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T
Cosa succede se interviene lo stato applicando un’imposta intesa come valore che lo stato
vuole incassare per la vendita di ciascuna unità di bene?
T
Se lo stato impone un’imposta vuol dire che:
• in generale
p0 p* q0 q*,
Il consumatore pagherà non più ma per acquistare non più ma
acquisterà di meno padano di più.
• q* p* p*-T.
Il produttore invece per la vendita di non riceverà ma
Cosa accade quindi in termini di benessere? contrazione dell’area dei rispettivi surplus.
Sia per il consumatore che per il produttore c’è una benessere perso.
p*-T
L’area compresa tra e p* e le curve di domanda e o erta rappresentano il
Ma è realmente tutto perso? gettito scale
In realtà l’area Tq* rappresenta il ovvero quella quantità che si ipotizzi possa
essere utilizzato dallo stato in maniera produttiva. Quindi il gettito scale non rappresenta perdita
secca.
reale perdita secca dai due triangoli speculari a anco al gettito scale.
La è individuabile
fi ff fi ffi fi
Entrata e uscita dal mercato
Uno dei più importanti fattori che determinano la struttura di un mercato e come le imprese
possano manifestare prestazioni piuttosto che altre è data dalla facilità di entrata e uscita dal
mercato.
Restrizioni all’entrata
Le barriere all’entrata e quindi una di coltà aggiuntiva nell’entrata in un mercato da parte
di imprese permettono alle imprese esistenti di con gurare un prezzo maggiore rispetto a
quello che viene stabilito attraverso la concorrenza perfetta.
Questo allontanamento dal prezzo di equilibrio comporta anche un allontanamento del livello di
benessere che invece troviamo nella concorrenza perfetta.
Dal lato delle imprese la situazione è migliorata, mentre dal lato del consumatore il surplus
come possiamo notare è diminuito.
ffi fi
Mercati contendibili
Le economie di scala di produzione e delle vendite in questi mercati detti contendibili sono
importanti al punto che solo una o alcune imprese possono produrre e cientemente in un dato
settore industriale.
Un mercato si dice contendibile quando: è possibile entrare e uscire senza costi, è possibile la
concorrenza hit and run, la concorrenza potenziale è illimitata.
In un mercato contendibile si raggiungono gli stessi risultati della concorrenza perfetta in termini
di e cienza anche al limite, con una sola impresa.
Come de niamo quindi barriere all’entrata e uscita?
Barriere all’entrata
Si hanno due de nizioni.
La prima de nizione generica (che è errata) a erma che sono “mercati nei quali per entrare è
necessario sostenere dei costi”.
Secondo questa de nizione tutti i mercati dovrebbero avere barriere all’entrata e se così fosse
non sarebbe possibile e ettuare distinzioni.
Il problema fondamentale è che le barriere in entrata per essere degli ostacoli in entrata che
gravano quindi sulle sole imprese che vogliono entrare in un mercato, dovrebbero essere
analizzate con un ragionamento nel lungo periodo.
L’entrata di imprese infatti, realizzando un processo inverso a quello visto prima (ovvero le
imprese se escono permettono di realizzare un surplus del produttore per quelle che rimangono)
va ad erodere i mercati delle imprese già presenti nel mercato no al momento in cui le imprese in
questione ottengono un extrapro tto uguale a zero. Ovvero si torna alla condizione di equilibrio.
Quindi quando si parla di barriere all’entrata e di ostacoli che vengono fuori dal comportamento
strategico delle imprese già presenti nel mercato che cercano di scoraggiare, le nuove entranti,
vanno viste come un qualcosa che al realizzarsi di pro tti nel breve periodo, consentirebbe loro di
ottenere una posizione privilegiata ottenendo pro tti nel lungo periodo.
Diamo quindi una de nizione reale:
Una barriera all’entrata di lungo periodo è un costo che deve essere sostenuto da una
nuova entrante nel mercato ma non dalle imprese già presenti nel mercato (incumbents).
Un esempio: brevetto, un’azienda farmaceutica sviluppa un farmaco (impiega molto tempo).
Se questa formula viene facilmente copiata signi cherebbe che tutte possono produrre questo
In tal caso il costo di sviluppo ricadrebbe sull’impresa ideatrice ma i
farmaco con facilità.
bene ci ricadrebbero su molti. Il brevetto è utile a proteggere la posizione di qualcuno che
realizza un nuovo prodotto o una nuova formula dando la possibilità di produrre in regime di
Questo periodo consente
monopolio questo output per un determinato periodo di tempo.
all’impresa di godere di una posizione da monopolista.
ffi fi fi fi fi fi fi ff fi ff fi fi fi fi ffi
Il brevetto è una barriera all’entrata di lungo periodo perché se un’ impresa vuole entrare nel
mercato e competere, dovrebbe anche quest’ultima investire in ricerca e sviluppo per sviluppare
una formula in grado di competere con la prima ideatrice.
Secondo Bain ci possono essere tre cause principali di barriere all’entrata:
1. Vantaggio assoluto di costo: se le aziende già operanti producono a costi minori rispetto alle
incumbents è chiaro pensare che queste opereranno in perdita rispetto alle prime. Questo
potrebbe generare delle barriere all’entrata, ovvero far si che per le imprese sia svantaggioso
entrare nel mercato se le altre hanno un vantaggio troppo elevato sui costi.
2. Economie di scala: secondo Bain se le aziende sono presenti da tempo sul mercato hanno
ipoteticamente una dimensione molto più grande delle incumbents, questo comporta che
hanno maggiori facilità nel reperire economie pecuniarie che permettano loro di produrre di
più a costi minori.
3. Di erenziazione del prodotto: secondo Bain le imprese che sono presenti sul mercato già da
tempo hanno già permesso ai consumatori di conoscere i propri prodotti e dovranno
sostenere costi di marketing minori rispetto alle incumbents che dovranno far conoscere i
propri prodotti.
Barriere all’uscita
Anche in questi casi facciamo riferimento a costi, costi che però vengono pensati come non
sono presenti barriere all’uscita se ci sono troppi costi non recuperabili.
recuperabili, ovvero considerate come barriere all’entrata,
Le barriere all’uscita inoltre vengono comunque prese e
costi che scoraggiano dall’inizio l’entrata (oltre che l’uscita) ad un mercato.
ovvero come
Esternalità
Prima di passare all’analisi di una nuova forma di mercato, il monopolio, analizziamo un altro
importante concetto per l’analisi dei mercati e per il confronto con la concorrenza perfetta,
l’esternalità. il fenomeno attraverso il quale i consumatori o le imprese non
Per esternalità intendiamo
sostengono l’intero costo derivante dal danno che le loro azioni arrecano agli altri.
vale anche per i bene ci,
Lo stesso concetto non solo per i danni.
negative positive costo marginale privato
Possono essere o in base alla divergenza che c’è tra
e sociale bene cio marginale privato e sociale, rispettivamente.
e
Come si possono risolvere? Attraverso l’attribuzione corretta dei diritti di proprietà.
ff fi fi
Monopolio
Nella concorrenza perfetta ciò che potevamo riscontrare era che dal lato della domanda c’era un
numero di consumatori e dal lato dell’o erta un numero di imprese.
Nel monopolio invece il lato della domanda viene analizzato ugualmente come un insieme di
consumatori, ma dal lato dell’o erta c’è la presenza di un unica impresa che produce un output,
ecco perchè si parla di monopolio.
Un primo presupposto è che essendo l’impresa monopolista l’unica a produrre un determinato
output per il quale non ci sono sostituti, la curva di domanda di mercato corrisponde alla curva di
domanda residuale o individuale dell’impresa.
Inoltre un altro presupposto è che l’impresa monopolista non abbia più un “price take behavior”
pensi un “price maker behavior”, ovvero è il monopolista che fa il prezzo e lo pone il più alto
possibile, nonostante trova un limite nella curva di domanda in alto che esprime per ogni quantità
qual è il prezzo più alto al quale il consumatore è disposto ad acquistare.
Qual è l’obiettivo in questo caso? Lo stesso della concorrenza perfetta ovviamente.
Quindi come nella concorrenza perfetta, nella forma di mercato monopolista, troviamo lo stesso
obiettivo, ovvero quello di massimizzare il pro tto, ma…
• possono decidere anche il prezzo.
Oltre che decidere la quantità
• ricavi marginali non sono costanti. Lo sono MC e AVC.
Il prezzo non è uguale a MR e MC e i
• Nel tentativo di massimizzare il pro tto il monopolista può scegliere di ssare o il prezzo o la
In particolare decide la quantità prima e poi
quantità e non entrambe contemporaneamente.
il prezzo.
Ricavi
Il ricavo totale del monopolista diminuisce per e etto dell'abbassamento del prezzo, cioè perde
parte del ricavo totale del rettangolo iniziale (A). Nel passaggio da Q a Q +1 unità subisce anche
0 0
un aumento, ovvero un aumento dalla vendita della quantità aggiuntiva (indicata nel rettangolo
con la lettera B)
Fino a quando l’area del rettangolo B>area del rettangolo A = ricavo marginale positivo.
ff fi ff fi ff fi
In particolare:
• R(Q) = p(Q)Q, Q
il ricavo totale è dato da dove si utilizza perchè q coincide con la domanda di
Q p(Q) Q
mercato e è funzione di perchè il monopolista decide la quantità e ssa il prezzo più
alto delimitato dalla curva di domanda di mercato.
• Il ricavo marginale è dato da:
• L’elasticità della domanda è data da:
• Da cui si ottiene che il ricavo marginale:
In caso di funzioni della domanda lineari (retta con pendenza negativa) i ricavi marginali hanno
pendenza doppia rispetto a quella della domanda, ovvero l’intercetta orizzontale è la metà di
quella della domanda.
Relazione tra ricavi marginali ed elasticità della domanda
Come possiamo vedere dalla formula scritta prima e dal gra co quando la curva della domanda è
elastica i ricavi marginali sono positivi, altrimenti nel tratto della domanda di mercato anelastica o
rigida i ricavi marginali diventano negativi. fi fi
Equilibrio di mercato nel monopolio
Quand’è che il monopolista massimizza il suo pro tto?
Partiamo da questo gra co.
Nel punto di incontro tra costo marginale e ricavo marginale come abbiamo visto nelle regole
generali troviamo la quantità che permettono al mon