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PLANCTON
Categoria ecologica che include tutti gli organismi viventi che sono trasportati passivamente
dalla corrente d’acqua.
Molti organismi planctonici sono di dimensioni microscopiche, alghe unicellulari, protozoi,
larve, piccoli animali come i crostacei, ma il plancton comprende anche organismi di grandi
dimensioni come, ad esempio, grandi meduse o alghe galleggianti.
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FILTRATORI E DETRITIVORI
Numerosi animali raccolgono il nutrimento loro necessario rimanendo ancorati al fondo e
consumando microrganismi e materia organica in particelle.
Al contrario del plancton, il necton comprende gli organismi acquatici che nuotano
attivamente: pesci, molluschi, crostacei, rettili marini, uccelli marini, mammiferi marini, ecc.
L'organizzazione in “banchi” è un vantaggio importante per le specie migratrici perché
facilita la locomozione, la scoperta della preda, la difesa dai predatori e l'incremento
numerico.
ALGHE
Sono «foto attive» perché dotate di clorofille ed altri pigmenti, possono avere un corpo
unicellulare, coloniale o pluricellulare, le dimensioni delle alghe, quindi, possono essere
microscopiche o gigantesche. In tutte le alghe è presente la clorofilla.
MOLLUSCHI
Costituiscono il secondo gruppo più numeroso (110 000 specie) dopo gli insetti.
Colonizzano il mare, le acque dolci e la terraferma. Vivono in tutti gli ambienti marini per cui
si trovano sia nel plancton (larve), sia nei fondali che in mare aperto.
CROSTACEI
Rappresentano un gruppo di grande importanza negli ecosistemi marini (gamberi, granchi,
aragoste, ecc.). Sono animali fondamentalmente marini. Solo qualche specie ha colonizzato
la terraferma, alcuni le acque dolci ma la stragrande maggioranza di essi sono marini.
Questi animali erano considerati bioindicatori dell’ecosistema marino.
RETTILI
I rettili che abitano stabilmente o che frequentano l'ambiente marino sono: tartarughe
marine, iguane marine, serpenti di mare, coccodrilli d'acqua salata.
Non essendo dotati di branchie devono comunque respirare tramite i polmoni e quindi
risalire in superficie per rifornirsi d'aria, anche se dopo lunghe apnee. Possono respirare
anche dall’epidermide, solo che è una respirazione limitata nel tempo.
UCCELLI
Sono specie di uccelli che si sono adattate alla vita marina, alcuni mantenendo la capacità
del volo come gli albatri o i gabbiani, altri perdendola durante l'evoluzione come i pinguini,
che per quanto goffi sulla terraferma sono perfettamente idrodinamici sott'acqua,
raggiungendo anche elevate velocità.
MAMMIFERI
I cetacei sono mammiferi marini adattati alla vita marina acquisendo importanti
adattamenti.
Come tutti gli animali terrestri riadattati alla vita marina, essi sono vincolati alla respirazione
aerea e non possono rimanere indefinitamente immersi.
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Gli odontoceti (cetacei dentati) predano organismi di dimensioni maggiori come calamari e
pesci. Le orche si cibano anche di mammiferi marini, quali foche e otarie i cetacei vivono
permanentemente nelle acque, altri mammiferi sono diventati acquaioli, pur svolgendo
parte delle loro attività sulla costa ad esempio i trichechi, le foche, i leoni marini, ecc.
La bioluminescenza in chimica è l’emissione di luce visibile da parte di alcuni organismi
viventi, come risultato di naturali reazioni chimiche: è uno dei prodotti risultanti
dall’ossidazione di piccole molecole, che prendono il nome di luciferine.
Vere e proprie reazioni chimiche, catalizzate da specifici enzimi: luciferasi e fotoproteine.
Le luciferine responsabili della maggior parte delle reazioni sono quattro, ben conservate tra
le specie.
Per capire meglio come funziona la bioluminescenza prendiamo il caso dei batteri, la cui
emissione di luce deriva dall’ossidazione di un composto chiamato flavina mononucleotide
ridotto (FMNH₂) e di un’aldeide a lunga catena (RCHO).
Dimorfismo sessuale
L’evoluzione del sesso ha permesso a noi di arrivare dove ora siamo, grazie alla
discriminazione tra i due sessi.
Questa variabilità da specie a specie è ancora più curiosa dato che altri processi di sviluppo
delle altre funzioni sono molto più conservati dal punto di vista evolutivo nelle varie specie.
Mentre le altre funzioni di un organismo sono su base individuale, la riproduzione sessuata,
che si è evoluta come tale al fine di una maggiore adeguatezza (fitness) di specie, richiede
due individui di sesso diverso per manifestarsi.
Non solo per esplicarsi, ma fondamentalmente per esitare nel suo scopo di prosecuzione di
specie sempre più evolute.
Per evoluzione si intende la selezione naturale che agisce sulla variabilità individuale e
favorisce gli individui più adatti che, meglio riproducendosi, cambiano nel tempo la
discendenza. Presenta una serie di meccanismi destinati alla riproduzione della vita vegetale
e animale che culminano nella riproduzione sessuata fino alla riproduzione sessuata della
specie umana.
Peculiarità della riproduzione sessuata: assicurare dentro ogni specie una variabilità tale da
esprimere nuove caratteristiche che rendano parte della progenie più adatta a sopravvivere
e a riprodursi in un determinato ambiente, attraverso quella particolare divisione che è la
meiosi e la fecondazione che permette l’unione.
Perché i sessi sono due?
I gameti maschili e femminili hanno diversa forma (Y ha perso un pezzo di X) e dimensione.
Questo deriva dall’evoluzione di pressioni opposte dirette da una parte a massimizzare il
numero dei gameti, la loro possibilità di incontro e la massa cellulare per il successivo
sviluppo dello zigote: la competenza riproduttiva dei due partner è massimizzata se uno dei
gameti interagenti è piccolo e mobile e se l’altro è immobile e grande quanto basta per
assicurare le risorse per lo sviluppo dello zigote.
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Se sottoposta a controllo da parte di altri cromosomi si determinerebbe XY : XX : YY
(verosimilmente ridotta fertilità o maggior morbilità, inibizione della diffusione dei nuovi
geni determinanti il sesso).
Queste condizioni dirimenti spiegano perché i sessi sono due e solo due e perché la
differente forma dei gameti è comune a tante specie.
Quindi l’evoluzione ha rapidamente condotto alla presenza di due sessi completamente
separati negli organismi multicellulari (organismi ermafroditi con gameti dei due sessi con
autofertilizzazione vanno incontro a progenie a basso livello di adeguatezza).
I cromosomi sessuali sono diventati eteromorfi X e Y.
L’eteromorfismo dei cromosomi sessuali spiega perché la determinazione del sesso è
bloccata nel suo stato attuale negli uccelli e nei mammiferi (Mawaribuchi S. e al., 2012) e
non in vertebrati inferiori, dove i cromosomi sessuali sono omomorfici e soggetti a rari
eventi ricombinanti. Inoltre, c’è una tendenza alla crescita del corpo lungo le
diverse linee evolutive delle varie specie e quelle che
posseggono il sistema XY sono accompagnate da un
dimorfismo sessuale della dimensione corporea, vale a
dire aumento del rapporto maschio/femmina.
In natura nelle varie specie sono rari i casi di selezione
“debole” del sesso.
Una scelta di fondo canalizzata in modo tutto-o-nulla è
più facile da implementare, tenendo conto che la
decisione di sviluppo innescata dal segnale iniziale di
determinazione sessuale deve essere stabilizzato e
mantenuto durante lo sviluppo.
Determinazione cromosomica
Regolata dai geni presenti sui cromosomi sessuali, avviene al momento della fecondazione.
I cromosomi omologhi sono detti autosomi se uguali, eterosomi se diversi (ex. sessuali).
Sistema a digametia maschile: il maschio è portatore di 2 cromosomi sessuali diversi.
Maschio X0 e femmina XX.
Sistema a digametia femminile: presente negli uccelli, nei lepidotteri e in molti rettili in cui
sono presenti cromosomi sessuali. Maschio ZZ e femmina WZ. I maschi sono generalmente
più piccoli delle femmine.
Baltzer nel 1912 scoprì per la prima volta la determinazione del sesso ambientale
nell’echiuride Bonellia viridis: le larve se entrano in contatto con la proboscide della
femmina diventano maschi, altrimenti femmine se non la toccano.
La determinazione del sesso può essere regolata da vari fattori ambientali dopo la
fecondazione (determinazione metagamica): in questi casi, sebbene non vi sia una
determinazione genetica, il sesso è comunque regolato da geni, la cui espressione è però
controllata dalle circostanze ambientali in cui avviene lo sviluppo.
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In rari casi il sesso del nascituro è già determinato prima ancora della fecondazione
(determinazione progamica): nel polichete Dinophilus gyrociliatus sono prodotte uova più
grandi che daranno femmine e più piccole (maschi) dopo la fecondazione. La produzione del
numero di uova con diverse dimensioni è regolata dallo stato nutrizionale della madre.
Gli effetti ambientali possono determinare il sesso in due modi:
1. Graduale: graduale spostamento del rapporto sessi in relazione al variare del
parametro ambientale che induce lo sviluppo di un determinato sesso. Sono molti i
fattori ambientali che hanno un effetto del genere.
2. Soglia: si verifica quando il rapporto sessi varia da uno a zero in uno stretto range di
variazione del parametro ambientale: c’è un punto limite a destra del quale si
ottiene un solo sesso e a sinistra l’altro. Temperatura e l’esposizione al sesso
opposto generano questo effetto.
Tutto questo è determinato dal signaling (molecole
segnale che bloccano o sbloccano geni, temperatura e
ritmi circadiani).
Il sesso viene determinato anche dalla temperatura
(rettili). I cromosomi sessuali sono comuni negli
squamati, rari nei cheloni e assenti nei loricati. La
determinazione ambientale del sesso è mediata dalla
temperatura d’incubazione delle uova è di tipo soglia.
Si suppone che una temperatura più elevata durante lo sviluppo possa determinare una
maggiore percentuale di crescita che si ripercuoterà sulla taglia definitiva dell’adulto.
Il maschio dei loricati trarrebbe vantaggio dalla taglia maggiore perché per avere accesso
alle femmine per accoppiarsi deve lottare con altri maschi.
Nelle tartarughe la competizione tra i maschi è, in genere, ridotta o assente, per cui è più
importante che le femmine siano più grandi per poter contenere più uova e un maschio più
piccolo è anche più rapido nel raggiungere le femmine.
Il caso dei coccodrilli è più problematico: forse può essere adattativo in ambienti in cui, o si
verificano imprevedibili cambiamenti di temperatura, oppure in specie che hanno una
distribuzione geograf