CLASSIFICAZIONE DELLE LEGHE DI MAGNESIO:
Le leghe di Mg si dividono in leghe da fonderia (+ usate) e da deformazione plastica. Non esiste una classificazione
internazionale per le leghe di Mg, ma quella definita dall’ASTM è la più diffusa: due lettere iniziali indicano i principali
elementi di lega, seguite dal contenuto in % dei rispettivi elementi. Un’eventuale lettera successiva indica variazioni
rispetto alla formulazione principale. La classificazione dei trattamenti termici è simile a quella delle leghe di Al.
LEGHE DA FONDERIA:
Alliganti:
Manganese: in piccole quantità purifica il fuso da impurezze deleterie per la resistenza a corrosione;
Zirconio e carbonio: agiscono come efficienti affinatori e consento di ottenere fusioni di alta resistenza;
Berillio: piccole quantità si aggregano sulla superficie del fuso, riducendone la velocità di ossidazione;
Requisiti fondamentale di un alligante:
- Deve presentare solubilità sufficientemente elevata in Mg;
- Deve presentare solubilità in fase solida sufficientemente alta (è necessaria per avere rafforzamento della lega
per soluzione solida e per avere formazione di precipitati, coerenti o meno).
Controllo delle interazioni tra metodo di processo e composizione della lega:
Purificazione del fuso: il controllo del tenore di elementi pesanti migliora la resistenza a corrosione del materiale;
Reattività del fuso: gas protettivi vengono usati per prevenire l’ossidazione del metallo fuso. Inoltre, la presenza
di Al come alligante riduce la velocità di ossidazione;
Colabilità: Leghe di Mg che coinvolgono la presenza di eutettico favoriscono la colabilità del fuso (basso punto di
fusione) ma presentano maggiore fragilità del materiale. La tecnica di colata più impiegata è la pressofusione;
Suddivisione delle leghe di Mg:
Leghe Mg-Al: all’aumentare di Al (e di eutettico) si ha maggiore resistenza ma minore tenacità e deformabilità;
Leghe Mg-Zr (zirconio): rispetto alle leghe Mg-Al, leghe Mg-Zr presentano inferiori caratteristiche meccaniche e
colabilità. L’aggiunta di Zr consente di ottenere leghe di alta resistenza e buona lavorabilità;
Leghe speciali: leghe ultraleggere sono prodotte con aggiunta di Li e sono usate
prevalentemente come materiali da deformazione plastica grazie alla presenza della fase CCC (elevata duttilità).
Leghe per alte temperature: ottenute con aggiunta di terre rare assicurano buona resistenza anche a
LEGHE DA DEFORMAZIONE PLASTICA:
Le leghe di Mg sono in generale poco deformabili a bassa T a causa della struttura cristallina esagonale compatta,
che possiede pochi sistemi di scorrimento. Le operazioni di deformazione plastica sono quindi condotte a T elevate
(> 300°C). Alcune operazioni finali di formatura possono essere condotte a freddo, ma a condizione di mantenere
limitata deformazione. Leghe con Th come alligante principale sono saldabili e vengono impiegate per applicazioni
ad alta T. Leghe Mg-Li presentano fase con struttura CCC che consente elevata deformazione plastica anche a freddo
e trovano impiego in applicazioni spaziali e protezioni balistiche.
CORROSIONE E PROTEZIONE DELLE LEGHE DI MAGNESIO:
A causa della corrosione galvanica, i componenti in Mg a contatto con altri metalli, sono protetti superficialmente.
Metodi di protezione:
Anodizzazione con floruri: rimuove impurità superficiali determinando la formazione di un film protettivo;
Trattamento chimico: immersione in soluzione di cromati che pulisce la superficie e forma un film protettivo;
Anodizzazione elettrolitica: viene depositato un film superficiale di materiale molto duro e poroso. Questo viene
successivamente sigillato per immersione in soluzioni saline o impregnato con resine epossidiche.
Deposizioni CVD e PVD: vengono realizzati rivestimenti di durezza molto elevata, resistenti a corrosione e usura;
Elettrodeposizione: dopo trattamenti di preparazione superficiale vengono depositati metalli come Cr, Ni e altri;
APPLICAZIONI IN CAMPO AEROSPAZIALE:
Le doti di leggerezza, saldabilità e resistenza ad alta T, soprattutto delle leghe con torio, sono state sfruttate in
applicazioni missilistiche e spaziali soprattutto negli anni 50’-60’. Nel passato il magnesio è stato impiegato in
quantità variabili dalle maggiori aziende aeronautiche per componenti motoristici o strutturali. Tuttavia, dopo gli
anni 60’-70’ le applicazioni aerospaziali del magnesio hanno visto una sensibile riduzione. Attualmente le maggiori
aziende aeronautiche non impiegano il metallo per componenti strutturali primari. Le applicazioni in ambiente
aeronautico e spaziale + significative riguardano alloggiamenti motore, gear box, componenti di satelliti.
CAPITOLO 10
TECNICHE DI COLATA
FUSIONE:
Energia termica necessaria: calore necessario per portare il materiale a T di fusione + calore latente di fusione per
trasformare il materiale da solido a liquido + calore necessario per portare il materiale dalla T di fusione a quella
necessaria alla colata.
Forni usati per il riscaldamento:
A riscaldamento diretto: costituiti da un letto di fusione sul quale il materiale viene riscaldato dalla fiamma di
bruciatori ai lati del forno. Nei forni a riverbero, il calore viene riflesso da soffitto e pareti del forno e concentrato
sul metallo che, una volta fuso, viene evacuato da un’apertura sul fondo. Particolarmente adatto alle leghe di Al;
A riscaldamento indiretto: il metallo contenuto in un crogiolo, viene riscaldato con idrocarburi gassosi o liquidi,
combustibile fossile o elettricamente. Sono particolarmente adatti alla fonderia delle leghe leggere e degli acciai;
Ad arco elettrico: hanno elevato rateo di fusione e, quindi, sono adatti a grandi produzioni. Son meno inquinanti
e in grado di mantenere il fuso a T costante per lunghi periodi, consentendo operazioni di alligazione complicate;
A induzione: consentono la produzione di piccole quantità di fuso a composizione strettamente controllata. Sono
costituiti da un crogiolo avvolto (o parzialmente avvolto) da spire raffreddate ad acqua entro cui passa corrente;
A cupola: serbatoi verticali in acciaio rivestiti all’interno da materiale refrattario e riempiti con strati di coke e di
metallo. Operano in continuo, hanno elevati ratei di fusione e sono adatti alla produzione in massa degli acciai.
Alliganti e additivi: disossidano, degassano, raffinano e puliscono il fuso dai residui provenienti dalle pareti del
crogiolo. Inoltre, quando il fuso viene trasferito dal forno allo stampo per mezzo di un crogiolo movimentabile, è
necessario evitare l’introduzione di ossidi nello stampo di fusione: a tal fine, durante il trafitto, il fuso viene protetto
in superficie da speciali additivi e filtrato prima di essere colato.
Eventi critici che possono verificarsi durante il riempimento dello stampo ed influenzare la qualità finale del getto:
Interazioni gassose con il fuso: il metallo fuso è molto reattivo nei confronti dell’ambiente gassoso e del
materiale del crogiolo, in quanto tende a raggiungere condizioni di equilibrio con l’ambiente circostante. Si può
evitare il problema usando un’atmosfera inerte nel forno o degassando il fuso tramite insufflazione con azoto;
Film superficiali: sulla superficie del fuso si ha la formazione di un film di ossido. Se questo film viene inglobato
(accade quando s’aggiungono alliganti o si versa il fuso nello stampo), il film si ripiega su se stesso portando a
contatto due superfici ossidate e creando una cavità. Ciò comporta ridotta fluidità, resistenza a fatica, ridotte
caratteristiche meccaniche, problemi di lavorazione alla macchina utensile e perdita di tenuta;
Formazione di superfici di discontinuità interne: la geometria dello stampo può obbligare il flusso di metallo fuso
a separarsi per poi riunirsi. Ciò comporta la formazione di un film che ricopre i due fronti di flusso. Si possono
verificare circostanze in cui i due fronti non si incontrano o, pur incontrandosi, la giunzione ha resistenza ridotta.
RIEMPIMENTO:
Riempimento: Il canale di colata deve essere rastremato (se così non fosse, all’aumentare della velocità, verrebbe
aspirata aria all’interno dello stampo). La fase di travaso dal crogiolo allo stampo è la più critica ed è responsabile
della maggior parte di difetti nel processo di colata. Per prima cosa è necessario verificare se il metallo fuso è in
grado di riempire lo stampo (per leghe di Al: ). L’outgassing degli stampi ostacola il riempimento e, quindi,
essi vanno provvisti di fori di drenaggio. La ed il vuoto non giocano alcun ruolo. Nel caso di colata vacuum-
assisted, viceversa, il vuoto garantisce l’outgassing degli stampi e conferisce alla un effetto propulsivo.
Sistema di riempimento:
Camera di riempimento: assicura il deposito delle scorie ed il regime laminare all’ingresso del canale di colata;
Canale di colata: condotto liscio, verticale, rastremato di forma tronco-conica. La sezione terminale è importante
per controllare il rateo di colata;
Canali di riempimento: provvedono ad un riempimento dal basso dello stampo per evitare flussi turbolenti, bolle
e sedimentazione delle scorie. Dei filtri evitano l’ingresso di scorie, ossidi e residui di sabbia;
Problemi legati al riempimento dello stampo da parte del fuso:
Deformazione dello stampo: è uno dei fenomeni più rilevanti ed è dovuto alla sovrapposizione di diversi effetti;
Pressurizzazione dovuta al fuso: il riempimento da parte del fuso induce sollecitazioni idrauliche che concorrono
a deformare ulteriormente lo stampo;
Reazioni chimiche: alterano la composizione chimica dello strato superficiale a contatto tra stampo e getto;
SOLIDIFICAZIONE:
Tempo di solidificazione totale: tempo che intercorre tra la colata e la completa solidificazione (dipende da
dimensioni e forma del getto);
Contrazione volumetrica: dipende dalla variazione di T ed avviene: durante il raffreddamento prima della
solidificazione; durante la trasformazione di fase da liquido a solido (contrazione di solidificazione); durante il
raffreddamento sino a T ambiente;
Solidificazione direzionale: per evitare la formazione di vuoti da solidificazione, è preferibile che la solidificazione
progredisca dalle zone più lontane dai canali di colata, verso la zona di alimentazione;
Differenze nei processi di solidificazione:
Metalli puri: solidificano ad una T costante, che coincide con il punto di congelamento e col punto di fusione;
Leghe: congelano in un range di temperature, la cui estensione dipende dalla composizione della lega stessa. Al
diminuire della T, il congelamento inizia alla temperatura di liquidus e si completa alla temperatura di solidus.
Eutettici: leghe per cui le temperature di solidus e liquidus coincidono. Perciò la solidificazione avviene, come per
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