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Resilienza
La capacità di un sistema, di una comunità o di una società esposti ai pericoli di resistere, assorbire, adattarsi e recuperare dagli effetti di un pericolo in modo tempestivo ed efficiente, anche attraverso la conservazione e il ripristino delle sue strutture e funzioni di base essenziali.
Fattori che controllano la resilienza:
- Consapevolezza pubblica (public awareness): l'estensione delle conoscenze comuni sui rischi di catastrofi, i fattori che portano a catastrofi e le azioni che possono essere intraprese individualmente e collettivamente per ridurre l'esposizione e la vulnerabilità ai pericoli.
- Preparazione (Preparedness): le conoscenze e le capacità sviluppate dai governi, dalle organizzazioni di risposta e recupero professionali (ad es., Protezione Civile, ISS, ecc...), dalle comunità e dagli individui per anticipare, rispondere e recuperare efficacemente dagli impatti di catastrofi probabili, imminenti o
Capacità (Capacity)
La combinazione di tutti i punti di forza, gli attributi e le risorse disponibili all'interno di una comunità, società o organizzazione per gestire e ridurre i rischi e rafforzare la resilienza.
Recupero (Recovery)
Decisioni e azioni volte a ripristinare o migliorare mezzi di sussistenza, salute, nonché beni, sistemi e attività economici, fisici, sociali, culturali e ambientali di una comunità o società colpita da calamità, allineandosi con i principi dello sviluppo sostenibile, incluso il principio del "building back better" per evitare o ridurre il rischio di disastri futuri.
"FAR FRONTE" - "ASSORBIRE" - "RISPONDERE" - "ADATTAMENTO"
Conoscere il rischio per gestirlo (e ridurlo)
Il calcolo del rischio è solo la prima parte della più complessa ed articolata "gestione del rischio". Infatti, una volta
Quantificato il rischio esistente si deve passare ad una fase di valutazione su come trattarlo: accettarlo o ridurlo?
VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO
- Identificazione della fonte di rischio
- Analisi quantitativa del rischio
- Decisione ed eventuale implementazione di interventi di mitigazione
- Monitoraggio degli interventi
- Controllo dell'efficacia
Si possono prevedere gli eventi naturali con effetti catastrofici?
Approccio probabilistico vs. approccio deterministico - 1
Spesso si usa un approccio probabilistico basato essenzialmente sul concetto di "tempo di ritorno", cioè il tempo medio intercorrente tra il verificarsi di due eventi successivi di entità uguale o superiore ad un valore di assegnata intensità o analogamente, il tempo medio in cui un valore di intensità assegnata viene uguagliato o superato almeno una volta.
Approccio fortemente basato sui dati storici!
Nei rischi naturali di tipo geologico, per il calcolo di H sono essenziali
le GEOSCIENZE, che concorrono anche alla quantificazione di E (per quantificare E devo infatti sapere dove arriverà una frana, quali saranno le aree sommerse da un'alluvione, quale sarà l'area interessata dallo scuotimento sismico o dagli effetti di un'eruzione vulcanica, ecc...)
Approccio probabilistico vs. approccio deterministico - 2
Un approccio non necessariamente alternativo, ma piuttosto integrativo, si basa sul monitoraggio del territorio per cogliere i segni premonitori di "catastrofi naturali imminenti". Grandi incertezze legate soprattutto al periodo relativamente breve di "auscultazione" della Terra. Strumento comunque utile, per alcune tipologie di processo, alla previsione di breve termine
GEODINAMICA E PERICOLOSITÀ GEOLOGICHE
La terra è in lento ma in continuo movimento
Il Pianeta Terra come "organismo vivente"
- La struttura della Terra
- Terremoti e vulcani
- Litosfera - atmosfera
– idrosferaTettonica delle Placche: l’evoluzione della Terra dalla sua formazione è il risultato delle enormi forze in gioco a livellonucleo-mantello-crosta. LE FORZE ENDOGENE.
Come si manifestano le forze endogene in superficie: vulcani e terremoti.
Cosa si muove e rispetto a cosa?
Noi viviamo sulla superficie di un sottile strato, solo 35Km di spessore rispetto ai 6000 Km di raggio del pianeta,chiamato crosta terrestre. Sotto la crosta c'è un materiale molto ricco di ferro e magnesio chiamato mantello che coni suoi 2970 km di spessore rappresenta l'80% del volume della Terra. L’estremità superiore del mantello a contattocon la crosta forma con essa la litosfera, l'involucro rigido che avvolge il pianeta che si estende fino a 100 Km diprofondità. Ebbene, questa combinazione di crosta e mantello è ciò che costituisce le famose placche. Infatti, su tuttoil pianeta la litosfera è divisa in un gran numero di
frammenti chiamate placche litosferica o zolle che trasportano sudi esse oceani e continenti: possono esistere placche formate da sola crosta oceanica come quella del pacifico maanche placche che trasportano crosta oceanica e continentale come la placche americana e africana sulla quale, oltreai rispettivi continenti, insiste l’oceano Atlantico. sarà la crosta a caratterizzare il comportamento delle placche.Le pallache della terra si possono scontrare.I geologici hanno studiato i comportamenti delle placche osservando quello che accade lungo i loro margini, inpratica si sono posti una semplice domanda: che cosa possono fare due placche confinanti?Due placche potrebbero avvicinarsi? E come potrebbero farlo se sono già a contatto? Semplice, basta che l’una scivolisotto all’altra, in questo modo la più pesante (quella formata da crosta oceanica) scorrerà sotto la più leggera (quellaformata da crosta continentale).E dove va a finire laplacca più pesante? Si inabisserà nel mantello terrestre (subduzione), dove temperature dell'ordine di migliaia di gradi la faranno fondere. È così che le placche muoiono e questo è il motivo per cui i margini convergenti sono anche chiamati distruttivi, perché consumano la litosfera attraverso la subduzione come sta avvenendo lungo le coste del Perù e del Cile. Ma che cosa succede se si scontrano due placche formate da crosta continentale che hanno lo stesso peso? Nessuna delle due andrà in subduzione e si otterrà uno scontro dove, come negli incidenti automobilistici, si avrà una sorta di deformazione e "accavallamento" dei materiali coinvolti nel "sinistro" (i geologi parlano più correttamente di deformazione e impilamento delle falde). Su scala planetaria questo fenomeno ispessisce la crosta terrestre, in altre parole è così che si creano le montagne, un fenomeno.che i geologi chiamano orogenesi e interessa la catena alpino-himalayana. I vulcani sono alimentati da magmi a diversa profondità dove la roccia fusa viene sospinta in alto da elevate pressioni. In genere, la presenza o la risalita del magma all'interno dell'edificio vulcanico è accompagnata da fenomeni denominati "precursori", anche se sarebbe più appropriato considerarli come indicatori di un processo in atto, tra cui:- l'innesco di fratture (terremoti) causato dall'induzione di tensioni meccaniche nelle rocce;
- il rigonfiamento o cambiamento di forma dell'edificio vulcanico provocato dall'intrusione del magma;
- variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell'intorno dell'edificio vulcanico;
- l'incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e dal suolo;
- variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque di falda.
Di cause di risalite di magmi e diversi meccanismi con cui il vulcanismo si manifesta (effusivo-esplosivo).
- Di tipo effusivo, con lave fluide, poco viscose perché di alta temperatura ed alto contenuto in gas (composizione basica). I gas vengono espulsi in modo da evitare che la pressione degli stessi conduca ad una esplosione e cioè gradatamente (tramite fumarole) o rapidamente (tramite esplosioni freatiche). Il magma viene espulso dal vulcano sotto forma di fiumi di lava detti colate laviche. Un esempio di eruzione effusiva in Italia è dato dall'Etna.
- Di tipo esplosivo, con emissioni di piroclasti, lapilli, brandelli di lava "sparati" in aria dal vulcano, quando la composizione della lava è acida, quindi alta viscosità e bassa temperatura. Un esempio di eruzione esplosiva in Italia è dato dal Vesuvio.
Che cosa accade quando due continenti si avvicinano e, consumato tutto l'oceano interposto tra loro, si scontrano?
Semplice: nascono le montagne.
OROGENESI: Complesso dei processi che concorrono alla formazione di una catena montuosa. Se il risultato finale è più appariscente è l'erezione della catena montuosa (orogenesi in senso stretto), ciò è reso possibile dal succedersi in un arco di tempo dell'ordine del centinaio di milioni di anni di imponenti fenomeni tettonici, stratigrafici e magmatici, che nel complesso costituiscono un ciclo orogenetico.
TERREMOTI: "Vibrazioni" della Terra dovute alla rottura ad elevata profondità di porzioni di crosta terrestre che muovendosi reciprocamente accumulano energia per deformazione, fino a superare la soglia di resistenza a rottura. L'energia così liberata si propaga nelle rocce come onde meccaniche di vario tipo. All'arrivo in superficie (interfaccia terra-aria) si registra scuotimento (ground shaking o motion) che sollecita dinamicamente tutto ciò che insiste sulla superficie stessa.
i terremoti hanno origine dalle forze elastiche che governano il sottosuolo. Sono le cosiddette forze tettoniche a spostare le masse rocciose e sotterranee del pianeta che, quando rompono il punto di equilibrio, dannovita alle cosiddette onde sismiche che, circolarmente, si propagano in tutte le direzioni. L'intensità di queste onde è direttamente proporzionale all'energia sprigionata dal movimento e, conseguentemente, gli effetti del terremoto possono essere vari: dal lieve movimento degli oggetti ed edifici si può passare alla demolizione di quest'ultimi fino all'apertura di profonde crepe nel terreno. Un altro scenario si verifica quando il punto di rottura dell'equilibrio si verifica al di sotto del mare e degli oceani: in questo caso, se l'energia sprigionata è di grossa intensità, quello che si verifica è ciò che comunemente chiamiamo Tsunami o, in Italia, maremoto. Lo Tsunami è un'ondaanomala causata dalle onde sismiche che, finendo la sua corsa sulle coste, può travolgere qualsiasi cosa trovi sul suo cammino avendo, conseguentemente, de