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LUPINELLA
GRAMINACEE DA PRATO
Possono fornire da 2 a 6 ricacci all’anno e sono più longeve delle leguminose prative grazie ad
una gamma di precocità più ampia. Generalmente hanno apparato radicale fascicolato
superficiale sensibile alla siccità, culmi con nodi e internodi di lunghezza maggiore nelle parti
distali della base, i nodi inferiori possono assumere forma di bulbo per sostanze di riserva,
possono formare cespi. Le foglie hanno una guaina, le infiorescenze sono racemi, spighe o
panicole, l’impollinazione è allogama e anemofila, i frutti sono cariossidi vestite. Le fasi
fenologiche sono il ciclo vegetativo e quello riproduttivo.
La germinazione avviene a temperature ottimali di 10-15°C ma anche a 0°C. L’accestimento
condiziona la produttività e alcune pratiche che inibiscono questa fase sono la concimazione
azotata e il pascolamento.
Le graminacee sono meno esigenti in temperatura (zero di vegetazione: microterme 0-7°C;
macroterme 10-20°C) rispetto alle leguminose. Le temperature massime di accrescimento sono
25-30°C per le microterme e 35-50°C per le macroterme. Esistono graminacee brevidiurne
(Bromo), longidiurne (Dactylis) e neutrodiurne. Il termostadio influenza la spigatura (varietà
alternative e non alternative). Hanno generalmente esigenze idriche elevate. Sono adattabili a
molte condizioni del terreno e richiedono molto azoto (per 10 t/SS vengono asportati 250 kg
N, 150 kg CaO, 70 kg P, 300 kg K).
Rispetto alle leguminose le graminacee da prato hanno un maggior contenuto di zuccheri
assimilabili, fibre e potassio ed un minor contenuto di acqua, proteine, caroteni, calcio e
magnesio. Inoltre, nel pascolamento si ha una maggiore qualità nutritiva per selezione delle
parti delle foglie. Nello sfalcio la proteina grezza decade dopo la spigatura e aumenta la fibra.
I criteri per la scelta delle graminacee sono:
− Adattamento a condizioni pedoclimatiche.
− Produttività.
− Precocità.
− Appetibilità.
− Aggressività.
Nell’avvicendamento generalmente migliorano le caratteristiche strutturali del suolo. La
preparazione del terreno deve favorire l’impianto e la durata. Nella concimazione è importante
la concimazione di fondo con letame e azoto starter con 100 unità di fosforo e potassio. In
copertura viene valutata l’ulteriore concimazione. La semina viene effettuata precocemente per
ottenere un rapido impianto e accestimento per le specie microterme, per le macroterme invece
viene eseguita una semina primaverile. Può essere anche effettuata una semina diretta su cotico
degradato. Le dosi di semina variano da 10 kg a ettaro a 60 kg a ettaro (bromo). Nelle specie
come la festuca che sono lente ad insediarsi può essere fatta la consociazione temporanea al
primo anno con cereali o leguminose annuali.
Le graminacee da prato possono essere utilizzate per pascolamento, fienagione (meno perdite
delle leguminose, non viene eseguita la disidratazione), sfalcio primaverile, pre-pascolo, pre-
sfalcio, solo sfalcio richiede tempestività e sistemi di conservazione variabili.
I prati di graminacee possono diventare prati stabili. Le rese vanno dalle 3 t SS/ha a 12 t SS/ha.
A fine ciclo di un prato degradato questo può essere gestito mediante:
− Trasemina.
− Risemina annuale con specie anti-erosive.
− Allungamento durata del prato.
− Concimazione.
− Pascolamento con diverse specie.
SPECIE PRINCIPALI DEI PRATI DI GRAMINACEE:
ERBA MAZZOLINA
•
Riveste importanza mondiale, originaria di zone temperate. Ha elevata produttività (200 q/ha
di fieno), longevità (5-8 anni), resiste a siccità e ombreggiamento, si presta bene a miscugli, ha
buona capacità di ricaccio e controlla bene le infestanti. Ha però un lento insediamento, quindi,
necessita di semina autunnale. Ci sono molte varietà.
• FESTUCA
Graminacea rustica, spontanea, longeva (8-10 anni), produttiva (150 q/ha), adatta
maggiormente allo sfalcio, resistente a siccità, può essere consociata. Ha insediamento lento
(primo anno improduttiva) e non è appetibile. Le varietà si suddividono in continentali e
mediterranee. Oltre alla Festuca arundinacea esiste la Festuca rubra (adatta al pascolamento,
scarsa produttività, utilizzata in tappeti erbosi) e la Festuca ovina (piccola taglia, usata in prati
polifiti e tappeti erbosi). FLEOLO O CODA DI TOPO
•
Graminacea diffusa nel mondo e spontanea in Europa, importante in montagna in quanto
resistente a basse temperature e suoli acidi. È una specie tardiva, longeva (5-8 anni), appetibile,
fornisce la maggiore produttività al primo ricaccio per poi entrare in dormienza, può essere
consociata. È sensibile alla siccità. FESTUCA PRATENSIS
•
Spontanea in Europa e pascolata nel mondo, simile botanicamente all’arundinacea ma è rustica,
resistente, meno longeva (5-8 anni), sensibile alla siccità, tollerante al freddo.
• AVENA ELATIOR
Costituisce gli arrenatereti nei fondivalle italiani, tipica di climi temperati non siccitosi.
Insediamento rapido, adatta allo sfalcio, si presta alle consociazioni. È poco appetibile a causa
del sapore amaro. BROMO CATARTICO
•
Originario del Sud America, ha impollinazione autogama. Produttività simile all’arundinacea,
precoce, resistente a siccità, autoriseminante, può essere consociato. Non è resistente al
calpestamento e al pascolamento. FALARIDE TUBEROSA
•
Originaria del mediterraneo, adatta a tutti i terreni, longeva (5-7 anni), resistente alla siccità
grazie alla dormienza, produttiva e appetibile in primavera, si presta al pascolamento. Non si
presta molto allo sfalcio, l’ingestione prolungata può causare avvelenamento (prevenire con
cobalto), è sensibile al freddo. • GRAMIGNA
Graminacea stolonifera e rizomatosa, è una specie estiva (35-37°C per lo sviluppo), resiste alla
siccità, alla salinità, al fuoco, adatta al pascolamento continuo. Non tollera l’ombreggiamento.
• ERAGOSTIDE
Originario dell’Africa, è neutrodiurna, resistente alla siccità e al freddo, adatta anche a suoli
sabbiosi, resistente a salinità, rapido insediamento, resistente al pascolamento, buona
produttività e attitudine alla consociazione. È sensibile alla sommersione.
PASCOLI
Sono formazioni vegetali permanente a copertura erbacea o mista alberata/arbustiva/erbacea,
utilizzate direttamente dagli animali. Sono classificati in:
• Saltuari.
• Temporanei.
• Permanenti: sfalciabili o non sfalciabili.
I pascoli permanenti possono solo diventare a destinazione forestale. I pascoli vengono
insediati laddove vi sono difficoltà nelle operazioni colturali dovute ad aree umide, inondabili,
in pendenza, con scheletro affiorante, aride, poco profonde.
I vantaggi dei pascoli sono:
• Sfruttamento aree non meccanizzabili.
• Richiesta di input ridotti.
• Gestione di aree altrimenti abbandonate.
• Consentono di conservare il suolo e sequestrare carbonio.
• Favoriscono lo smaltimento di deiezioni in modo uniforme sul pascolo.
Gli svantaggi, in particolare in Italia, sono:
• Irregolare distribuzione della produzione (transumanza).
• Difficile conservare la produzione primaverile e rese scarse e limiti alla
meccanizzazione.
• Frammentazione delle superfici e limitate SAU aziendali.
• Diffusione dell’abigeato (furto bestiame).
• Diffusa opinione della scarsa produttività del pascolo.
L’effettivo valore di un pascolo dipende da caratteristiche estrinseche (vicinanza ad abitazioni,
accessibilità, strutture di ricovero, accesso all’acqua, altitudine, giacitura), intrinseche (flora
che lo compone), specie che lo pascolano (appetibilità, calpestio, modalità di pascolo,
deiezioni, selettività, preferenza di alimentazione, lascito di residui). Le principali famiglie
botaniche che compongono un pascolo sono: graminacee, leguminose e composite.
Le specie diffuse nei pascoli sono classificate in:
• Pabulari: specie pascolate.
• Parzialmente pabulari: solo alcune parti sono pascolate (foglie di graminacee).
• Non pabulari: non pascolate, infestanti.
• Senza interesse pabulare: sono appetite ma non sono molto presenti (plantago).
Gli indicatori di produzione sono:
− La capacità di produzione del foraggio è la capacità del pascolo di fornire foraggio
quantitativamente e qualitativamente sufficiente per soddisfarei bisogni alimentari
(produzione annua, qualità e quantità di biomassa utilizzabile). La resa media di fieno
si aggira sui 700 kg/ha.
− Flessibilità di produzione ovvero capacità di un pascolo di alterare la sua qualità o
produttività cambiando la data di raccolta o pascolamento (distribuzione della
produzione e stabilità del valore nutritivo). La distribuzione stagionale determina il
periodo di pascolamento ed è legata alla presenza di condizioni che limitano la crescita
dell’erba. In Italia si differenziano i pascoli con stasi vegetativa invernale, estiva o con
due periodi di stasi.
− Capacità di conservazione delle specie ovvero presenza o assenza di specie foraggere
nel pascolo rispetto ad una comunità floristica potenziale (ricchezza locale in specie,
particolarità regionale).
− Resistenza ad eventi estremi tenendo conto del capitale delle specie vegetali e
presenza di specie infestanti.
− Pollinizzazione: presenza di specie impollinatrici che permette di valutare un
potenziale di impollinazione per pascolo.
− Disponibilità di azoto: quantità di azoto disponibile per le piante e dovuta ai processi
biogeochimici che avvengono nel pascolo e dipendono dall’attività microbica e
fissazione dell’azoto. PASCOLAMENTO
La tecnica di pascolamento è l’insieme delle azioni che regolano il prelievo dell’erba da parte
degli animali. È basata su:
• Momento ottimale di pascolamento: momento in cui viene raggiunta la produzione
ottimale per l’inizio del pascolamento, per le graminacee è il passaggio da accestimento
a levata (10-20 cm di altezza).
• Periodo di permanenza del bestiame: numero di giorni necessario per la completa
utilizzazione del pascolo (altezza di 3 centimetri), i bovini hanno tempi maggiori
rispetto a cavalli – pecore – capre. Con una permanenza troppo lunga si ha eccessivo
calpestio, asfissia radicale, riduzione densità di piante e riduzione del ricaccio. Con una
permanenza troppo breve si hanno perdite di biomassa.
• Periodo di riposo: periodo necessario alla vegetazione per ri