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IL SURPLUS DEL COMPRATORE

Abbiamo visto che il comportamento dei consumatori è influenzato da una molteplicità

di fattori (reddito, prezzo degli altri beni, preferenze, ecc…), che influiscono sulla loro

disponibilità a pagare per l’acquisto di un prodotto.

Disponibilità a pagare

Il massimo ammontare che un compratore è disposto a pagare per ottenere un bene.

E’ una misura del valore che il compratore attribuisce a quel bene o servizio. Ogni

punto sulla curva di domanda rappresenta l’ammontare massimo che il consumatore è

disposto a pagare per quel determinato bene.

Vediamo ora come viene illustrata la disponibilità a pagare sulla curva di domanda.

Supponete 4 consumatori che hanno le seguenti disponibilità a pagare per un bene. Se

c’è un solo bene in vendita lo acquista A, se ce ne sono due allora verrà acquistato dai

consumatori in base alla diverse disponibilità a pagare dei due compratori.

Costruzione del surplus del consumatore

Quando il prezzo arriva poco sopra gli 80 Euro, il primo compratore (A) ottiene un

beneficio perché era disposto a pagare di più, cioè 100. Ottiene cioè una rendita, un

surplus.

Quando il prezzo arriva poco sopra i 70 Euro, il primo compratore (A) ottiene un

beneficio nell’acquistare 1 unità che è pari al rettangolo compreso tra 100 e 70 e di

ampiezza 1, cioè ottiene una rendita pari a 30. Anche il secondo compratore (B) ottiene

un beneficio perché era disposto a pagare di più, cioè 80. La sua rendita sarà pari al

quadrato compreso tra 80 e 70 e di ampiezza 1, cioè ottiene una rendita pari a 10. In

totale la rendita del consumatore è pari a 40.

Disponibilità a pagare e surplus del consumatore Disponibilità a pagare e

surplus del compratore

Se consideriamo un bene è divisibile (ad esempio benzina) allora la curva di domanda

sarà lineare e non a gradini. L’area compresa tra la curva di domanda e il prezzo è la

misura del surplus del consumatore nel mercato. Quindi in sostanza, il surplus del

consumatore rappresenta il beneficio che i compratori ricevono dall’acquisto del bene,

come viene da loro percepito, di conseguenza è anche una misura del benessere

economico.

VARIAZIONI DEL SURPLUS DEL CONSUMATORE (figura di destra): una diminuzione

del prezzo fa aumentare il surplus del consumatore, e viceversa.

SURPLUS DEL CONSUMATORE

La differenza tra il prezzo che un compratore è disposto a pagare (cioè il valore che il

consumatore attribuisce al bene) e il prezzo effettivamente pagato.

Nel grafico precedente: l’area compresa tra la curva di domanda (che riflette la

disponibilità a pagare dei compratori) e il livello del prezzo che viene effettivamente

pagato è la misura del surplus (o rendita) del consumatore.

IL SURPLUS DEL PRODUTTORE

Analogamente a quanto avviene per i consumatori, il produttore è disposto a offrire

beni in vendita se il prezzo che ottengono è maggiore del costo di produzione.

DISPONIBILITÀ A VENDERE

Il costo di produzione corrisponde al prezzo più basso che il produttore è disposto ad

accettare per il proprio lavoro, ed è quindi una misura della sua disponibilità a vendere.

Così come per il consumatore (dove la curva di domanda descrive la quantità che i

compratori sono disposti a acquistare a diversi prezzi), la curva di offerta descrive le

quantità che i produttori sarebbero disposti a vendere ai differenti prezzi.

L’offerta può essere vista come misura del costo di produzione. Poiché il costo del

produttore è il più basso prezzo che egli accetta, il costo è la misura della sua

propensione a vendere.

Disponibilità a vendere e surplus del venditore

Consideriamo come esempio 4 imbianchini che hanno costi diversi (dovuti a diverse

abilità, tecnologie, costo opportunità). Questi sono quindi i loro preventivi per offrire il

servizio.

Costi di produzione e curva di offerta

Per ciascun prezzo avranno convenienza a stare nel mercato e quindi offrire il bene

solo quei produttori che hanno costi di produzione non superiori al prezzo di mercato.

La curva di offerta rappresenta i costi di produzione dei venditori

Quando Mimmo sarà disposto ad offrire il lavoro a poco meno di 600, sarà l’unico

venditore sul mercato. Quale beneficio ne ottiene?

Era disposto a lavorare per 500 euro, ottiene poco meno di 600 per il servizio che offre,

quindi ha un surplus di circa 100.

Ipotizziamo che sul mercato prevalga un prezzo = 800. A questo prezzo solo due

produttori (D, C) avranno convenienza, dati i costi di produzione, a offrire il bene.

I costi di produzione (curva di offerta) sono più bassi del prezzo di mercato, la

differenza costituisce la rendita dei produttori

L’effetto di una variazione di prezzo sul surplus del produttore

CURVA DI OFFERTA E SURPLUS DEL PRODUTTORE: l’area compresa tra la curva

di offerta e il livello di prezzo misura il surplus del produttore in un mercato (figura di

sinistra) (caso di beni divisibili). VARIAZIONI DEL SURPLUS DEL PRODUTTORE: un

aumento del prezzo fa aumentare il surplus del produttore, e viceversa (figura di

destra).

Disponibilità a vendere e surplus del venditore

SURPLUS DEL PRODUTTORE La differenza tra il prezzo pagato al venditore e il

costo da lui sostenuto.

Nel grafico precedente: l’area compresa tra la curva di offerta (che riflette la

disponibilità a vendere dei produttori) e il livello del prezzo che viene effettivamente

pagato è la misura del surplus (o rendita) del produttore.

Il surplus totale in un mercato in equilibrio

Una misura del benessere totale del sistema economico è data dalla somma dei

Surplus degli agenti economici che operano sul mercato (consumatori e venditori):

Surplus Totale = (Surplus del consumatore + Surplus del produttore)

dove:

Surplus consumatore = (valore del consumatore – prezzo pagato)

Surplus produttore = (prezzo ricevuto – costo per il venditore)

Essendo:

prezzo pagato = prezzo ricevuto

si ha:

Surplus Totale = (valore del consumatore - costo per il venditore)

Surplus Totale = (valore del consumatore - costo per il venditore)

In sostanza, essendo il valore del consumatore dato dalla sua disponibilità a pagare

(curva di domanda) e il costo del venditore dato dalla sua disponibilità a vendere (curva

di offerta) il surplus totale del mercato è l’area compresa tra le due curve.

ALTRI INTERVENTI DELLO STATO

La regolamentazione dei prezzi

Esternalità negativa alla produzione Esternalità negativa al consumo E E Prezzo

dell’alcool Perdita di benessere Lo Stato può intervenire nel mercato per incrementare

il benessere complessivo non solo attraverso l’introduzione di tasse e sussidi, ma

anche regolamentando i prezzi. In questo modo la quantità ottimale viene a coincidere

con la quantità di mercato. Negli esempi qui sotto (casi di esternalità negative)

attraverso la regolamentazione dei prezzi lo Stato può eliminare le perdite di benessere

sociale (aree E) mentre nel mercato viene scambiata la quantità ottimale (Qottimo),

attraverso l’introduzione di un prezzo minimo (figura di sinistra) o di un prezzo massimo

(figura di sinistra).

Nella lezione del capitolo 4 abbiamo visto che un governo può fissare un prezzo

minimo, cioè un prezzo più alto di quello di equilibrio.

Altre volte invece, lo Stato non consente alle forze di mercato di determinare

autonomamente il prezzo ma lo regolamenta fissando un prezzo massimo per un certo

bene, cioè un livello oltre il quale il prezzo non può salire.

Vediamo ora cosa succede in termini di surplus e di perdita del benessere quando lo

Stato interviene imponendo un prezzo diverso da quello che si stabilisce nel mercato

nei soli casi in cui c’è un’esternalità negativa alla produzione o al consumo.

Nel caso di esternalità positive infatti, la regolamentazione dei prezzi non determina un

aumento della quantità scambiata. Quindi non si può raggiungere la quantità ottimale.

Prezzo minimo e surplus

Supponiamo ci sia una esternalità

negativa alla produzione (la quantità

ottimale è Q3 quella di mercato Q0).

Quando il prezzo è regolamentato in

modo da non andare al di sotto di P2, la

quantità domandata e scambiata scende

a Q3.

I consumatori perdono l’area B ed l’area

A. Quest’ultima viene però trasferita ai

produttori, i quali a loro volta perdono

l’area C a causa della minore quantità

scambiata. Pertanto la perdita secca è

data dalla somma dei triangoli B e C.

L’imposizione di un prezzo minimo

quindi trasferisce reddito dai

consumatori ai produttori (l’area A) al costo di una perdita secca (B+C).

Dal punto di vista del benessere sociale, la quantità di mercato che l’impresa vorrebbe

offrire è Q0. Ma questo produce una esternalità negativa (alla produzione) che è pari

all’area E.

Lo Stato intervenendo fissando un prezzo minimo P2 (che è vincolante) riduce la

quantità scambiata sul mercato a Q3, cioè la quantità ottimale che deve essere

scambiata nel mercato per eliminare l’esternalità negativa (perdita di benessere

sociale) dovuta all’eccesso di produzione.

La perdita di benessere sociale (E) causata dall’esternalità negativa è esattamente

uguale all’area B+C, cioè la perdita secca generata dall’intervento dello Stato con

l’introduzione del prezzo minimo.

Tale perdita secca è ripartita tra produttori e consumatori.

Il “tetto” al prezzo (prezzo massimo) e surplus

Supponiamo ci sia una esternalità

negativa al consumo (la quantità ottimale

è Q1 quella di mercato Q0).

La variazione di surplus del consumatore

equivale alla differenza tra il rettangolo A

e il triangolo B (quest’ultimo viene perso

a causa della minore quantità

consumata). Quindi è pari a (A-B).

L’area A rappresenta l’aumento di

benessere di alcuni consumatori che

grazie al prezzo massimo possono ora

acquistare il bene ad un prezzo più

abbordabile, mentre l’area B rappresenta

la perdita di benessere di alcuni

consumatori (quelli che avrebbero potuto

acquistare una quantità pari a Q0 ma

che ora non sono più in grado di farlo

perché il bene è scarso).

I produttori perdono la somma del rettangolo A (che è stata trasferita ai consumatori) e

il triangolo C.

Quindi la perdita secca è misurata dalla s

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Publisher
A.A. 2024-2025
151 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Casciadei di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dell'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Perugini Francesco.