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A
La CMAE (costo marginale dell’esternalità) rappresenta il costo per
ogni unità prodotta dall’impresa A sopportato dall’impresa B. È un
costo marginale aggiuntivo che l’impresa B deve fronteggiare
perché l’impresa vicina è inquinante. CMAE non è percepito dall’impresa A e non fa parte del suo costo marginale.
Quando c’è un’esternalità non ci troviamo più nella situazione in cui il beneficio marginale eguaglia il costo
marginale, ma il costo marginale è più grande di quello che avremmo in concorrenza perfetta.
Diventa necessario introdurre il concetto di costo marginale sociale, cioè, totale, ovvero il costo marginale
che la collettività affronta nel suo complesso.
Contiene il costo marginale della produzione (Cm ), ma anche il costo marginale dell’esternalità (CMAE), cioè il costo
A
sopportato dai produttori che hanno dei costi senza essere indennizzati per colpa di quel bene prodotto.
Il costo marginale sociale è quel costo che comprende tutte quante
le esternalità ed è quindi quello che va eguagliato al beneficio
marginale, cioè al prezzo. Concludendo, quando esiste
un’esternalità è Pareto efficiente solamente quando la quantità
prodotta che eguaglia quella in cui il beneficio sociale totale,
rappresentato dal prezzo è pari al costo marginale sociale totale.
In questo caso, dunque, la quantità prodotta è eccessiva. La
quantità che l’impresa A decide di produrre per massimizzare i
profitti senza tenere conto dell’esternalità è Qa ed è troppo
grande. La quantità ottimale sarebbe data dal punto di
intersezione del costo marginale sociale e il prezzo dato dal
mercato cioè Q*.
Le imprese devono produrre di meno per rispristinare l’ottimo paretiano che si ha nel punto K.
Notare che i due segmenti C-K e F-Q* sono identici, cioè i costi sostenuti da entrambe le imprese sono uguali.
Il mercato fallisce nel produrre l’ottimo paretiano se lasciato a sé tutti i produttori producono Qa e non Q*.
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Calcolo della perdita di benessere sociale dovuta all’esternalità.
Cioè, lo svantaggio aggregato che la collettività sopporta per il
fallimento del mercato.
Il triangolo KBG (area sopra il livello del prezzo) rappresenta la
perdita sociale dovuta alle esternalità ed è determinata da un
eccesso di costo rispetto al beneficio del prezzo.
Quando la quantità scende a Q* la perdita secca si azzera e si
ritorna a una condizione di ottimo paretiano.
15) Quali sono i possibili rimedi alle esternalità?
I possibili rimedi alle esternalità possono essere:
• produzione pubblica: le aziende inquinanti sono aziende con partecipazione dello Stato o interamente possedute
dallo Stato. Queste partecipazioni statali hanno la caratteristica di produrre quello che il settore pubblico ritiene
sia l’ottimalità paretiana. Non producono dunque in modo tale da massimizzare i profitti. La produzione pubblica
è teoricamente una soluzione, ma praticamente non esiste la possibilità perché, se produce poco va a
danneggiare i consumatori, se produce troppo danneggia la socialità.
• Fusione delle imprese. Viene internalizzata l’esternalità. Ad esempio, se l’azienda inquinante acquisisce l’azienda
inquinata internalizza i suoi costi. L’internalizzazione dei costi implica che l’impresa inquinante sopporterà un
costo marginale più alto. È una soluzione che nella realtà non si verifica mai.
• Diritti d’inquinamento trasferibili. Il teorema di Coase va in questa direzione. Le imprese vendono ai danneggiati
il diritto di inquinamento per inquinare meno. Oppure chi ha il diritto a non essere inquinato vende questo
diritto all’impresa inquinante permettendole di inquinare di più.
• Regolamentazione: si mettono degli obblighi per le imprese di non superare una quantità inquinante pari a Q*.
Per legge produciamo l’ottimo paretiano.
Le imprese reagiscono:
- riducendo la produzione.
- investendo in impianti di depurazione.
In entrambi i casi si verifica una riduzione dell’esternalità.
Tuttavia, questa soluzione ha dei problemi: è una soluzione costosa perché i controlli sono costosi. Fare le leggi e
farle rispettare è un grande costo. Inoltre, è difficile da controllare perché non c’è un trattamento differenziato
rivolto, ad esempio, a imprese che hanno già degli impianti di depurazione che riducono l’esternalità rispetto a
imprese che invece inquinano in modo più intenso. Si impone a tutti i soggetti lo stesso comportamento.
Con questa soluzione il costo esterno dell’esternalità viene rimosso introducendo un altro costo nazionale di
lotta all’inquinamento (sostenuto da chi paga le tasse). Sostanzialmente si redistribuisce un costo ma non
produco una situazione di equilibrio di mercato concorrenziale.
• Imposta pigouviana (es., carbon tax, road pricing, imposta sul tabacco)
Lo Stato introduce un’imposta fissa su ogni unità di prodotto inquinante, pari al costo marginale esterno valutato
nel punto di ottimo, che induce l’impresa a raggiungere la produzione Pareto efficiente. Dunque, il costo
marginale sopportato da ciascuna impresa che produce il bene
inquinante è pari al suo costo marginale di produzione + la tassa.
La tassa fissa si trova (valore dell’esternalità CMAE) nel punto di
ottimo rappresentato dal segmento FQ*, che è uguale al
segmento KC.
Siccome il costo marginale di ogni unità prodotta e venduta
dall’impresa inquinante ora è gravato dall’imposta (T: costo pari
a KC) il costo marginale trasla il costo marginale verso l’alto fino
a quando non vi è l’uguaglianza con il Pa.
L’imposizione dell’imposta pigouviana produce un’ottimalità
nella produzione perché ora nel costo marginale interno
dell’impresa inquinante c’è anche il costo marginale
dell’esternalità nel punto di ottimo. Nel punto di ottimo il costo
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totale sopportato per ciascuna unità prodotta da dall’impresa inquinante è esattamente pari al prezzo che riceve dal
mercato.
L’impresa essendo in concorrenza perfetta non può scaricare il costo fisso (tassa) sul consumatore e di conseguenza
questa tassa ricade solo sul produttore.
L’imposta pigouviana ha un ulteriore vantaggio significato: produce un gettito. Chi inquina paga e porta all'ottimo
paretiano. Soddisfa dunque un criterio di equità.
L’imposta pigouviana presenta però delle criticità, ovvero funziona solo in concorrenza perfetta. Inoltre, è difficile
sapere qual è l’ottimo paretiano e di conseguenza l’imposta può non essere calibrata correttamente.
• Teorema di Coase:
È ispirato ad una filosofia opposta a quella dell’imposta pigouviana: nessun intervento pubblico è necessario per
rimediare al fallimento provocato dalle esternalità.
Lo stato si limita ad attribuire i diritti di inquinare e di non essere inquinati ai soggetti interessati. Questo è molto
importante perché, se non lo si fa nessuno ha interesse nell’acquistare o vendere questi diritti.
Indipendentemente dall’attribuzione all’inquinatore o all’inquinato, le due parti, attraverso la libera contrattazione,
raggiungono l’equilibrio efficiente (Q*). Attribuendo all’impresa inquinante il diritto di inquinare quanto
vuole, l’impresa inquinata ha interesse a comprare almeno in
parte il diritto di inquinare dell’impresa A per indurla a non farlo.
L’impresa inquinata per far sì che l’altra impresa produca un’unità
in meno di prodotto quanto sarebbe disposta a pagare? Potrebbe
pagare una somma pari al costo di quella unità per lei, cioè il
segmento verticale EF.
Quanto vorrà essere indennizzata l’impresa inquinante per aver
rinunciato a produrre quell’unità? Vorrà ricevere un indennizzo
pari al segmento BD, perché BD è la differenza tra il prezzo che
riceve dal mercato e il costo marginale a quel livello di produzione
e quindi è il profitto a cui producendo un’unità in meno l’impresa
inquinante rinuncia.
BD è più piccolo di EF, dunque è interesse dell’impresa inquinata pagare l’altra impresa per produrre meno.
Fintanto che il costo di un’unità di prodotto in più per l’impresa danneggiata è maggiore dell’indennizzo che
deve dare all’impresa inquinante per non produrre quell’unità, questo scambio è reciprocamente vantaggioso.
Questo è un miglioramento paretiano. Rappresenta un vantaggio netto per l’impresa danneggiata, la quale paga BD
ma risparmia EF. Per quanto riguarda l’impresa inquinante la sua utilità rimane invariata perché viene indennizzata di
tutto il profitto perso.
Perciò questo contratto andrebbe stipulato (tenendo in considerazione i costi per farlo e che questi accordi si
rispettino effettivamente).
Questi contratti per far ridurre la quantità prodotta funzionano finché si arriva all’ottimo paretiano. Ci si ferma
quando il costo di indennizzo del profitto all’impresa inquinante è esattamente uguale a quello che è il suo vantaggio
in termini di costo: GQ*=KC.
La transazione economica (senza costi informativi) dell’impresa inquinata che paga l’impresa inquinante perché
rinunci alla sua attività è economicamente efficiente, ma iniqua. Tutto il mancato profitto di A (inquinatore) è
finanziato da B (inquinato). Paga chi è inquinato.
Se più equamente si attribuisce il diritto all’impresa danneggiata di
non essere inquinata l’azienda potrà decidere che l’inquinamento è
zero.
L’impresa inquinante è disposta a pagare per acquistare questo diritto
a non essere inquinato facendo rinunciare l’impresa inquinata al suo
diritto. Questo è vero da una produzione pari a zero fino all’ottimo
paretiano. Se la produzione arriva ad esempio fino al livello arancione
il vantaggio di produrre un’unità in più per l’impresa inquinante è pari
a HR (differenziale tra Pa e Cm ), ed è l’extraprofitto unitario
A
marginale che il produttore fa se convince l’inquinato ad accettare
un’unità in più di inquinamento, mentre il costo di un’unità in più per
l’impresa inquinata è solo EF.
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Con