
Spegnete la Tv, fare il medico non è come vi hanno insegnato Grey’s Anatomy e Scrubs. Diventare dottore è qualcosa di più impegnativo, la vita vera in corsia è fatta di sangue e turni massacranti. Ogni anno sono sempre più numerosi gli studenti che scelgono di sottoporsi al test ingresso di medicina, perché spinti da una “vocazione”, che spesso coincide con i “falsi miti” della facilità di trovare lavoro o di guadagnare molti soldi.
Il Miur quest’anno ha pensato di ideare un test di autovalutazione per aiutare i ragazzi a prendere coscienza con la professione medica e per scremare il numero di matricole che affolla i test di ingresso. Skuola.net ha fatto il questionario e vi racconta come è strutturato e come potrebbe aiutare i futuri medici.Alcune cose che capitano agli esami di Medicina
UN TEST PER ORIENTARSI – Il numero di iscritti ai test di Medicina ogni anno è sempre molto alto, rispetto ai posti disponibili (nel 2014 hanno inoltrato l’iscrizione 64mila persone, mentre i posti a disposizione erano 10.551, nel 2013 furono 84mila iscritti per 10.771 posti disponibili, nel 2012 i partecipanti furono 68.426 per 10.714 posti). La folla di studenti che si accinge sulla soglia della professione medica è sempre molto numerosa, ma non sempre si è coscienti di ciò a cui si va incontro. Il Miur, per aiutare i ragazzi a prendere un po’ più di coscienza con questo lavoro, ha deciso di mettere a punto un test di autovalutazione psicoattitudinale (disponibile sul sito Universitaly.it), pensato come una “bussola” per orientare, ma forse, anche per tentare di scremare il numero degli aspiranti medici.
COME FUNZIONA IL TEST - Ragazzi non preoccupatevi, non è assolutamente un questionario che compromette il voto del test di ingresso per chi ha intenzione di farlo e nemmeno un modo per decidere istantaneamente il vostro futuro. Un giornalista di Skuola.net per aiutarvi a vederci più chiaro ha svolto il test, che dura circa 15 minuti, per capire il genere di domande poste. Nel test si chiede di esprimere in numeri da 1 a 5 la vicinanza verso alcune affermazioni legate al lavoro del medico come le «caratteristiche del lavoro di medico», «la motivazione alla scelto di un corso in Medicina e Chirurgia» e infine sulle «capacità individuali». Alla fine della compilazione, in base alle risposte, viene fornito un prospetto riassuntivo che vi indica se siete più o meno consapevoli di alcuni aspetti della professione.

TROPPI DOTTORI: SICURI DELLA SCELTA? – Se siete degli appassionati di medical series tipo Grey’s Anatomy dimenticate subito i vostri fervidi sogni, probabilmente non farete la vita di Derek Shepherd. Fare il medico nella vita vera è qualcosa di ben diverso, come il test vi dimostra e su cui vi invita a riflettere. Nella prima sezione le domande fanno riferimento proprio ad alcuni aspetti principali della professione come «orari e turni pesanti», «lavoro duro e pesante» mettendo in dubbio anche una delle certezze più comuni come la retribuzione: nelle domande infatti si fa riferimento alla «scarsa retribuzione» a cui si potrebbe andare incontro. Insomma ragazzi, essere medico è molto più serio e impegnativo di quanto migliaia di aspiranti dottori pensano.

MEDICO TRA PASSIONE E PROBLEM SOLVING - Andando avanti nelle domande viene chiesto cosa ha spinto verso questa scelta: se lo fate solo per la carriera e per i soldi, o perché vi interessa studiare il funzionamento del corpo umano, non dimenticate che essere medico è qualcosa che riguarda anche l’empatia con i pazienti e l’aspirazione di aiutare le persone, come alcune domande sottolineano («ci tengo agli altri e voglio aiutare e prendermi cura delle persone che hanno bisogno», «perché è una professione che mi consentirà di aiutare chi soffre»).
Infine, fare il dottore non è girare per i corridoi a flirtare o a far batture come i protagonisti di Scrubs, ma un lavoro dove occorrono soft skills come il problem solving o la capacità di lavorare sotto stress, tra le domande dell’ultima sezione vi imbatterete in domande come «affrontare una situazione conflittuale senza perdere la calma», «controllare l’ansia di fronte ad un problema».
Ragazzi, mettiamola così, il Miur con questo test non vuole scoraggiarvi o farvi cambiare idea ma rendervi più consapevoli della scelta.

MEDICO? SOLO SE PASSI IL COLLOQUIO – Da anni ormai la selezione dei futuri medici con l’accesso programmato è una questione delicata e motivo di dibattito. Iniziative come queste, certo, non devono essere discriminanti, ma potrebbero migliorare il modo in cui si scelgono dei professionisti consapevoli. Non è detto poi che questi metodi siano infallibili. Qualche tempo fa una proposta alternativa per “scremare” i futuri dottori è stata proposta da Giuseppe Remuzzi, primario di nefrologia e dialisi agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Il primario era stato al centro di una vicenda “paradossale”: aveva svolto il test di ingresso a Medicina nel 2014, sbagliando 15 domande. Proprio lui aveva specificato che ai suoi tempi, se avesse svolto lo stesso esame, non sarebbe diventato il professionista di successo che è oggi. In quell’occasione, dalle pagine del Corriere , aveva dichiarato come nei test d'ingresso a medicina non ci siano domande per capire «se il futuro medico saprà parlare agli ammalati e stargli vicino», e aveva proposto di inserire dei colloqui, «che mi paiono l’unico modo per capire se e quanto un candidato è capace di ragionare su un argomento attinente al suo campo di studi». Sempre in quell’intervista sosteneva che il « contatto con gli specialisti di ogni disciplina, mi ha dato conferma dell’assurdità dei test per l’ingresso alla facoltà: l’iscrizione dovrebbe essere libera e la selezione dovrebbe essere fatta con gli esami! Non esiste, a priori, un metodo discriminante: è sul campo (esami) che si vede la capacità e l’eventuale talento»
Carmine Zaccaro