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Estratto del documento

dello stesso anno - sul Obersalzberg. Le basi ideologiche furono fornite da una

serie di trattati di eugenetica, fra i quali il libro "Il permesso a distruggere la

vita delle persone indegne di vivere” degli psichiatri Alfred Hoche e Karl

Binding, Capo della Giustizia del Rech tedesco, scrissero il libro “, e

successivamente, "La genetica umana e l'igiene razziale", scritto da Erwin

Bauer, Eugen Fisher e Fritz Lenz.

Argomenti trattati:

Oltre a caratterizzare il tipico antisemitismo nazista (una gerarchia di

 razze con a capo gli ariani dai capelli biondi e occhi azzurri, puri e

superiori agli ebrei), Hitler esorta allo sterminio del marxismo;

socialismo nazionale (lotta

e contemporaneamente, alla creazione di un

 di razza invece di lotta di classe); guerra di razza;

la richiesta della sconfitta del bolscevismo attraverso una

 lo stabilimento di più territorio nell'Est per nuovi spazi di vita che

 avrebbero realizzato il "destino storico" dei tedeschi;

l'alleanza con l'Inghilterra col fine di evitare una seconda guerra a due

 fronti;

l'ulteriore polemica al parlamentarismo con la proposta di trasformarlo in

 Führerstaat

un (dittatura);

il riassunto di tutto quanto nel programma del partito nazional-socialista

 tedesco dei lavoratori (NSAP).

Autobiografia e storia del partito fino al 1924.

Adolf Hitler si rappresenta come "übermensch", superuomo, riferendosi

Così parlò Zarthustra

all'opera di Friedrich Nietzsche, il quale aveva inteso con

"superuomo" un uomo capace di essere superiore a sé stesso e ai propri

impulsi. Tuttavia Nietzsche stesso era stato uno dei più grandi critici tedeschi

contro l'antisemitismo che si sviluppava nel XIX secolo.

Manifesto del Partito Comunista

Il libro fu commissionato dalla Lega dei Comunisti per esprimere il loro progetto

politico. Il libro si apre infatti con la famosa frase, seguita da una dichiarazione

di intenti:

"Uno spettro si aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. [..] È

ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto

il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che

contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto

del partito stesso."

Gli autori analizzano la storia fino ai loro giorni come storia di lotta di classe,

evidenziando il carattere rivoluzionario della borghesia che ha portato alla

rivoluzione industriale. La ricchezza della borghesia deriva però dallo

sfruttamento di un'altra classe, il proletariato. Lo sfruttamento è assicurato

un comitato che amministra gli affari comuni di

attraverso lo Stato, visto come

tutta la classe borghese. Il proletariato, nato in seguito alla ascesa della

borghesia, unitosi in classe, abbatterà dialetticamente la classe borghese. La

storia infatti tende per necessità dialettica ad un superamento del presente: se

si vorrà evitare la distruzione reciproca delle classi in lotta e l'imbarbarimento

della società, il proletariato dovrà essere artefice del superamento del modo

capitalista di produzione. In seguito ad una rivoluzione in cui il proletariato

prenderà il potere politico, ci sarà una fase di transizione in cui si useranno i

mezzi messi a disposizione dallo Stato per trasformare la società: ad uno Stato

borghese si sostituirà uno Stato proletario, ad una dittatura della borghesia una

dittatura del proletariato. Terminata questa fase di transizione si arriverà al

comunismo, ovvero ad una società senza classi, in cui i mezzi di produzione

sono comuni. Venuta a mancare la lotta di classe, sparirà anche il piano sul

quale essa si sviluppava: lo Stato. Il potere pubblico, infatti, non è altro, per

il potere di una classe organizzato per opprimerne

Marx ed Engels, che

un'altra.

Il progetto politico dei comunisti:

Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria

 per le spese dello Stato.

Imposta fortemente progressiva.

 Abolizione del diritto di successione.

 Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.

 Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca

 nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.

Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.

 Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione,

 dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.

Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali,

 specialmente per l'agricoltura.

Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure atte ad

 eliminare gradualmente l'antagonismo fra città e campagna.

Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro

 dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione

dell'istruzione con la produzione materiale e così via.

Lucrezio (Inno ad Epicuro e Sacrificio di Ifigenia)

vv 84-99 - Scena drammatica della morte di Ifigenia: "La religione che

portò a compiere azioni empie e sciagurate”

Lucrezio è soprattutto poeta della ragione; aspra pertanto è la sua polemica

contro la RELIGIO, cioè la superstizione, causa di errori, e folli delitti, come

l'uccisione di Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone per favorire la

Tantum religio potius suadere

partenza della flotta greca dal porto di Aulide: "

malorum" (A tanti mali poté spingere la superstizione).

Dal verso 62 del primo libro, inizia a descrivere la condizione infelice degli

uomini che vivevano prigionieri delle superstizioni religiose.

Epicuro fu il primo essere mortale a sfidare tali superstizioni e a indagare con la

forza del pensiero scientifico la natura delle cose.

Le critiche alla religio fatte da Epicuro (Lucrezio spiega a Memmio) non sono

empie, ma empi sono i riti tradizionali che una concezione sbagliata degli dei e

della loro attività ha imposto agli uomini. In particolare è empia l’uccisione di

Ifigenia. Svetonio e il "De vita Caesarum"

Vite dei dodici Cesari

Le sono ben più ampie e sono a noi giunte pressoché

complete (manca solo una breve parte iniziale). Comprendono, in ordine

cronologico, i ritratti di Cesare, Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone,

Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano, Tito, Domiziano.

Nell'analisi di ciascun imperatore Svetonio segue uno schema che, seppur non

rigido e modificabile a seconda delle esigenze dell'autore, rimane sempre lo

stesso: descrizione delle origini familiari, carriera prima dell'assunzione al

potere, vita pubblica e provvedimenti relativi a Roma, vita privata, aspetto

fisico e ultimi giorni prima della morte.

Come membro della corte imperiale, Svetonio aveva a disposizione documenti

senatus consulta,

di prima mano (decreti, verbali del Senato, tutti utili fonti per

il suo lavoro, e materiale utile agli storici moderni per la ricostruzione del

periodo. Tuttavia egli si servì anche di fonti non ufficiali, quali scritti

propagandistici, diffamatori come la descrizione di alcuni comportamenti

maniacali che rivelano anche i segni di un progressivo squilibrio psichico

oppure testimonianze orali, al fine di alimentare quel gusto per l'aneddoto e il

curioso cui egli dedica ampio spazio e che alcuni gli ascrivono come difetto ed

altri come pregio.

ll folle volo di Ulisse (Canto XXVI – Inferno)

Nell'immaginario dell'uomo moderno la figura di Ulisse è il simbolo della ricerca

del sapere, di colui che instancabilmente cerca nuove strade e sposta in

continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso

ciò che è ancora sconosciuto. Difficilmente l'uomo moderno, ancor più l'uomo

del secolo appena trascorso e di quello presente, trova elementi negativi

nell'impresa di Ulisse alla ricerca del sapere, e se problematiche etiche si

pongono ancor oggi allo scienziato in ordine ad esempio alle questioni della

manipolazione genetica, è però altrettanto vero che per noi la conoscenza è un

valore comune ormai acquisito e fortemente interiorizzato.

La libertà di ricerca e di pensiero è una realtà indiscussa, non esistono più

tribunali, nemmeno immaginari, che mettano in discussione il sapere. Le nuove

frontiere raggiunte dalla conoscenze stimolano spesso dibattiti accesi e spesso

preoccupati sulle conseguenze della realizzazione tecnica delle scoperte

scientifiche, ma questo è il frutto inevitabile e legittimo del rapporto etico che

l'uomo ha con la realtà.

Dante, invece, non è un uomo moderno, appartiene fortemente all'epoca in cui

è vissuto, è cioè un uomo del medioevo, il suo pensiero è fortemente radicato a

quella realtà, condanna Ulisse all'Inferno nell'ottava bolgia, tra i consiglieri

fraudolenti, ma quello che emerge con maggior forza nel canto XXVI è il

racconto dell'ultima, estrema impresa di Ulisse: il "folle volo" oltre le Colonne

d'Ercole.

Un importante considerazione si impone a questo punto per comprendere

maggiormente la posizione dantesca rispetto all'astuto Ulisse: nel medioevo

sapiente

cristiano l'aggettivo non implicava un giudizio morale

necessariamente positivo ed era importante, se non indispensabile, distinguere

vera vana

tra sapienza e sapienza, cioè tra la sapienza che si rivolgeva a Dio e

quella invece che aveva come come fine le cose terrene. Per l'uomo medievale

è fondamentale stabilire il valore positivo o negativo della conoscenza, il fine

cui essa tende. E allora a qual fine tende il desiderio di conoscenza di Ulisse per

Dante?

La sapienza, se non è rivolta a Dio, è stoltezza, è superbia e quindi Ulisse non si

trova tra coloro che seguirono le giuste vie della sapienza, ma è dannato nelle

Malebolge. Oscar Wilde

Wilde fu uno scrittore di origine irlandese il quale provocò molto stupore e in

molti casi controversia nei suoi confronti, perché egli fu un personaggio molto

in vista, ma dalle qualità un po' particolari. Era un scrittore omosessuale dalle

abitudini e costumi nuovi per l'epoca in cui viveva. Probabilmente la causa

della sua natura omosessuale, la si può attribuire alla madre che non arresa

all'idea di aver avuto un bambino anziché una bambina, vestì Wilde con abiti

da donna.

Quando si trasferì ad Oxford Wilde scandalizzò i bigotti professori con il suo

atteggiamento irriverente nei confronti della religione, e venne deriso per il suo

abbigliamento eccentrico. Attirarono l'attenzione in modo particolare la sua

collezione di piume e i suoi pantaloni alla zuava di velluto.

In età adulta era noto che fu solito avere rapporti omosessuali extraconiugali, e

per quanto questo potesse essere mal considerato a quei tempi, i pochi che ne

furono a conoscenza seppero chiudere un occhio. La situazione cambiò quando

ebbe una relazione con il figlio di un Lord, Alfred Douglas, detto "Bosie".

Dopo il processo, si divulgò la sua natura sessuale insieme ai suoi costumi, al

suo modo di vestire e di pensare un po' eccentrico grazie ai quali gli si attribuì

la figura di uomo folle. L'urlo (Edvard Munch)

Il Grido, noto anche come L'urlo, è un celebre dipinto di Edvard Munch,

realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, e, come per altre

opere di Munch, realizzato in più versioni.

L'opera è un simbolo dell'angoscia e dello smarrimento che segnano tutta la

vita del pittore norvegese. La scena rappresenta un'esperienza vera della vita

dell'artista: mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della

cittadina di Nordstrand il suo animo venne pervaso dal terrore. Così descrive la

scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato

a Nizza:

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il

cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai

stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano

sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io

tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito

pervadeva la natura.»

Si distinguono chiaramente sullo sfondo i due amici che si allontanano lungo il

ponte, estranei al terrore che angosciava il loro compagno. Mentre la bocca

spalancata sembra emettere dei suoni che sconvolgono il paesaggio, con delle

linee curve, ma non la strada, l'unica consigliera e amica dell'uomo,

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