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SCHEMA TESINA
La follia dell'uomo
Italiano
Pirandello e il rapporto con la follia: “Enrico IV”
Storia – Filosofia:
Confronto tra il progetto politico di Hitler e Marx: “Mein Kampf” e il
“Manifesto del Partito Comunista”
Latino classico
Lucrezio: “De Rerum natura” (Sacrificio di Ifigenia)
Latino letteratura
Svetonio - "De vita Caesarum";
Divina Commedia
Il folle volo di Ulisse (Canto XXVI – Inferno);
Inglese
Oscar Wilde
Storia dell'arte
Edvard Munch: “Il grido”
Fisica
Nikola Tesla: I sistemi a corrente alternata
Geografia astronomica
Fred Hoyle: Teoria dello stato stazionario
Pirandello e il suo rapporto con la follia
Pirandello rappresenta lo stato d'animo di chi si ribella alla propria condizione
di insoddisfazione, colui che viene reputato "folle". Generalmente si intende per
normalità, secondo la massa, tutto ciò che viene fatto in base a leggi, norme e
consuetudini che l'uomo ha creato per regolare la propria vita. E', quindi,
anormale, sempre secondo la massa, tutto ciò che non segue regole precise e
prescritte. Pirandello ribalta questa concezione: per l'autore è normale non ciò
che risponde alle norme, ma ciò che da ciascuno viene fatto secondo i propri
bisogni, e sono questi bisogni che portano l'uomo sulla via del progresso. Il
personaggio tende a ribellarsi quando si rende conto che l'osservanza delle
norme gli impedisce di vivere e migliorare la propria condizione. L'anormalità,
per Pirandello, è il sottomettersi alle regole anche quando queste impediscono
all'uomo di vivere. I pazzi sono felici in quanto schiavi di nessuna verità. Sono
liberi di inventare se stessi ogni giorno e sono privi del bisogno della certezza
che assilla noi "non pazzi" costringendoci a fissarci un "ruolo", mentre si
vorrebbe essere tanti, o meglio uno in un modo appagante.
Enrico IV
E' una commedia in 3 atti di Luigi Pirandello. Fu scritta nel 1921 e
rappresentata il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano.
Sei personaggi in
Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a
cerca di autore, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema
caro all'autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio
e uomo, finzione e verità.
Trama:
Un borghese romano prende parte ad una battuta di caccia nella quale
impersona Enrico IV, alla messa in scena prendono parte anche Matilde di
Spina, donna di cui è innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi.
Quest'ultimo disarciona Enrico IV che nella caduta batte la testa e si convince
di essere il realmente il personaggio storico che stava impersonando.
La follia dell'uomo viene assecondata dai servitori che la sorella mette al suo
servizio per alleviare le sue sofferenze; tuttavia dopo 12 anni Enrico guarisce
ma decide coscientemente di fingere di essere ancora pazzo.
Dopo 20 anni dalla caduta, Matilde, in compagnia di Belcredi, della figlia e di
uno psichiatra vanno a trovare Enrico IV. Questi trafigge Belcredi uccidendolo e,
per sfuggire alla prigione, decide di fingersi pazzo per sempre.
Mein Kampf
Il programma politico di Hitler è stato composto da lui e Rudolf Hess nell'anno
di reclusione (1924) a Landsberg am Lech dopo che lui aveva tentato un colpo
di stato a Monaco, e successivamente - dopo esser stato liberato il dicembre
dello stesso anno - sul Obersalzberg. Le basi ideologiche furono fornite da una
serie di trattati di eugenetica, fra i quali il libro "Il permesso a distruggere la
vita delle persone indegne di vivere” degli psichiatri Alfred Hoche e Karl
Binding, Capo della Giustizia del Rech tedesco, scrissero il libro “, e
successivamente, "La genetica umana e l'igiene razziale", scritto da Erwin
Bauer, Eugen Fisher e Fritz Lenz.
Argomenti trattati:
Oltre a caratterizzare il tipico antisemitismo nazista (una gerarchia di
razze con a capo gli ariani dai capelli biondi e occhi azzurri, puri e
superiori agli ebrei), Hitler esorta allo sterminio del marxismo;
socialismo nazionale (lotta
e contemporaneamente, alla creazione di un
di razza invece di lotta di classe); guerra di razza;
la richiesta della sconfitta del bolscevismo attraverso una
lo stabilimento di più territorio nell'Est per nuovi spazi di vita che
avrebbero realizzato il "destino storico" dei tedeschi;
l'alleanza con l'Inghilterra col fine di evitare una seconda guerra a due
fronti;
l'ulteriore polemica al parlamentarismo con la proposta di trasformarlo in
Führerstaat
un (dittatura);
il riassunto di tutto quanto nel programma del partito nazional-socialista
tedesco dei lavoratori (NSAP).
Autobiografia e storia del partito fino al 1924.
Adolf Hitler si rappresenta come "übermensch", superuomo, riferendosi
Così parlò Zarthustra
all'opera di Friedrich Nietzsche, il quale aveva inteso con
"superuomo" un uomo capace di essere superiore a sé stesso e ai propri
impulsi. Tuttavia Nietzsche stesso era stato uno dei più grandi critici tedeschi
contro l'antisemitismo che si sviluppava nel XIX secolo.
Manifesto del Partito Comunista
Il libro fu commissionato dalla Lega dei Comunisti per esprimere il loro progetto
politico. Il libro si apre infatti con la famosa frase, seguita da una dichiarazione
di intenti:
"Uno spettro si aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. [..] È
ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto
il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che
contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto
del partito stesso."
Gli autori analizzano la storia fino ai loro giorni come storia di lotta di classe,
evidenziando il carattere rivoluzionario della borghesia che ha portato alla
rivoluzione industriale. La ricchezza della borghesia deriva però dallo
sfruttamento di un'altra classe, il proletariato. Lo sfruttamento è assicurato
un comitato che amministra gli affari comuni di
attraverso lo Stato, visto come
tutta la classe borghese. Il proletariato, nato in seguito alla ascesa della
borghesia, unitosi in classe, abbatterà dialetticamente la classe borghese. La
storia infatti tende per necessità dialettica ad un superamento del presente: se
si vorrà evitare la distruzione reciproca delle classi in lotta e l'imbarbarimento
della società, il proletariato dovrà essere artefice del superamento del modo
capitalista di produzione. In seguito ad una rivoluzione in cui il proletariato
prenderà il potere politico, ci sarà una fase di transizione in cui si useranno i
mezzi messi a disposizione dallo Stato per trasformare la società: ad uno Stato
borghese si sostituirà uno Stato proletario, ad una dittatura della borghesia una
dittatura del proletariato. Terminata questa fase di transizione si arriverà al
comunismo, ovvero ad una società senza classi, in cui i mezzi di produzione
sono comuni. Venuta a mancare la lotta di classe, sparirà anche il piano sul
quale essa si sviluppava: lo Stato. Il potere pubblico, infatti, non è altro, per
il potere di una classe organizzato per opprimerne
Marx ed Engels, che
un'altra.
Il progetto politico dei comunisti:
Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria
per le spese dello Stato.
Imposta fortemente progressiva.
Abolizione del diritto di successione.
Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.
Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca
nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.
Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.
Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione,
dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.
Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali,
specialmente per l'agricoltura.
Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure atte ad
eliminare gradualmente l'antagonismo fra città e campagna.
Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro
dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione
dell'istruzione con la produzione materiale e così via.
Lucrezio (Inno ad Epicuro e Sacrificio di Ifigenia)
vv 84-99 - Scena drammatica della morte di Ifigenia: "La religione che
portò a compiere azioni empie e sciagurate”
Lucrezio è soprattutto poeta della ragione; aspra pertanto è la sua polemica
contro la RELIGIO, cioè la superstizione, causa di errori, e folli delitti, come
l'uccisione di Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone per favorire la
Tantum religio potius suadere
partenza della flotta greca dal porto di Aulide: "
malorum" (A tanti mali poté spingere la superstizione).
Dal verso 62 del primo libro, inizia a descrivere la condizione infelice degli
uomini che vivevano prigionieri delle superstizioni religiose.
Epicuro fu il primo essere mortale a sfidare tali superstizioni e a indagare con la
forza del pensiero scientifico la natura delle cose.
Le critiche alla religio fatte da Epicuro (Lucrezio spiega a Memmio) non sono
empie, ma empi sono i riti tradizionali che una concezione sbagliata degli dei e
della loro attività ha imposto agli uomini. In particolare è empia l’uccisione di
Ifigenia. Svetonio e il "De vita Caesarum"
Vite dei dodici Cesari
Le sono ben più ampie e sono a noi giunte pressoché
complete (manca solo una breve parte iniziale). Comprendono, in ordine
cronologico, i ritratti di Cesare, Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone,
Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano, Tito, Domiziano.
Nell'analisi di ciascun imperatore Svetonio segue uno schema che, seppur non
rigido e modificabile a seconda delle esigenze dell'autore, rimane sempre lo
stesso: descrizione delle origini familiari, carriera prima dell'assunzione al
potere, vita pubblica e provvedimenti relativi a Roma, vita privata, aspetto
fisico e ultimi giorni prima della morte.
Come membro della corte imperiale, Svetonio aveva a disposizione documenti
senatus consulta,
di prima mano (decreti, verbali del Senato, tutti utili fonti per
il suo lavoro, e materiale utile agli storici moderni per la ricostruzione del
periodo. Tuttavia egli si servì anche di fonti non ufficiali, quali scritti
propagandistici, diffamatori come la descrizione di alcuni comportamenti
maniacali che rivelano anche i segni di un progressivo squilibrio psichico
oppure testimonianze orali, al fine di alimentare quel gusto per l'aneddoto e il
curioso cui egli dedica ampio spazio e che alcuni gli ascrivono come difetto ed
altri come pregio.
ll folle volo di Ulisse (Canto XXVI – Inferno)
Nell'immaginario dell'uomo moderno la figura di Ulisse è il simbolo della ricerca
del sapere, di colui che instancabilmente cerca nuove strade e sposta in
continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso
ciò che è ancora sconosciuto. Difficilmente l'uomo moderno, ancor più l'uomo
del secolo appena trascorso e di quello presente, trova elementi negativi
nell'impresa di Ulisse alla ricerca del sapere, e se problematiche etiche si
pongono ancor oggi allo scienziato in ordine ad esempio alle questioni della
manipolazione genetica, è però altrettanto vero che per noi la conoscenza è un
valore comune ormai acquisito e fortemente interiorizzato.
La libertà di ricerca e di pensiero è una realtà indiscussa, non esistono più
tribunali, nemmeno immaginari, che mettano in discussione il sapere. Le nuove
frontiere raggiunte dalla conoscenze stimolano spesso dibattiti accesi e spesso
preoccupati sulle conseguenze della realizzazione tecnica delle scoperte
scientifiche, ma questo è il frutto inevitabile e legittimo del rapporto etico che
l'uomo ha con la realtà.
Dante, invece, non è un uomo moderno, appartiene fortemente all'epoca in cui
è vissuto, è cioè un uomo del medioevo, il suo pensiero è fortemente radicato a
quella realtà, condanna Ulisse all'Inferno nell'ottava bolgia, tra i consiglieri
fraudolenti, ma quello che emerge con maggior forza nel canto XXVI è il
racconto dell'ultima, estrema impresa di Ulisse: il "folle volo" oltre le Colonne
d'Ercole.
Un importante considerazione si impone a questo punto per comprendere