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Il Ministero, dopo aver pubblicato i risultati delle prove che trovate in allegato in formato PDF, ha emanato la seguente rettifica:
Prova di ammissione al corso di laurea e di laurea specialistica a ciclo unico direttamente finalizzati alla formazione di Architetto
quesito n. 67
Durante l'erogazione della prova è stato possibile constatare che il quesito identificato dalla Commissione ministeriale conteneva una inesattezza presentando, tra le cinque risposte, due risposte identiche, ed in particolare le risposte contrassegnate con le lettere B e D nella versione della Commissione. Poiché la risposta esatta nella versione suddetta è quella contrassegnata con la lettera A, la presenza delle due risposte identiche, ma errate, non altera la validità del quesito.
quesito n.78
L’automatismo delle procedure di stampa e confezione dei plichi contenenti le domande ha causato, in alcune buste, la proposizione del quesito non corredato dalla rappresentazione grafica prevista dalla commissione ministeriale, potendo così ingenerare incertezza di comportamento dei candidati nella valutazione della risposta esatta. Nonostante la commissione abbia assicurato che era possibile rispondere al quesito anche solo attraverso la sua formulazione, il Ministero sta esaminando la situazione determinata da questo inconveniente.
Con Decreto ministeriale del 15 settembre, il quesito n.78 è stato escluso dalla formulazione del punteggio finale.
PROVA DI AMMISS IONE ALLA FACOLTA' D I ARCHITETTURA
Anno Accademico 2009/2010
Test di Logica e Cultura Generale
1. L’Apartheid, te rmine di de rivazione olande se, indica:
A) una politica segregazionista
B) una scissione politica
C) una scissione religiosa
D) un’appartenenza politica
E) un’appartenenza religiosa
2. A quale di queste nazioni appartiene l'Antartide ?
A) A nessuna nazione
B) All’Argentina
C) Al Cile
D) Al Brasile
E) All’Australia
3. Con l’attuale ordinamento, in Italia il Presidente della Re pubblica Italiana dura in carica quanti
anni?
A) 7 anni
B) 3 anni
C) 4 anni
D) 5 anni
E) 6 anni
4. La galena è:
A) un minerale
B) un’imbarcazione
C) un medicinale
D) un abito
E) una rappresentazione
5. Quale delle seguenti inve nzioni non è attribuita a Benjamin Franklin?
A) Il fonografo
B) Il parafulmine
C) La glassarmonica
D) Le lenti bifocali
E) L’ora legale
6. La capitale dell’Arabia Saudita è :
A) Ryad
B) Dubai
C) Mascat
D) Sana
E) Kuwait 1
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7. Il te rmine sponsor è una parola di origine :
A) latina
B) inglese
C) greca
D) tedesca
E) francese
8. Je an de La Fontaine è un:
A) poeta e favolista
B) architetto
C) statista
D) filosofo
E) economista
9. Quale di questi santi è nato in Africa?
A) Sant’Agostino di Ippona
B) Sant’Ambrogio di Milano
C) San Tommaso d’Aquino
D) San Paolo di T arso
E) Sant’Antonio di Padova
10. “Na” è il simbolo dell’elemento chimico:
A) Sodio
B) Potassio
C) Azoto
D) Rame
E) Niobio
Ciascuno dei brani presentati è seguito da cinque quesiti riguardanti il suo contenuto. Per ogni quesito sono
previste cinque risposte differenti, contrassegnate con le lettere A, B, C, D, E.
Per ogni quesito scegliete fra le cinque risposte o affermazioni quella che ritenete corretta in base soltanto a
ciò che risulta esplicito o implicito nel brano, cioè solo in base a quanto si ricava dal brano e non in base a
quanto eventualmente sapete già sull’argomento. Brano I
Il linguaggio architettonico
Parto dal presupposto di una conoscenza generale dell’argomento: per esempio, che si sappia che la
cattedrale di St Paul a Londra è un edificio classico, mentre l’abbazia di Westminster non lo è; che il British
Museum è un edificio classico, mentre il Natural History Museum a South Kensington non lo è; che tutti gli
edifici intorno a Trafalgar Square, cioè la National Gallery, la chiesa di St Martin-in-the-Fields, la Canada
House e anche South Africa House sono classici; che tutti gli edifici pubblici nella Whitehall sono classici,
ma che non lo è il palazzo del parlamento. Si tratta di distinzioni elementari, tanto che sulle prime mi si
potrebbe accusare di perdere tempo in cose scontate. Quand’è che un edificio classico non è tale? E ciò ha
davvero importanza? Le principali caratteristiche architettoniche non hanno forse un rilievo maggiore e non
sono forse indipendenti da una simile terminologia stilistica? Certamente. T uttavia non mi è possibile
giungere a quanto intendo dire in queste conversazioni senza isolare subito da tutti gli altri quegli edifici che,
prima facie, sono classici. Tratterò dell’architettura come linguaggio e mi limiterò per il momento a
presumere che il mio pubblico riconoscerà il latino dell’architettura quando se lo troverà di fronte.
Il latino dell’architettura: ecco ciò che mi induce a un altro presupposto di carattere generale. L’architettura
classica affonda le sue radici nell’antichità, nel mondo greco e in quello romano, nell’architettura dei templi
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del mondo greco e nell’architettura religiosa, militare e civile dei romani. Ma questa serie di conversazioni
non è destinata all’architettura greca e romana, non è destinata allo sviluppo e all’elaborazione del linguaggio
classico dell’architettura, ma verte sulla natura e il suo uso: il suo uso come linguaggio architettonico
comune, ereditato da Roma, da parte di quasi tutto il mondo civile nei cinque secoli che intercorrono fra il
Rinascimento e l’epoca attuale.
Dunque, d’ora in poi potremo essere più precisi. Consideriamo il termine “classico” applicato
all’architettura. È un errore cercare di definire il classicismo. Esso assume ogni sorta di significati utili in
contesti differenti e io propongo di considerarne soltanto due che saranno entrambi utili nel corso di queste
conversazioni. Il primo significato è il più evidente. Un edificio classico è quello i cui elementi decorativi
derivano direttamente o indirettamente dal vocabolario architettonico del mondo antico: il mondo “classico”,
come è spesso chiamato. Questi elementi sono facilmente identificabili: per esempio, le colonne di cinque
tipi determinati, usate in determinati modi; modi determinati di trattare porte e finestre e le estremità del
frontone, e determinati tipi di modanature applicabili a tutte queste cose. Benché spesso si prescinda da
questi “ elementi determinati”, essi sono ancora riconoscibili come tali in ogni parte di tutti gli edifici che
possono essere considerati classici in questo senso.
Quanto precede costituisce, mi sembra, una schematizzazione esatta, benché superficiale, di ciò che è
l’architettura classica; essa consente di riconoscere l’”uniforme” indossata da una certa categoria di edifici, la
categoria che chiamiamo classica. Ma non dice nulla sugli elementi essenziali del classicismo in architettura.
A questo punto, tuttavia, dobbiamo procedere piuttosto cautamente. Dire “ elementi essenziali” è molto vago
e, documentandosi, si scopre spesso che essi non esistono. Ciò nondimeno, la storia dell’architettura classica
è costellata da una serie di giudizi sugli elementi essenziali dell’architettura, e tali giudizi sono concordi per
un lungo periodo di tempo, al punto che possiamo affermare che lo scopo dell’architettura classica è stato
sempre quello di ottenere un’armonia delle parti suscettibile di dimostrazione. Si è sempre ritenuto che
questa armonia fosse propria degli edifici dell’antichità e fosse in gran parte “ incorporata” negli elementi
principali antichi, particolarmente nei cinque “ ordini” di cui ora parleremo. Ma tale armonia è stata anche
teorizzata da una serie di trattatisti, i quali hanno dimostrato che in una costruzione si raggiunge un’armonia
analoga a quella musicale mediante la proporzione, garantendo cioè che i rapporti di un edificio abbiano
soltanto funzioni aritmetiche e che i rapporti di tutte le sue parti siano quei rapporti stessi o si ricolleghino ad
essi in modo diretto. Molte pretenziose inesattezze sono state scritte sulla proporzione e non intendo
soffermarmici. Il concetto rinascimentale di proporzione è molto semplice. Scopo della proporzione è di
ottenere l’armonia attraverso una struttura: un’armonia resa intelligibile mediante l’uso manifesto di uno o
più ordini come componente dominante, oppure soltanto mediante l’uso di dimensioni che implicano la
replica di semplici rapporti. Questo è sufficiente per consentirci di proseguire.
Vi è tuttavia un punto, in questa teorizzazione di ciò che è classico, che costituisce un problema. È possibile,
ci si può chiedere, che un edificio non presenti alcuna delle caratteristiche proprie dell’architettura classica,
eppure si qualifichi come edificio “ classico” soltanto in virtù della proporzione? Ritengo che la risposta
debba e ssere negativa. Si può dire, descrivendo un edificio simile, che le sue proporzioni sono classiche, ma
sostenere che è classico non farebbe che disorientare e costituirebbe un abuso di terminologia.
11. Un e dificio classico: (vedi Brano I)
A) è riconoscibile facilmente a prima vista
B) non si distingue esteriormente dagli altri
C) ha dimensioni contenute
D) è elementare
E) presenta caratteri ereditati dal contesto 3
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12. Gli elementi de corativi dell’architettura classica: (vedi Brano I)
A) costituiscono la categoria dell’edificio
B) non esistono
C) rappresentano lo scopo dell’edificio
D) non sono facilmente identificabili
E) è un errore cercare di definirli
13. Il “latino” dell’architettura indica: (vedi Brano I)
A) un linguaggio ereditato dal mondo classico
B) la patina di antichità vera o presunta
C) una particolare schematizzazione
D) una struttura di difficile interpretazione
E) la destinazione ad un suo uso ufficiale e pubblico
14. L’armonia di un e dificio dipende da: (vedi Brano I)
A) i rapporti di proporzionalità tra le parti
B) un aspetto esteriore piacevole
C) la coerenza stilistica con l’ambiente
D) la coerenza con la finalità di uso
E) l’accordo tra struttura e decorazione
15. La pre senza della proporzione: (vedi Brano I)
A) da sola non consente la qualifica di classico
B) è sufficiente per qualificare classico un edificio
C) può esistere con un insieme disarmonico
D) è importante solo se riguarda la struttura
E) è suscettibile ai diversi ordini architettonici
Brano II
La criminalità prima della mafia
Tra le cause di povertà c’erano l’elevata criminalità e la dispersione di tanti talenti e di tanta energia nelle
attività della malavita che paralizzavano la vita economica. In questo campo i Borboni erano altrettanto
impotenti quanto lo erano stati tutti i precedenti regimi. A Bentinck era sembrato che a Palermo si
commettessero tanti assassinii quanti se ne commettevano in tutto il resto dell’Europa insieme, e il segretario
di Bentinck aveva messo in luce le difficoltà particolari offerte da un ambiente sociale in cui la vendetta
personale era considerata un piacere e un dovere.
Come al solito, uno dei reati più comuni era il contrabbando di cibo che veniva introdotto in città frodando i
funzionari del dazio. Meno comune, ma ancora grave, era il controllo illecito dei rifornimenti idrici, e
sappiamo da rapporti ufficiali che l’inaridirsi della superficie freatica a sud di Palermo aveva reso questa
pratica molto lucrativa intorno al 1840. Al primo posto per la frequenza era l’abigeato o furto di ani