vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Un'evoluzione qualitativa della documentazione
PRIMO: C'è un'evoluzione qualitativa della documentazione! Non c'è più produzione documentaria di documenti singoli. Le amministrazioni delle comunità non si basano più soltanto sul documento che - una tantum - viene redatto dal notaio e messo prima nella sacca, poi nell'armarium, con quella procedura atta al suo reperimento. Si inizia a dare serialità alla documentazione. Le tipologie documentarie iniziano - nel corso della seconda metà del Duecento, nel corso del Trecento e Quattrocento - iniziano ad avere continuità di produzione. Si potrebbe dire una continuità "giornaliera" di registrazioni (documentazione giuridica, fiscale, finanziaria -> entrate-uscite, pagamenti -> il camerlengo scrive giorno dopo giorno chi paga e chi riscuote).
Ma c'è un'evoluzione anche quantitativa -> se Tintinnano (piccola comunità) poteva vivere e gestirsi in
base a quanto stabilito nella carta libertatis e poi delegare altre attività ad un rapporto esclusivamente orale, col passar del tempo, anche nel piccolo centro si inizierà a tener memoria di una serie di operazioni tramite documenti. Dunque: qualità (tipologie nuove, riferite a certi ambiti di cui prima magari non si teneva memoria) e quantità. SECONDO: Questo meccanismo di auto-documentazione (uno dei fondamenti dell'esistenza degli archivi è l'auto-documentazione → dunque, un archivio si produce anche perché il soggetto produttore non ha solo bisogno di tutelare i propri diritti, ma anche avere una serie di materiali per auto-documentarsi) non riguarda più dimensione interna all'istituzione, ma troviamo il pubblico come soggetto esterno; non solo produzione più articolata e quantitativamente più esuberante: bisogna anche far conti con soggetti esterni all'istituzione. L'archivio disedimentazione non potrà più essere conservato nella sagrestia di una chiesa domenicana; bisogna averlo nella casa del comune e della comunità. Non possiamo consultare un documento e magari metterlo a disposizione di un pubblico, cercare quelle tre-quattro persone che hanno le chiavi (dov'è andato? Oggi non c'è; ripassi domani → non può funzionare così). L'archivio di sedimentazione richiede dinamicità, quotidianità di rapporti → l'interfaccia dell'istituzione (che chiamo comunità) è un pubblico, non solo organismi interni. Per far questo archivio avrà necessità di un personale nuovo (che è vecchio, ma nuovo). È vecchio perché sono isoliti notai; è nuovo perché i notai dovranno – in qualche misura – essere a servizio di un pubblico. Nel Due-Tre-Quattrocento c'è bisogno di qualcuno che faccia una copia; anzi,se vogliamo una copia che sia spendibile sul piano giuridico, quella copia deve avere certe procedure. Ricordiamo le copie autentiche, ritrovate nei nostri esempi. Non si fa una copia autentica per semplice uso informativo (per quello può bastare una semplice copia). Problema di poter consegnare al pubblico un documento autentico, valido giuridicamente. Altro aspetto (esteriore, più evidente): alla serialità (sequenza in serie di tipologie documentarie) corrisponde una forma, evidente sul piano esteriore → non più pergamene in un sacchetto o una sacca (arrotolate), ma registri (supporti che l’amministratore – notaio o chi per lui – compra dal cartolaio, rilegati in un certo modo, con una serie di fogli e una copertina), che avranno precise funzioni (ci scriverà un titolo, ci metterò una lettera per riconoscerlo… → ci sono elementi identificativi). Anche dal punto di vista esteriore questo archivio sedimento inizia ad.averecaratteristiche ben precise. Poi, in età moderna e contemporanea, da filze e volumi arriveremo alfaldone con i fogli sciolti (fogli che si accumulano e che si inseriscono in un contenitore).Non più singoli atti notarili fatti dal notaio e messi nell'armadio. Continuità nella gestioneamministrativa che si riflette nelle forme esteriori e così via.Coinvolgimento di notai sempre maggiore.Si iniziano a produrre – da parte dei notai – varie forme documentarie (abbiamo parlato dellanecessità di tenere registri di delibere; non più quelle forme tesorizzate di reformationes chepuntellano - in caso di necessità – le attività di una comunità, ma su registro). Si ha un grandesviluppo di tutte quelle produzioni legati alla gestione quotidiana della contabilità (registri didebitori-creditori). Ma anche la necessità periodica di elaborare strumenti di revisione contabile(entrate-uscite). MaAnche tutta una serie di liste: liste per riscossione di tasse, per valutazione patrimoniale (gabelle, per attività, o dazi, per status); poi giustizia sempre più articolata (non più singoli documenti, ma registri di testimoni, delle accuse, delle sentenze...).
Notaio è tirato - come una molla - da una parte e dall'altra; da un lato ha tutta la convenienza a mantenere il suo status di libero professionista (notaio ha compito di gestire atti tra privati → contrattualistica legata a transazioni, accordi e patti individuali: affitti, vendite, testamenti...); l'altro lato della molla lo tira verso (lo diventerà, con processo lento e vario) impiegato. In certi momenti tenderà a divenire ciò che nelle realtà più grandi saranno cancellieri (rinunciando dimensione professionale a vantaggio di attività esclusivamente rivolta a istituzione che l'ha ingaggiata).
TESTO DI ROLANDINO DE
PASSEGGERI (Summa totius artis notariae → trattato che si ècontinuato a produrre manoscritto in tutta Europa, poi a stamparlo, facendolo diventare testo basedella formazione pratica dei notai).
All’interno del testo (che, in grandissima parte, si occupa di attività notarile a servizio di privati)troviamo un piccolo trattatello dal titolo De officio tabellionatus in villis et castris exercendo(l’ufficio del notariato da esercitare nelle comunità minori e nei castelli) → preciso riferimento acontesto medio piccolo. Siamo a metà Duecento: Rolandino si sente sollecitato a dare indicazioniper quel tipo di attività fondamentale che i suoi colleghi esercitano in villis et castris .
Quella che Rolandino introduce all’inizio è una formula classica (Fratelli carissimi, Marco eTommaso, sollecitato dalle vostre domande, mi avete supplicato a redigere questa presente nota e iomi sono messo al vostro servizio a preparare un
Vademecum che vi possa essere utile). È eccezionalmente coerente (per forme documentarie suggerite) con ciò che ritroviamo nell'ambito delle comunità. O che sia lui che sistematizza prassi in uso, o che effettivamente questo trattato (sviluppandosi e circolando) abbia indirizzato i notai dopo di lui, il trattato descrive qualcosa che intravediamo in molti casi negli archivi delle comunità (panorama di fonti molto vario → spesso troviamo ciò che si voleva fare, statuti, o ciò che è stato fatto ma poi perduto).
Cosa ci dice? Dovete registrare i praecepta podestarili, o consolari o dei massari; dovete tenere memoria dello svolgimento delle sedute dei consigli (le reformationes); dovete svolgere attività di attuariato (dunque gestire gli atti) del Banco del danno dato (tipico reato, il più comune, gestito dagli organi delle comunità → danneggiamento del campo del vicino, l'animale che va a
mangiarenell'orto → le liti condominiali di oggi, legate però più all'ambito agrario). Da indicazioni sulletenute dei registri contabili, sulle registrazioni fiscali.
Stando alla lettera di Rolandino ci sono 6 tipologie diverse di quaderni e 10 tipologie documentarie con varianti. Il testo rolandiniano, o che in parte recepisca prassi, o che sia vademecum, è unafotografia eccellente della produzione nell'ambito delle comunità.
Da raffinato intellettuale bolognese (città simbolo della nascita di università medievali e patria dinotai) descrive atteggiamento che notaio deve avere di fronte a una comunità. Come notaio avrebbedovuto presentarsi in queste località (Tintinnano, Grosseto, Miranduolo...).
Il notaio deve leggere in modo solenne e spedito, non a bassa voce, ad alta voce, ma non troppo ad alta voce perché può sembrare un po' prepotente e non mostrarsi mai intimorito (dunque, deve dare sicurezza!).
Deve saper coniugare questo suo atteggiamento con la funzione pratica. Al momento dell'entrata in carica del podestà/giudicante (dunque il vertice della piccola comunità/grande comune) il notaio deve leggere il breve (testo) del podestà (che il podestà deve giurare → formula di giuramento) in latino e tradurlo in volgare, rivolgendosi a tutti gli uomini in età d'armi, che dovrà annotare e spuntare diligentemente; e il suo ruolo oporteat esse quasi magistrum sapientem et ducem consulem vel massari terrae illius = notaio si deve comportare come un sapiente maestro. Testo che ci dice molto di cultura notarile, pratica ma non banale. Notai (che, probabilmente, avevano letto Rolandino nei loro studi – o magari avevano il testo in copia tra le proprie carte) sono invitati a conquistarsi la fiducia della comunità (devono essere maestri sapienti, sicuri di sé stessi). Devono essere interlocutori affidabili all'interno.dove sono temporaneamente mandati dal comune dominante. Questo ci dice molto della presenza notarile – al di là dei testi analizzati – all'interno delle comunità. Rapida conservazione su questa fase, che possiamo identificare nell'età basso-medievale (nel caso dei grandi comuni vi è già un'accelerazione tra Duecento e Trecento – nel Quattrocento anche in comunità più piccole o medio grandi) in cui avviene il passaggio da un sistema esclusivamente di tesaurizzazione ad un sistema misto (con una tendenza sempre più marcata alla sedimentazione). Questo percorso non è lineare! Molti statuti – anche Quattrocenteschi – continuano a ribadire la necessità di conservazione in luogo tuto (in luogo sicuro), magari non contengono precise indicazioni sulla tipologia documentaria che riguarda le nuove forme di registrazione. Altri, invece, mostrano realtà insviluppo: consideriamo una comunità medio-piccola, come Fucecchio (cittadina in orbita lucchese, non particolarmente importante o grande). Il notariuscommunis (stando allo statuto) deve redigere tutte le scritture (sottoscrivendole col proprio sigillo) e tenere un registro delle stesse.