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Sintesi

Introduzione Sogno e inconscio - Tesina



La tesina di maturità verte sul tema del sogno e dell'inconscio. Ci troviamo immersi in questo mondo, oppressi dai canoni che ci vengono imposti dalla stessa società, siamo stressati dalla quotidianità del lavoro, della famiglia. Questo mondo ci rende vulnerabili e vittime dell’odio, della corruzione; manipolati inconsciamente da questo invulnerabile sistema. Ormai la nostra mente e i nostri pensieri sono schiavi delle dottrine imposteci dalla televisione, dalla radio, dal cinema, che ci rendono soltanto schiavi del consumismo, adoratori del Denaro ma, allo stesso tempo, succubi dell’estetica. Ed è proprio questo il punto, come possiamo evadere da tutto ciò? Gli uomini, sin dall’antichità, hanno sempre avuto uno spirito di liberazione che li accumunava, l’unica catena del bisogno, del desiderio e della volontà che ogni uomo porta con se, che li spinge a creare, immaginare, sognare. Infatti, è proprio contemplando un bel quadro, leggendo un bel libro, ascoltando un brano musicale, che l’uomo riesce a dimenticare se stesso e il proprio dolore, e il mondo in cui vive, sottraendosi così alla catena degli eventi e della casualità. E dunque i sogni non sono altro che un momento di evasione che tutti si possono concedere, sono la vera essenza della nostra mente, il nocciolo primo della nostra essenza, lo specchio impenetrabile del nostro inconscio. Essi sono desideri nascosti si, ma anche mondi inconoscibili e incomprensibili che la maggior parte delle volte dimentichiamo al nostro risveglio.
Elementi effimeri per la maggior parte di noi, considerati quasi irrisori, a cui solo pochi prestano il loro interesse; non sapendo che nella loro complessità possono nascondere realtà che neanche la persona stessa sa di conoscere; infatti,non sono altro che, un attività del nostro pensiero umano, una produzione della psiche, caratterizzata da emozioni, percezioni e pensieri, riguardanti persone, situazioni ed oggetti vissuti dal sognatore accompagnati dalla consapevolezza dalla loro irrealtà. I sogni si portano dietro una lunghissima storia, in quanto essi hanno interessato persino la preistoria, essendo un’attività umana che ha destato la curiosità dell’uomo fin dai primordi della civiltà arrivando oggi a me. La tesina inoltre permette dei collegamenti con le altre materie scolastiche.

Collegamenti


Sogno e inconscio - Tesina



Italiano - L'importanza dell'inconscio nell'opera di Italo Svevo.
Inglese - Literaty productionin 20th century.
Filosofia - Sigmund Freud.
Biologia - Il sistema nervoso.
Fisica - Le linee del campo elettrico.
Estratto del documento

Inizialmente il romanzo segue la sorte dei precedenti, poi Joyce gli consiglia di inviarlo a due

illustri critici francesi, i quali lo apprezzano e lo fanno conoscere all’estero; mentre in Italia viene

esaltato dal giovane Montale. Finalmente lo scrittore ottiene il successo sperato, scrive testi teatrali,

racconti, abbozza un nuovo romanzo e viaggia per promuovere la sua opera, finché non muore in

seguito a un incidente automobilistico.

Nonostante questi tardivi riconoscimenti, la sua fama è cresciuta maggiormente dopo la 1° guerra

mondiale, quando la sua opera si è consolidata come una delle testimonianze più significative per

comprendere la spiritualità del ‘900.

I TRE ROMANZI

Le opere di Svevo sono sostanzialmente costituite da tre romanzi, dove viene rappresentato il

dramma della solitudine dell’uomo contemporaneo, la sua incomunicabilità, l’incapacità ad agire o

modificare la realtà circostante, il senso di frustrazione, che egli deriva dalla conoscenza del totale

fallimento della propria esistenza.

Essi sono idealmente affini, poiché hanno una tematica in comune, che consiste nell’analisi

ossessiva del subcosciente dei rispettivi protagonisti, Alfonso, Emilio e Zeno.

Quest’analisi è in realtà un autoanalisi perché

ognuno di loro è la controfigura romanzesca

dell’autore. La malattia di cui soffre Zeno, analoga

a quella degli altri due, è l’inettitudine a vivere, ad

adattarsi al mondo esterno, a una società egoistica e

crudele.

C’è, però, una notevole differenza tra i personaggi: i

primi due sono piccolo-borghesi, che dal confronto

con la società escono schiacciati, sono dei “vinti” di

tipo verghiano, non hanno il cinismo necessario e la

spregiudicatezza per riuscire nella vita. Zeno, invece, appartiene alla ricca borghesia e per una

fortunata serie di circostanze, comprese la guerra e riuscì ad essere un vincitore. Proprio durante il

conflitto, comprando e vendendo senza scrupoli, si arricchisce, il successo lo rende euforico e crede

di essere guarito dalla sua malattia, comprendendo che i sani sono quelli che agiscono

spregiudicatamente. In realtà il personaggio è più ambiguo, più complesso; la vittoria di Zeno è solo

apparente: egli stesso riconosce che la vita è inquinata alle radici e che qualsiasi sforzo per l’uomo

di conquistare la salute è vano; la malattia è una condizione generale, con quest’unica distinzione:

chi ne ha consapevolezza e chi invece non se ne accorge.

Nel romanzo “Una Vita” si intrecciano le sue esperienze personali e gli interessi letterari e filosofici

che caratterizzano la sua formazione di intellettuale autodidatta. Il protagonista è Alfonso Nitti, che

dopo aver terminato gli studi letterari si trasferisce in città, dove entra in contatto con la borghesia e

si trova improvvisamente di fronte ad un mondo dove vigono regole che non solo non conosce, ma

non riesce neanche a mettere in pratica. Nemmeno il lavoro in banca gli da soddisfazione, perché in

contrasto con i suoi sogni di letterato dilettante; ciò sottolinea maggiormente la sua condizione di

inferiorità; quindi, vivendo in un ambiente dove la borghesia finanziaria, con la sua supremazia

economica e sociale, rende impossibile l’integrazione del singolo, egli vede fallire ogni possibilità

di successo e preso dallo sconforto, si uccide. Al giovane manca la volontà realizzatrice, che lo

porta a essere un inetto, un perdente e ne è consapevole. È paralizzato dal conflitto tra i sogni di

grandezza, alte aspirazioni e meschini calcoli egoistici, è un autolesionista in conflitto perenne con

se stesso e la società. In antitesi Svevo colloca un antagonista che riassume nel proprio carattere la

coerenza, la decisione e il buon senso che mancano al protagonista.

Il tema del piccolo borghese che tenta di emanciparsi dalla sua condizione sociale è tipico del

romanzo naturalista, come pure la minuziosa descrizione degli ambienti che fanno da sfondo alla

vicenda; la novità sta nel fatto che le cause del fallimento non sono solo esterne, legate alla lotta per

la vita, ma sono soggettive e psicologiche. La storia è narrata in terza persona, ma filtrata attraverso

i pensieri, le emozioni e le sensazioni di Alfonso.

Il secondo romanzo “Senilità” è la storia di Emilio Brentani, un modesto impiegato con velleità

letterarie, anche lui inetto, che vive con la scialba sorella Amalia, un esistenza mediocre e

monotona, finché, un giorno incontra Angiolina, una bella ragazza di facili costumi che le propone

di diventare la sua amante. Ma si innamora di lei e si crea una falsa immagine della giovane,

attribuendole qualità che non possiede. Angiolina smantella tutte le sue illusioni, ma per quanto sia

bugiarda e inafferrabile, tanto più gli sembra desiderabile, anzi il rapporto con lei gli appare come

l’unica via di uscita dal suo stato di abulia. Per mantenerlo vivo, nonostante i tradimenti e le bugie,

egli si crea degli autoinganni che durano fino alla conclusione del romanzo, quando, ripiombato

nell’inerzia e nella solitudine, continuerà ad avere una finta immagine della ragazza. Al suo

fallimento, si aggiunge quello più amaro della sorella, che dopo una vita dedicata al fratello e priva

di soddisfazioni, si rifugia nel sogno di un amore impossibile per Balli, uno scultore fallito, ma abile

con le donne e alcolizzato. La sua tragica morte conferma che i personaggi senili, soccombono di

fronte alla vitalità di quelli giovanilmente sani.

In questa storia si nota subito la contrapposizione di due coppie analoghe e opposte tra loro:

Emilio/Amalia incapaci e Angiolina/Balli forti e decisi; all’inettitudine che immobilizza le scelte e

le decisioni, contrasta la vivacità e la volontà, che si esprimono nella forza delle passioni e danno un

senso all’esistenza. Comunque, questo tipo di incapacità non è assoluto, non preclude la capacità di

vivere, infatti Emilio innamorandosi rompe la banalità e cambia la sua esistenza; anche se in realtà,

non riesce ad andare fino in fondo perché prima decide di amare senza impegno, poi non ci riesce

poiché è abituato a fare tutto col massimo scrupolo.

Pertanto, si ostina a redimere la ragazza attraverso il proprio amore, sapendo già che è un sogno

impossibile.

LA COSCIENZA DI ZENO

“La Coscienza di Zeno” esce più di vent’anni

dopo la pubblicazione del secondo romanzo,

quando ormai l’autore è un affermato uomo

d’affari. In quest’opera si nota da un lato la

conoscenza del pensiero freudiano, che gli offre

nuovi strumenti per analizzare i momenti oscuri

dell’agire umano; dall’altro la riflessione sulle

tragedie della guerra che lo spinge ad estendere

all’intera società i concetti di inettitudine e

malattia. La stessa struttura narrativa è diversa

dalle precedenti, è la coscienza stessa che vive e

narra la storia; Zeno è un personaggio coscienza

che mantiene il contatto con la realtà e si fa

testimone di una comune tragedia. Il racconto si

svolge attraverso una specie di diario, dove lo

scrittore, attraverso l’analisi dell’individuo, dei

suoi ideali e delle sue immancabili sconfitte,

giunge a una precisa visione della decadenza

morale, sociale e storica contemporanea; di fronte alla mancanza di forti legami affettivi e di

profonde esigenze morali, egli non propone alternative, ma evidenzia quel sistema in disfacimento.

Zeno è l’opposto del superuomo d’annunziano, incapace, incerto e pieno di contraddizioni: ama e si

sposa quando non dovrebbe; passa la sua esistenza a fumare l’ultima sigaretta; lavora quando

farebbe meglio ad astenersene.

Il protagonista è già vecchio quando scrive le sue memorie, perciò ha raggiunto un atteggiamento di

distacco e può guardare i suoi conflitti ed incapacità con un sottile umorismo. Egli scherza sui suoi

autoinganni, sulle bugie che racconta consapevolmente e inconsapevolmente a se stesso, sulle

tragedie in cui è coinvolto; inoltre, ogni volta che si trova nei guai, il caso fa in modo che,

indipendentemente dalla sua capacità o volontà, riesca ad uscirne e a ricominciare da capo. Per

ogni suo gesto o pensiero, egli ha un personaggio indecifrabile, inizialmente, sembra che il

problema che più lo angoscia sia la “malattia” da cui si sente afflitto e che ammiri negli altri una

capacità di vivere che lui non ha; poi, considera la “malattia” una condizione universale e la

guarigione, uno stato d’animo soggettivo. Si vede, alternativamente, come oppresso o oppressore,

come vinto o vincitore, come sano o come malato, attribuisce anche agli altri personaggi ruoli e

caratteristiche che cambiano, in relazione al punto di vista da cui li considera di momento in

momento.

Secondo Zeno, la vita è imprevedibile ed impossibile da analizzare sulla base di causa ed effetto;

così la rievocazione dei fatti sconvolge l’ordine logico e cronologico, tipico del romanzo

ottocentesco, per affidarsi all’associazioni irrazionali e ai meccanismi inconsci studiati da Freud: il

narratore accosta per analogia gli eventi più lontani, mescola episodi recenti con quelli passati,

attribuisce allo stesso avvenimento significati opposti. I ricordi si modificano in base alla

prospettiva da cui li guarda: persino gli avvenimenti narrati si modificano col variare della

situazione psicologica del protagonista. Fin dalla prefazione firmata dal dottor S. il lettore è

avvisato che il racconto di Zeno è un miscuglio di verità e bugie. Dall’analisi condotta su di se e

sulla società, egli, nella conclusione, ricava che la “vita attuale” è inquinata alle radici dalla

corruzione, dall’ipocrisia, dall’egoismo, dalla mancanza di freni morali, derivanti dall’entusiasmo

per la produzione della società capitalistica, che può arrivare alla fabbricazione di ordigni esplosivi

molto potenti, capaci di provocare una catastrofe cosmica.

Questo libro è stato considerato il primo romanzo psicologico del Novecento, già dal suo inizio

sconvolge le regole narrative tradizionali: esso si presenta, infatti, come l’attuazione di un consiglio

dato dal suo medico psicoanalista al protagonista Zeno Cosini di scrivere la propria autobiografia

come preludio per una più profonda terapia analitica. Introdotto da una nota polemica dello stesso

dottore, si apre al lettore il diario del passato di Zeno. Già dalle prime pagine si capisce, però, che

non si tratta di un’autobiografia cronologicamente ordinata quanto di un “flusso di coscienza” in

cui il protagonista accenna alla sua infanzia; alla dolorosa morte del padre che, proprio in punto di

morte, riconferma ulteriormente il rapporto conflittuale e problematico con il figlio (dandogli uno

schiaffo), al suo matrimonio con una delle sorelle Malfenti, alla sua relazione con una povera

ragazza, all’amicizia con Guido (che si suiciderà per debiti) e al suo ruolo nella società commerciale

dell’amico. Questi fatti sono totalmente filtrati dalla "coscienza di Zeno", che rilegge a distanza di

tempo il proprio passato, scegliendo a suo piacere che cosa dire e che cosa tacere, interpretando e

travisando gesti, atteggiamenti, e parole di un tempo. Ne appare un insieme fatto di mediocrità,

occasioni mancate, propositi mai attuati che fungono da alibi dell’incapacità di tener loro fede

(esempio mirabile il proponimento mai attuato di smettere di fumare), il tutto situato in un tempo

indefinito: questo infatti, nella memoria di Zeno, si dilata e si restringe a seconda delle sue esigenze

interiori (il protagonista, che termina le sue memorie nel 1916, racconta eventi accaduti tra il 1890 e

il 1895, ma non dà notizia del resto degli anni trascorsi) e la sua voce in prima persona non

garantisce l’attendibilità delle cose narrate. E non perché Zeno menta, ma perché il suo io “malato”

non è più il possessore della verità e la coscienza manipola i contenuti che le arrivano

dall’inconscio, come insegna Freud.

La prosa dei romanzi sveviani è arida ed antiletteraria, per costruirla l’autore si avvale del

linguaggio parlato, di germanismi, di termini tratti da vari linguaggi settoriali (burocratico, medico,

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