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ERNIA DEL DISCO
È una dislocazione del nucleo polposo. Con il passare degli anni, la fibrocartilagine in alcune zone può non
esserci o diventare sottile, e il nucleo polposo può erniare, cioè, uscire dalla sua sede. Se ernia in alto o in
basso non dà sintomatologia. Si sente dolore quando il nucleo ernia postero-lateralmente, perché comprime
le radici sensitive creando sintomi dolorifici, o può comportare un deficit motorio se comprime le radici
motorie.
Le ernie sono più probabili nei tratti più mobili: si può avere a livello cervicale o nel tratto lombare. Un’ernia
toracica è molto meno frequente perché le vertebre toraciche sono molto meno mobili ed è il punto in cui si
articolano le coste.
2.1.2 Diartrosi
Nelle diartrosi non c’è tessuto interposto tra le due ossa che si affrontano. Si formano in prevalenza tra le
epifisi delle ossa lunghe, e permetto ad un osso di muoversi rispetto ad un altro. Gli elementi che
caratterizzano la diartrosi sono:
- La capsula articolare CAps si inserisce con un’estremità su un osso, passa a ponte l’articolazione e si
inserisce con l’altra sull’altro osso. Rappresenta l’elemento di contenzione, contenitivo, che tiene
unite le due ossa. È formata da due porzioni:
Esternamente è formata da una capsula fibrosa, formata da connettivo addensato e ricco di
o fibre collageniche resistenti alla trazione, ma non alle forze di compressione. Il periostio che
riveste l’osso ad un certo punto si divide, lo strato esterno passa a ponte e si continua con la
capsula fibrosa.
Internamente è rivestita da una membrana, la membrana sinoviale. Essa è formata anche
o dallo strato interno e cambiale del periostio. Oltre a formare lo strato interno, la membrana
sinoviale si riflette in prossimità del CAP e riveste la superficie non articolare del CAP, guarda
verso la cavità. Se tolgo la membrana sinoviale che riveste la superficie non articolare del CAP
vedo lo strato interno e lo strato cambiale del periostio e infine l’osso.
Dove la membrana si attacca sull’osso essa forma fibre di Sharpey (o perforanti). Durante la
formazione dell’osso, quando la matrice va incontro a calcificazione, queste fibre collageniche che
appartengono allo stato fibroso della capsula articolare, calcificano insieme all’osso. Rappresentano
un punto di ancoraggio molto solido della capsula sull’osso.
Membrana sinoviale > strato interno del periostio > strato cambiale
- Per ogni osso impegnato nell’articolazione identifichiamo il capo articolare CAP. Corrisponde
all’estremità del segmento scheletrico che va dal punto di attacco della CAps fino alla superficie
articolare SA del CAP, che corrisponde al punto in cui il CAP è rivestito da cartilagine articolare. Il CAP
presenta due superfici: una SA, rivestita da cartilagine articolare, e una non articolare, che è rivestita
da altre membrane.
- La cavità articolare è una cavità virtuale, che si forma per la minor pressione interna rispetto a quella
esterna, le pareti si afflosciano e si toccano, è ampia pochi millimetri. Si divide in due zone:
19 una rima articolare che corrisponde alla porzione di cavità interposta tra le due SA, nella sona
o in cui i due capi articolari si affacciano e sono rivestiti da cartilagine articolare.
nei recessi o sfondati articolari, formati dal resto della cavità. Il recesso è tanto più ampio se
o la CAps si inserisce lontano dalla cartilagine articolare. Più il recesso è ampio, più il movimento
del dispositivo articolare è ampio.
L’osso che si trova in prossimità della cartilagine articolare viene sempre chiamato osso subcondrale.
(a) Membrana sinoviale
La membrana sinoviale è formata da due strati:
- Lo strato intimale, che guarda verso la cavità. È formato da 1-3 strati di cellule pseudoepiteliali che
rivestono una cavità e si comportano come cellule epiteliali: sono di derivazione mesenchimale e non
hanno membrana basale. Queste cellule sono:
I sinoviociti A, che sono cellule macrofagiche, con scarso RER, tanti lisosomi e psudopodi
o nella porzione apicale della cellula. Sono responsabili della produzione di acido ialuronico, e
del turnover del liquido sinoviale all’interno della cavità articolare.
Il liquido sinoviale è un essudato del sangue. Quando in prossimità del capillare c’è una cavità, il
plasma fuoriesce dal capillare e cade nella cavità. Il liquido viene poi arricchito e depurato dai
sinoviociti. In particolare, quelli di tipo A riassorbono parte del liquido e lo depurano fagocitando detriti
e cellule morte. I sinoviociti di tipo A producono anche l’acido ialuronico, che arricchisce il liquido e
lubrifica le superfici articolari, facilitando gli scorrimenti.
I sinoviociti B sono fibroblasti modificati, ricchi di RER, che arricchiscono il liquido producendo
o proteine, proteoglicani, glicoproteine (come la lubricina e l’acido ialuronico).
- Strato subintimale, che sta al di sotto dello strato intimale e guarda verso lo strato interno del
periostio. È formato da connettivo lasso di tipo areolare, ricco di vasi, che può diventare connettivo
adiposo, che fa da cuscinetto ammortizzante ed è un po’ più povero di vasi (ex. nell’articolazione del
ginocchio).
In alcune sedi è formato da connettivo fibroso, ricco di fibre e poverissimo di vasi, e non è rivestito dai
sinoviociti. Se la membrana sinoviale è formata connettivo fibroso, è presente in alcune articolazioni
dove ci sono annessi articolari (dischi e i menischi).
In alcune articolazioni la membrana sinoviale può formare delle frange, le frange sinoviali, dove la membrana
si estroflette nella cavità. Quando l’estroflessione è molto spinta, queste frange possono interporsi tra una
superficie articolare e l’altra ed arrivare in prossimità della rima. In questa zona le due superfici quasi si
toccano e la presenza di frange potrebbe comportare la rottura di vasi durante il movimento. Per questo
motivo, quando le frange sono molto lunghe, vengono asportate.
La presenza di queste frange aumenta la superficie della membrana sinoviale e quindi facilita il turnover del
liquido sinoviale, che fuoriesce dalla porzione arteriosa del capillare e rientra dalla porzione venosa. La
velocità e lo spostamento del liquido sono favoriti dal movimento articolare.
(b) Liquido sinoviale
Il liquido sinoviale può anche essere chiamato sinovia. È un liquido incolore di aspetto viscoso e possiede
glicoproteine che hanno la funzione di lubrificare. È formato da una parte corpuscolata con poche cellule
derivanti dal sangue, e da una parte fluida proveniente dal sangue (al 95% acqua) e dai sinoviociti B che
secernono glicoproteine, proteoglicani e proteine.
Per esempio, l’articolazione del ginocchio contiene 0,5 ml di liquido. La quantità di liquido può tuttavia
aumentare in alcune situazioni, come nelle cadute quando il ginocchio si gonfia, a causa della rottura dei vasi
che riversano il liquido nelle cavità, formando l’edema.
Il liquido sinoviale lubrifica l’articolazione grazie all’acido ialuronico che facilita il movimento evitando l’attrito.
Per di più esso rappresenta anche il massimo nutrimento della cartilagine articolare, che non è vascolarizzata.
(c) Cartilagine articolare
La cartilagine articolare non è rivestita da pericondrio: inizialmente è presente del connettivo, che deriva dal
mesenchima intermedio, ma poi degenera e scompare. L’assenza di connettivo è molto importante,
innanzitutto perché è un tessuto vascolarizzato e i vasi verrebbero rotti durante ogni movimento articolare.
Inoltre, le fibre collagene presenti nel connettivo non consentirebbero alla superficie di essere levigata.
La cartilagine articolare rappresenta ciò che persiste della cartilagine epifisaria, non viene invasa dai nuclei di
ossificazione e contribuisce per tutto il periodo dell’accrescimento ad espandere le estremità ossee. Poi,
permane a rivestire la SA del CAP, a causa di fattori genetici e meccanici.
20
La cartilagine articolare è cartilagine ialina, ma è specializzata: la disposizione dei condroblasti ricorda la
cartilagine metafisaria. La disposizione delle fibre collageniche è diversa, e dopo la nascita si distribuiscono a
formare archi.
La linea cementante si forma quando l’osso primario viene sostituito, e rappresenta il punto in cui gli
osteoclasti hanno smesso di mangiare e gli osteoblasti hanno iniziato a deporre. Questa linea cementante è
ricca di proteoglicani e di minerali e dunque rappresenta un punto in cui l’osso è particolarmente duro e
mineralizzato. Essa costituisce il punto di attacco della cartilagine sull’osso ed è il punto in cui l’attività dei
condroclasti, che erodono la cartilagine calcificata, si ferma e parte la deposizione da parte degli osteoblasti.
Ad un certo punto questa attività si ferma e permane della cartilagine che non viene sostituita da osso.
Questa linea si presenta molto ondulata, a causa dell’ossificazione endocondrale, e questo è un vantaggio
perché facilita l’attacco della cartilagine con l’osso; se il punto di attacco fosse un margine liscio, infatti, la
cartilagine potrebbe staccarsi molto più facilmente dall’osso sottostante.
Le fibre collageniche decorrono parallelamente tra loro e formano delle arcate. Esse decorrono dal punto più
profondo della cartilagine verso la superficie, dove formano degli archi, per poi tornare in profondità. Le cellule
si organizzano in vari strati:
- Strato tangenziale: più superficiale, dove i condrociti appaiono appiattiti e guardano verso la cavità,
ma non sono a diretto contatto con essa perché sono rivestiti da fibre che formando le arcate e
passano sopra le cellule.
- Strato ad archi: le cellule appaiono più tondeggianti e formano dei gruppi isogeni.
- Strato radiale: i gruppi isogeni si presentano più allungati.
Nello strato radiale si riconoscono due porzioni della cartilagine, una calcificata e una no, dove si è fermato il
processo di calcificazione. Queste due porzioni di cartilagine radiale sono separate da un’altra linea ondulata,
non quanto la linea cementante, che prende il nome di tide mark.
Al di sopra dello strato tangenziale c’è una zona chiamata lamina splendens, che appare lucida al
microscopio e manca di condrociti, ed è formata solo da fibre collageniche, coperte da una glicoproteina, la
lubricina, che agisce da lubrificante per ridurre l’usura delle superfici articolari. Le cellule dello strato
tangenziale risentono comunque della compressione della cartilagine, perché,