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Organizzazione e classificazione dei santi
1. Immagine 1: funzione conativa
2. Immagine 2: funzione emotiva
3. Immagine 3: funzione poetica
Nel discorso pubblicitario prevale la funzione conativa, mentre le emoji solitamente hanno una funzione emotiva.
Le app sui santi
Ci sono dei testi che organizzano e classificano in categorie i santi. I santi sono elencati in ordine calendariale nei martirologi, questi martirologi sono liste di santi corredati dal nome e da una breve biografia. Dunque si tratta di un criterio di organizzazione celebrativo.
A metà 900 nasce la biblioteca Sanctorum, prima enciclopedia ufficiale dei santi, elencati in ordine alfabetico per nome, come parte di un sapere non più solo religioso basato sul culto, ma parte di una concezione più ampia. Allo stesso tempo i martirologi vengono progressivamente ripuliti anche per volere della chiesa che accetta uno studio più approfondito sui santi. Ci si accorge di figure leggendarie di cui non esistevano sufficienti prove storiche che vengono eliminate.
macontinuano ad esistere nell’enciclopedia. Cambia il criterio di classificazione. Esistono dei siti, che classificano per giorno, per nome, per caratteristiche, abbiamo una moltiplicazione dei criteri di classificazione. Con le app abbiamo un’ulteriore cambiamento, che si basano su diverse funzioni di Jakobson. Dunque possiamo vedere come le funzioni della comunicazione possono essere utilizzate non solo nell’ambito pubblicitario, ma anche in tanti altri ambiti diversi.
LEZIONE 7
La teoria dell’enunciazione
Quando si parla di teoria dell’enunciazione è necessario citare un linguista e accademico francese che scrisse “Problemi di linguistica generale”.
L’enunciazione è l’atto con cui si produce un enunciato. Si tratta di un atto con cui ci appropriamo della langue e facciamo un atto di Débrayage - embrayage.
Un altro importante studioso che ha studiato la teoria di Greimas.
Dell'enunciazione è stato il qualeparole, ossia un uso personale e volontario della débrayagelangue; di conseguenza si può dire che parla di (disinnesco)embrayagel'enunciazione sia un atto di mediazione tra il e (innesco). Egli sosteneva che l'attosistema linguistico (langue) e la parole (l'uso di enunciazione fosse come una sorta di motore,pratico della langue da parte di un individuo). Si ossia un'energia che dà vita ad un enunciato,può anche dire che l'enunciazione sia un atto anche se ad un certo punto si veri ca un distaccoindividuale attraverso cui una persona può tra l'atto di enunciazione e l'enunciato. Admarcheesprimersi. Le sono degli elementi che esempio, l'espressione "Marina raccontò a Lauraspiccano all'interno del discorso e forniscono che Debora aveva aperto un ristorante" èinformazioni. caratterizzata da un distacco poiché non si sa
Nel linguaggio ci sono una serie di espressioni che abbia pronunciato l'enunciato; invece l'espressione non si possono capire se non in riferimento al Marina disse a Laura: "Debora ha aperto un ristorante" è formata da una parte che presenta un distacco (ossia la prima parte) e una invece che implica una maggiore vicinanza al fatto che viene raccontato (vale a dire la parte che coincide con il discorso diretto).
Queste espressioni sono:
- Pronomi personali (ad esempio: io, tu, noi. La terza persona di solito ha invece un significato standard, perciò valgono solo la prima e la seconda persona).
- Espressioni deittiche (ad esempio: questo, quello, qui, là. Di conseguenza esse si riferiscono allo spazio).
- Indicazioni temporali (ad esempio: oggi, ieri, domani. Esse si riferiscono al tempo).
I performativi sono dei particolari atti di linguaggio grazie ai quali i parlanti intendono compiere un'azione nel momento stesso in cui pronunciano determinate parole.
LEZIONE 8
Certe circostanze (domani, tempi verbali) riescono a compiere delle azioni che cambiano la realtà. Ad aver creato questa teoria è stato John Langshaw Austin con la sua opera "Come fare cose con le parole" pubblicato nel 1962.
L'insieme delle indicazioni sul contesto del discorso viene chiamato "istanza del discorso" (che non è il vero contenuto del discorso). Austin si accorse che essi erano degli enunciati con caratteristiche ricorrenti:
- Hanno tutti verbi comuni coniugati alla prima persona singolare del presente indicativo attivo (ad esempio, "io ti sposo", "io ti prometto", ecc...).
- Non descrivono, né constatano nulla, ma sono una vera e propria azione.
- L'atto di enunciare la frase,
I simulacri sono una rappresentazione di qualcosa che non ha una base reale o autentica.
nel caso dei simulacri, un esempio classico è la copia di performativi, cioè l'esecuzione o parte di essa, perciò un'opera d'arte famosa. Immaginiamo di avere una replica perfetta del famoso dipinto "La Gioconda" di Leonardo da Vinci. Sebbene questa replica non sia solamente un "dire" qualcosa. replica perfetta del famoso dipinto "La Gioconda" di Leonardo da Vinci. Sebbene questa replica Austin specifica che un atto performativo non possa essere estremamente accurata, rimane o infelice: possa essere vero o falso, ma "felice" comunque un simulacro perché manca dell'autenticità e dell'originalità dell'opera d'arte. L'atto felice va a buon fine. L'atto infelice non va a buon fine, perciò il performativo non è efficace. Quindi le infelicità sono tutti quegli elementi che non sono corretti e che possono funzionare male negli enunciati come una figura reale.In una campagna pubblicitaria performativa. Ad esempio, se un personaggio dei cartoni animati viene usato per promuovere un prodotto nel mondo reale, si tratta di un simulacro perché il personaggio stesso non esiste realmente. Austin ha proposto anche una serie di condizioni necessarie per la buona riuscita degli atti performativi pubblicitari, dividendo tre categorie: Categoria A) Atti locutori: 1. sono atti usati per produrre una certa frase con un determinato significato. In essi rientrano i constatativi. A1: - deve esistere una procedura convenzionale che include l'atto di pronunciare certe parole da parte di certe persone in determinate circostanze, come nel caso del matrimonio. Categoria B) Atti illocutori: 2. sono atti che esprimono una certa intenzione dato che vogliono ottenere un certo effetto (come informare, ordinare, convincere). A2: - le persone e le circostanze di un dato caso devono essere adeguate per ottenere l'effetto desiderato. Categoria C) Atti perlocutori: 3. sono atti che producono un certo effetto sul destinatario, come ad esempio persuadere o convincere. A3: - il destinatario deve essere in grado di comprendere l'atto perlocutorio e reagire di conseguenza. Queste categorie sono fondamentali per comprendere come gli atti performativi pubblicitari possono influenzare il pubblico e raggiungere i loro obiettivi.avvisare,ecc...).devono essere appropriate per la procedura in questione, tant'è vero che se ci si vuole sposare in chiesa deve esserci presente per forza il parroco. Atti perlocutori: 3. sono atti che generano degli effetti concreti e che riescono a modificare lo stato delle cose. Ovviamente questi effetti possono anche incidere con gli atti illocutori, perché se uno dà un ordine, ma viene ostacolato, ecco che l'effetto illocutorio non ha avuto l'effetto sperato. Categoria B) 2. la procedura deve essere svolta da tutti i partecipanti correttamente. B2: - la procedura deve essere svolta da tutti i partecipanti completamente. Stanley Tambiah "A performative approach to ritual" (1797) Categoria C) 3. Tambiah ha composto un'opera intitolata "A performative approach to ritual" C1: in cui ha utilizzato la teoria di Austin per applicarla a certe persone, questi dovrannocomportarsi in un studio dei rituali. Seppur i rituali cambino da cultura a cultura, esistono comunque degli elementi comuni:
- Le cerimonie hanno sempre una procedura ordinata.
- C'è sempre un senso di attuazione collettiva.
- Sono dedicate sempre al raggiungimento di un obiettivo comune.
- C'è sempre la consapevolezza che l'evento rituale è diverso dal solito, poiché è un momento che si separa dalla dimensione delle vita reale.
- Nelle cerimonie vengono usati dei modi di comunicare cose diverse rispetto a quelli usati nella vita di tutti i giorni.
non esiste una procedura convenzionale all'interno della quale certe persone possono pronunciare determinate parole.
le persone che devono prendere parte alla procedura in questione non sono appropriate. Tambiah riteneva
che i rituali fosse un tipo di comunicazione simbolica formato da delle sequenze di parole e atti molto ordinati espressi in convenzionalità, in modo corretto e caratterizzati dalla rigidità, fusione e ridondanza. Secondo Tambiah se si osservano i rituali è possibile notare come siano caratterizzati da degli elementi usati dalla società per poter strutturare in modo ordinato: ad esempio c'è una gerarchia ben precisa e una data organizzazione spaziale dei partecipanti (ad esempio in certi paesi cattolici le processioni vengono organizzate con una grandissima precisione).Desiderio di comportarsi in quel modo.
LEZIONE 9
Atti locutori, illocutori e perlocutori Testo e paratesto
Un'altra distinzione che viene fatta è quella tra attilocutori, illocutori e perlocutori:
Ugo Volli:
Secondo è l'oggetto concreto di una comunicazione. Un messaggio che viene prodotto e riconosciuto come tale, un segmento dell'asse del processo autonomo e ben definito.
Didascalica, serve per commentare e informare
Marsciani:
Secondo il testo è qualcosa di di qualcosa. Richiede meno cooperazione empirico. Il testo è un racconto, un romanzo, un interpretativa, poiché il testo già di per sé cibrano musicale