
Il primo appello degli esami del semestre aperto di Medicina, il nuovo percorso che ha messo alla prova oltre 50mila aspiranti, si è trasformato in un campo minato di segnalazioni, foto, audio, testimonianze che rimbalzano ormai ovunque: dai gruppi WhatsApp alle chat Telegram, fino ai social e alle caselle di posta delle associazioni studentesche.
Telefoni in mano, sciarpe rigonfie di gadget proibiti, buste sospette, vigilanza a tratti impalpabile: è ricco il mosaico di episodi che, messi uno accanto all’altro, restituiscono un quadro ben più cupo di una semplice “furbata di pochi”.
Gli studenti onesti parlano di prova “falsata” e, nel frattempo, le piattaforme continuano a tracimare di aneddoti così diversi da luogo a luogo da far sembrare il test nazionale una lotteria di scorrettezze.
Il Ministero, intanto, ha già promesso provvedimenti.
Indice
Un’ondata di segnalazioni
La geografia delle irregolarità è ampia e disordinata, come se ogni città avesse generato il proprio piccolo scandalo.
A Milano qualcuno è stato visto in metro scorrere, sul telefono, le foto del test appena scattate. A Palermo, raccontano, a una ragazza sarebbe persino squillato il cellulare durante la prova senza che nessuno intervenisse. Non solo: una componente della commissione, si mormora, si sarebbe appostata dietro la candidata suggerendole le risposte.
A Ferrara ci si è lamentati per l’assenza pressoché totale di controlli. A Padova e Pavia si segnalano buste già aperte. In Sardegna, nella sala riservata agli studenti con difficoltà, c’è chi parla di aiuti elargiti “anche agli altri”, senza però specificare di cosa si trattasse.
E poi Roma: qui si intrecciano voci, foto e audio. Una studentessa racconta di aver ricevuto una busta con il sigillo rotto e un secondo sigillo applicato sopra. Un’altra riporta che, dopo aver fatto presente alcune anomalie, un docente le avrebbe intimato di “farsi i ca**i suoi”.
Audio, foto, confessioni senza alcun imbarazzo
Il materiale che circola online è di ogni tipo: screenshot, messaggi vocali, ammissioni spavalde. In un gruppo Telegram un ragazzo scrive: “Godo me**e, ho copiato, prenderò 93”. Su Instagram, invece, compare una foto di un compito con la didascalia: “Esami 20/11/25 semestre filtro, tutto copiato”.
Un audio, più ragionato, racconta la normalità della copiatura: “Io e la mia compagna avevamo i fogli mischiati, se parlavi a bassa voce nessuno diceva nulla. Morivamo dal ridere quando finiva ogni esame”.
In un altro messaggio, una testimone descrive un’altra in cui due ragazze hanno svolto la prova praticamente insieme, chiacchierando liberamente. Nessun intervento. Nessun ritiro della prova.
E, ancora, c’è chi ha visto una radiolina infilata nella sciarpa, chi denuncia ai commissari l’uso di cellulari da parte di più studenti e ottiene in risposta un’alzata di spalle.
Fuori dalla porta del bagno, durante la pausa, alcuni responsabili avrebbero commentato tra loro, ridendo, che “tanti stanno copiando”, senza però far nulla.
Buste aperte, sigilli sospetti e “aiutini”
Tra le segnalazioni più inquietanti ci sono quelle che riguardano i plichi. In più atenei, come detto, vengono descritte buste non sigillate, sigilli sovrapposti, confezioni aperte e poi richiuse.
A Roma una ragazza sostiene di aver restituito alla commissione una busta di Fisica già violata. Un altro studente, “testimone volontario”, parla di una busta aperta a Chimica che nessuno ha voluto prendere in considerazione.
Sul fronte degli “aiutini”, poi, le narrazioni si moltiplicano: sorveglianza minima, candidati che parlano liberamente, studenti che continuano a scrivere ben oltre il limite, intere file che si alternano per andare in bagno senza un vero controllo.
In alcuni casi, si parla addirittura di posti di favore “venduti” prima dell’appello a cifre che si aggirano tra i 40 e i 50mila euro. Versione estrema, certo, forse inventata, ma che merita almeno una verifica.
L’ombra della copiatura di massa e l’ipotesi delle prove ricevute in anticipo
Il sospetto che qualcuno abbia avuto accesso anticipato ai quesiti, in ogni caso, non nasce dal nulla: sempre a Roma si parla di versioni trapelate, e le buste sospette non aiutano.
Senza contare che Google Trends, durante le prove, ha registrato picchi improvvisi su alcuni degli argomenti oggetto di prova proprio nelle ore dell’esame.
Coincidenze? Algoritmi intelligenti? Qualcuno che cerca all’ultimo? Forse. Ma nella narrazione complessiva si incastrano alla perfezione, alimentando un clima in cui ogni indizio sembra confermare il peggiore dei timori.
La posizione del Ministero: “Individueremo i responsabili”
In mezzo a questo caos, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha scelto da subito la linea dura: “Il MUR - si legge in una nota ufficiale - trasmetterà agli atenei, per il tramite della CRUI, tutte le immagini degli esami per l’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria attualmente in circolazione online e sui social, affinché possano essere individuati i responsabili e ripristinato il pieno rispetto delle procedure previste, incluso l’annullamento della prova per il singolo, come prevede il regolamento. Il Ministero continua il monitoraggio in corso per segnalare anche nuovi contenuti eventualmente pubblicati”.
Il malcontento che cresce
Il senso di frustrazione di parecchi studenti, intanto, è evidente. Chi ha affrontato il test in modo onesto parla di competizione falsata, di “punteggi non veritieri”, di un’occasione bruciata dalla superficialità dei controlli.
La raccolta delle prove per un ricorso collettivo è già in corso. E non si tratta più di qualche lamentela isolata ma di un coro, eterogeneo ma compatto, che chiede una semplice cosa: un esame uguale per tutti.
E pensare che il Semestre Aperto era nato per garantire trasparenza, serietà, selezione basata sul merito. Questa prima tornata, invece, sembrerebbe lasciare l’impressione opposta. Ma è ancora presto per tirare le conclusioni.