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3.5. ALCUNI PARADOSSI DEL PIL

Ed ora analizziamo alcuni spunti di riflessione:

3.5.1. Il crimine aumenta il PIL?

Ogni anno cifre enormi vengono spese sia dalla collettività, sia dal privato, per difendersi dal

crimine: polizia, vigilanza privata, difese passive (porte blindate, allarme antifurto, ecc..), generano

un giro d'affari impressionante.

Anche l'enorme spesa sostenuta per mantenere in stato di detenzione i condannati rientra nella

contabilità del PIL. 3.5.2. Le malattie aumentano il PIL?

Come si spende per fronteggiare la criminalità, allo stesso modo anche la lotta alle malattie si

traduce in aumento del PIL.

Si tratta di un mercato in cui fra l'altro la gente spende molto volentieri, indipendentemente dai

risultati ottenuti (basti pensare al crescente successo delle “medicine alternative” e dall'omeopatia,

anch'esse “bastioni” del PIL).

Ovviamente la crescita della sanità (ed il corrispondente PIL impiegato) non può essere considerata

in sé per sé una cosa negativa: lo diventa quando è la risposta a malattie che il nostro stesso sistema

economico introduce nella società (pensiamo ad esempio all’assurdo allarmismo provocato

dall’influenza A, cosiddetta “suina” verificatosi a Settembre del 2009, alimentato in gran parte dai

mass-media, oppure allo stress).

3.6. UN INDICE POCO SIGNIFICATIVO

Ciò che è stato esposto finora mi porta ad una domanda spontanea: cosa ci dice in realtà la crescita

del PIL?

Niente sulla nostra qualità di vita, niente sulla nostra ricchezza, niente sui nostri consumi!

Resto quindi convinto del fatto che il PIL è considerabile semplicemente come un indicatore del

volume di scambi; potrà quindi dare indicazioni sulla vivacità dell'economia, potrà servire ai

governatori delle banche centrali per impostare politiche economiche d'espansione piuttosto che di

rigore, ma sicuramente non sarà più attendibile, per chi vuole analizzare il benessere, anche solo

economico, della società.

Questa mia critica va quindi a sostenere quella parte del pensiero economico che già da alcuni anni

considera il PIL un indice poco significativo.

A titolo di esempio, il 19 e 20 novembre 2007 si è tenuta a Bruxelles la conferenza internazionale

“Beyond GDP” (“Oltre il PIL”) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo,

dall'OCSE e dal WWF. La conferenza ha richiamato leader politici, rappresentanti di governo ed

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esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni Unite con l'obiettivo di chiarire

quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso.

Cosa fare, dunque?

Dopo diverse crisi del nostro sistema economico che hanno messo in ginocchio sia piccoli Paesi

(Islanda, Grecia) sia grandi Nazioni ( Paesi EU e USA) ritengo impensabile che non sia perlomeno

ipotizzabile un cambiamento nei criteri di valutazione del nostro sistema economico e in senso più

ampio delle sue stesse linee guida.

Proprio per questo, a mio parere dovremmo reindirizzare la nostra società e la nostra economia

verso la ricerca della felicità piuttosto che verso l’obiettivo dell’efficienza dinamica, basandoci

sull’evidenza empirica di un diffuso disagio e di frequenti sperequazioni esistenti nelle società a

reddito avanzate come l’Italia.

In che modo? Partendo proprio dagli indici con i quali misuriamo il nostro progresso: obiettivo

degli economisti diviene allora l'individuazione di nuovi indicatori, più affidabili del PIL, per

registrare la produzione, la ricchezza e la felicità.

« Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del

Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell’aria, la

pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del

fine settimana. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti

violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene

conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro

momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari.

Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura

né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la

nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta »

(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University) 8

4. DEPILIAMOCI: ALTERNATIVE AL PIL

“Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo diventati, ma piuttosto di

rifiutare quello che siamo diventati. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo

diventare.” (M. Foucault)

Dalle prime critiche all’inadeguatezza del PIL, sorte verso gli anni ‘40, si è passati poi alla ricerca

di nuovi indicatori per integrarlo o sostituirlo. Eccone alcuni esempi in breve:

1. FIL - Felicità Interna Lorda

2. IPG - Indicatore del Progresso Genuino

3. PILV - Prodotto Interno Lordo Verde

4. IBES - L’Indice di Benessere Economico Sostenibile

5. ISU - Indice di Sviluppo Umano

4.1. FIL (FELICITÀ INTERNA LORDA)

Di cui parleremo in modo approfondito più avanti.

4.2. INDICATORE DEL PROGRESSO REALE (GPI)

L’Indicatore del progresso reale è il principale indicatore proposto come alternativa al PIL. Esso

ha come scopo la misurazione dell'aumento della qualità della vita (che a volte è in contrasto con la

crescita economica, che invece viene misurata dal PIL), e per raggiungere questo obiettivo distingue

con pesi differenti tra spese positive (perché aumenta il benessere, come quelle per beni e servizi) e

negative (come i costi di criminalità, inquinamento, disastri naturali, incidenti stradali, guerre).

4.3. PRODOTTO INTERNO LORDO VERDE

Il Prodotto Interno Lordo Verde (PIL verde) è un indice di sviluppo economico molto simile al

PIL, ma che tiene conto delle conseguenze ambientali dello sviluppo economico.

4.4. INDICE DI BENESSERE ECONOMICO SOSTENIBILE (ISEW)

Nell’Indice di benessere economico sostenibile rientrano non solo il valore complessivo dei beni e

dei servizi finali prodotti in un paese, ma anche i costi sociali, i danni ambientali a medio e lungo

termine, la distribuzione del reddito. Si valorizza inoltre il tempo libero inserendo un suo valore

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economico e un’approssimazione del valore del lavoro domestico non pagato. In pratica, il calcolo

dello sviluppo di un paese non si baserebbe più soltanto sulla mera crescita economica ma anche su

fattori sociali ed ambientali che considerano la soglia dello Sviluppo Sostenibile.

4.5. INDICE DI SVILUPPO UMANO (HDI)

L'Indice di sviluppo umano fu realizzato dall'economista pakistano Mahbub ul Haq intorno agli

anni novanta. È stato utilizzato, accanto al PIL (Prodotto Interno Lordo), dall’ONU a partire dal

1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri. L’indice di sviluppo umano coinvolge

alcuni ambiti fondamentali dello sviluppo economico e sociale: la promozione dei diritti umani e

l'appoggio alle istituzioni locali, la convivenza pacifica, la difesa dell'ambiente e lo sviluppo

sostenibile delle risorse territoriali. Inoltre prende in considerazione lo sviluppo dei servizi sanitari e

sociali, il miglioramento dell'educazione della popolazione, lo sviluppo economico locale,

l'alfabetizzazione e l'educazione allo sviluppo, la partecipazione democratica, l'equità delle

opportunità di sviluppo e d'inserimento nella vita sociale. La scala dell'indice è in millesimi

decrescente da 1 a 0 .

4.6. UNA SOLUZIONE ORIGINALE E INNOVATIVA TRA LE POSSIBILI

ALTERNATIVE

Ho scelto di utilizzare per questo capitolo il titolo DEPILIAMOCI proprio per marcare il fatto che

tutti gli indicatori sopra esaminati hanno la comune caratteristica di riconoscere la limitata

significatività del PIL e la sua inadeguatezza come dato espressivo del reale benessere di un Paese.

Nell’analizzare questi indici alternativi abbastanza noti, mi sono reso conto di come essi risultino

comunque indirizzati ad un comune senso di sistema economico che non prevede la fusione e la

coesistenza del concetto di economia con la sfera dei sentimenti e delle emozioni umane come, ad

esempio, la tanto ambita felicità.

Proprio per questo motivo, approfondendo questi indici, mi ha colpito in modo particolare la

Felicità Interna Lorda, di cui non avevo mai sentito parlare. Essa mi pare infatti il più adeguato

indice che fonde il bisogno di dati oggettivi (numeri, statistiche, classifiche) con la necessità di una

misurazione armoniosa della verità soggettiva del benessere di uno stato e del grado del suo

sviluppo umano.

Un indice adatto a misurare il grado di sviluppo umano nel senso più ampio del termine, tenendo

conto certamente del tasso di alfabetizzazione, dell’ambiente, della convivenza pacifica, ma

soprattutto della consapevolezza di sapersi esseri umani tendenti come fine ultimo non tanto al

progresso economico, tecnologico o chissà cos’altro, ma ad una serissima felicità collettiva.

Se lo scopo ultimo delle forze politiche in un paese è soltanto raggiungere il massimo dei consumi e

il massimo della produzione senza mai interrogarsi sull’effetto che avranno questi risultati sui

rapporti interpersonali, il risveglio rischia di essere brutale: non ci si può permettere di

nascondere in questo modo ciò che è essenziale. Prendere coscienza del fatto che lo scopo del

desiderio umano non è il piacere, ma il rapporto tra gli uomini, può permetterci di riconciliarci con

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situazioni che, valutate secondo altri criteri, parrebbero insoddisfacenti, e di agire in modo da

migliorare la società in termini duraturi e generali.

(T. Todorov). 5. FELICITÀ INTERNA LORDA

“Non è quanto si possiede, ma quanto si assapora a fare la felicità.” (Charles Spurgeon)

5.1. COS’È LA FIL?

La Felicità Interna Lorda o FIL (in lingua inglese Gross National Happiness — GNH) è il tentativo

di definire un indicatore che misura la qualità della vita, il progresso sociale e doni uno standard di

vita sulla falsariga del prodotto interno lordo (PIL).

5.1.1. Origine del termine

Il termine fu coniato nella metà degli anni Ottanta dal re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck, il

quale mise in rilievo il suo impegno per la costruzione di un'economia coerente con la cultura

tradizionale del suo paese basata sui valori spirituali del buddhismo.

Proprio in Bhutan, all’indicatore FIL è stato riconosciuto il merito di offrire un progetto unitario atto

alla stesura della pianificazione quinquennale e di tutti i relativi documenti di programmazione che

guidano i piani economici e di sviluppo dello stato.

5.1.2. Un indice adatto a tutti?

Le origini orientali del termine, e più in generale dell’indicatore, hanno spesso causato in passato

dei pregiudizi e delle difficoltà negli economisti occidentali, restii anche solo a considerare come

valido un indicatore “orientale” come la FIL. Gli ideali buddisti propri del regno del Bhutan, ad

esempio, suggeriscono che lo sviluppo positivo della società umana ha luogo quando sviluppo

materiale e spirituale si verificano fianco a fianco per integrarsi e rafforzarsi a vicenda. I quattro

pilastri della FIL sono:

 3

La promozione dello sviluppo sostenibile ,

 la conservazione e la tutela dei valori culturali,

 la conservazione dell'ambiente naturale,

 4

l'istituzione di una “Good Governance” .

3 Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo che non compromette la possibilità delle future generazioni di

perdurare nello sviluppo, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali.

4 Termine inglese utilizzato per indicare politiche di governo efficaci ed efficienti, utilizzando in modo appropriato le

risorse pubbliche e garantendo il rispetto dei diritti umani. 11

Personalmente, ritengo il concetto di FIL estremamente interculturale. Una nazione non deve essere

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