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Vignetta - Equipe psichiatrica cerca il prof. per una consultazione
La vignetta racconta di un'equipe psichiatrica composta da operatori, uno psichiatra, psicologi terapeuti familiaristi, infermieri, ecc. che cerca il prof. per una consultazione. La ragazza protagonista, di 25 anni e la più piccola dei fratelli, viene ricoverata a seguito di atti autolesivi e un paio di tentativi seri di suicidio.
L'equipe sostiene che sono successe cose serie che hanno determinato il bisogno di consultazione. Il background generale è che questa ragazza ha tentato diverse volte di suicidarsi con i farmaci dopo essere stata lasciata dal ragazzo. La ragazza tende a punirsi quando non è soddisfatta di sé stessa.
La famiglia è composta da molti fratelli e sorelle, in totale 8, ed è abbastanza caotica, molto litigiosa e con un clima aggressivo, litigioso riconducibile allo stile genitoriale con poca concessione all'affettività e molto concentrati sul lavoro. Quando la ragazza viene mollata tenta il suicidio e poi è trasferita in SPDC (servizio di psichiatria e dipendenze chimiche).
psichiatrico didiagnosi e cura) dove sta una decina di giorni e poi viene trasferita in una clinica. Non riescono ad agganciare la ragazza che ha un atteggiamento rifiutante tranne nei colloqui familiari che hanno avviato abbastanza presto vedendo la sua indisponibilità. I colleghi riescono a recepire informazioni sul clima familiare: i figli attribuiscono la responsabilità ai genitori che confermano assumendosi la responsabilità, dicendo che sono stati abituati a loro volta così. I genitori accolgono gli inviti riflessivi e sviluppano una riflessione critica sul proprio funzionamento. La ragazza è partecipe con uno spirito molto diverso rispetto a quello che ha in clinica rispetto allo scambio con i colleghi, ha accettato di fare dei test ma ha rifiutato i colloqui dicendo che non aveva nulla da dire. 2 psichiatri hanno tentato con questa ragazza un approccio per costruire con lei un progetto ma lei è molto restia. L'equipe decide di provare con
un altro psichiatra più giovane degli altri due e ha degli stili di funzionamento molto poco aggressivi, è molto disponibile, gentile, non conflittuale nei modi e quindi decidono di provare con lui. Effettivamente ha dei modi talmente inoffensivi di approcciarsi e la ragazza è incuriosita da lui e inizia a raccontarsi rispetto alla scuola e alla famiglia. Il primo colloquio si conclude chiedendole se vuole rincontrarlo e lei dice di sì, qualche giorno dopo hanno un secondo colloquio dove la ragazza si racconta maggiormente, lo psichiatra riferisce che se ha fatto quel gesto era molto disperata e sofferente. Mette l'accento non sul comportamento ma sul sentimento che era alla base. La ragazza è profondamente commossa da questa osservazione e inizialmente piange poi dice che quello era l'uomo della sua vita, che ci sarebbe uscita di casa rifacendosi una vita e allontanandosi dal suo nucleo familiare. Si dannoun altro appuntamento e la ragazza va incamera e cerca di impiccarsi e viene salvata percaso da un’infermiera di passaggio. I colloqui vengono sospesi, la ragazza non ha avuto dellelesioni perché soccorsa immediatamente. L’equipe decide di chiedere una consultazione etenerla solo sotto osservazione in attesa di consultazione senza altri stimoli. Avviene laconsultazione e fanno un’ipotesi tutti insieme da cui discende una proposta di interventosuccessivo con la ragazza.Quale può essere l’ipotesi costruita? Quale può essere l’intervento successivo?
Che cos’ha? Perché ce l’ha? Cosa le serve? Che effetto mi fa? Un mix di tenerezza erabbia
Il contatto con la sua sofferenza l’ha fatta andare in crisi ma quella condizione di sofferenza èuna manifestazione diversa dai tratti solitamente messi in scena da lei nel vivere (durezza,indipendenza, autonomia). Siamo in presenza di una discontinuità del sé molto
significativa, quello che è emerso in quell'approccio del giovane psichiatra è un bisogno di contatto, di vicinanza, di riconoscimento relativamente a delle profonde emozioni di sofferenza e questo l'ha fatta sentire fragile ma questa parte non ha posto all'interno di quell'organizzazione di personalità fondamentale alla ragazza per sopravvivere dentro una famiglia conflittuale. C'è un'impossibilità ad albergare dentro di sé dei sentimenti di vulnerabilità e di bisogni affettivi perché sono svalutati, come una manifestazione di debolezza. La discontinuità del sé possiamo rappresentarla come una parte piccola di bisogno di sintonia, riconoscimento, ascolto, protezione e l'organizzazione che va in un'altra dimensione che è fortemente minacciata da quel sentimento di vulnerabilità. Nella famiglia chi piangeva era considerato debole, maschio o femmina che fosse. Ilcortocircuito scatenato da quell’esperienza di contatto con questa vulnerabilità ha scatenato la rabbia, un odio eliminatorio nei confronti di quella parte di sé vulnerabile e bisognosa di buone relazioni. La stessa parte che la ha esposta all’umiliazione di essere lasciata dal ragazzo. La ragazza alla fine si reintegra anche grazie agli interventi con i genitori. Il cortocircuito è che lei se la prende con quella parte vulnerabile di sé e la vuole eliminare. È un disturbo della fiducia di base ossia mette in mostra diffidenza che è l’assoluta mancanza di fiducia (all’estremo opposto c’è l’affidamento che è un bisogno naturale e lo sperimentiamo da adulti in certi momenti dell’amore, del sesso, dell’amicizia. Lo sperimentiamo a pezzetti, non è una condizione. L’attaccamento è la manifestazione del bisogno di affidamento). La ragazza aveva due alternative o mi affido o diffido,
decidono di intraprendere un percorso terapeutico insieme.di trovare una terza via che possa salvare sia la sua capacità di proteggersi e di affrontare le difficoltà e non soccombere sia il suo bisogno di essere sé stessa.
II vignetta
Una collega terapeuta chiede una consultazione al prof. per una situazione di grande difficoltà, ossia è stalkerizzata da una paziente con la quale ha interrotto la terapia. La paziente le ha fatto danni importanti: rovinato con un chiodo la carrozzeria della macchina, minacce se non avesse ripreso il lavoro con lei, se la è ritrovata nello studio poiché entrata con un'altra paziente etc. Non ha fatto denunce. La donna di 35 anni le ha chiesto di fare terapia trovando il suo nome su internet. Nei primi colloqui viene a conoscenza della storia della donna: orfana a due anni della madre e rimane con il padre che beveva fino a quando il padre la porta in un istituto e la lascia lì. Il padre ogni tanto va e poi progressivamente sparisce e lei viene cresciuta dalle suore.
Si apre una procedura di adottabilità ma non viene mai adottata e cresce in questi istituti dove tra i 6 e i 12 anni subisce molestie da parte di una suora a cui è particolarmente legata e del giardiniere. Questa cosa si scopre e viene tolta dall'istituto quando ha 12 anni e viene messa in una casa famiglia dove cresce abbastanza bene e poi trova un lavoro quando ha preso la maturità. Nella sua storia ha cambiato lavoro varie volte perché litiga spesso. Il problema non è l'impegno lavorativo ma la sua suscettibilità di carattere, si offende molto facilmente. Il racconto che fa alla collega è diverso, racconta di essere stata sempre sfortunata, che i datori di lavoro non la capivano, la sfruttavano, etc. sempre con un tema di trascuratezza e di persecuzione. Racconta anche che nella sua vita affettiva le cose non sono mai andate oltre delle relazioni sporadiche che finivano facilmente con sua molta insoddisfazione e chiede aiuto.
perché stava succedendo. La collega le ha spiegato che quella sensazione di freddo e il rumore che sentiva erano segni di una reazione emotiva profonda che stava emergendo durante la terapia. Le ha detto che era normale e che poteva essere un segnale che stava iniziando a toccare parti dolorose del suo passato. La collega le ha consigliato di continuare a esplorare queste emozioni e di affrontare il dolore che emergeva, perché solo così avrebbe potuto iniziare a guarire. La donna ha deciso di seguire il consiglio della collega e di continuare la terapia, nonostante fosse difficile e doloroso. Con il tempo, ha iniziato a comprendere meglio le connessioni tra il suo passato e la sua infelicità attuale, e ha iniziato a lavorare su se stessa per superare il dolore e trovare la felicità.da dovevenisse fino a quando ha capito che veniva dal torace della paziente. Ciò che rende la situazione difficile e inquietante quando la donna fa delle richieste e delle proteste come pagare meno, rimanere di più etc. che non permettevano alla collega di mantenere il setting. Si ha un'escalation: più la collega cerca di tenere il setting più la donna la chiama, si presenta fuori orario fino a che la collega interrompe le sedute e come conseguenza vi è l'episodio della macchina etc. Come condizione le dice che riprenderanno se lei andrà dallo psichiatra e le procura anche un nominativo. Questa psichiatra non riesce ad agganciare la paziente. La collega d'accordo con la psichiatra quest'ultima fa un controllo sociale e le dice che non deve disturbare la dottoressa sennò la denuncerà, che deve prendere i farmaci, recarsi al CPS per i colloqui con lo psichiatra, costruisce una rete attorno a questa donna. La collegaRichiesta di consultazione al Prof. specializzato in traumi dello sviluppo
Chiedo gentilmente una consultazione al Prof. che si occupa dei traumi dello sviluppo. Sono alla ricerca di una spiegazione per un disturbo che sembra simile a un disturbo schizoparanoico, ma che non lo è.