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MIN
Nel lungo periodo le imprese possono liberamente entrare ed uscire dal mercato: se le imprese
che operano sul mercato fanno pro tti positivi, potenzialmente attraggono nuove imprese. Le
imprese in perdita, allo stesso tempo, possono uscire dall’industria.
Inizialmente il numero di imprese operanti sul mercato è tale che il prezzo di equilibrio sia
maggiore del minimo del costo medio e che quindi i pro tti delle imprese siano positivi; inoltre,
prezzi dei fattori produttivi rimangono invariati qualunque sia il numero delle imprese
entranti.
Se aumenta il numero delle imprese sul mercato, allora aumenta l’offerta, di conseguenza il prezzo
processo di entrata termina
di equilibrio diminuisce e così anche i pro tti. Il quando il
p*=AC
pro tto di tutte le imprese operanti è pari a 0, ossia quando : la libertà di entrata alza
MIN
quindi il numero delle imprese no a quando il prezzo di mercato diventa esattamente pari al
minimo della curva dei costi medi di lungo periodo.
quantità ottima p=MC
La di output da produrre è decisa dalla regola anche nel lungo
periodo; quest’uguaglianza garantisce l’ef cienza produttiva, ossia fa in modo che le imprese
producano al minor costo possibile.
p≥AC numero delle imprese:
determina invece il se la differenza tra prezzo e costo medio è
suf cientemente “grande”, allora possono entrare nuove imprese sul mercato.
- p*>AC
Se , l’offerta di mercato di lungo periodo è illimitata, cioè un numero virtualmente
MIN
in nito di imprese entrano nel mercato;
- p*<AC ,
Se l’offerta di mercato di lungo periodo è pari a zero, cioè non entrano nuove
MIN
imprese e quelle operanti escono dall’industria a causa delle perdite percepite;
22
fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Giada Pedroni
- p*=AC
Se , complessivamente i produttori sono disposti a offrire qualunque quantità, cioè
MIN
ogni impresa opera al minimo della curva dei costi medi, e l’offerta aggregata può essere
cambiata aggiustando il numero delle imprese.
retta orizzontale
NB: la curva di offerta di lungo periodo è una (caso standard).
numero delle imprese sul mercato
Il si ottiene dividendo l’offerta di mercato per l’offerta
N* = Y*/Y*
della singola impresa -> . Le variazioni dell’offerta totale sono dovute all’ingresso e
j
all’uscita di imprese dal mercato; ogni impresa produce la stessa quantità indipendentemente dalla
quantità di equilibrio dell’industria nel lungo periodo.
Il costo medio di produzione a livello di industria è pari a p*=AC indipendentemente dalla
MIN
quantità offerta sul mercato nel lungo periodo; per questo motivo, questo tipo di industria viene
industria a costi costanti.
detta a costi crescenti
Un’industria è invece un’industria il cui costo medio di lungo periodo
cresce all’aumentare del volume di produzione complessivo. Man mano che le imprese nel mercato
aumentano e quindi cresce la quantità di input domandata, i prezzi degli stessi (w e r) aumentano
per tutte le imprese, quindi crescono sia il costo marginale che quello medio (e le loro curve si
spostano verso l’alto).
Nel lungo periodo le imprese ottengono un pro tto economico pari a zero; il surplus del
produttore spetta ai venditori dei fattori lavoro e capitale, ossia le famiglie.
produttori eterogenei,
Nel caso di si suppone che esistano due tipi di imprese:
- numero ristretto tecnologie ef cienti costi bassi;
Un di imprese con e
- numero illimitato tecnologie meno ef cienti costi più
Un di imprese con e
elevati.
A prezzi bassi nessuna impresa produce. Gradualmente iniziano poi a produrre le imprese ef cienti
a costi bassi; quando il prezzo sale al livello del costo medio minimo delle imprese inef cienti, allora
costi bassi pro tti positivi,
anche queste entrano nel mercato. Le imprese con fanno mentre
costi più elevati pro tti nulli.
le imprese a che entrano nel mercato successivamente fanno
accise,
Vi sono alcune imposte, chiamate che vanno pagate in misura ssa (non percentuale) per
di diritto
ogni unità venduta. La legge stabilisce l’incidenza di un’imposta, ossia chi la versa
effettivamente all’erario. Tuttavia, per capire chi effettivamente ne subisce gli effetti è necessario
di fatto;
individuare l’incidenza spesso l’incidenza di fatto e quella di diritto non coincidono.
L’imposta fa in modo che ci sia un cuneo tra ciò che pagano i consumatori e ciò che effettivamente
incassano i produttori. L’accisa comporta una traslazione verticale della curva di offerta pari
all’ammontare dell’imposta stessa.
La quantità di equilibrio in corrispondenza dell’introduzione di una tassa diminuisce; nonostante la
tassa sia uf cialmente pagata dai produttori, essi si riversano sui consumatori aumentando il prezzo.
I venditori incassano soltanto la differenza tra il prezzo di mercato e l’ammontare della tassa, che
gettito
viene versato all’erario. Il dell’imposta è pari all’ammontare della tassa moltiplicato per la
quantità scambiata. Dopo l’introduzione della tassa, vi è una perdita di surplus.
Le tasse che modi cano la quantità di equilibrio e quindi le scelte di consumatori e produttori
sono dette tasse distorsive. Esercitazione 4 sul quaderno
Lezione 13 - Analisi normativa della concorrenza perfetta ed equilibrio
economico generale
surplus totale
Un equilibrio è de nito migliore se il è massimo o molto ampio. Il surplus totale
è dato dalla somma del surplus del consumatore, quello del produttore e del gettito di
un’eventuale tassa. 23
fi fi
fi fi fi fi fi fi fi fi fi Giada Pedroni
- surplus del consumatore
Il è l’area compresa tra la curva di domanda ed il prezzo di
mercato: rappresenta il benessere che il consumatore ricava dall’acquisto del bene (differenza
tra il prezzo massimo che era disposto a pagare e quello che paga effettivamente);
- surplus del produttore
Il è l’area tra la curva di offerta ed il prezzo: si tratta della misura
del bene cio che il venditore ricava dal partecipare al mercato (differenza tra il prezzo minimo a
cui è disposto a vendere il proprio bene sul mercato ed il prezzo di vendita effettivo).
Il surplus totale può anche essere visto come la differenza tra le aree sotto la curva di domanda
(disponibilità a pagare dei consumatori) e di offerta (costo totale di produzione).
il surplus totale, è
Nell’equilibrio concorrenziale che misura l’ef cienza del mercato,
massimo; se non fosse massimo, allora vorrebbe dire che esiste un altro livello di produzione che
produce un maggiore guadagno per la collettività.
Il surplus totale interpretato come misura di ef cienza del mercato implica un giudizio di valore: un
euro ha la stessa importanza per tutti gli individui, produttori e consumatori. Perciò si ricerca il
surplus totale maggiore possibile, senza pensare a come esso viene diviso (ef cienza equità).
≠
Nel calcolo del surplus totale ci si concentra principalmente sulla quantità, ignorando il prezzo. I
prezzi servono a trasmettere informazioni ed incentivi in un mercato concorrenziale e
indirettamente a determinare l’ammontare del surplus totale; servono inoltre a trasferire reddito
(e quindi surplus) dai consumatori ai produttori.
di equilibrio generale
Un’analisi considera lo studio dell’equilibrio in tutti i mercati
contemporaneamente, a differenza dell’analisi di equilibrio parziale.
di puro scambio
Il caso più semplice da analizzare è un’economia considerando due agenti e
due beni: in un’economia di puro scambio i beni sono disponibili in quantità ssa, perciò l’unica
attività è lo scambio dei beni, non si produce niente.
scatola di Edgeworth
La è uno strumento gra co che permette di analizzare l’equilibrio nello
scambio tra due agenti. Le dimensioni della scatola sono date dalle quantità totali disponibili dei
due beni. Sulla base si misura la quantità di un bene e sull’altezza si misura la quantità dell’altro
bene. I due consumatori stanno uno all’angolo opposto dell’altro. Qualsiasi punto della scatola
corrisponde ad una determinata allocazione dei beni, dividendo le porzioni di beni spettanti a
ciascun consumatore. Dato che si tratta di beni, ogni consumatore preferisce allocazioni che stanno
più lontane dalla propria origine.
All’interno della scatola vi sono delle curve d’indifferenza, una per ogni consumatore: l’utilità di un
consumatore aumenta andando in alto a destra, mentre quella dell’altro aumenta andando in basso
a sinistra. Siccome la quantità di beni è data, più consuma un acquirente e meno consuma l’altro.
equilibrio generale in un’economia di puro scambio
Un è una coppia di prezzi (uno
per ogni bene) tale che:
- Dati i prezzi e i rispettivi panieri di consumo entrambi i consumatori massimizzano la propria
utilità;
- La quantità offerta coincide con quella domandata su entrambi i mercati.
reddito
Il e l’insieme delle risorse di ciascun consumatore sono dati dal valore delle loro
x quantità).
dotazioni iniziali (prezzo Il reddito perciò non è sso, bensì dipende dai prezzi; di
conseguenza, in corrispondenza di una variazione dei prezzi variano anche le risorse a disposizione
dei consumatori.
vincolo di bilancio
Il passa per il punto in cui si incrociano le curve di indifferenza dei due
consumatori (e in cui si trovano le dotazioni iniziali). Il paniere delle dotazioni è sempre
un’opzione.
Quando vi è eccesso di offerta di un bene il suo prezzo deve scendere; viceversa, quando c’è
eccesso di domanda il prezzo deve salire. Se il prezzo di un bene (al numeratore) aumenta e il
prezzo dell’altro (al denominatore) diminuisce, il vincolo di bilancio diventa più pendente -> si
tratta di prezzi relativi. 24
fi fi fi fi fi fi fi Giada Pedroni
Al variare dei prezzi e quindi della pendenza del vincolo, cambia anche l’ottimo per ciascun
i due punti di ottimo
consumatore; questo processo di aggiustamento dei prezzi cessa quando
coincidono domanda ed offerta sono uguali.
e quindi
In corrispondenza dell’equilibrio le curve d’indifferenza dei due consumatori sono tangenti tra loro,
in quanto entrambi stanno massimizzando la propria utilità e i loro SMS sono pari. Per raggiungere
l’equilibrio è suf ciente che ognuno conosca le proprie preferenze ed i prezzi.
L’economia raggiunge l&rsqu