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FILOSOFIA: Sigmund Freud e l’interpretazione dei sogni.
LETTERATURA: Italo Svevo e la Coscienza di Zeno.
STORIA DELL’ARTE: il Surrealismo e Salvator Dalì.
STORIA: i Sogni di Adolf Hitler.
La mia è una trattazione sul sogno, sviluppata attraverso un breve e personale viaggio nell’arte, nella filosofia, nella storia e nella letteratura. L’obiettivo è quello di far comprendere come i sogni sono importanti nella vita di ogni individuo, poiché essi ci permettono di sviluppare dapprima l’immaginazione e la fantasia, in secondo luogo se analizzati approfonditamente, ci aiutano a comprendere ciò che viene celato dalla coscienza e dalla razionalità.
Il sogno è una produzione psichica che ha luogo durante il sonno ed è caratterizzata da immagini, che si svolgono in maniera irreale o illogica. O, per meglio dire, possono essere svincolate dalla normale catena logica degli eventi reali, mostrando situazioni che, in genere, nella realtà sono impossibili a verificarsi. È una realtà diversa il sogno, che in qualche modo ci fa vivere sensazioni, emozioni forti e vere quanto è vera l’esistenza del nostro corpo, che nel sonno sente le musiche e le voci, che vede i colori e gli spazi senza mura né confini.
Il primo studio sistematico sull’argomento risale al 1900, quando Freud pubblica “l’interpretazione dei sogni.
L’interpretazione dei sogni
"Fornirò la prova dell'esistenza di una tecnica psicologica che permette di interpretare i sogni e
dimostrerò che utilizzando questo metodo ogni sogno
si rivela essere una formazione psichica dotata di senso che può essere inserita in un luogo ben
preciso dell'attività psichica della veglia".
Cosi Freud apre quello che sarà l’opera piu famosa ed importante da lui mai pubblicata:
l’interpretazione dei sogni (1900) con la quale getterà i fondamenti dello studio di quell’incredibile
fenomeno psichico quale è l’attività onirica.
Freud, premettendo che i sogni sono precisi atti mentali, afferma che è possibile dare loro un
interpretazione e mediante un’approfondita analisi è possibile dare loro un senso.
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Tuttavia questo tipo d’indagine è alquanto complesso, poiché
non sempre i sogni si prestano ad un’interpretazione semplice
e lineare.
Il medico austriaco, analizzando i propri sogni e quelli dei
suoi pazienti, si rende conto che questi presentano un
contenuto manifesto, il quale però allude a un contenuto
nascosto (contenuto latente) che, l’analista deve riuscire a
scoprire tramite il dialogo con il paziente e il metodo delle
libere associazioni.
Una volta ricreata almeno in parte le condizioni in cui la
mente si trova quando ha prodotto il sogno, il paziente deve porsi in posizione rilassata su un lettino,
e deve esporre quanto gli affiora alla mente, rispondendo inoltre istintivamente alle domande poste
dal medico. La rapidità della replica è un fattore essenziale, poiché il soggetto analizzato non deve
avere il tempo di riflettere, mobilitando cosi le attività consapevoli e censorie della propria psiche.
I desideri, proprio perché sono incompatibili con la coscienza morale, il paziente li censura
inconsciamente, cioè il “rimuove” dalla scene dalla coscienza.
L’espediente più subdolo con la quale la censura svolge la propria attività è la revisione secondaria.
Essa è responsabile dell’apparente coerenza di molti sogni, coerenza che ha lo scopo di non far
sorgere nel sognatore alcuna domanda sul reale significato del sogno stesso, mantenendo quindi
l ‘inconscio al sicuro dalla coscienza.
I desideri repressi tuttavia, secondo Freud non si annullano, poiché continuano ad agire nella parte
inconscia della psiche da cui a volte affiorano anche a distanza di molti anni attraverso segnali
nevrotici rappresentati ad esempio da piccoli atti quotidiani, quali i lapsus e amnesie temporanee,
solitamente attribuite al caso o alla distrazione. Freud sostiene dunque il determinismo della vita
psichica: per lui, nelle manifestazioni della psiche non vi è nulla di arbitrario e casuale.
In genere , secondo Freud tali desideri sono di carattere sessuale; sessualità intesa come ricerca del
piacere. il padre della psicanalisi applica questa teoria anche per i bambini i quali vengono
considerati “ perversi polimorfi” ,e perseguono il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi
(“perverso”) e mediante i più svariati organi corporei (“polimorfo”).
Vi sono tre fasi dello sviluppo psicosessuale:
1- -ORALE: dai primi mesi di vita sino a 1 anno e ½ ): vede l'interesse sessuale del bambino
spostato sul piacere ricavato dall'autostimolazione della mucosa della bocca, da qui deriva
l'abitudine infantile di succhiare, il ciuccio, il dito, e in generale tutto quel che capita a portata di
mano.
2- ANALE:.da 1 anno e ½ ai 3 anni): la zona erogena è l’ano ed è collegata alle funzioni
escrementizie (che danno piacere e interesse al bambino)
3- GENITALE o FALLICA: (inizia dalla fine del terzo anno): in cui il bambino comincia a
provare piacere erotico nella stimolazione dell'organo genitale, cominciando a notare le differenze
che intercorrono tra quello maschile e quello femminile e dimostrando i primi dubbi circa il ruolo dei
genitori nel concepimento di un figlio. Questi dubbi sfociano in una serie di teorie infantili che poi,
col passare degli anni lo abbandonano inesorabilmente.
Le prime due fasi hanno una connotazione di autoerotismo, nel senso che il bambino vede sé stesso
come oggetto della pulsione; nell'ultima fase, viceversa, il baricentro dell'interesse sessuale si sposta
su un'altra persona, come per esempio il genitore di sesso opposto. E' in questo contesto che Freud
formula le sue teorie circa il complesso di Edipo. 6
Si ispira alla vicenda del personaggio greco (Edipo) destinato dal
Fato ad uccidere il padre e a sposare la madre. Questo complesso
si sviluppa fra i 3 e i 5 anni (fase fallica); proprio in questa età il
bambino registra un attaccamento morboso verso il genitore del
sesso opposto.
A questo complesso Freud attribuisce una funzione esistenziale
poiché, l’uomo per poter maturare deve superare tale complesso,
andando oltre l’interesse per il genitore, riappacificandosi allo
stesso tempo con l’altro genitore con il quale era andato in
conflitto.
Stabilito dunque, che la maggior parte della vita mentale si svolge
non nella coscienza ma al di fuori di essa, nell’inconscio, Freud
definisce con precisione la struttura della psiche, che gli appare
organizzata in tre province distinte: la coscienza, il preconscio e
l’inconscio.
Conscio: parte della psiche legata tramite la percezione alla realtà esterna al soggetto. Il cosciente
opera secondo il principio di realtà (tenendo conto cioè dei costi e dei benefici della soddisfazione
immediata cui la pulsione inconscia tende; ciò è legato al processo psichico primario)anche chiamato
rimosso.
Preconscio: parte della psiche che costituisce l’anticamera della coscienza, cioè di quei contenuti
psicologici di cui l’Io consapevole può divenire in ogni momento esplicitamente padrone.
Inconscio: parte della psiche in cui vengono respinte esperienze traumatiche che potrebbero essere
dolorose e quindi pericolose per l’individuo. Da qui tali esperienze non possono più riaffiorare al
preconscio e al conscio se non sotto forma onirica (sogni) o sintomatica (patologie psichiche come la
nevrosi). Dal 1920 Freud passa a studiare la scomposizione della personalità(o vita
Scoperto l’inconscio,
psichica o apparato psichico)che,secondo lui,si articola in tre istanze:
L’Es è la forza impersonale e caotica che costituisce la matrice originaria della nostra psiche, non
conosce né il bene né il male, né la moralità (non ha un’etica) ma obbedisce solo al principio del
piacere (come i neonati).
Il Super-io è la coscienza morale, ovvero l’insieme delle proibizioni che sono state instillate
nell’uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagneranno sempre, anche in forma
inconsapevole. E’ il “successore e rappresentante dei genitori”. Interiorizzazione dell’autorità prima
parentale e poi sociale.
L’Io è la parte organizzata della personalità che deve mediare tra Es, Super-io e mondo esterno. L’Io
deve equilibrare tramite opportuni compromessi passioni disparate e in contrasto tra loro, deve
stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui.
Nell’individuo “normale” l’Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione (fornisce parziali
soddisfazioni all’Es), ma senza violare le proibizioni del Super-io.
L’interpretazione dei sogni consiste dunque, nel percorrere a ritroso il processo di traslazione del
contenuto latente in quello manifesto, al fine di cogliere i messaggi segreti dell’Es.
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Analisi di un sogno
Per arrivare a realizzare il suo capolavoro, come già detto precedentemente, Freud analizzò i propri
sogni, ma in particolare uno che registrò la mattina al risveglio:
«.. una compagnia di persone , tavola o table d’hotel..Si mangiano spinaci…la signora E.L. siede
accanto a me, si volge tutta verso di me e posa confidenzialmente la mano sul mio ginocchio. Io
allontano la mano scostandomi. Essa dice quindi: “ Lei però ha sempre avuto cosi begli occhi…”
Io vedevo allora confusamente qualche cosa come due occhi disegnati, o come contorno di una lente
»
d’occhiali… 8
Il sogno è estremamente breve ed essenziale e, come sempre, apparentemente incomprensibile;
La prima osservazione da fare quindi per Freud, fu quella di spezzare il racconto onirico, e cercare
di associarvi tutto quello che venne in mente.
La table d’hotel, il padre della psicoanalisi, l’associò dapprima ad un episodio della sera precedente,
in cui egli accettò l’offerta di un suo amico di usufruire della carrozza a tassametro per ritornare a
casa, e appena furono seduti, il cocchiere fece funzionare la macchina, sulla quale apparvero subito
sessanta scellini. In secondo luogo, la tavola d’albergo gli ricordò l’irritazione verso la moglie, la
quale durante una cena in una pensione ,prestò eccessiva confidenza a persone estranee , anziché al
marito.
E ancora, il sogno gli ricordò un'altra scena svoltasi molto tempo addietro, quando l’autore era
segretamente fidanzato; si ripeté il medesimo gesto sotto la tavola ma questa volta non era la moglie
ma un'altra donna, la signora E.L. con la quale Freud non ebbe mai intrattenuto rapporti amichevoli.
La signora, era la figlia di un uomo a cui Freud doveva restituire del denaro. Da qui l’affermazione “
lei ha sempre avuto cosi begli occhi” che significava semplicemente” lei ha sempre avuto tutto
gratuitamente” Del resto anche l’amico aveva offerto la carrozza gratis per il ritorno a casa e gli
aveva precedentemente anche offerto del denaro. Ecco così che Freud cominciò a delineare un
quadro interpretativo del tutto inaspettato, che tuttavia non volle rivelare del tutto poiché si trattava
di un affare privato.
La psicoanalisi, divenne ben presto famosa ed apprezzata in tutto il mondo. In Italia, venne accolta
da uno dei più importanti letterati del Novecento: ITALO SVEVO.
Italo Svevo
(1861- 1928)
Nasce a Trieste nel 1861, in un agiata famiglia di commercianti,
da padre austriaco e madre italiana.
“Italo Svevo” non è altro che lo pseudonimo che egli stesso si
scelse: Italo deriva da Italia; Svevo a causa della duplicità
culturale che lo caratterizza. 9
Dopo l’istruzione primaria a Trieste, prosegue gli studi in Germania,dove impara il tedesco e studia
materie legate alle attività commerciali.
Successivamente torna nella sua città natale,e nonostante predilige gli studi umanistici, si iscrive
all’istituto superiore del commercio, studi che non completerà a causa del fallimento dell’azienda
paterna.
Per necessità dunque, inizia a lavorare in banca e al contempo collabora con il giornale
“l’Indipendente”.
Nel 1892, Svevo pubblica a proprie spese il suo primo romanzo intitolato inizialmente “Un Inetto”
poi “Una Vita” il quale però non riscuote successo. Il silenzio di critica circonda anche la seconda
opera “Senilità” pubblicata nel 1898 dapprima a puntate su ”Indipendente” poi in un unico volume.
Inizia cosi un lungo periodo di silenzio letterario.
Nel frattempo si sposa con la cugina Livia Veneziani e si trasferisce a casa dei suoceri, con i quali
collabora nella fabbrica di vernici per navi. Le esigenze di lavoro lo portano spesso all’estero
soprattutto in Inghilterra , cosi per approfondire la lingua inglese frequenta dei corsi a Trieste tenuti
da James Joyce non ancora divenuto famoso, ma con il quale strinse una forte amicizia.
In questo periodo inizia a leggere le opere di Sigmund Freud.
Nel 1919, durante la temporanea chiusura della fabbrica inizia a scrivere il suo terzo romanzo “La
Coscienza di Zeno”e una volta pubblicato nel 1923 venne sottoposto all’attenzione dei massimi
critici europei, attraverso l’intervento di Joyce che divenuto famoso, rimase entusiasta dall’opera di
Svevo. Contemporaneamente in Italia, il romanzo giunge all’attenzione del giovane Eugenio
Montale, il quale dedica allo scrittore triestino un ampio saggio, ritenendo che sia un autore
culturalmente all’avanguardia, non capito dai critici del tempo.
“ Svevo impone un esame di coscienza troppo impegnativo, rispetto alla mediocrità, costituita dal
nostro ambiente letterario”.