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► Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno del 1798, primogenito del conte

Monaldo, che fu il suo primo educatore. L’ambiente familiare, porta il giovane ad

appassionarsi sempre di più e in modo estremamente solitario ai suoi studi. Impara

da solo diverse lingue, tra cui l'ebraico, e si esercita in traduzioni scolastiche dai

classici, ma anche in piccoli saggi come “La storia dell'astronomia” ... , che già

mostrano l'assorbimento della cultura illuministica. Nel 1816 avviene la «conversione

letteraria»: Leopardi si dedica alla poesia, diventa amico di Pietro Giordani e progetta

una fuga da Recanati, dove ormai non riesce più a vivere. In questi anni annota

pensieri di ogni tipo nello Zibaldone (che raccoglierà scritti dal 1817 al 1832); scrive

le canzoni patriottiche come “All'Italia”; un saggio di poetica, “Discorso di un italiano

intorno alla poesia romantica”, e tra il 1819 e il 1821 i primi idilli (tra cui L'infinito, La

sera del dì di festa, Alla luna ) e varie canzoni. Il suo fisico è ormai minato e ha anche

una grave malattia agli occhi che lo costringe a un riposo forzato.

Nel 1822 finalmente esce da Recanati per recarsi a Roma, ma rimarrà deluso e

annoiato dal clima di corruzione che vi domina. Tornato a Recanati scrive quasi tutte

le Operette morali (tra i più grandi esempi di prosa filosofica italiana). Tra il 1825 e il

1828 compie diversi viaggi tra Milano, Bologna e Firenze nel tentativo di rendersi

autonomo con la propria attività di traduttore, ma senza successo. Dal '21 al '27 c'è

un quasi totale «silenzio poetico» che verrà rotto con la composizione de Il

risorgimento e A Silvia e poi dei grandi idilli.

Torna diverse volte a Recanati e infine nel '33 si reca a Napoli con Ranieri dove

morirà il 14 giugno del 1837 9

► Il Sabato del Villaggio E qua e là saltando,

26

La donzelletta vien dalla campagna,

1 Fanno un lieto romore:

27

In sul calar del sole,

2 E intanto riede alla sua parca mensa,

28

Col suo fascio dell'erba; e reca in mano

3 Fischiando, il zappatore,

29

Un mazzolin di rose e di viole,

4 E seco pensa al dì del suo riposo

30

Onde, siccome suole,

5 Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

31

Ornare ella si appresta

6 E tutto l'altro tace,

32

Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

7 Odi il martel picchiare, odi la sega

33

Siede con le vicine

8 Del legnaiuol, che veglia

34

Su la scala a filar la vecchierella,

9 Nella chiusa bottega alla lucerna,

35

Incontro là dove si perde il giorno;

10 E s'affretta, e s'adopra

36

E novellando vien del suo buon tempo,

11 Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.

37

Quando ai dì della festa ella si ornava,

12 Questo di sette è il più gradito giorno,

38

Ed ancor sana e snella

13 Pien di speme e di gioia:

39

Solea danzar la sera intra di quei

14 Diman tristezza e noia

40

Ch'ebbe compagni dell'età più bella

15 Recheran l'ore, ed al travaglio usato

41

Già tutta l'aria imbruna,

16 Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

42

Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre

17 Garzoncello scherzoso,

43

Giù da' colli e da' tetti,

18 Cotesta età fiorita

44

Al biancheggiar della recente luna.

19 È come un giorno d'allegrezza pieno,

45

Or la squilla dà segno

20 Giorno chiaro, sereno,

46

Della festa che viene;

21 Che precorre alla festa di tua vita.

47

Ed a quel suon diresti

22 Godi, fanciullo mio; stato soave,

48

Che il cor si riconforta.

23 Stagion lieta è cotesta.

49

I fanciulli gridando

24 Altro dirti non vo'; ma la tua festa

50

Su la piazzuola in frotta,

25 10

Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

51

► Analisi Testuale “Il Sabato del villaggio”

Scritto nel 1829 a Recanati, viene evidenziato il tema della giovinezza. Il Leopardi utilizza uno

schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari. In questo idillio (= componimento poetico

di carattere pastorale e campestre) il pessimismo dell'Autore appare meno amaro e quasi schivo di

svelarsi perché rivolgendosi ai giovani non vuole rivelar loro apertamente che la vita è dolore.

La poesia è organizzata su tre nuclei tematici in sequenza, ciascuno con una sua funzione:

1. una situazione - v. 23 - ("il cor si riconforta"): descrive ciò che accade nel villaggio la sera del

sabato. I personaggi sono tutti umani; la descrizione è organizzata in scene che si legano al tempo:

dal calar del sole al buio profondo.

2. un commento - v. 38 - ("di sette è il più gradito giorno"): è conseguenza della situazione, vista

come esempio di una condizione umana generale.

3. un'esortazione - v. 48 - ("godi fanciullo mio"): è conseguenza della situazione del commento.

L'umanità si comporta così il sabato (situazione), perché è il giorno più gradito (commento) e per

tanto godi (esortazione). Il Poeta ribadisce il concetto della non esistenza della felicità: il piacere è

quiete dell'affanno, attesa, delusa, della gioia.

Il sabato prelude al giorno festivo, segna la vigilia della domenica, simboleggia l'attesa di qualcosa di

più grato e propizio. Si lavora, anzi, con più ardore, pensando che il domani segnerà un giorno di

riposo ; ma quando sarà la domenica , l'anima verrà riafferrata dalle preoccupazioni usate, perché il

pensiero tornerà alla scolorita realtà del giorno dopo: nuovo lavoro, nuove fatiche e nuova tristezza.

11

Niente di quanto il sabato lasciava sperare sembrerà realizzarsi, perché il bene sognato è assai più

bello e più vero del bene raggiunto. Nel sabato in effetti si rispecchia la giovinezza, età delle

molteplici illusioni e delle radiose speranze.

La domenica segna invece le delusioni dell'età matura, fatta di rimpianti e di acerbe esperienze. Il

fanciullo non abbia dunque fretta di raggiungere l'età adulta; goda il suo sabato di attesa in serena

letizia, perchè è nell’attesa che risieda la felicità. L'autore invita a non aspettarsi felicità dal futuro,

perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza.

Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Da qui,

ecco l'invito a cogliere l'attimo (dal lat. “carpe diem”) e a vivere intensamente ogni occasione.

Nel testo sono presenti numerose figure retoriche:

◊ Metafore (si utilizza al posto di una parola un’altra che ha con essa un rapporto di somiglianza): la

giovinezza è espressa con "età fiorita", "età bella", "stagion lieta";

◊ Enjambements (fenomeno in cui la frase non termina alla fine del verso, ma continua nel verso

successivo creando una pausa ritmica che non coincide con una pausa logica): spezzano il ritmo (la

sega/del legnaiuol), (diman tristezza e noia/recheran l'ore);

◊ Similitudini (vengono paragonati ad un oggetto, ad una persona, ad una qualità cui quelli

somigliano): "cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno".

L'uso continuo di diminutivi (donzelletta - vecchiarella - garzoncello) evidenzia una tenerezza del

poeta verso i suoi personaggi.

Leopardi, si può collocare nel periodo tra il Romanticismo e l’Illuminismo, perchè in un primo

momento egli si mostra illuminista, in un secondo, romantico. 12

COLLEGAMENTO A STORIA

► Tre Grandi Rivoluzioni industriali nella storia

Premetto che nella storia ci sono state 3

grandi Rivoluzioni Industriali:

▪ la prima fu quella della macchina a vapore e

del carbone: si sviluppò a partire dalla fine del

Settecento e caratterizzò gran parte dell’ La II Rivoluzione Industriale

Ottocento;

▪ la seconda fu quella del motore a scoppio,

dell’elettricità, del petrolio: iniziò, grosso

modo, attorno al 1870 e divenne tipica del

Novecento;

▪ la terza è quella dell’energia atomica e

La I Rivoluzione Industriale dell’informatica: ha avuto inizio al termine

della seconda guerra mondiale ed è quella che La III Rivoluzione Industriale

noi viviamo allo stato attuale. 13

► La II Rivoluzione Industriale

SCOPERTE ED INVENZIONI

Il decollo della seconda rivoluzione industriale avvenne attorno al 1870. Ma a partire dal 1850 ci

fu un crescendo di straordinarie scoperte.

Nello stesso periodo furono perforati negli Stati Uniti i primi pozzi petroliferi. La luce elettrica

fece la sua comparsa, quando l’americano Edison costruì la prima lampadina. Il telefono venne

sperimentato per la prima volta dall’italiano Antonio Meucci, in seguito venne perfezionato e

brevettato dall’ americano Bell.

I tedeschi Benz produssero i primi motori a scoppio: iniziava così l’era dell’automobile; i fratelli

Lumière costruirono il primo apparecchio cinematografico e in seguito i fratelli Wright riuscirono a

far decollare il primo aereo.

La scienza e la tecnica unite insieme avevano reso possibile queste scoperte. Perciò si diffuse

una grande fiducia nei confronti di queste discipline. Questa assoluta fiducia prese il nome di

Positivismo.

Infatti la scienza e la tecnica erano considerate un sapere “positivo” utile all’uomo. 14

LA CATENA DI MONTAGGIO

Con l’avvio della seconda Rivoluzione Industriale il

modo stesso di produrre mutò: accanto a

macchine sempre più evolute, in grado di

prendere il posto dell’operaio, comparve la catena

di montaggio, cioè un sistema meccanizzato di

produzione che divideva un lavoro complesso,

come produrre un’auto, in tanti lavori semplici. Al

lavoratore non era richiesta alcuna competenza.

Egli doveva rimanere sempre allo stesso posto,

mentre gli scorreva davanti una catena, la “catena

di montaggio” appunto, che gli portava i pezzi da

montare. La catena di montaggio fu inventata alla

fine dell’Ottocento dall’americano Taylor. Ma fu

un altro americano, Henry Ford, il mitico

Ford

fondatore della casa automobilistica che porta il

suo nome, ad applicarla per primo in una grande

industria. 15

LE CONCENTRAZIONI INDUSTRIALI

Lo sviluppo economico non fu privo di rischi, anche gravi, per la libertà dei cittadini e dei commerci: primo

fra tutti l’affermarsi di pericolose concentrazioni industriali.

Un rischio fu quello del monopolio, cioè la concentrazione industriale o di un’attività economica nelle

mani di un unico produttore che, mancando la concorrenza, può imporre le sue scelte, in particolare

prezzi elevati.

Esiste però il rischio di oligopolio, cioè la concentrazione industriale nelle mani di pochi produttori che si

accordano per fissare i prezzi delle merci prodotte al livello più alto mancando la condizione di

concorrenza che consentirebbe di stabilire prezzi più bassi.

Tra l’Ottocento e il Novecento i governi dei Paesi più industrializzati, come l’Inghilterra, gli Stati Uniti, la

Francia e la Germania, emanarono rigide norme per impedire la costituzione dei monopoli o degli

oligopoli: le cosiddette leggi antitrust, cioè anticoncentrazioni.

LE SCELTE DEI GOVERNI

I governi dei Paesi industrializzati presero anche provvedimenti per difendere gli interessi economici

nazionali:

◊ l’introduzione di forti dazi doganali, cioè di elevate tasse sui prodotti stranieri; questa soluzione prese il

nome di protezionismo;

◊ la formazione di imperi coloniali, con l’occupazione da parte delle principali potenze europee dei Paesi

più ricchi di materie prime (ferro, carbone, petrolio ecc.): ad esempio i Paesi africani. 16

BENI E FORMAZIONI PER TUTTI

Con la seconda Rivoluzione Industriale nacque la società di massa: il tipo di società attuale. Nella

società di massa le industrie producono una enorme quantità di prodotti tutti uguali e disponibili per un

gran numero di persone.

Anche la cultura e le informazioni sono alla portata di tutti attraverso mezzi di comunicazione quali i

giornali, le radio, la televisione. I mezzi di comunicazione sono detti mass media.

Nella società di massa, infine, diventa sempre più evidente la presenza del cosiddetto settore terziario:

cioè quella parte di economi che non riguarda né l’agricoltura né l’industria, ma i servizi: le banche, gli

ospedali, le scuole, i trasporti ecc. LA DEMOCRAZIA

In una società come quella di massa la democrazia è senza dubbio il sistema politico che funziona

meglio.

Nella società di massa le notizie circolano con facilità, la gente è sempre più istruita, legge, si informa e

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