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La capacità di latenza può essere sfruttata per produrre un transgene nei
neuroni;
Andando a togliere alcuni trascritti e proteine dal vettore herpetico, si
può renderlo incapace di portare a termine la replicazione, lasciandolo in
uno stato di latenza permanente forzata (artificiale).
I geni da bloccare per evitare la lisi cellulare sono i geni immediate early (ICP4,
ICP27, ICP0, ICP22, ICP47). Togliendo ICP4 e ICP27, momento cruciale per
l’espressione successiva di geni precoci e tardivi, si riesce a bloccare la cascata
di espressione genica che porta, in ultima istanza, alla lisi della cellula
infettata.
Come si fanno i vettori erpetici?
Si può procedere tagliando via i geni non essenziali (replicazione condizionata).
In questo modo, si cerca di diminuire la patogenicità del virus, che diventa
incapace di replicare o comunque a basso titolo e nelle condizioni favorevoli,
come nel caso di cura di un tumore cerebrale: non si vuole far produrre un
transgene al tumore, si vuole che esso scompaia. Esso può scomparire grazie a
un virus che infetti le cellule in divisione, ma l’infezione deve rimanere sotto a
una certa soglia per evitare danni collaterali. Un altro modo per produrre un
vettore erpetico è asportando i geni essenziali (replicazione difettiva). Si
possono rimuovere CP4 e CP27, immobilizzando il virus con la cassetta di
espressione nella cellula infettata (il virus non è in grado di replicare). Il rischio
è che questi trascritti occupino comunque lo spazio all’interno del
nucleocapside. Esiste quindi un’altra strategia. Un terzo sistema (quello degli
ampliconi), quando si vuole veicolare più di una cassetta all’interno della cellula
bersaglio mediante il vettore erpetico, prevede la somministrazione dei geni
del virus in trans (all’interno di altri plasmidi), in modo tale che questi non
finiscano all’interno del nucleocapside. Fornendo due plasmidi molto grandi (di
solito, uno è un BAC), si fa impacchettare una particella che non possiede
nessuno di quei geni. Il BAC contiene il genoma di Herpes simplex, ma manca
del segnale di packaging, mentre il secondo plasmide trasporta il transgene e il
segnale di packaging di HSV. Non vengono espressi né i geni essenziali né
quelli non essenziali. L’espressione di questi geni non è contenuta all’interno
del vettore erpetico, ma in vettori di espressioni separati forniti alle cellule di
packaging per produrre particelle virali (cfr. lentivirus con gag e pol). Quindi
non si ha replicazione virale ed effetti citotossici dovuti all’espressione di
proteine virali.
Sono rappresentate due delle strategie di produzione di virus erpetici.
Nella prima, si trasfettano le cellule (cellule VERO, epiteliali renali di scimmia,
che si infettano molto bene con Herpes). Si allestisce una linea di cellule VERO,
che esprimano ICP4 (proteina essenziale) costitutivamente. Si possono
infettare le stesse cellule con un virus helper erpetico. trasfettandole
contemporaneamente con il vettore di espressione. Si produrranno due
particelle virali nelle cellule: quelle che contengono l’amplicone e quelle del
virus helper. Si vanno a infettare altre cellule in laboratorio e alla fine il vettore
recuperato dal surnatante (al 99%) sarà sicuramente quello contenente
l’amplicone, anche se una minuscola porzione (che dà contaminazione) di
particella helper rimane.
Mentre, invece, nel secondo caso, dove non si ricorre a un virus helper, si co-
trasfetta un vettore erpetico con un vettore di espressione BAC abbastanza
grande da portare al suo interno tutte le cassette di espressione necessarie per
l’assemblamento delle particelle virali. Nel surnatante, si ritroveranno soltanto
particelle virali vettoriali pronte all’uso nella terapia genica.
Tra i due sistemi, naturalmente, è più vantaggioso il secondo, dal momento che
non ci si avvale della presenza di un altro virus nel preparato, mentre i plasmidi
di espressione sono più facili da controllare.
Le varie proteine erpetiche svolgono differenti funzioni. Perché è così
importante rimuovere ICP4?
ICP4 blocca l’espressione dei geni immediate early (ICP) e attiva la trascrizione
dei geni precoci e tardivi. Se, ad esempio, si trasducesse con un vettore che
esprime ICP4 una cellula che presenta HSV in latenza, si rischia la riattivazione
dell’infezione nell’ospite. I primi geni, nella storia della progettazione vettoriale,
a essere stati rimossi sono stati ICP4, ICP0 e CP27, per impedire il procedere
della cascata di espressione genica di HSV. Tra tutti questi geni, ci sono
proteine legate alla neurovirulenza di herpes, come ICP34. A seconda del
contesto di applicazione, si decide cosa rimuovere. Per un approccio di terapia
genica che produca un transgene, tutte le suddette proteine non solo non sono
necessarie, ma provocano danni. ICP34 blocca l’autofagia. L’autofagia non è
una semplice degradazione degli organelli vecchi per ricostruirne di nuovi, è un
meccanismo che si attiva in seguito a uno stress subito dalla cellula, che
risponde allo stress, modulando l’autofagia. La cellula riesce a chiudere il
materiale all’interno di questo in membrane, gli autofagosomi, che vengono
bombardati da enzimi litici dei lisosomi. Il contento dell’autofagosoma viene
sciolto dall’azione degli enzimi lisosomiali. CP34 impedisce che questo accada
al virus, per farlo sopravvivere. Viene bloccata la virusfagia, attuata contro i
capsidi nel citoplasma dalla cellula che si accorge di essere stata infettata.
ICP34 è una proteasi che taglia Beclin-1, una delle proteine coinvolte all’inizio
del processo autofagico. L’autofagia serve a mantenere costante e a rinnovare
gli organelli a partire dal materiale vecchio digerito, soprattutto nelle cellule
nervose, che hanno un ciclo replicativo pressochè inesistente o molto lento,
quindi portano segni evidenti di aging. Se non avvenisse il turnover degli
organelli, la cellula nervosa andrebbe incontro ad apoptosi. Si parla di
neurovirulenza perché, con l’infezione da HSV, questo turn-over viene
stoppato.
Esistono vari vettori erpetici: le stanghette nere che attraversano la struttura
dei vettori rappresentano le delezioni nei geni ICP. Ci sono vettori con il
genoma sostanzialmente integro di HSV, con l’aggiunta di un transgene,
mentre altri presentano più siti di taglio che bloccano la trascrizione dei geni
precoci. Si possiede un’organizzazione diversa, perché sfruttano cassette di
espressioni all’interno del genoma di HSV variabili.
I primi vettori (KLZ, SLZ, SHZ, ecc.) sono utilizzati come vettori reporter, che
producono lac-Z, la timidina chinasi oppure una proteina fluorescente.
Altri, come TOCX e Nurel C, sono vettori erpetici usati nella lotta al cancro,
perché producono TNF-α, per attivare l’infiammazione e il processo
immunitario, o perché producono proteine litiche o tossine. Si hanno, poi,
vettori che portano geni di grandi dimensioni (trascritti per andare a sopperire
alle distrofie muscolari), come THD. Questi trascritti non potrebbero essere
trasportati altrimenti.
Le applicazioni dei vettori erpetici sono tante e coinvolgono il cervello, le
meningi, il midollo spinale, i motoneuroni, il trasporto di fattori coinvolti in
neuropatie periferiche (MGF), il sistema nervoso periferico, il sistema nervoso
autonomo. Le applicazioni per la terapia genica dei vettori erpetici sono
davvero numerose. Ne sono un caso i vari approcci per la lotta al cancro, con la
suicide gene therapy, che causa la morte delle cellule trasdotte, oppure la
produzione di TNF e di IL-10, che porti attivamente il sistema immunitario nella
massa tumorale, oppure il trasporto di proteine w-t (TNF, p63, ATM), che nel
cancro sono mutate o perdute, in un unico vettore, portando le cellule
cancerose a morire, osservando i danni irreversibili subiti da queste cellule.
Un’altra grossa applicazione è in funzione anti-angiogenesi. Le grosse masse
tumorali, per poter sopravvivere, producono una serie di vasi sanguigni, per
attaccarsi alla circolazione del nostro organismo. Si veicola, attraverso il
vettore, un blocco per il segnale di pro-vascolarizzazione e si impedisce
l’irrorazione di sangue della massa tumorale, aumentandone la mortalità per
starving e riducendo la probabilità che una cellula si stacchi dalla massa, vada
nel circolo e produca metastasi.
A livello cerebrale ci sono numerose applicazioni, per curare varie malattie
neurodegenerative, dalla corea di Huntington, all’Alzheimer, al Parkinson, per
evitare la perdita di neuroni con l’utilizzo di Bcl-2 e altre proteine. Il grosso
vantaggio di un vettore erpetico è la sicurezza di portare più trascritti. I vettori
erpetici possono trasportare in una cellula più trascritti, per curare malattie
multifattoriali, per trasportare geni di grandi dimensioni, oppure per
combattere malattie molto aggressive sfruttando la grande tenacia di HSV.
La terapia non neurologica basata su vettori erpetici è sia ex vivo o in vivo. Si
possono avere iniezioni muscolari di vettori per gene replacement (di DMD, ad
esempio), o in cellule adipose, per avere la produzione di proteine circolanti,
come NGF, interleuchine, TNF-α o altri mediatori del sistema immunitario. Si
possono sfruttare le iniezioni nel tessuto adiposo per produrre fattori di
coagulazione in pazienti che soffrono di emofilia. La terapia ex vivo è
paragonabile a quella degli altri vettori: prelievo di cellule staminali dal
paziente, trasduzione con un vettore erpetico, induzione del differenziamento
nel tipo cellulare richiesto, reinfusione delle cellule nel paziente. Si ottiene una
sacca di cellule sane, geneticamente modificate, che rimpiazzano
progressivamente le cellule malate del paziente.
Lo studio di nuovi vettori erpetici è importante perché hanno migliori capacità
di trasporto rispetto agli altri tipi di vettore. Sanno trasportare geni di grandi
dimensioni senza integrarsi all’interno della cellula.
In un vettore erpetico, si hanno U2 e U8, con all’interno una cassetta di
espressione, che contiene un promotore specifico, una sequenza IRES (Internal
Ribosome Entry Site). Questa sequenza si utilizza perché è possibile sfruttare
queste sequenze per far saltare il ribosoma dalla prima parte di un lungo mRNA
fino all’ATG collocata dopo l’IRES: si ottiene, in un unico trascritto, l’espressione
di due proteine, prodotte insieme in un unico mRNA.
I vettori erpetici ibridi
Si possono trasferire ai vettori erpetici caratteristiche da vettori virali di altri tipi
(lentivirali, retrovirali, AAV) per avere cassette integranti. Se ne possono avere
di quattro tipi: con AAV, con EBV (virus di Epstein-Barr), con EBV e un
re