo attraverso cui l’alta temperatura
favorisce la formazione di legami intermolecolari, cambia la
struttura molecolare del bitume. Questi processi sono favori dalla
temperatura ma anche dall’ossigeno. La volatilizzazione e
l’ossidazione sono processi che si manifestano subito (breve
termine: riscaldamento, produzione di conglomerato, trasporto e
messa in opera del materiale, tutti questi processi avvengono entro
1 ora), a lungo termine sono i fenomeni di polimerizzazione e
ossidazione a lungo termine che si hanno durante l’esercizio della
pavimentazione che ha una vita utile di circa 20 anni. Ci sono
delle prove che permettono di simulare l’invecchiamento,
vedremo solo la prova che permette di simulare l’invecchiamento
del bitume a breve termine.
Prova di resistenza all’indurimento - Metodo Rolling Thin
Film Oven Test, RTFOT.
La prova consistente nel sottoporre dei campioni di bitume ad
azione combinata delle alte temperature con l’ossigeno. Questa
simulazione avviene all’interno di un forno che mi permette di
regolare la tempera