
L’accesso ai Corsi di Laurea delle Professioni sanitarie per l’A.A. 2025-26 presenta un equilibrio instabile: più posti a bando, una domanda complessivamente stabile, ma un divario crescente rispetto ai fabbisogni segnalati da Regioni e Ordini professionali.
È il quadro delineato dal Report 2025 curato da Angelo Mastrillo, Lorenzo Bevacqua ed Elisabetta Cenerelli, docenti del Corso di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia dell’Università di Bologna.
Giunto alla 30ª edizione, il documento incrocia i dati di tutte le 49 Università coinvolte, gli indicatori regionali, la programmazione Stato-Regioni e le statistiche occupazionali di AlmaLaurea.
Il risultato è una radiografia precisa delle 23 Professioni sanitarie: dall’andamento delle domande alla distribuzione dei posti, dagli squilibri territoriali alla competizione tra i diversi corsi, fino alle prospettive per il 2026-27. Una guida fondamentale per chi sta scegliendo il proprio percorso.
Indice
- Domande e posti: la panoramica nazionale
- La geografia delle domande: Nord, Centro e Sud a confronto
- Corsi, sedi e offerta formativa: la struttura del sistema
- Competitività delle singole professioni (rapporto domande/posto)
- Fabbisogni formativi 2025-26: cosa chiedono le Regioni e cosa offrono le Università
- Professioni in carenza e professioni in eccesso: lo squilibrio strutturale del sistema
- Una divisione netta tra aree professionali
- Le Lauree Magistrali: domande, posti e attrattività delle cinque classi
- Occupazione dei laureati: i dati più aggiornati sulle 23 Professioni sanitarie
- Il confronto con le altre aree disciplinari
- Pdf del report completo
Domande e posti: la panoramica nazionale
Il 2025-26 si apre con un sistema in cui domanda e offerta si muovono in direzioni solo parzialmente convergenti. Le domande totali per i corsi triennali raggiungono 64.260, un incremento minimo rispetto alle 64.139 dello scorso anno.
Le Università, invece, ampliano in modo più deciso la disponibilità di posti, che salgono da 35.592 a 36.873: +3,6%.
Il rapporto nazionale domande/posto (D/P) continua a scendere:
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1,9 nel 2023
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1,8 nel 2024
-
1,7 nel 2025
Una diminuzione che riflette un’espansione dell’offerta a fronte di una domanda sostanzialmente stabile.
Ma il dato medio nazionale nasconde differenze molto marcate tra i vari profili: alcuni percorsi restano estremamente competitivi, altri faticano ad attirare studenti nonostante fabbisogni crescenti.
La geografia delle domande: Nord, Centro e Sud a confronto
Il rapporto tra domande e posti non segue una logica uniforme sul territorio. Il quadro regionale mostra una spaccatura netta, con il Sud ancora una volta area di massima pressione.
Nel 2025-26 le Università del Nord raccolgono 24.941 domande e offrono 15.058 posti, per un rapporto D/P pari a 1,7, perfettamente allineato al dato nazionale. Il Centro presenta un volume più contenuto – 17.687 domande e 12.100 posti – e un D/P di 1,5, il più basso tra le macro-aree, segno di una maggiore capacità formativa in proporzione alla domanda.
Il contrasto maggiore riguarda però il Sud, dove le domande salgono a 21.632 a fronte di soli 9.715 posti. Qui il rapporto D/P raggiunge 2,2, il più alto in Italia: significa che, in media, per ogni posto disponibile ci sono oltre due candidati.
Un dato che non sorprende, considerando la tradizionale scarsità di sedi universitarie in alcune regioni meridionali rispetto alla densità della popolazione studentesca. In questo scenario, la competizione non dipende tanto da fattori di attrattività dei corsi, quanto dalla distribuzione territoriale dell’offerta formativa.
Corsi, sedi e offerta formativa: la struttura del sistema
Il report fotografa una rete formativa ampia e ramificata: 499 corsi, 829 sedi e una media di 44 posti per sede. Una densità che varia molto da professione a professione, creando zone di forte presenza e altre decisamente più rarefatte.
Le professioni con il maggior numero di corsi e sedi
Secondo le tabelle dedicate alle 23 professioni, il cuore dell’offerta resta concentrato su alcune figure cardine del Servizio sanitario:
Infermiere
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48 corsi
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237 sedi
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20.409 posti
Fisioterapista
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45 corsi
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92 sedi
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3.262 posti
Tecnico di Radiologia
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42 corsi
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66 sedi
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1.863 posti
Tecnico di Laboratorio
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39 corsi
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57 sedi
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1.590 posti
Ostetrica
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36 corsi
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48 sedi
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1.261 posti
Logopedista
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32 corsi
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43 sedi
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1.112 posti
Le professioni più rare
Sotto i 500 posti troviamo:
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Podologo (119 posti)
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Audiometrista (102 posti)
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Tecnico di Neurofisiopatologia (206 posti)
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Terapista Occupazionale (253 posti)
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Ortottista (355 posti)
Si tratta di figure altamente specialistiche, molto richieste dal sistema sanitario ma ancora poco diffuse all’interno delle Università.
Competitività delle singole professioni (rapporto domande/posto)
Il rapporto domande/posto (D/P) è l’indicatore più immediato per misurare la difficoltà di accesso a ciascuna professione sanitaria.
Nel 2025-26 il valore medio nazionale si attesta a 1,7, ma le differenze tra i 23 profili sono molto marcate: alcuni corsi superano agevolmente quota 4 o 6 domande per posto, mentre altri faticano perfino a coprire l’offerta disponibile.

Le professioni più competitive
Nella parte alta della classifica si concentrano i profili tradizionalmente più attrattivi. I valori D/P sono i seguenti:
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Fisioterapista – 6,4
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Logopedista – 4,5
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Ostetrica – 3,3
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Dietista – 2,8
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Tecnico di radiologia – 2,5
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Igienista dentale – 2,1
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Terapista della neuropsicomotricità (TNPEE) – 2,0
Qui l’accesso rimane selettivo, e la domanda supera in modo consistente la disponibilità di posti offerti dalle Università.
Le professioni con pressione intermedia
A metà della distribuzione troviamo percorsi che mantengono un equilibrio più stabile tra domanda e offerta:
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Infermiere pediatrico – 1,5
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Osteopata – 1,4
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Tecnico di neurofisiopatologia – 1,2
-
Podologo – 1,2
-
Tecnico di laboratorio – 1,1
Le professioni con D/P pari o inferiore a 1
Il dato più rilevante riguarda le figure per cui i posti superano le domande. Nel 2025-26 i valori sono questi:
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Audioprotesista – 1,0
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Tecnico fisiopatologia cardiocircolatoria – 1,0
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Tecnico prevenzione – 1,0
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Infermiere – 0,9
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Ortottista – 0,9
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Tecnico della riabilitazione psichiatrica – 0,9
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Tecnico ortopedico – 0,8
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Tecnico audiometrista – 0,5
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Educatore professionale – 0,6
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Assistente sanitario – 0,4
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Terapista occupazionale – 0,4
È proprio in questo gruppo che si concentra il nodo principale: molti profili che risultano cruciali per il fabbisogno sanitario nazionale continuano a non essere scelti dagli studenti in misura sufficiente.
Fabbisogni formativi 2025-26: cosa chiedono le Regioni e cosa offrono le Università
Passiamo al capitolo dei fabbisogni e parliamo del divario tra ciò che il Servizio sanitario richiede e ciò che le Università riescono a formare.
Per il 2025-26, l’Accordo Stato-Regioni individua un fabbisogno complessivo di 43.738 posti, in crescita del +4,9% rispetto ai 41.448 dell’anno precedente.
Il divario numerico
Nonostante le Università abbiano portato l’offerta al massimo della loro capacità (36.873 posti, in aumento rispetto al 2024) il gap resta significativo:
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Fabbisogno: 43.738
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Offerta universitaria: 36.873
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Differenza: –6.865
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Scostamento: –15,7%
È un vuoto strutturale che si ripete da anni e che rimane concentrato soprattutto su specifiche professioni.
Il caso più critico: Infermiere
Il fabbisogno infermieristico continua a essere il nodo centrale:
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Fabbisogno: 26.289
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Posti disponibili: 20.409
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Gap: –5.880
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Scostamento percentuale: –22,4%
Questo significa che quasi un posto infermieristico su quattro richiesto dalle Regioni non viene coperto dalle Università.
Professioni in carenza e professioni in eccesso: lo squilibrio strutturale del sistema
La programmazione dei posti 2025-26 mostra un quadro in cui alcune Professioni sanitarie hanno un’offerta formativa ben al di sotto del fabbisogno, mentre altre continuano a registrare un numero di posti superiore a quanto richiesto dai servizi sanitari.
Il risultato è un sistema sbilanciato, con figure cruciali che mancano e altre che rischiano la saturazione.
Le professioni con carenza di posti (–)
Sono 11 i profili che presentano un’offerta inferiore al fabbisogno. In alcuni casi, la distanza è talmente ampia da rendere irrealistica la copertura delle necessità regionali nei prossimi anni.
Ecco le percentuali di scostamento tra posti disponibili e fabbisogni:
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Educatore professionale: –62%
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Terapista occupazionale: –52%
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Podologo: –49%
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Tecnico audiometrista: –48%
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Assistente sanitario: –43%
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Audioprotesista: –31%
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Infermiere: –22,4%
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Tecnico ortopedico: –18%
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TNPEE (Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva): –15%
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Ortottista: –5,5%
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Tecnico della riabilitazione psichiatrica: –4,5%
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Ostetrica: –3,7%
Il dato più rilevante è quello di Infermieristica: con oltre 5.880 posti mancanti, resta la professione più lontana dalla copertura delle richieste regionali.
Le professioni con eccesso di posti (+)
Sul versante opposto ci sono 11 professioni con un numero di posti superiore ai fabbisogni stimati. Qui il rischio non è la carenza, ma la sovra-formazione rispetto alla capacità assorbente del sistema sanitario.
Queste le percentuali in eccesso:
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Dietista: +57%
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Tecnico di Neurofisiopatologia: +38%
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Tecnico di Radiologia: +29%
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Logopedista: +19%
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Igienista dentale: +14%
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Fisioterapista: +10%
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Tecnico di laboratorio: +1,7%
Questi scostamenti non derivano da un calo di interesse da parte degli studenti (anzi, molti di questi corsi hanno un D/P elevato), ma da una programmazione che negli anni precedenti ha aumentato i posti più rapidamente del fabbisogno reale.
Una divisione netta tra aree professionali
Guardando la distribuzione complessiva, emerge un pattern molto preciso:
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Le professioni dell’area infermieristica e socio-sanitaria sono quasi tutte in carenza.
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Le professioni tecnico-diagnostiche e riabilitative si collocano più spesso in area di sovra-offerta.
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Le professioni orientate alla prevenzione (come Assistente sanitario o Tecnico della prevenzione) restano sotto la soglia di fabbisogno.
Il sistema, quindi, non soffre solo di quantità insufficienti, ma anche di una distribuzione non allineata alle reali necessità operative.
Le Lauree Magistrali: domande, posti e attrattività delle cinque classi
Il 2025-26 segna una battuta d’arresto per l’accesso alle Lauree Magistrali delle Professioni sanitarie. Le domande totali scendono a 12.438, con una diminuzione dell’11% rispetto all’anno precedente, mentre l’offerta formativa resta stabile a 4.213 posti.
Il rapporto domande/posto (D/P) si attesta così a 3,0, in calo rispetto al 3,5 dell’anno precedente.
Il dato più significativo riguarda la forte polarizzazione tra le cinque classi magistrali: alcune attirano un volume enorme di candidature, altre invece mantengono un equilibrio più contenuto.
La classe più richiesta: Infermieristica e Ostetrica (LM/SNT1)
La LM/SNT1 continua a concentrare la maggior parte della domanda:
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9.467 domande
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2.317 posti
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D/P = 4,1
È la classe più competitiva dell’intera area sanitaria, sulla scia di un mercato del lavoro che continua a cercare competenze avanzate in ambito infermieristico, manageriale e organizzativo.
Le altre classi magistrali: un quadro diversificato
Le restanti quattro classi mostrano livelli di competizione più bassi ma comunque significativi.
Prevenzione (LM/SNT4)
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Domande superiori all’offerta,
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D/P = 2,0
Riabilitazione (LM/SNT2)
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D/P = 1,7
Tecnico-diagnostica (LM/SNT3)
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D/P = 1,2
Tecnico-assistenziale (LM/SNT3 bis)
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D/P = 1,1
Quindi, riassumendo: nonostante il calo generale delle domande, le Lauree Magistrali continuano a rappresentare una filiera formativa con accesso selettivo:
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l’offerta è complessivamente stabile,
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la domanda resta molto concentrata sulla classe infermieristica-ostetrica,
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le altre quattro classi mostrano un equilibrio più lineare ma comunque competitivo.
Occupazione dei laureati: i dati più aggiornati sulle 23 Professioni sanitarie
L’area delle Professioni sanitarie continua a distinguersi per solidità occupazionale. Gli ultimi dati disponibili mostrano un tasso di occupazione a un anno dal titolo pari all’84,8%, in crescita rispetto all’anno precedente.
È il valore più alto tra le 16 aree disciplinari italiane e conferma la capacità del settore di assorbire rapidamente i nuovi professionisti.
La retribuzione netta media a un anno dalla laurea si attesta a 1.664 euro, un valore superiore alla media nazionale delle altre aree universitarie e in costante aumento negli ultimi tre anni.


Occupazioni per le quattro aree delle Professioni sanitarie
L’analisi per classi professionali evidenzia differenze significative, tutte però su livelli complessivamente elevati.
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Area della Riabilitazione: occupazione oltre l’87%, la più alta in assoluto.
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Area Infermieristica e Ostetrica: stabilmente sopra l’85%.
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Area Tecnico-Sanitaria: circa 82%.
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Area della Prevenzione: oltre 76%, comunque superiore alla media nazionale dei laureati triennali.

Lo storico oltretutto conferma che:
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la domanda di professionisti sanitari non ha subito flessioni;
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la curva dell’occupazione ha recuperato terreno dopo la pandemia;
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le retribuzioni crescono con continuità, segno di una valorizzazione progressiva di queste figure.
Il confronto con le altre aree disciplinari
Le Professioni sanitarie si collocano al primo posto per occupazione a un anno, distanziando nettamente quasi tutti gli altri gruppi universitari.
Per avere un’idea del divario:
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Educazione e formazione: circa 60%
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Area giuridica: circa 65,8%
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Informatica e ICT: circa 59,6%
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Scienze motorie: circa 58,1%
Pdf del report completo
Qui di seguito il pdf del report sui Corsi di Laurea delle Professioni sanitarie per l’A.A. 2025-26:
Report Professioni sanitarie 2025-26
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