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Semiconservativa: Ad ogni ciclo di replicazione la doppia elica si apre e le
cellule figlie avranno un filamento vecchio ed uno nuovo, con stesso corredo
genetico. Questo modello è l’unico possibile, e sfrutta la capacità del DNA di
denaturarsi sintetizzando una copia di sé stesso.
Dispersiva: In questo modello si hanno frammenti vecchi e frammenti
nuovi all’interno dello stesso filamento; è un tipo di duplicazione ad alto
rischio di errori.
Esperimento di Meselson-Stahl (1958) è stato fondamentale per determinare il
meccanismo semiconservativo di duplicazione del DNA. Meselson e Stahl fecero
crescere dei batteri Escherichia coli in un terreno di coltura ricco dell'isotopo
pesante N15. L’utilizzo dell’azoto non era casuale, ma fu scelto poiché essendo
presente nelle basi azotate, i batteri una volta cresciuti prendevano l’azoto dal
terreno di coltura.
Questi batteri metabolizzarono N15, che si introdusse in molte molecole
biologiche, tra cui le basi azotate del DNA. In questo modo il DNA presente nei
batteri risultava un "DNA pesante", poiché inglobava atomi di azoto più pesanti
della norma. Alcuni batteri furono prelevati e da essi venne estratto il loro DNA,
per aggiungerlo ad una provetta contenente una soluzione concentrata di cloruro
di cesio e centrifugarla. In queste condizioni, nella provetta si formò un gradiente
di densità, perché il cloruro di cesio tende a concentrarsi verso il fondo. Una volta
formato il gradiente di densità, il DNA migra per fermarsi nella regione della
soluzione con densità uguale alla sua. Ciò che si vide sperimentalmente fu una
banda verso il fondo della provetta.
A questo punto, alcuni batteri furono trasferiti dal primo terreno di coltura ad un
nuovo terreno, in cui era presente N14. Trascorsi 20 minuti, tempo necessario per
la formazione di una nuova generazione di batteri, alcuni batteri furono prelevati
dal terreno standard per estrarre il loro DNA. In seguito ad una centrifugazione, si
ottenne un'unica banda posta in posizione superiore rispetto a quella del caso
precedente: il DNA era quindi più leggero. Questo metodo fu fondamentale poiché
permise di separare due molecole con peso molto simile, capendo quale fosse la
più leggera.
Esperimento di Griffith (1928) fu uno dei primi esperimenti a suggerire che i
batteri sono in grado di trasferire informazioni genetiche mediante il processo della
trasformazione. L'ufficiale medico inglese Frederick Griffith stava studiando il
batterio pneumococco, uno degli agenti patogeni della polmonite umana, per
sviluppare un vaccino contro questa malattia che al tempo, prima della scoperta
degli antibiotici, mieteva molte vittime.
L’esperimento dimostra che un agente chimico non vivente presente nel ceppo
virulento del batterio pneumococco è responsabile della morte del topo. Questo
agente chimico è in grado di trasferirsi e trasformare geneticamente i batteri non
virulenti della forma virulenta.
Il ceppo S (smooth) era costituito da cellule che producevano colonie a superficie
liscia. Essendo ricoperte da una capsula polisaccaridica, queste cellule erano
protette dagli attacchi del sistema immunitario dell’ospite. Se iniettate in topi di
laboratorio, esse si riproducevano e provocavano la polmonite (il ceppo era quindi
virulento). Il ceppo R (rough) era costituito da cellule che producevano colonie con
superficie irregolare, prive di una capsula protettiva e non virulente. Era già noto
dai tempi di Pasteur che il calore era in grado di rendere innocue le colture
batteriche, così Griffith inoculò in alcuni topolini degli pneumococchi S uccisi dal
calore e osservò che i batteri erano disattivati, cioè incapaci di produrre l’infezione.
Quando però Griffith somministrò a un altro gruppo di topi una miscela di batteri R
vivi e batteri S uccisi dal calore, notò che gli animali contraevano la polmonite e
morivano. Esaminando il sangue di questi animali, Griffith lo trovò pieno di batteri
vivi, molti dei quali dotati delle caratteristiche del ceppo virulento S; egli concluse
che in presenza degli pneumococchi S uccisi, alcuni degli pneumococchi R vivi si
erano trasformati in organismi del ceppo virulento S.
La struttura tridimensionale delle molecole di DNA è stata descritta nel 1953
da Watson e Crick. Proposero che il DNA è costituito da due catene
polinucleotidiche avvolte a spirale in senso destrogiro, formando una doppia elica.
Definirono anche che nelle molecole di DNA ci fossero uguali quantità di adenina-
timina e guanina-citosina. La doppia elica è stabilizzata da 2 tipi di interazioni:
Legami idrogeno tra le coppe di basi, che sporgono da ciascuna delle due
catene. Le basi devono presentare una corretta disposizione dei gruppi donatori e
accettori di legami idrogeno. Ciò si verifica solo se adenina si trova di fronte a
timina e guanina si trova di fronte a citosina, formando le coppie di basi
complementari (A-T e G-C). Le forze di van der Waals tra basi sovrapposte,
con molecole delle basi piatte che possono creare estese interazioni.
Le due catene hanno direzioni opposte, poiché dove troviamo estremità 5’,
nell’altra catena troviamo estremità 3’ (andamento antiparallelo). La sequenza
nucleotidica di una catena della doppia elica è libera, perché in ogni posizione può
essere presente uno dei quattro nucleotidi che costituisce il DNA; tuttavia, una
volta definita la sequenza di una delle due catene, la sequenza dell’altra è
completamente vincolata, in quanto deve presentare le basi complementari a
quelle presenti sulla catena opposta. Le due catene hanno quindi sequenze
diverse, ma complementari.
La duplicazione del DNA è bidirezionale e avviene mediante bolle di
replicazione. L’innesco che rende disponibile estremità 3’ è un frammento di RNA
primer, sintetizzato da DNA primasi, successivamente rimosso. Dato che DNA
polimerasi può sintetizzare il DNA solo in direzione 5’-3’, soltanto il filamento
parentale con estremità libera 3’ può essere copiato in modo continuo; l'altro
filamento viene invece copiato in direzione 3’-5’, replicandosi per frammenti di
Okazaki (brevi catene nucleotidiche che si formano durante la duplicazione di una
molecola di DNA sul filamento con estremità libera 5’) man mano che DNA
polimerasi avanza svolgendo la doppia elica, grazie all’apertura della forcella di
replicazione. I frammenti di Okazaki sono poi uniti da DNA ligasi, formando l'intero
filamento complementare allo stampo parentale.
Gli istoni sono proteine associate al DNA,
coinvolte in determinazione della struttura
cromosomica ed espressione genica. Possiamo suddividere gli istoni in 5 categorie:
H1, che forma interazione tra nucleosomi, e H2A-H2B-H3-H4, che formano i
nucleosomi. Il ruolo strutturale degli istoni è determinato dalla loro capacità di
immagazzinare e condensare il DNA, raggruppando la lunga molecola in un breve
ammasso di cromatina detto nucleosoma, primo livello di condensazione del
DNA. Esso è costituito da un core, formato da tanti giri di DNA avvolti attorno ad un
ottamero proteico, costituito da 4 coppie di unità istoniche differenti.
La sequenza di DNA che costituisce il gene per la sintesi proteica presenta, al suo
interno, altre sequenze ripetute di nucleotidi, chiamate introni, che non vengono
utilizzate per codificare gli amminoacidi da inserire nella proteina. Il gene è perciò
formato da sequenze nucleotidiche che codificano gli amminoacidi, chiamate
esoni, intervallate da sequenze di introni non codificanti. Il processo di rimozione
degli introni è detto splicing, condotto da RNA messaggero.
Il DNA, insieme a diverse proteine, si organizza in una struttura detta
cromosoma. I cromosomi sono 46 molecole di DNA duplicate e spiralizzate, visibili
solo durante la divisone cellulare. Sono costituiti da cromatina, contenuto
granulare del nucleo formato da fibre contenenti DNA e proteine. Quando una
cellula non è in divisione, la cromatina si trova sotto forma di lunghi filamenti.
Esiste eucromatina, regioni attive poco condensate con sequenze trascritte, ed
eterocromatina, regioni silenziate molto condensate con elementi ripetitivi.
L’impalcatura della cromatina è formata da proteine non istoniche, dotate di carica
parzialmente negativa.
Il secondo tipo di acido nucleico è RNA, coinvolto nel processo di sintesi proteica.
Ogni RNA è caratterizzato da una propria sequenza nucleotidica, specificata dalla
sequenza nucleotidica del segmento di DNA che costituisce il gene per quel RNA;
uno dei filamenti di DNA che costituisce il gene, in base alla legge di
complementarità delle basi, funge da stampo e seleziona i nucleotidi del RNA. RNA
è composto da una singola catena polinucleotidica, che può ripiegarsi a formare
tratti a doppio filamento intramolecolare. Esistono 3 tipi di RNA:
RNA ribosomiale: Entra nella costituzione dei ribosomi, coinvolti nella
sintesi proteica.
RNA transfer: Trasportatori degli aminoacidi per la sintesi proteica.
RNA messaggero: Deputato al trasferimento di informazioni per la
sequenza di aminoacidi delle proteine sintetizzate, nel processo di sintesi
proteica.
La sintesi proteica è il processo che porta alla formazione di una nuova proteina,
ossia una sequenza di amminoacidi denominata catena polipeptidica. Avviene in 2
fasi: Trascrizione: Avviene nel nucleo, dove mRNA possiede il gene del DNA
trascritto, con l’informazione che passa da DNA a RNA.
Traduzione: Avviene nei ribosomi del citoplasma, e viene tradotta
l'informazione da sequenze di nucleotidi a sequenze di amminoacidi, che
formeranno in seguito la proteina. Al processo servirà per forza il codice
genetico, con l'informazione, indispensabile per la sintesi proteica, che passa
dai geni alle proteine (Dogma Centrale della Biologia).
La trascrizione vede RNA-polimerasi sintetizzare il nuovo filamento di mRNA, che
ha trascritto il messaggio dalla sequenza genica del filamento stampo di DNA, per
uscire dai pori nucleari del nucleo, subendo il processo di splicing. Si assemblano
nel citoplasma le 2 subunità del ribosoma, con la minore che si aggrega al tratto
iniziale del mRNA e la maggiore che si attacca ad essa subito dopo.
Nel punto di attacco dell’enzima RNA-polimerasi, i due filamenti del tratto di DNA
corrispondenti ad un gene si aprono, con uno di essi che fa da stampo per la
sintesi di una molecola di mRNA ad esso complementare. RNA-polimerasi si sposta
lungo il filamento stampo di DNA aggiungendo nuovi ribonucleotidi ad estremità 3’
del nuovo filamento di mRNA, con direzione 5’-3’. Per iniziare la si