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TITOLO: UNA MUSICA PUÒ FARE...
TESI: la musica è una componente fondamentale della vita dell’uomo, ognuno di noi ha almeno una canzone preferita alla quale associamo qualcosa di importante, un sentimento, una persona, un evento. La musica è ciò che meglio esprime le nostre sensazioni, gli stati d’animo e tutto quello che abbiamo dentro; e non solo, la musica è un mezzo di comunicazione, è un modo di vedere il mondo, un modo per distrarsi, e proprio per la sua potenza può essere anche strumento di terapia.
MATERIE COLLEGATE
Filosofia: Arthur Schopenhauer
Psicologia: Musicoterapia
Italiano: Gabriele D’Annunzio
Francese: Paul Verlaine
TITOLO: UNA MUSICA PUÒ FARE...
TESI: la musica è una componente fondamentale della vita dell’uomo, ognuno di noi ha almeno
una canzone preferita alla quale associamo qualcosa di importante, un sentimento, una
persona, un evento. La musica è ciò che meglio esprime le nostre sensazioni, gli stati
d’animo e tutto quello che abbiamo dentro; e non solo, la musica è un mezzo di
comunicazione, è un modo di vedere il mondo, un modo per distrarsi, e proprio per la sua
potenza può essere anche strumento di terapia.
Filosofia: Arthur Schopenhauer
Psicologia: Musicoterapia
Italiano: Gabriele D’Annunzio
Francese: Paul Verlaine
La musica spesso ci consente di dimenticare per qualche istante i dolori, i pensieri e gli eventi
negativi che ci accadono e che fanno parte della nostra vita.
La riflessione filosofica suggerisce la funzione catartica dell’arte, e in particolare della musica,
ovvero la capacità che essa ha di elevare l’uomo al di sopra del dolore e del tempo.
Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer nasce a Danzica il 22 febbraio
1788 , figlio di Heinrich Floris Schopenhauer , ricco
commerciante appartenente a una delle famiglie più
antiche e ben in vista della città, e da Johanna Henriette
Trosiener , donna vivace e salottiera dalle evidenti
velleità letterarie.
Morto il padre per suicidio (1805) ereditò una fortuna
cospicua, che gli permise di vivere di rendita,
studiando: prima al ginnasio (di Gotha, e poi di
Weimar), poi all'università di Gottinga (1809/11), dove
conobbe la filosofia di Kant e Platone, e Berlino
(1811/13), dove seguì le lezioni di Ficthe.
Il mondo come volontà e rappresentazione (Die Welt
als Wille und Vorstellung, prima edizione 1819,
Dresda, Germania) è l'opera fondamentale e più
importante della sua produzione. Essa si compone di
due volumi, a loro volta suddivisi in diverse sezioni.
All’arte e alla musica è dedicato il libro terzo, “il
mondo come rappresentazione”, del primo volume.
Schopenhauer ritiene che il mondo non sia Spirito (l'idea che ritorna al suo stadio iniziale, gonfia di
concretezza, dopo il passaggio attraverso la Natura - Hegel), bensì Volontà, cieco impulso
irrazionale che agisce senza motivo e senza scopo: ogni cosa non è altro che brama di vivere,
inestinguibile sete di affermazione che genera morte e dolore.
Secondo il filosofo, la Volontà si è manifestata nel mondo fenomenico attraverso due fasi : nella
prima, si è oggettivata in un sistema di forme atemporali e aspaziali, immutabili, concepite
platonicamente come idee (L'idea platonica sottintende un'uniformità naturale, in cui alle diverse
manifestazioni degli oggetti fa capo un'unica forma pura, o "idea", che le accomuna tutte, in
maniera simile a un modello o un archetipo); nella seconda, si è oggettivata nelle varie creature del
mondo naturale, che sono la moltiplicazione nello spazio e nel tempo delle idee.
Partendo dall’assunto che il mondo mosso dalla Volontà è dominato dalla guerra, dagli egoismi e
dal dolore e che nessun essere (dal sasso, all’animale, all’uomo) ne è libero, bensì tutti sono
ugualmente destinati alla sofferenza in modo proporzionale al grado di consapevolezza, la
contemplazione estetica, in quanto consente all’uomo di liberarsi momentaneamente dalla volontà,
sottrae allo stesso tempo l’uomo alla sofferenza, al ciclo di dolore (desiderio), piacere
(appagamento) e noia (assenza di desiderio) che contraddistingue la sua condizione.
Mentre il dolore, identificandosi con il desiderio, che è la struttura stessa della vita,è un dato
primario e permanente, il piacere è solo una funzione derivata dal dolore, che vive unicamente a
spese di esso. Infatti il piacere riesce a vincere il dolore solo a patto di annullare se stesso: non
appena vien meno lo stato di tensione del desiderio, cessa anche il godimento.
Accanto al dolore, che è una realtà durevole, e al piacere, che è qualcosa di momentaneo, il filosofo
pone, come terza situazione esistenziale di base, la noia, la quale subentra quando vien meno
l’aculeo del desiderio oppure il frastuono delle attività o il pungolo delle preoccupazioni. Di
conseguenza, “la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la
noia”, passando attraverso l’intervallo fugace, e per lo più illusorio, del piacere e della gioia.
Tra le vie di liberazione dal dolore Schopenhauer individua l’arte,la quale ha la capacità di cogliere
le cose per ciò che sono realmente, quindi essa è una forma di conoscenza metafisica che svolge
una funzione catartica : l’uomo, grazie ad essa, non vive la vita ma la contempla, elevandosi al di
sopra della Volontà e sottraendosi al suo dominio; diventa “puro occhio del mondo”, sguardo non
intorbidato dal desiderio e , proprio per questo, capace di accedere a una conoscenza disinteressata
della realtà.
Tra le arti, la musica ha uno statuto di eccezionalità, in quanto si sottrae a qualsiasi forma di
rappresentazione per cogliere direttamente la Volontà.
“(..) la musica non è dunque, come le altre arti, una riproduzione delle idee, ma una riproduzione
della stessa volontà, una sua oggettivazione allo stesso titolo che le idee.”
Nel suo essere completamente svincolata dalla materia, la musica è sentimento allo stato puro, arte
dell’assoluta interiorità che coglie con esattezza il principio metafisico che si agita dietro le
innumerevoli forme del fenomeno: l’infinito trascorrere dei suoni che si negano vicendevolmente
l’uno con l’altro è l’espressione fedele degli alogici dinamismi della Volontà, che si tiene in vita per
mezzo di una distruzione costante.
“(...) la musica non esprime il fenomeno, ma soltanto l’intima essenza, l’in sé di ogni fenomeno, la
volontà stessa.”
Per questo motivo la musica è superiore alla stessa filosofia che, legata alla mediazione del
concetto, può solo descrivere la Volontà, ma non farcela sentire.
“(..) se cioè riuscissimo a riprodurre per via di concetti quanto la musica esprime; avremmo
insieme ottenuto, per via di concetti, anche una soddisfacente riproduzione o spiegazione del
mondo, che sarebbe la vera filosofia.”
La filosofia infatti, in quanto metafisica, pretende di essere nulla più e nulla meno di
un’esplicitazione, realizzata attraverso la riflessione, dell’essenza profonda degli eventi, del loro
senso ultimo. Ed è proprio questo senso che permea la musica stessa.
Se la musica ha radici metafisiche, allora il filosofo che va alla ricerca di queste radici non potrà che
trovarsi assai vicino al musicista, ed anzi potrà riconoscere nella musica quell’ inafferrabile mèta
che egli persegue e che resta peraltro nella sua inafferrabilità, affidata com’è a suoni che non sono
traducibili in parole. Proprio per questo la musica è per Schopenhauer un’arte tremendamente seria:
in essa non vi è spazio per il riso, per la comicità, come vi può essere invece nel caso della
poesia, della letteratura e delle arti figurative.
Schopenhauer non concepisce affatto la relazione tra musica e sentimento come una relazione di
corrispondenza puntuale che ci obblighi a indicare per ogni brano musicale un sentimento
particolare ad esso corrispondente. La musica «non esprime la tal gioia, la tal afflizione, il tal
dolore,il tal raccapriccio, il tale giubilo, la tale allegria, la tale calma di spirito, bensì la gioia,
l’afflizione, il dolore, il terrore, il giubilo,l’allegria, la calma di spirito, tali quali sono in sé, nella
loro universalità in abstracto; ce ne dà l’essenza priva di ogni accessorio e, di conseguenza, non ce
ne indica neppure i motivi».
Ciò che la musica esprime è la quintessenza di uno stato emotivo, il suo senso più intimo e
autentico: ad esempio, il senso generale della gioia, e non uno stato gioioso determinato con i suoi
motivi altrettanto determinati. Questa tendenza all’espressione della generalità suggerisce a
Schopenhauer un’analogia con le funzioni razionali, con lo statuto dei concetti. Il concetto sussume
sotto di sé i suoi casi particolari, ma non è in alcun modo riducibile ad uno di essi. Le differenze e le
particolarità scompaiono nella generalizzazione concettuale.
«Al pari dei concetti universali, le melodie sono in certo modo astrazioni dalla realtà. La realtà,
cioè il mondo delle cose particolari, fornisce l’intuitivo, lo speciale, il singolo caso per la
generalizzazione tanto dei concetti quanto delle melodie...».
Naturalmente c’è anche una profonda differenza: le universalità date musicalmente sono
universalità intuitive, cioè sono decorsi sonori concretamente percepiti che, come nel caso delle
idee nel campo delle altre arti, possono essere intesi come universalia ante rem, mentre i concetti
sono formati per generalizzazione a partire dalle cose, e meritano quindi di essere chiamati
universalia post rem. I concetti sono enti astratti, «quasi la spoglia esterna delle cose», mentre la
musica dà «l’intimo nucleo che precede ogni formazione, il cuore delle cose».
Interessante è richiamare l’attenzione sul fatto che questa astrazione dal mondo è in realtà motivata
dal fatto che la musica è già mondo essa stessa. Il rapporto con il sentimento, dunque, è strettamente
subordinato al tema dell’oggettivazione che conferisce alla musica carattere di mondo: proprio in
quanto il mondo è permeato di affettività e la musica ha carattere di mondo, essa è a sua volta
espressione della vita, delle emozioni e dei sentimenti. Cosicché la musica si presenta da subito
come impregnata di mondo, senza bisogno di alcun testo, di alcuna azione drammatica che faccia da
mediazione per istituire un rapporto.
La musica è il canto del mondo : l’associare parole e musica rappresenta una tendenza del tutto
naturale, così come è naturale l’inclinazione della nostra fantasia a dare una forma visibile al mondo
spirituale, invisibile e tuttavia così «ricco di vita», che «ci parla con tanta immediatezza» attraverso
la musica. Questa tendenza è appunto giustificata dal fatto che la musica è espressione del mondo.
Cosicché gli eventi del mondo possono essere “commentati” dalla musica in modo tale che dal
commento venga esaltato il loro senso più profondo.
«Sulla base dell’intima relazione che la musica intrattiene con la vera essenza delle cose, riceve
anche spiegazione il fatto che, quando in presenza di una scena qualsiasi, di un’azione,di un
avvenimento, di un ambiente, risuona una musica adatta, essa sembra ce ne dischiuda il senso più
profondo e ce ne dia il commento più chiaro e preciso».
Bibliografia:
“la filosofia e l’espressione artistica” CHIARA CANTELLI
“teoria del sogno e dramma musicale” GIOVANNI PIANA
“le tracce del pensiero” NICOLA ABBAGNANO
Ma la musica è anche uno strumento di terapia, di rilassamento..
Musicoterapia
La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento
terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro allo
scopo di intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in
una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.
La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di
Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione:
"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e
armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un
processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la
motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di
soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo
tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e
consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo,
riabilitativo o terapeutico."
Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell'ambito fisiologico