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LUNGO PERIODO DELL’IMPRESA (ANCHE SERVENDOSI DELLA RAPPRESENTAZIONE
GRAFICA).
PERCHÉ GLI ECONOMISTI RITENGONO CHE L’EQUILIBRIO DI LUNGO PERIODO IN
CONCORRENZA PERFETTA RAPPRESENTI LA SITUAZIONE IDEALE DI MERCATO?
Per gli economisti la differenza fra ricavi e costi è denominata profitto. Non si tratta solo di
una differenza terminologica. È importante sottolineare che l’utile degli aziendalisti non
coincide con il profitto degli economisti. Questi ultimi, infatti, considerano fra i costi non solo
quelli ‘contabili’ (cioè quelli effettivamente pagati dall’impresa) ma anche il costo
opportunità di tutte le risorse impiegate dall’impresa.
Se il profitto economico conseguito nell’attività d’impresa risulta positivo, anche dopo aver
considerato il costo opportunità di tutte le risorse impiegate nell’impresa, allora si parla di
extra-profitto. In questo caso, infatti, il profitto eccede la remunerazione ‘normale’ dei fattori;
quella, cioè, che tali fattori avrebbero potuto ottenere nel migliore impiego alternativo (costo
opportunità). Nella ripartizione del reddito prodotto dall’impresa sono i fornitori del capitale
di rischio (soci) ad appropriarsi di ciò che residua dopo aver remunerato gli altri fattori della
produzione. Per tale ragione l’extra-profitto si traduce normalmente in una remunerazione
superiore al normale per i proprietari dell’impresa.
Gli economisti sono interessati a rilevare la presenza di extra-profitti in un mercato poiché
ritengono che in questo caso la situazione di mercato sia inefficiente. Gli economisti, infatti,
hanno a riferimento l’ottimale allocazione delle risorse per la collettività. Tale allocazione
ottimale è ottenuta quando ogni fattore ottiene una remunerazione ‘normale’, pari cioè al
suo costo opportunità. In questo caso, per l’economista sarebbe necessario intervenire per
modificare le condizioni di mercato al fine di eliminare la possibilità per le imprese di ottenere
extra-profitti. Gli aziendalisti, al contrario, sono interessati allo studio delle forme di mercato
per il motivo opposto. Essi, cioè, sono interessati alle condizioni che consentono alle imprese
di conseguire potere di mercato (vantaggio competitivo nel linguaggio aziendale) ed ottenere
extra-profitto (cioè una remunerazione del capitale superiore al normale).
3) SI FORNISCA LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA SITUAZIONE DI EQUILIBRIO DI LUNGO
PERIODO DI UN’IMPRESA IN CONCORRENZA PERFETTA, SPIEGANDO PERCHÉ SI VERIFICA
TALE SITUAZIONE.
4) ILLUSTRARE COME SI MODIFICHEREBBERO LA CURVE DI COSTO E DI DOMANDA
DELL’IMPRESA SE QUESTA ATTUASSE UNA STRATEGIA DI DIFFERENZIAZIONE DEL
PRODOTTO.
FORME DI MERCATO: MONOPOLIO
1) SPIEGARE CHE COSA SI INTENDE PER DISCRIMINAZIONE DEL PREZZO
Si ha discriminazione del prezzo quando un’impresa vende lo stesso bene a prezzi diversi a
seconda di chi acquista o di quanto acquista.
L’obiettivo dell’impresa è di appropriarsi del surplus del consumatore.
Affinché un’impresa possa attuare la discriminazione del prezzo devono essere verificate le
seguenti condizioni:
• La curva di domanda dell’impresa è inclinata negativamente (come nel caso del monopolio)
• L’impresa è in grado di identificare acquirenti disposti a pagare prezzi diversi per lo stesso
prodotto • Non è possibile (o semplice) la rivendita dei prodotti fra gli acquirenti (arbitraggio)
per cui chi ha pagato un prezzo inferiore potrebbe rivendere ad un prezzo superiore.
Attraverso la discriminazione del prezzo il monopolista tenta di appropriarsi in tutto o in parte
del surplus del consumatore.
La discriminazione del prezzo può essere distinta nelle seguenti tipologie:
• Perfetta o del primo ordine: il monopolista fa pagare ad ogni acquirente il proprio prezzo di
riserva appropriandosi così totalmente del surplus del consumatore
•Del secondo ordine: l’impresa offre un ventaglio di offerte inducendo i consumatori ad
autoselezionarsi (es. sconti per le quantità)
• Del terzo ordine: l’impresa è in grado di fissare prezzi diversi per diverse categorie di
consumatori (es. sconti agli studenti per l’acquisto di software)
2) ILLUSTRARE (ANCHE GRAFICAMENTE) IN CHE MODO CAMBIEREBBE LA SITUAZIONE DI
EQUILIBRIO PRIMA RAPPRESENTATA NEL CASO IL MONOPOLISTA EFFETTUASSE UNA
DISCRIMINAZIONE DI PREZZO DEL PRIMO ORDINE.
3) SPIEGARE COSA SI INTENDE PER DISCRIMINAZIONE DI PREZZO DEL PRIMO ORDINE IN UN
CONTESTO DI MONOPOLIO.
La discriminazione del primo ordine è un caso teorico molto difficile da riscontrare nella
realtà.
Sono, al contrario, estremamente diffuse le altre due forme di discriminazione del prezzo, le
quali comportano di praticare un ventaglio di prezzi sul mercato, suddividendo in tal modo
gli acquirenti in diversi gruppi e praticando loro prezzi più o meno elevati a seconda
dell’elasticità della domanda al prezzo.
Per esempio, le compagnie aree praticano forme molto sofisticate di discriminazione del
prezzo per cui sono in grado di vendere posti sullo stesso volo (stesso prodotto) a prezzi molto
diversi a seconda se si stratta di clientela d’affari (con domanda rigida) o clientela turistica
(con domanda più elastica); oppure la discriminazione è basata sull’anticipo nella
prenotazione poiché si ritiene che chi prenota all’ultimo momento mostri minore elasticità
al prezzo.
4) SPIEGARE QUALI FORME PUÒ ASSUMERE LA DISCRIMINAZIONE DEL PREZZO/SI
ILLUSTRINO LE DIVERSE TIPOLOGIE DI DISCRIMINAZIONE DEL PREZZO (ANCHE FORNENDO
DEGLI ESEMPI).
Attraverso la discriminazione del prezzo il monopolista tenta di appropriarsi in tutto o in
parte del surplus del consumatore.
La discriminazione del prezzo può essere distinta nelle seguenti tipologie:
• Perfetta o del primo ordine: il monopolista fa pagare ad ogni acquirente il proprio prezzo
di riserva appropriandosi così totalmente del surplus del consumatore
-• Del secondo ordine: l’impresa offre un ventaglio di offerte inducendo i consumatori ad
autoselezionarsi (es. sconti per le quantità)
• Del terzo ordine: l’impresa è in grado di fissare prezzi diversi per diverse categorie di
consumatori (es. sconti agli studenti per l’acquisto di software)
La discriminazione del primo ordine è un caso teorico molto difficile da riscontrare nella
realtà.
Sono, al contrario, estremamente diffuse le altre due forme di discriminazione del prezzo, le
quali comportano di praticare un ventaglio di prezzi sul mercato, suddividendo in tal modo
gli acquirenti in diversi gruppi e praticando loro prezzi più o meno elevati a seconda
dell’elasticità della domanda al prezzo. Es. le compagnie aree praticano forme molto
sofisticate di discriminazione del prezzo per cui sono in grado di vendere posti sullo stesso
volo (stesso prodotto) a prezzi molto diversi a seconda se si stratta di clientela d’affari (con
domanda rigida) o clientela turistica (con domanda più elastica); oppure la discriminazione
è basata sull’anticipo nella prenotazione poiché si ritiene che chi prenota all’ultimo
momento mostri minore elasticità al prezzo
FORME DI MERCATO: MONOPOLIO
1) COS’È L’OLIGOPOLIO?
E’ una forma di concorrenza imperfetta.
• Poche imprese presenti sul mercato ed elevata concentrazione dell’offerta
• Interdipendenza: i risultati delle decisioni di un’impresa dipendono anche dalle scelte dei
concorrenti
L’oligopolio è caratterizzato dal fatto che sul mercato sono presenti pochi produttori che
possono offrire prodotti omogenei o differenziati.
La principale caratteristica dell’oligopolio è la consapevolezza dell’interdipendenza: i
risultati delle azioni di un’impresa dipendono anche dalle azioni dei concorrenti.
2) SPIEGARE CHE COSA SI INTENDE PER COLLUSIONE IN UN MERCATO OLIGOPOLISTICO
L’interdipendenza determina la possibilità di un comportamento strategico: azioni volte ad
influenzare a proprio favore il comportamento dei concorrenti e il contesto ambientale.
La consapevolezza dell’interdipendenza potrebbe indurre le imprese presenti nel mercato a
comportamenti cooperativi piuttosto che di concorrenza. Per cooperazione si intende un
accordo implicito (collusione) o esplicito (cartello) finalizzato a eliminare o limitare la
concorrenza fra le imprese L’obiettivo della collusione e dei cartelli è quello di comportarsi
sul mercato come un monopolista, riducendo l’offerta ed aumentando i prezzi. Una volta
definito l’accordo collusivo (o il cartello) le imprese oligopoliste debbono decidere come
assegnare ad ognuna le quote di produzione e la ripartizione del profitto totale.
3) RAPPRESENTATE LA MATRICE DEI PAYOFF IN UNA SITUAZIONE DI INTERAZIONE
OLIGOPOLISTICA RICONDUCIBILE AL GIOCO DEL ‘DILEMMA DEL PRIGIONIERO/ • INDICATE
QUAL È LA PREVEDIBILE SOLUZIONE DEL GIOCO, SPIEGANDONE LE RAGIONI.
4) SPIEGATE CHE COSA SI INTENDE PER ‘PRINCIPIO DELLA COMPETENZA’ NELLA
RILEVAZIONE DI COSTI E RICAVI E FARNE UN ESEMPIO DELLA SUA APPLICAZIONE (*)
Con principio di competenza economica si intende un criterio di redazione contabile che
registra i costi e i ricavi di un’impresa in un dato periodo, anche quando questi non hanno
prodotto – fino a quel momento – alcun movimento nella cassa aziendale.
In altre parole, è un principio che distingue tra le operazioni economiche e i movimenti di
liquidità, e dà precedenza ai primi ai fini della redazione del bilancio d’esercizio – inteso qui
come conto economico, stato patrimoniale ed eventuale nota integrativa.
Per il principio di competenza, quindi, non è necessario conoscere il valore dell’incasso, né
tantomeno quello delle spese. La tesoreria aziendale passa così totalmente in secondo
piano. Con tutte le conseguenze del caso.
Ciò nonostante, la grande maggioranza delle imprese italiane è tenuta a redigere la
contabilità considerando soltanto costi e ricavi. La contabilità ordinaria, infatti, impone per
legge di scrivere il bilancio secondo il principio di competenza economica, tanto che se ne
trova riscontro già nel nostro Codice Civile, indicato all’art. 2423 bis tra i principi di
redazione del bilancio.
Il principio di competenza economica è però solo uno dei principi su cui si basa la
contabilità in azienda. Il che significa:
- ne esistono altri, che si applicano contestualmente a questo (e sono i principi di prudenza,
realizzazione, continuità aziendale)
- ne esiste uno diametralmente opposto, ch