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TRUNK CONTROL TEST

TRUNK CONTROL TEST:

• Valuta la capacità del paziente di: girarsi sul lato malato, girarsi sul lato sano, passaggio da supino a seduto ed

equilibrio da seduto (bordo del letto) → 3 movimenti e 1 posizione statica.

Il movimento più difficile da eseguire è il passaggio da supino a seduto, siccome abbiamo un vero e proprio passaggio

di postura. Tra il girarsi sul lato sano e su quello malato il movimento più complicato è girarsi sul lato sano (perché il

lato che deve lavorare maggiormente è quello malato). La scala di difficoltà è: passaggio da supino a seduto, girarsi

sul lato sano, girarsi sul lato malato, equilibrio da seduto (è l’item più facile perché il mantenimento è una funzione

statica, mentre negli altri compiti motori abbiamo una condizione dinamica).

• Per ogni item si possono assegnare dei punteggi: 0 (incapacità di eseguire il movimento senza assistenza), 12 (capacità

del soggetto di eseguire il movimento ma con delle strategie), 25 (in grado di compiere il movimento senza usare delle

strategie) → se pensiamo al passaggio da supino al decubito laterale una strategia potrebbe essere usare gli arti

superiori per trazionarsi (mi attacco al letto) o per spingersi.

• La posizione di equilibrio da seduto deve essere valutata con i piedi staccati e con le mani sulle ginocchia.

• Il punteggio totale va da 0 a 100.

• È utile valutare il mantenimento del tronco in queste posizioni perché ci permette di vedere come è il paziente in fase

acuta, ma anche di monitorarlo per vedere la progressione → questo test viene usato sia nella fase acuta, subacuta e

cronica.

! Se il paziente non è in grado di ruotarsi sul lato malato non è detto che gli altri item il paziente non riesca a farli: ci sono degli

item che risultano più semplici.

In uno studio è stato valutato il trunk control test subito dopo uno stroke; successivamente i pazienti sono stati rivalutati, anche

nella loro capacità di deambulare a 18 settimane dall’evento. Coloro che all’ingresso avevano un valore di trunk control test

minore di 40 non deambulavano a 18 settimane: avere un basso controllo del tronco faceva sì che la deambulazione fosse

impossibile a 18 settimane. Tra coloro che avevano un punteggio tra 41 e 49 alcuni camminavano e altri no; invece, chi aveva

un punteggio tra 50 e 100 riuscivano a deambulare a 18 settimane.

MOTRICITY INDEX

MOTRICITY INDEX:

• Scala che permette di valutare la forza nei singoli distretti degli arti superiori e inferiori del soggetto, sia dell’arto

paretico che sano.

• Per ogni arto vengono valutati 3 movimenti:

- Arto superiore: presa a pinza (tenere tra le dita un oggetto piccolo, mentre l’operatore cerca di portarglielo via),

flessione del gomito (capacità di mantenere il gomito a 90° e di portare la mano verso la spalla), abduzione di

spalla (movimento della spalla in cui si valuta la capacità del soggetto di compiere il movimento fino a 90° di

abduzione, mantenerlo contro gravità e contro resistenza).

- Arto inferiore: dorsiflessione di caviglia, estensione di ginocchio e flessione d’anca (da seduto).

• I punteggi che vengono assegnati sono differenti: la presa a pinza ha 6 livelli con punteggi (0-11-19-22-26-33), mentre

gli altri item hanno sempre 6 livelli ma con punteggi differenti (0-9-14-19-25-33) → in realtà quando si assegna un

punteggio si deve pensare simile alla scala MRC: nessun movimento (0), contrazione palpabile (9), movimento visibile

(14), movimento possibile per l’intero ROM contro gravità (19), movimento possibile con minima resistenza (25) e

movimento possibile con grande resistenza (33). 10

• Per ogni movimento ci sono delle specifiche aggiuntive: nella presa a pinza ci sono dei punteggi differenti e nella scala

viene indicato come valutare la presa a pinza → per ogni item viene specificato come valutare il movimento: in realtà,

a parte la presa a pinza, i movimenti si valutano similmente alla scala MRC.

• Il Motricity Index è una scala che viene usata per monitorare l’evoluzione del soggetto.

• Per quanto riguarda il Motricity Index possiamo avere un punteggio selettivo per l’arto superiore sano, per l’arto

superiore paretico, per l’arto inferiore sano e per l’arto inferiore paretico; abbiamo poi la possibilità di calcolare dei

punteggi in cui ci danno un’idea di come sia la zona paretica e di come sia la zona sana.

Ci sono diversi indici per capire se la forza in un determinato distretto è predittiva per un determinato outcome.

• Per l’arto superiore paretico in una fase acuta (4 settimane dopo lo stroke) un punteggio di almeno 64/100 indica che

il soggetto sarà in grado di recuperare la funzione della mano normale a distanza di 6 mesi.

Non è possibile valutare la forza in tutti i soggetti con stroke: è una patologia multisistemica, in cui oltre alla compromissione

motoria possiamo avere anche una compromissione delle vie sensitive → pazienti su cui potrebbe non essere possibile valutare

la forza o in cui i punteggi potrebbero non essere reali: soggetti che non riescono a seguire le istruzioni che forniamo, soggetti

che hanno una limitazione articolare a causa di dolore e soggetti che hanno un limitato ROM.

TEST MANUALI E FUNZIONALI

I metodi che abbiamo per misurare la forza nel soggetto neurologico sono: test manuali, indici basati su test manuali e test

funzionali. Oltre ai metodi classici abbiamo anche dei metodi strumentali: in particolare i dinamometri.

• Come valutazione della forza con il test manuale possiamo usare la scala MRC.

• A livello di indici si può valutare la forza con il Motricity Index.

• Test clinici o funzionali: permettono di dare informazioni sulla forza di un soggetto → non si valuta un singolo movimento

ma si chiede al paziente di svolgere un movimento funzionale per capire quale sia la sua forza.

Un esempio è il 5-TIMES SIT TO STAND: si chiede al paziente di partire seduto su una sedia, incrociare gli arti superiori

davanti al petto e di alzarsi e sedersi per 5 volte consecutive; viene valutato il tempo impiegato dal soggetto a svolgere

5 sit-to-stand → faccio partire il cronometro quando il paziente si alza e lo fermo quando il paziente si verticalizza

completamente la quinta volta perché il movimento che vogliamo valutare è la capacità di verticalizzarsi e non di

sedersi. Si è visto che c’è una correlazione molto alta tra la forza misurata con test selettivi (MRC) e il 5-times sit to

stand; inoltre, il vantaggio di utilizzare un test funzionale generale come questo mi dà delle informazioni su quelli che

potrebbero essere i rischi del soggetto di andare incontro ad una caduta. Una capacità di svolgere il 5-times sit to stand

in un tempo superiore a 15 s mi dà un indicatore di un aumentato rischio di caduta (vale sia per il paziente anziano che

nel paziente con stroke).

DINAMOMETRO

Un altro modo per misurare la forza è utilizzare i DINAMOMETRI; come dinamometri abbiamo una serie di strumenti utilizzabili:

i maggiormente utilizzati sono i DINAMOMETRI MANUALI → strumento con un corpo centrale a cui viene attaccato un supporto

(di dimensioni differenti a seconda del distretto che voglio andare a valutare). È uno strumento che rileva quanta forza viene

impressa dall’arto contro il dinamometro. La valutazione dinamometrica è generalmente isometrica, in cui lo strumento

rimane fisso in un punto e si chiede al soggetto di apporre la massima forza in un determinato movimento. Ci vengono restituite

delle informazioni; l’informazione principale è quanta forza è stata espressa dall’arto che ha eseguito il movimento. Oltre alla

forza massimale abbiamo informazioni secondarie: tempo per cui ha mantenuto la contrazione e dopo quanti secondi ha

prodotto la sua forza massimale.

Per ogni distretto che si vuole valutare ci sono delle procedure specifiche. La più comune è la valutazione del quadricipite:

soggetto seduto con i piedi staccati da terra e senza usare gli arti superiori (mani appoggiati sopra le gambe o incrociate davanti

al petto), si pone il dinamometro anteriormente a livello della tibia con ginocchio a 90°; si chiede al soggetto di spingere con la

sua forza massimale contro il dinamometro. È importante sapere il braccio di leva, perché se volessi rivalutare il movimento

del paziente in seguito potrei avere una forza modificata non perché effettivamente sia variata la forza, ma perché ho cambiato

il braccio di leva.

In genere si fanno tre prove intervallate da una pausa di 30 secondi-1 minuto e poi si prende la media delle prove.

Un altro strumento che si può utilizzare è l’HAND-GRIP, che permette di valutare la forza della presa. Ci interessa sapere

quanta sia la forza nella mano perché è un movimento che ci permette di svolgere attività della vita quotidiana ma soprattutto

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perché ci sono diversi studi pubblicati su soggetti anziani in cui si è visto che la forza nell’hand-grip è correlata alla mortalità →

avere una cattiva forza nell’hand-grip è un predittore di mortalità. Generalmente anche i soggetti che perdono l’attività

deambulatoria mantengono l’attività degli arti superiori, quindi la forza dell’arto superiore è importante. La posizione in cui

viene effettuata la misura è con la spalla addotta e il gomito flesso a 90°.

Ultimo tipo di dinamometro che viene utilizzato, anche se sono poche le strutture che la hanno, è il MACCHINARIO

DELL’ISOCINETICA; è un macchinario che può essere usato sia a fini valutativi che di trattamento. È composta da una serie di

bracci in cui è possibile svolgere movimento contro resistenza o si può usare per l’isometria (soggetto compie il movimento

ma viene bloccato dal macchinario).

Possiamo trovare una serie di studi che riportano quali sono i parametri di forza degli stroke; in uno studio del 1989 vengono

riportate una serie di misurazioni effettuate con il dinamometro sull’arto superiore e inferiore: si nota che l’ICC dell’arto

paretico è buono (si avvicina a 1), mentre per quanto riguarda l’arto non paretico abbiamo punteggi nettamente più bassi →

questo perché la massima forza dell’arto sano può essere più forte della forza con cui l’operatore riesce a contrastare con il

dinamometro: se invece valuto la forza dell’arto paretico questa sarà minima e riuscirò bene a contrastarla. Una strategia

potrebbe cercare di ancorarsi il più possibile, tenendosi al lettino o incastrando il gomito contro il corpo.

È importante spronare il paziente ad esprimere la forza massimale → il soggetto deve essere stimolato durante

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gremattioli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Test clinici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Musselli Lucia.
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