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La diffusività è agevolata dalla presenza di difetti puntuali monodimensionali o bidimensionali
Tutto questo vale per le strutture cristalline (ceramici e metalli). Nel caso dei polimeri (che sono o completamente amorfi o semicristallini) la diffusione non segue le leggi dei difetti puntuali appena descritte.
I polimeri vanno incontro ad un tipo di trasformazione termica detta transizione vetrosa che non riguarda le regioni cristalline del polimero eventualmente presenti ma riguarda solo le zone amorfe (sempre presenti).
Che cosa è la TRANSIZIONE VETROSA? È l'intervallo di temperature alle quali il polimero subisce una variazione delle proprietà meccaniche quindi passa da uno strato vetroso a uno strato gommoso. Lo strato vetroso è quello poco deformabile, più rigido; lo stato gommoso è più deformabile, meno rigido.
Se andiamo a vedere i polimeri utilizzati nel quotidiano come...
Il PMMA (polimetilmetacrilato) è usato per il plexiglass e la gomma delle matite. Il primo, a temperatura ambiente è rigido mentre la gomma delle matite, per piccole sollecitazioni, è molto più deformabile, meno rigida.
Qual è la differenza tra PMMA (usato per il plexiglass) e la gomma sulle matite? A livello macroscopico osserviamo che a T ambiente se applichiamo la stessa pressione, la gomma della matita si deforma perché è elastica mentre il plexiglass rimane rigido.
Se però immaginiamo di portare la gomma della matita a temperature basse, essa diventa rigida e vetrosa come il plexiglass; al contrario se il plexiglass si porta a temperature più elevate diventerà elastico e flessibile come la gomma.
Quindi semplicemente il PMMA ha la temperatura di transizione vetrosa superiore della T ambiente mentre la gomma ha la sua T di transizione vetrosa inferiore della T ambiente.
Al livello microscopico: Il polimero è composto da catene
Molto lunghe che possono interagire tramite legami secondari, queste macromolecole possono essere o in uno stato disordinato (amorfo) o in zone parzialmente ordinate (sferuliti o lamelle). Si può attivare la transizione vetrosa (da che determina un aumento dell'energia rigido/vetroso ad elastico) tramite un aumento di temperatura cinetica delle macromolecole. Quindi avremo che:
Al di sotto della T di transizione vetrosa, il polimero è rigido perché si trova nello stato vetroso in quanto sono impediti i moti tra le catene e quindi il materiale risponderà non deformandosi elasticamente.
Al di sopra della T di transizione vetrosa, sono possibili i moti relativi tra catene, quindi è possibile scorrere le une sulle altre e quindi dare una deformazione.
Ovviamente al di sotto della T di transizione vetrosa non è che le molecole sono congelate (questo succede solo allo zero assoluto) ma avranno comunque dei semplicissimi moti vibrazionali.
degliatomi.Arrivati poi ad una T prossima alla T ditransizione vetrosa, gli atomi iniziano adavere un’energia cinetica sufficiente peravere una diffusione segmentale dellamacromolecola. Infine, continuando a dare energia termica al sistema, si può avere una diffusionetraslazionale cioè l’intera macromolecola riesce a muoversi (a questo punto osserviamo uncomportamento meccanico completamente diverso, cioè osserviamo un materiale che si deforma).Fattori che influenzano la TgI fattori che influenzano il valore di transizione vetrosa dipendono dalle caratteristiche dellamacromolecola:
- Volume libero: ovvero lo spazio che ha la macromolecola per muoversi quindi dal pesomolecolare,
- Forze di attrazione intermolecolari: più saranno strette le catene per la presenza di legamisecondari e maggiore sarà la Tg perché dobbiamo somministrare più energia al sistema perpermettere lo scorrimento,
- le catene più lunghe
hanno bisogno di un'energia maggiore,
Lunghezza della catena: quinditemperatura maggiore, per muoversi e un modo per abbassare la temperatura di transizione èquella di aggiungere dei plasticizzanti oppure aggiungere dei gruppi flessibili lungo la catenache fanno da spaziatori tra le varie catene e aumentano la mobilità della catena,
- Copolimerizzazione random
- Mobilità (rigidità) delle catene polimeriche: se ci sono dei gruppi ingombranti, la diffusione èpiù difficile.
Se vogliamo utilizzare un polimero che a T ambiente si trova nel suo stato vetroso ma noi lo vogliamoutilizzare nel suo stato gommoso, per cui vogliamo abbassare la sua T di transizione vetrosa,possiamo utilizzare degli additivi che prendono il nome di PLASTICIZZANTI che vengono inseritiall'interno dei polimeri.
Il plasticizzante è una molecola a basso peso molecolare che si va ad inserire nel campione polimericoal fine di distanziare di più la
macromolecola cioè si va ad aumentare il volume libero tra le macromolecole in modo da rendere più facile la loro diffusione e quindi si abbassa la T di transizione vetrosa. L'esempio classico è quello delle gomme da masticare. Le prendiamo dal pacchetto che sono rigide, quindi nel suo stato vetroso. Nel momento in cui la mastichiamo, varia la T (si troverà a Ted) oltre all'azione meccanica, corporea) la saliva funge da plasticizzante cioè va ad inserirsi tra le catene del polimero per cui aumenta lo spazio fra esse e deforma la gomma (la temperatura di transizione vetrosa si abbassa). Un esempio di plasticizzanti può essere fornito dai metacrilati. Il metacrilato ha una catena principale in cui è presente il gruppo (CH -C)2 n poi sopra c'è un CH ripetuto n volte 3 sotto c'è e un gruppo metacrilato. Nel caso del metil metacrilato abbiamo 2 atomi di C, nell'etil metacrilato ce ne sono 3 ecc. Aumentando il PM delpolimero, diminuisce la temperatura di transizione vetrosa. Questo è in contraddizione con quello detto primacioè con il fatto che aumentando le dimensioni del polimero le catene hanno difficoltà a muoversi equindi più alta sarà la T di transizione vetrosa.caso dei metacrilati accade che l’aumentoQuesto viene spiegato perché nel del PM è determinatodall’aggiunta di gruppi metacrilati non lungo la catena principale ma lungo la diramazione delpolimero, perciò si ha un gruppo pendente più grande che fa in modo che i polimeri siano distanziatiMotivo per il quale pur aumentando il Pm, si ha un’azioneper cui aumenta il volume libero. e più c’è una distanza tra le macromolecoleplasticizzante sul polimero e quindi più è grande e quindiminore è la T di transizione vetrosa.TRANSIZIONE VETROSA VS FUSIONEdiSe aumentiamo la T all’interno un polimero, abbiamo detto che la
zona amorfa subisce una transizione vetrosa mentre la zona cristallina eventualmente fonde. Dal punto di vista termodinamico vediamo che la FUSIONE è una transizione del I ordine. Ciò significa che se andiamo a diagrammare come varia il calore specifico in funzione della temperatura, in corrispondenza della fusione si avrà una discontinuità della curva legata alla presenza di un CALORE LATENTE. Cioè la discontinuità è data dal fatto che anche se somministriamo calore al sistema (es. fuoco acceso), la T non cambia più e questa quantità di calore che continuiamo a somministrare al sistema (che utilizza per fare altro, es. passare allo stato gassoso) è appunto il calore latente. Esempio: Immaginiamo di prendere una pentola d'acqua e metterla sul fuoco per farla bollire. Stiamo quindi riscaldando il sistema fornendo energia cinetica che serve alle molecole d'acqua per vincere le interazioni idrogeno e quindi passare allo stato gassoso.stato gassoso (questo succede a 100°C). Seprendiamo un termometro e lo mettiamo nell'acqua, vediamo che la T dell'acqua sale sempre di più in maniera lineare con il calore specifico. Arrivata a 100°C, inizia la fase di ebollizione e vedremo che la T resta a 100°C fino a quando tutte le molecole di acqua sono passate allo stato gassoso. In questo caso è nell'ebollizione ma N.B. altre transizioni di I ordine che presentano calore latente sono ad es. fusione e cristallizzazione: questo calore latente può essere un calore che il sistema assorbe o che cede durante un passaggio di stato. La TRANSIZIONE VETROSA è completamente diversa in quanto è una transizione del II ordine dove non esiste un calore latente. In un grafico calore specifico-temperatura, nel punto Tg corrispondente alla T di transizione vetrosa in cui si ha un passaggio da stato vetroso a stato gommoso, non si ha un calore latente perché il sistema continua adaumentare la sua temperatura ma vediamo che la curva si impenna, cioè semplicemente nello stato vetroso è gommoso. Vediamo che ha un calore specifico diverso: nello stato vetroso il calore specifico aumenta più velocemente, quindi questo significa che la quantità di calore che devo somministrare al sistema per aumentare la sua T sarà inferiore. Questo è spiegato dal fatto che si attivano i moti tra le macromolecole, per cui esse possono diffondere e possono trasportare meglio il calore. TERMODINAMICA DELLA FUSIONE ΔG è 0. La fusione avviene quando si ha un minimo dell'energia libera di Gibbs, quindi l'energia libera di Gibbs ha un contributo entalpico (ΔH) ed un contributo entropico (ΔS). ΔH è l'entalpia necessaria a superare le forze di legame che tengono le molecole organizzate nel reticolo cristallino. Quindi è un'energia.che si oppone alla fusione perché bisogna superare questa energia per avere le molecole separate le une dalle altre e non più vincolate all'interno del reticolo cristallino. (ΔS) L'ENTROPIA è invece un tipo di energia che gioca a favore della fusione perché aumenta il grado di disordine del sistema e quindi sicuramente è maggiore nel fuso che nel cristallo. Si arriva a minimizzare l'energia. Quando il contenuto entalpico ed entropico si eguagliano, l'energia di Gibbs (ΔG) è 0, quindi (in quanto tutti i processi tendono a minimizzare spontaneamente la propria energia) si arriverà alla temperatura di fusione: il sistema inizia a fondere. CALORIMETRIA mediante un'analisi Si possono studiare le transizioni di un campione polimerico calorimetrico differenziale a scansione: DSC (Differential Scanning Calorimetry). Si chiama differenziale perché