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CONSERVAZIONE
La conservazione è finalizzata a precisi scopi amministrativi. Siamo studenti oggetto dell'attenzione dell'amministrazione universitaria, in quanto abbiamo il diritto di vederci certificata la nostra carriera universitaria. Senza questa dimensione conservativa della nostra carriera, non potremmo diventare, ad esempio, dottori. La dimensione conservativa fa sì che l'insieme dei documenti (verbali esame, tasse, ecc.) tramite una procedura ci porti a...
La dimensione conservativa nella fase corrente risponde alla necessità di garantire i diritti dei soggetti che sono coinvolti in una certa pratica. La fase amministrativa corrente è giuridicamente delicata: se avviene un pasticcio nella gestione dei dati di XX, questo XX magari quando va a chiedere la domanda di ammissione alla laurea gli dicono che non ha fatto esami, non ha pagato tasse, ecc. Se io mi aspetto di trovare documentazione, e questa non c'è, devo chiedermi...
ma viene conservato e archiviato in modo adeguato. La fase conservativa è di primaria importanza perché garantisce la preservazione e la fruizione futura di documenti e materiali di valore storico, artistico o culturale. Durante la fase corrente, possono emergere aspetti culturali legati al processo di restauro o di rifacimento di un edificio antico. Ad esempio, uno storico dell'architettura potrebbe essere interessato a studiare gli atti relativi al rifacimento di una facciata, come analisi chimiche dei materiali utilizzati o fotografie dei dettagli architettonici. Tuttavia, nonostante l'importanza di questi aspetti culturali, l'interesse principale dell'impresa coinvolta nel restauro sarà di natura economica, ovvero essere pagata per il proprio lavoro. Successivamente, i materiali passano alla fase degli archivi di deposito, dove possono ancora essere utili ma non necessariamente utilizzabili. In questa fase avviene la pratica di selezione dei materiali, chiamata scarto, che consiste nel decidere quali documenti o materiali conservare definitivamente e quali scartare. È importante sottolineare che tutto ciò che riguarda la tutela della persona non viene mai scartato, ma viene conservato e archiviato in modo appropriato. La conservazione dei materiali si estende dalla fase corrente a quella storica, garantendo la loro integrità nel tempo e permettendo la consultazione e lo studio da parte di studiosi, ricercatori e appassionati. La tutela giuridica è quindi di primaria importanza in questa fase conservativa, assicurando la salvaguardia dei documenti e dei materiali di valore per le generazioni future.anche in caso negativo:es. vigilanza nel passato sul comportamento dei singoli individui (es. casellario giudiziario dell'era fascista; controllo sulla dissidenza politica nel passato è esistito massicciamente; nei sistemi dittatoriali è fortissimo; non è così semplice, finita una fase dittatoriale, dire "si butta via tutto": può essere estremamente interessante per storici sapere come, quando, perché si sottoponeva ad attenzione il signor XX; come veniva controllato, da chi, con quali metodi) La fase corrente è una fase delicata perché deve garantire la trasmissione nel tempo (che i documenti si conservino nel tempo); deve essere inizialmente di tutela giuridica, fino a che (a un certo punto) sarà prevalente l'interesse storico. Questa fase accompagna il documento fino al momento in cui potrà accedere alla conservazione a tempo illimitato (che interessa agli storici) QUALI CARATTERI DELLA STRUTTURACONSERVATIVA? Archivi di deposito → i più trascurati, solitamente
CHI CONSERVA? Lo stesso produttore o un soggetto diverso? Le nostre pratiche sono prodotte da amministrazione universitaria; poi, tramite processo regolato anche da leggi, la stessa produttrice garantisce la conservazione (l’università stessa garantisce la conservazione).
Analogamente, il comune dove siamo nati, garantisce conservazione del registro di atti di nascita e la nostra esistenza in vita, fino alla morte.
Produttore istituzionale dell’archivio garantisce la conservazione della documentazione che ci riguarda. Ma è sempre stato così? Dobbiamo chiederci se il conservatore può essere soggetto esterno all’istituzione! In epoca contemporanea, sì.
Ho bisogno della carta d’identità: vado in comune, tanto hanno tutto loro. Lo stesso per assicurazione, certificazione del percorso di laurea…
Se un’azienda affida la gestione del personale a un
Soggetto esterno, può farlo. I notai erano al servizio delle istituzioni, fino a tempi recenti. Se io notaio conservo le carte del tribunale "X"; se una comunità/privato cittadino si rivolge a me per atti, se quegli atti rimangono da me, sono io a gestire atti. La conservazione non passa più dalla linea istituzionale (archivio rispecchia l'istituzione Cencetti), ma la tradizione documentaria del soggetto conservatore (non necessariamente l'istituzione). Momento conservativo sfasatura tra istituzione che produce e quella che conserva. Se io, storico, non tengo presente questa sfasatura, non so dove cercare le carte.
TRASMISSIONE: come documento viene conservato?
Quando il documento ha acquisito un interesse culturale, è questa che lo porta avanti. Non reggerebbe solo la molla giuridica.
METODOLOGIE DI TRASMISSIONE - non basta dire conserviamo; iniziamo a chiederci "come conserviamo"? possiamo chiederlo a sistemi conservativi
attuali e del passato. Questa trasmissione del tempo, come è avvenuta? Tramite quali percorsi e scelte? Tramite quali strumenti e passaggi? Ci può dire molto su logiche conservative o distruttive! I vuoti negli archivi parlano, ci dicono cose; non sono neutrali.
Problema dell'ordinamento. Archivi rispondono a logica conservativa al fine dell'utilizzazione immediata e di trasmissione del tempo. Senza ordine, i documenti possono resistere peggio all'impatto del tempo. Cosa significa? Finchè queste cose servono per amministrazione, ci si sta attenti. Quando non servono più, il passare del tempo è terribile per conservazione (archivi non sono belli, sono ingombranti, possono essere pericolosi e diventare costosi... → buttiamoli via).
Molti elementi stimolano ad eliminare archivi. Il trascorrere del tempo (l'impatto del tempo) incide sulla capacità di non riuscire (o non poter) più a leggerli. Se noi buttiamo via
software e files… problemi!! Importanza anche di una paleografia contemporanea.
La documentazione che serve a noi oggi per fare storiografia (e che servirà anche in futuro) sono elementi che l’archivista deve tener presente. Non solo conservazione, ma anche valorizzazione (creare strumenti giusti) → sennò ho accumuli di carte e basta.
Dunque… chi produce? Chi conserva? → Chi garantisce, studia, gestisce sistemi di modalità di trasmissione? Quelle figure professionali che detengono la chiave attraverso la quale è possibile poi fare ricerca. Gli archivisti si servono degli strumenti che servivano ai vecchi produttori e conservatori nella gestione corrente/di deposito.
Nell’ambito di conservazione/trasmissione bisogna capire e studiare qual è stata la formazione professionale e culturale di archivi. Sono il tramite tra studiosi e documenti.
DUNQUE grazie a PRODUZIONE, CONSERVAZIONE e TRASMISSIONE posso fare le giuste domande ai documenti.
Lo studioso, poi mosso dalle sue domande, deve avere questa consapevolezza. Sono gli stimoli della contemporaneità che mi fanno fare domande al passato (Croce → la storia è sempre contemporanea). Oggi noi ci poniamo verso il passato con domande che nel passato non si sono poste. Nel futuro sarò lo stesso, con altre domande che oggi non ci chiediamo). È la contemporaneità che ci spinge a porci certe domande; e i documenti del passato sono sempre gli stessi! Sostanzialmente i documenti del Medioevo (come mille anni etc.) sono quelli. Quegli stessi documenti oggi sono oggetto di nuove domande. Quei documenti ci possono rispondere solo quando noi possiamo indirizzare la domanda, tenendo presenti “perché è stato prodotto”? quali tipologie documentarie possono rispondere alle mie domande? Perché è stato prodotto? Come è stato conservato? Come è stato trasmesso? Sull’archivistica noi abbiamo un passaggio
di fondamentale importanza: negli ultimi mesi, anni.Cencetti parla di vincolo archivistico, senza – però – riuscire a definirlo nel dettaglio. Comunque intuisce questa presenza fondamentale (abbiamo parlato di produzione in riferimento al concetto cencettiano). Cencetti ha dedotto che un archivio subisca un ordinamento fin dal momento della sua nascita; esiste una sorta di ordinamento originario, che qualsiasi archivista potrà ricomporre se quell’ordinamento venisse infranto. Se metto un archivio in disordine e lo faccio riordinare da un archivista, poi lo rimetto in disordine e lo faccio riordinare da un altro… torna sempre nello stesso modo.
Quali sono i limiti? L’ordinamento originario, intanto, qual è? I sistemi conservativi di cui abbiamo parlato oggi hanno fatto sì che gli archivi non sono monadi o monumenti messi in atto e statici, ciclopicamente immobili. Nel corso del tempo, quei documenti possono essere stati usati,
gestiti, smontati e rimontati secondo necessità. Dunque... qual è l'ordinamento originario? Scarto ed issonanza tra dimensione istituzionale e produzione archivistica. L'archivio finisce per essere sedimento documentario che risente del soggetto produttore/dei soggetti produttori. È stato adattato da soggetti produttori a necessità amministrativo-giuridiche variabili nel corso del tempo. Rispecchia non l'istituto, ma la storia della propria vita. Rispecchia le sue modalità di trasmissione nel tempo. Finisce per aver avuto una vita propria. Quell'immagine per cui l'archivista cencettiano (fortemente crociano-gentiliano) è colui che ridà vita all'archivio e allo spirito dell'istituzione... non torna più di tanto. Per questo, da un certo momento in poi (soprattutto da anni Settanta) l'attenzione si è spostata dalla storia di un sistema giuridico che si concretizzaNell'istituzione (che dovremmo conoscere) verso la storia dell'archivio (prodotto e sedimento documentario). Ciò che dice Pavone: ma è tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto? L'archivio rispecchia il modo in cui l'istituto organizza la propria memoria! Riducendo autonomie, mantenendo autonomie su cui si pone un forte controllo da parte del centro, organizzando il centro tramite periferie (in Francia, già nel Medioevo e in Italia negli stati moderni → struttura istituzionale del Granducato di Toscana). Qual è l'elemento forte? Ci sono uffici di controllo del territorio (controllo economico, sul piano della sicurezza pubblica, gestione omogenea del sistema giudiziario…). Niente di strano che, negli stati moderni, si sviluppino uffici che sono deputati a questa funzione (controllo territoriale). L'archivio rispecchia più la funzione dell'istituto. Lo schema concettuale crolla (se non so
gestirebene questa logica). Sennò: c’è l’archivio dei quattro conservatori. L’Ufficio generale delle Comunità ha continuato