vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Analoghi delle basi: Un'altra cosa in cui sono sfruttate le
forme tautomeriche delle basi azotate è la sintesi degli
analoghi come il Bromouracile: una struttura analoga
dell’uracile, ma la sua forma enolica è molto più
abbondante rispetto a quella dell’uracile stessa. In realtà
più che un analogo dell’uracile, lo è della timina perché
ha il bromo al posto del gruppo metilico, ma viene
chiamato bromouracile proprio perché è un uracile
sostituito con un bromo. Questa base può essere
incorporata nel DNA al posto della timina, ma visto che
ha un equilibrio diverso rispetto alla timina stessa può
avere un appaiamento diverso: mentre la timina si appaia con l’adenina, il bromouracile riesce a
formare legami a idrogeno stabili anche con la guanina, e questo fa
sì che il bromouracile risulti mutageno, ed ecco perché nella
replicazione può dare problemi. Può essere però usato per studiare
l’RNA, costruendo delle sonde a base di RNA; inoltre abbiamo alcuni
farmaci basati sulle strutture delle basi azotate, per esempio il
Fluorouracile è un farmaco antitumorale che inibisce la timidilato
sintasi; oppure la Mercaptopurina interferisce con la sintesi dei
ribonucleotidi purinici e di conseguenza con la sintesi del DNA.
Questi sono degli antitumorali perché sono farmaci non-targeted (non sono stati sviluppati
conoscendo in anticipo il target) e sono meno selettivi rispetto ad altri che invece hanno come
bersaglio altri composti all’interno della cellula che sono tipicamente over espressi in certi tipi di
tumori. In questo caso, la crescita incontrollata fa sì che questi abbiano comunque una certa
selettività, però sono tra i farmaci che possono causare perdita dei capelli o problemi alla pelle,
proprio perché sono quegli organi che tendono a riprodursi molto velocemente.
Struttura Secondaria del DNA
Abbiamo parlato dei legami a idrogeno e del fatto che questi sono importanti per la stabilità di
molte molecole organiche. Nel caso del DNA, sono tra i maggiori responsabili della stabilità della
doppia elica e quindi della formazione della struttura secondaria. L’appaiamento, nelle coppie di
Watson and Crick, forma legami a idrogeno stabili e questo spiega perché gli zuccheri dei
nucleotidi tendono a stare ad un certo angolo tra di loro dando origine alla formazione del solco
maggiore e del solco minore. Solco maggiore e solco minore sono importanti per il
riconoscimento da parte dei fattori di trascrizione della sequenza di un certo pattern di basi del
DNA. Queste molecole, avendo diversi gruppi funzionali, interagiscono tra loro come donatori ed
accettori di legami a idrogeno, ma possono interagire anche con altre molecole. Quindi il fatto che i
solchi abbiano una certa angolatura fa sì che le basi siano esposte alle altre molecole e quindi
riconoscibili.
La struttura del DNA è ormai nota. Tra i nomi da ricordare c’è quello di Chargaff, il quale dimostrò
che nel DNA il rapporto tra A e G e quello tra T e C varia, mentre quello fra A e T e fra G e C è
sempre molto prossimo a 1.
Questo lo portò ad ipotizzare che le basi si accoppiassero in questo modo: A-T e G-C. Questi però
non sono gli unici accoppiamenti possibili, infatti circa l’1% delle basi si associa diversamente
secondo un certo accoppiamento di Hoogsteen: un tipo di accoppiamento sin/anti invece che
anti/anti. Questo comporta che altri filamenti di oligonucleotidi possano interagire con una doppia
elica già esistente e formare delle interazioni. Questo può essere sfruttato per formare sonde per
riconoscere specificatamente determinate sequenze di DNA. Inoltre si trovano anche dei
superavvolgimenti i quali implicano accoppiamenti diversi: coppie di basi diverse e quindi
ripiegamenti diversi di oligonucleotidi con deviazione dall’idealità.
La doppia elica del DNA è stabilizzata principalmente da legami a idrogeno. Un ruolo importante
ce l’hanno le repulsioni tra i fosfati (per questo è importante che il gruppo fosfato sia acido e quindi
deprotonato); ma un altro ruolo importante è svolto dalle interazioni di stretching tra le basi azotate.
Le basi non sono perfettamente impilate l’una sull’altra, ma sono leggermente piegate e avvolte
lungo l’elica, ma comunque sia l’interazione tra le nuvole elettroniche è sufficiente per dare
stabilità.
Perché non abbiamo un’interazione forte tra le basi? Perché le interazioni biologiche devono
essere reversibili, quindi è un vantaggio che le interazioni tra le basi non siano forti, ed è per
questo che le interazioni non covalenti sono così importanti (essendo più deboli sono reversibili e
la loro forza è modulabile tramite il numero); poi nel caso della singola macromolecola, è
importante che questa resti flessibile e non sia completamente irrigidita: nel caso del DNA c’è
bisogno che la doppia elica si possa aprire. Questo fa sì che anche molecole diverse possano
interagire con il DNA andando, per esempio, a formare delle interazioni di stretching che possono
essere favorevoli e ulteriormente stabilizzanti per la molecola: questo è il caso degli agenti
intercalanti. Questi si vanno a posizionare tra le basi azotate formando delle interazioni di
stretching che stabilizzano l’elica. Su questo principio sono basati diversi farmaci antitumorali che
vanno a interferire con processi di srotolamento della doppia elica. La struttura chimica di queste
molecole è principalmente costituita da strutture policicliche planari e aromatiche. Possono essere
usati anche per visualizzare il DNA con esperimenti di biologia molecolare (si usa quindi il bromuro
di etidio); lo sviluppo di composti che possono essere usati come sonde o rivelatori per le molecole
biologiche è uno dei campi in cui la chimica biorganica trova applicazione, oltre allo sviluppo di
farmaci. Alcuni intercalanti vanno a bloccare l’elica, stabilizzandola ed impedendo il meccanismo di
srotolamento; altri apportano una modifica per cui la struttura non è più la stessa e questo causa
un cambiamento delle funzioni.
Strutture alternative del DNA:
HAIRPINS
Ci sono delle sequenze di DNA
che sono complementari nello
stesso filamento, per cui il
filamento tende a ripiegarsi e
formare una struttura a forcina.
Queste strutture si ritrovano spesso nei casi di alcune malattie neurodegenerative che implicano la
presenza di queste sequenze ripetute nel DNA che fanno sì che la struttura si ripieghi a formare
queste strutture a forcina. Chiaramente, questo va a competere con la formazione della doppia
elica e causa problemi. Un esempio di queste malattie è proprio la malattia di Huntington.
Compattamento del DNA in eucarioti
Il DNA deve essere compattato perché è una molecola
estremamente lunga che abbiamo bisogno di avvolgere e
ripiegare in modo che entri nel nucleo. Si ripiega tramite
strutture dette istoni che permettono al DNA di compattarsi
come un filo. Un ulteriore compattamento delle fibre di cromatina che si vengono a formare, fa sì
che il DNA si condensi di più dando origine ai cromosomi. Una cosa importante da ricordare è la
possibilità di avere modificazioni post traduzionali negli istoni: sono spesso delle modificazioni
transienti, che possono essere aggiunte e tolte, e che permettono alla cromatina di essere più o
meno avvolta (quando il DNA deve replicarsi non può restare avvolto sugli istoni). Queste
modificazioni specifiche sono metilazione o acetilazione molto spesso sulle lisine (AA con coda
basica amminica che permette queste modificazioni), o fosforilazioni su serina, treonina e tirosina.
Proprio la loro importanza strutturale e la presenza di modificazioni post-traduzionali ha fatto sì che
gli istoni siano diventati target per farmaci antitumorali, e sono inoltre molto studiati anche nella
ricerca biologica.
Biosintesi del DNA: DNA Polimerasi
Le DNA polimerasi sono state molto studiate sia per
capire come avviene la biosintesi del DNA, ma anche
per poterle sfruttare in laboratorio. Una di queste in
particolare, la Taq polymerase, è particolarmente
resistente alle alte temperature e viene quindi usata
nella PCR per replicare ed amplificare il DNA in
laboratorio. La sua scoperta è stata estremamente utile
per vari ambiti anche diversi dal laboratorio di ricerca,
come la genetica forense o la diagnostica.
Dobbiamo considerare il fatto che non tutti gli esseri hanno un genoma di DNA, alcuni virus hanno
un genoma di RNA e quindi noi abbiamo bisogno anche della trascrittasi inversa: enzima che
permette di sintetizzare il DNA a partire da RNA.
È stato scoperto, piuttosto recentemente, che la DNA polimerasi usa 3 ioni magnesio anziché 2.
Questo è importante per il meccanismo d’azione dell’enzima e ha importanza anche per la
concentrazione di magnesio che si utilizza quando si fanno gli esperimenti. Il terzo ione serve per
coordinare i fosfati: infatti aiuta a indebolirli per favorire l’attacco nucleofilo.
Sintesi chimica del DNA
Sappiamo che la biosintesi funziona con la polimerasi, ma dobbiamo pensare che per usare la
PCR abbiamo bisogno anche dei primer e di uno stampo da cui partire, quindi non possiamo
partire semplicemente dagli oligonucleotidi. L’utilizzo della PCR non si era ancora diffuso quando si
studiava la sintesi chimica del DNA, inoltre, fino agli inizi del 900, il codice genetico non era stato
ancora decodificato. La prima grande scoperta è stata l’identificazione di 50 codoni tramite la
sintesi enzimatica di oligonucleotidi di RNA, tradotti poi in peptidi che sono stati analizzati e
idrolizzati per identificare gli AA. Ancora oggi, per peptidi di media lunghezza, si può procedere in
questo modo per conoscere la composizione di AA all’interno del peptide: si idrolizzano con acidi
forti, si modificano per essere visibili all’UV e si analizzano con HPLC. Questo ha permesso di
identificare i primi 50 codoni.
È stato poi Khorana ad utilizzare i fosfati attivati per la sintesi dei primi oligonucleotidi, che
originariamente erano molto corti. Questo evento aprì la strada per la formazione di oligonucleotidi
più lunghi e lo studio del codice genetico.
Metodo Khorana: andando ad attivare il gruppo OH, si faceva un attacco sullo zucchero per poter,
ad esempio, fare una reazione di sostituzione. La DCC va ad attivare invece il fosfato, per cui
l’attacco è sul fosforo, si riesce così a formare il legame fosfodiestereo. Questo ha portato Khorana
a vincere il premio Nobel per la medicina nel 68.
Questa sintesi era limitata a pochi nucleotidi ed era molto laboriosa, nonché poco flessibile; infatti
la sintesi in soluzione ha bisogno di molti