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In America viene coniato il termine "heroin chic" per definire il fenomeno lanciato
dall'industria della moda, che vuole modelle pallide ed emaciate, con gli occhi segnati.
Simboli di questa tendenza furono alcune campagne di Calvin Klein che suscitarono scalpore.
Protagonisti erano la modella Kate Moss e il fotografo David Sorrenti.
Oggi la produzione di moda è troppo vasta per tentare di farne una sintesi per immagini. Se
da un lato la fotografia di moda tende a dividersi in due filoni, uno più commerciale e uno più
artistico, dall'altro si espandono i confini tra moda, pubblicità e arte; molti fotografi estendono
la loro ricerca al digitale e alla Visual Art.
E' storia che si sta ancora scrivendo e molti dei protagonisti degli anni 70-80 sono tuttora
sulla cresta dell'onda. Qui di seguito citiamo brevemente alcuni dei fotografi contemporanei
che rappresentano le ultime tendenze.
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Gabriele D’Annunzio -
Biografia
Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese. Compie gli
studi liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia per la sua condotta
indisciplinata, che per il suo accanimento nello studio, unito ad una forte smania di
primeggiare. Già negli anni di collegio, con la sua prima raccolta poetica, Primo vere, ottiene
un precoce successo, in seguito al quale inizia a collaborare ai giornali letterari dell'epoca. Nel
1881, iscrittosi alla facoltà di Lettere, si trasferisce a Roma, dove, senza portare a termine gli
studi universitari, conduce una vita ricca di amori e avventure. In breve tempo, collaborando
a diversi periodici, sfruttando il mercato librario e giornalistico e orchestrando intorno alle sue
opere, spettacolari iniziative pubblicitarie, il giovane D'Annunzio diviene figura di primo piano
della vita culturale e mondana romana.
Dopo il successo di Canto novo e di c, nel 1883 hanno grande risonanza la fuga e il
matrimonio con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, unione da cui nasceranno tre
figli, ma che, a causa dei suoi continui tradimenti, durerà solo fino al 1890. Compone i versi
l'Intermezzo di rime, la cui «inverecondia» scatena un'accesa polemica; mentre nel 1886 esce
la raccolta Isaotta Guttadàuro ed altre poesie, poi divisa in due parti L'Isottèo e La Chimera
(1890).
Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo Il piacere, che si colloca al vertice di
questa mondana ed estetizzante giovinezza romana. Nel 1891 assediato dai creditori si
allontana da Roma e si trasferisce insieme all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a Napoli,
dove, collaborando ai giornali locali trascorre due anni di «splendida miseria». La principessa
Maria Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a vivere con il poeta, dal quale ha una figlia.
Alla fine del 1893, D'Annunzio è costretto a lasciare, a causa delle difficoltà economiche,
anche Napoli.
Ritorna, con la Gravina e la figlioletta, in Abruzzo, ospite ancora del Michetti. Nel 1894
pubblica, dopo le raccolte poetiche Le elegie romane ('92), il poema paradisiaco ('93), dopo i
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romanzi Giovanni Episcopo ('91) e L'innocente ('92), il suo nuovo romanzo Il trionfo della
morte. I suoi testi inoltre cominciano a circolare anche fuori dall'Italia.
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Nel 1895 esce La vergine delle rocce, il romanzo in cui si affaccia la teoria del superuomo e
che dominerà tutta la sua produzione successiva. Inizia una relazione con l'attrice Eleonora
Duse, descritta successivamente nel romanzo “veneziano” Il Fuoco (1900); e avvia una fitta
produzione teatrale.
Nel '97 viene eletto deputato, ma nel 1900, opponendosi al ministero Pelloux, abbandona la
destra e si unisce all'estrema sinistra. Nel '98 mette fine al suo legame con la Gravina, da cui
ha avuto un altro figlio. Si stabilisce a Settignano, nei pressi di Firenze, nella villa detta La
Capponcina, dove vive lussuosamente prima assieme alla Duse, poi con il suo nuovo amore
Alessandra di Rudinì. Intanto escono Le novelle della Pescara (1902) e i primi tre libri delle
Laudi: Maia, Elettra, Alcyone.
Il 1906 è l'anno dell'amore per la contessa Giuseppina Mancini. Nel 1910 pubblica il romanzo
"Forse che sì, forse che no", e per sfuggire ai creditori, convinto dalla nuova amante Nathalie
de Goloubeff, si rifugia in Francia. Vive allora tra Parigi e una villa nelle Lande, ad Arcachon,
partecipando alla vita mondana della belle époque internazionale. Compone opere in
francese; fa pervenire le prose Le faville del maglio; scrive la tragedia lirica La Parisina e
anche sceneggiature cinematografiche, come quella per il film Cabiria .
Nel 1912, a celebrazione della guerra in Libia, esce il quarto libro delle Laudi "Merope". il
quinto, "Asterope", sarà completato nel 1918 e i restanti due, sebbene annunciati, non
usciranno mai. Nel 1915, nell'imminenza dello scoppio della prima guerra mondiale, torna in
Italia. Riacquista un ruolo di primo piano, tenendo accesi discorsi interventistici e traducendo
nella realtà il mito letterario di una vita inimitabile, partecipa a varie e ardite imprese belliche,
ampiamente auto celebrate. Durante un incidente aereo viene ferito ad un occhio. A Venezia,
costretto a una lunga convalescenza, scrive il Notturno. Nonostante la perdita dell'occhio
destro, diviene eroe nazionale partecipando a celebri imprese. Alla fine della guerra,
conducendo una violenta battaglia per l'annessione all'Italia dell'Istria e della Dalmazia, alla
testa di un gruppo di legionari nel 1919 marcia su Fiume e occupa la città. Negli anni
dell'avvento del Fascismo, nutrendo una certa diffidenza verso Mussolini e il suo partito, si
ritira, celebrato come eroe nazionale, presso Gardone, sul lago di Garda, nella villa di
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Cargnacco. Qui, pressoché in solitudine, nonostante gli onori tributatigli dal regime, trascorre
una malinconica vecchiaia, sino alla morte avvenuta il primo marzo 1938.
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Gabriele D’Annunzio – La
poetica
La poetica dannunziana è l’espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Dei poeti
“decadenti” europei D’Annunzio accoglie modi, forme, immagini, con una capacità
assimilatrice notevolissima; quasi sempre, però, senza approfondirli.
Anche per D’Annunzio fu importante l’incontro col Simbolismo europeo, soprattutto francese,
a cominciare dal Poema paradisiaco, dove s’avverte la ricerca della parola suggestiva,
dell’analogia simbolistica, l’ansia d’una poesia che evochi li mistero attraverso raffinate
atmosfere sentimentali e di sensibilità e oggetti ridotti a emblemi d’una realtà più profonda.
Del D’Annunzio in particolare si può dire che egli aderì soprattutto alla tendenza
irrazionalistica e al misticismo estetico, fondevoli con la propria ispirazione naturalistica e
sensuale, ben evidente nelle sue prime raccolte poetiche e mai rinnegata.
Nasce di qui quello che fu detto il panismo di molta poesia dannunziana. La poesia diviene
così per D’Annunzio scoperta dell’armonia del mondo; il poeta a suo avviso continua e
completa l’opera della natura.
E` questo, in sostanza, il nucleo primario dell’ispirazione dannunziana, evidente soprattutto
nella poesia, da Primo vere, alle ultime raccolte; spesso sommerso dall’enfasi, quando il poeta
complica il suo naturalismo istintivo col desiderio di dire cose mai dette, o di rivelare una
sensibilità d’eccezione, o di esaltare un proprio dominio creativo sulle cose. Abbiamo allora i
falsi miti del barbarico, del primitivo, dell’erotismo, del proprio io, nelle due direzioni
dell’estetismo o del superumanismo. Comunque ad entrambe è l’esaltazione di quella che il
poeta chiamò la sua “quadriglia imperiale”, cioè l’unione di orgoglio e volontà.
Estetismo e superumanismo rappresentano, in sostanza, due aspetti concomitanti e
complementari dell’ispirazione sensuale. Con questo aggettivo si allude non tanto al
contenuto erotico di molte opere dannunziane, ma all’accettazione della vitalità pura e
istintiva come norma suprema, con piena negazione della razionalità e della storia.
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Gabriele D’Annunzio –
Decadentismo
D’Annunzio fu uno dei poeti più rappresentativi del Decadentismo italiano, che per lui fu frutto
di scelte precise, operate nell’ambito delle più svariate tendenze di quello europeo.
E` vero che il D’Annunzio assimilò le inclinazioni più appariscenti e superficiali del
Decadentismo europeo, come l’estetismo, il sensualismo, o il panismo, ma ne ignorò il
misticismo che indaga sul valore oggettivo della conoscenza ed il dramma della solitudine
umana e dell’angoscia esistenziale.
Tuttavia, nonostante questo limite vistoso, egli non solo divenne parte integrante del
movimento decadente europeo, ma seppe creare un proprio stile di vita e di arte che va sotto
il nome di “dannunzianesimo”.
Gli aspetti più significativi del decadentismo dannunziano sono:
L’estetismo artistico: cioè la concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza, in
assoluta libertà di motivi e di forme; l’estetismo pratico, che ha un rapporto di analogia con
l’estetismo artistico: anche la vita pratica deve essere realizzata in assoluta libertà, al di fuori
e al di sopra di ogni legge e di ogni freno morale; l’analisi narcisisticamente compiaciuta delle
proprie sensazione più rare, sofisticate raffinate; il gusto della parola, scelta più per il suo
valore evocativo e musicale che per il suo significato logico e il panismo, ossia la tendenza a
sentirsi parte del Tutto, nella circolarità della vita cosmica.
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Andy Warhol
Andy Warhol, nasce a Pittsburgh (Pennsylvania) il 6 agosto 1928: figlio di immigrati
slovacchi di etnia Rumena, il suo nome vero è Andrew Warhola. Tra il 1945 e il 1949 studia al
Carnegie Institute of Technology della sua città. Si trasferisce poi a New York dove lavora
come grafico pubblicitario presso alcune riviste: "Vogue", "Harper's Bazar", "Glamour". Fa
anche il vetrinista e realizza le sue prime pubblicità per il calzaturificio I. Miller. Nel 1952 tiene
la prima personale esposizione alla Hugo Gallery di New York. Disegna anche scenografie. Nel
1956 espone alcuni disegni alla Bodley Gallery e presenta le sue Golden Shoes in Madison
Avenue. Compie poi alcuni viaggi in Europa e Asia.
Intorno al 1960 Warhol comincia a realizzare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini
pubblicitarie. Nei suoi lavori compaiono Dick Tracy, Popeye, Superman e le prime
bottiglie di Coca Cola.
Inizia a utilizzare la tecnica di stampa serigrafica nel 1962, rivolgendo l'attenzione alla
riproduzione di immagini comuni, degne del titolo di "icone simbolo" del suo tempo. Tratta
anche temi carichi di tensione, come i Car Crash (Incidenti automobilistici) e Electric Chair
(sedia elettrica). Dal suo stile "neutro" e banale prende il via la cosiddetta Pop-art. La sua
arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma
come puro istante di registrazione delle immagini più note e simboliche. E l'opera intera di
Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa americana: si
va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal volto della
Barbie ai detersivi in scatola, e così via. In queste sue opere non vi è alcuna scelta estetica,
ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di massa: unicamente esse
ci documentano quale è divenuto l'universo visivo in cui si muove quella che noi definiamo la
"società dell'immagine" odierna.
Negli anni successivi decide di abbracciare un progetto più vasto, proponendosi come
imprenditore dell'avanguardia creativa di massa. Per questo fonda la "Factory", che può
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essere considerata una sorta di officina di lavoro collettivo. Iniziano i rapporti di lavoro con
Leo Castelli. Nel 1963 inizia a dedicarsi al cinema e produce due lungometraggi: "Sleep" ed
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Nel 1964 per il Padiglione Americano alla Fiera mondiale di New York realizza i Thirteen Most
Wanted Men.
Fallito il tentativo di fondare un gruppo musicale con La Monte Young e Walter de Maria (due