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Tedesco: bild Lilli
Anatomia: la bulimia
Psicologia: il gioco simbolico
Diritto: il marchio d´impresa
economia: il bilancio d´esercizio
INTRODUZIONE
Ho scelto questo argomento perché come molte altre bambine sono cresciuta con
la “barbie”. Ma la barbie è davvero sol una bambola? Un semplice gioco per
bambini? Io credo di no. La Barbie viene intesa oggi come un icona di moda, come
il prototipo di donna perfetta. Le bambine crescono con un immagine distorta di
donna, si immedesimano con essa tramite il gioco simbolico. Può questo essere
pericoloso? Certo che si. Basta che sfogliamo i giornali o guardiamo la televisione
per accorgerci di quante ragazze perdono la vita ogni anno per inseguire modelli di
donne magre e “perfette”. Questa tesina vuole mettere in luce questo problema e
raccontare la storia della “barbie”, da come è nata fino ai giorni nostri. La “barbie” è
psicologicamente un gioco pericoloso che ha permesso all’impresa che l’ha creata
di arricchirsi allo sproposito. Oggi “barbie” non è solo una bambola, ma un marchio
riconosciuto a livello mondiale. Le bambine impazziscono letteralmente davanti ad
astucci, cartelle, scarpe,asciugamani che portano questo marchio. Ma perché la
barbie è riuscita ad avere tutta questa fortuna? Scopriamolo insieme. pag. 3
STORIA
LA STORIA DELLA BAMBOLA
Già dall´antichità la donna viene rappresentata da
figure che assomigliano molto alle attuali bambole. Ma
è da poco tempo che la bambola ha assunto il valore
di giocattolo.
Secondo molti esperti, a eccezione di una bambola di
pezza scoperta a Pompei, non si può essere sicuri che
le statuette raffiguranti figure femminili ritrovate nelle
tombe egizie, etrusche e romane fossero bambole.
Probabilmente, si trattava di oggetti religiosi con un
valore simbolico, legato alla capacità procreativa della
donna.
La nascita della bambola-giocattolo è molto recente. La bambola nasce in
Germania nel 1500. Gli artigiani lavorano la
cartapesta e la celluloide, già nel ´400, nelle
case nobiliari di tutta Europa, si potevano
trovare figure femminili in miniatura dai ricchi
abbigliamenti, ma per i loro costi non erano
certamente destinate ai giochi delle bambine, si
trattava infatti di oggetti d´arte da maneggiare
con cura.
Anche le bambole-manichino del ´700, dalle dimensioni
naturali di donna adulta, che venivano utilizzate nelle sartorie
alla moda, avevano più una funzione espositiva che ludica.
pag. 4
Allo stesso modo, le prime bambole dell´Ottocento, realizzate artigianalmente a
mano, anche se destinate alle bambine, erano ancora oggetti da osservare e non
da giocare. Queste bambole erano quindi
destinate ad adulti e costituivano il simbolo
dell´immaginario maschile di personaggi
femminili, delicati e raffinati, dalla pelle
chiarissima, dai capelli biondi e gli occhi
immancabilmente azzurri.
I loro vestiti, ricchi di pizzi e merletti,
coprivano un corpo tozzo e non curato.
Questo perché all´epoca la bambola non veniva spogliata e non era previsto il
cambio del vestito. Al massimo le era consentito di muovere e sbattere gli occhi.
Bisogna giungere agli inizi del secolo scorso per trovare una tipologia di bambola
destinata ai più piccoli. Le bambole che noi conosciamo, possono essere cullate e
strette al seno. Esse rappresentano modelli che hanno ancora a che fare con ideali
di femminilità e maternità che si desidera che le bambine interiorizzino.
Nel 1936 viene disegnata Lilli, la bambola che ha
ispirato alla Barbie che oggi tutte le bambine
conoscono. I fumetti di Lilli intrattengono le
bambine prima di dormire.
Nel 1959 arriva la prima Barbie con il seno che
desta scandalo prima in America e poi in tutta
Europa.
Le femministe si scagliano contro il tipo di donna
alla Barbie, considerato un ostacolo al cammino
della donna verso una
completa emancipazione,
una battaglia persa, se si
considera che Barbie è
dal 1959 la bambola più venduta e conosciuta in tutto il
mondo. Nella sua vita è stata, fra l´altro, hostess,
dottoressa,
veterniaria, attrice, infermiera, astronauta,
manager. Per lei sono stati creati oltre 4800
accessori, dalle scarpe alle sedie, a un camper
e perfino una bara tutta rosa. Ha avuto
quattordici cani, sette cavalli, due gatti, un
pappagallo, un panda e un delfino. Possiede
anche un abito da sposa. pag. 5
LA VERA STORIA DI BARBIE
La storia di Barbie inizia nel 1938, quando due
giovani sposi, Ruth ed Elliot Handler, vanno a
vivere a Los Angeles. Nel 1945, la coppia
decide di fondare l´azienda “Mattel”, dove
“Matt” sta per Mattson Hardol (amico di Elliot
che lavora con lui) ed “el” per Elliot. Qui
producono manufatti di legno ed in seguito
anche mobili per case d bambole. Ruth
collabora con idee innovative, avviando la
Mattel verso una produzione rivolta sempre più
al mondo dei giocattoli. Vorrebbe anche iniziare RUTH ED ELLIOT
a produrre bambole. Lei aveva già in mente l´immagine
HANDLER
“moderna” della bambola ideale: gambe lunghe, vita sottile, busto florido e tratti del
volto dettagliati. Ma, anche di fronte a tanta precisione, nessuna delle sue idee
viene presa in considerazione.
Nel 1956, in Germania, Ruth Handler vede nella vetrina
di un negozio di giocattoli una bambola che corrisponde
a quella da lei pensata. La bambola in questione si
chiama Lilli. Lilli era nata in Germania prima come
personaggio di un
fumetto. Rappresentava
una ragazza disinvolta e
birichina. Questo incontro
tra Ruth e Lilli avvia
definitivamente il progetto
e convince la Mattel a
realizzarlo. Ruth ne
acquista tre esemplari e, una volta tornati in America,
rielabora la bambola per far nascere pian piano
Barbie, molto somigliante a Lilli. pag. 6
RUTH
HANDLER
Il nome Barbie viene da quello della figlia di Handler, Barbara, così
come quello del fidanzato Ken è legato al vero figlio Kenneth. Il 9
marzo del 1959, (questa è la data ufficiale della nascita di Barbie)
realizzarono la prima Barbara Millicent Roberts (nome completo di
Barbie). Barbie debutta ufficialmente in occasione
della fiera del giocattolo di New York. Il 1964 è l
´anno in cui Barbie arriva anche in Italia; anno in
cui inizia anche a cambiare la fisionomia del viso e
il tipo di trucco, le ciglia sono in fibra sintetica
applicate sugli occhi dipinti, più grandi, i capelli
sono più lunghi e sciolti sulle spalle. Ruth e Elliot
Handler hanno così dato inizio alla storia di Barbie,
che è arrivata fino ai giorni nostri. pag. 7
DEUTSCH
GESCHICHTE ÜBER LILLI (VORGÄNGERIN VON BARBIE)
Lilli war ein Comic von Reinhard Beuthien, der zwischen 1952 und
1961 in der Bild-Zeitung erschien. Lilli wurde so populär, dass die
BILD-Redaktion entischied, eine Puppe als Werbemittel zu
produzieren.
Die Bild-Lilli wurde das Vorbild für Barbie, die berühmteste Puppe
der Welt.
Der Karikaturist Reinhard Beuthien erhielt den Auftrag, eine
Zeichnung als Lückenfüller für die erste Ausgabe der BILD vom 24.
Juni 1952 zu fertigen. Er zeichnete ein süßes
Baby, aber dem Redakteur gefiel das Bild
nicht. Also fügte er dem Gesicht
Schmollmund, Wimpern, Pferdeschwanz und einen üppig
geschwungenen Frauenkörper hinzu und nannte die Figur
Lilli.
Lilli war eine typische Vertreterin der Nachkriegsgeneration
zur Zeit des Wirtschaftswunders.
Der letzte Comic mit Lilli erschien am 5. Januar 1961.
Zwei Versuche – 1989 und 2007 – eine moderne Version von
Lilli einzuführen, scheiterten nach kurzer Zeit.
Als Lilli berühmt wurde, fertigten die Autoren ein Prototyp der
Puppe, die von 1955 bis 1964 produziert wurde. In dieser Zeit
gab es auch Kleidung und Zubehör zu kaufen. Insgesamt wurden rund 130.000
dieser Puppen produziert und verkauft. Die Bild-Lilli gab es in
den Größen 30 cm und
19 cm. Die Puppe war
während der ersten
Verkaufsjahren kein
billiges Spielzeug. Sie
wurde in mehreren
europäischen Ländern
und auch in Amerika
verkauft. pag. 8
Lilli inspirierte auch die Produktion einer weiteren Modepuppe, die sie bald in den
Schatten stellen sollte: Barbie, produziert von Mattel.
Ruth Händler, die Mitgründerin der Firma Mattel, entdeckte
die Puppe 1958 bei einem Europaurlaub in einem
Schaufenster und kaufte 3 Puppen. Zurück in Kalifornien
gab sie sie ihren Designern und ließ danach eine neue
Modepuppe schaffen, die Barbie genannt wurde.
Barbie wurde am 9. März 1959 auf der US-amerikanischen
Spielzeugmesse vorgestellt. Sie hatte eingezogene Haare
und ihre Schuhe und Ohrringe konnte man abnehmen;
davon abgesehen war sie äußerlich der Bild-Lilli wie aus
dem Gesicht geschnitten.
So kaufte 1964 Mattel die Rechte der Puppe, damit sie
keine Konkurrenz hatte.
Heute ist die Bild-Lilli - wie die frühen Barbies - ein
Sammlerstück und erzielt, je nach Originalverpackung, Zubehör und Erhaltung,
Preise von mehreren tausend Euro. pag. 9
PSICOLOGIA
IL GIOCO SIMBOLICO (18 mesi ai 36 mesi)
Il gioco simbolico si manifesta nei bambini attorno i 12-18 mesi per la prima volta e
perdura fino ai 7-9 anni. Il gioco simbolico significa che
il bambino ha appreso le capacità rappresentative del
pensiero.
Avere la capacità di utilizzare simboli per capire e agire
nel mondo è molto importante nel gioco di finzione,
infatti la cosa fondamentale è saper separare un
oggetto dalle proprie funzioni e proprietà. Ad esempio
per fingere che il manico della scopa sia il cavallo è
necessario aver mentalmente presente il cavallo, con le
sue caratteristiche e “sostituirlo” nell´azione della
scopa.
Quando i bambini svolgono un gioco di finzione,
partecipano al gioco in due livelli o piani di
rappresentazione:
1. Il livello del significato di azioni e oggetti basato sulla realtà
2. Il livello del significato di azioni e oggetti basato sulla finzione
Inizialmente il bambino ha bisogno di oggetti concreti per rendere possibile l´azione
ed evochi realisticamente l´oggetto che vuole rappresentare, per questo motivo l
´oggetto usato nel gioco ha sempre qualche proprietà con l´oggetto che intende
evocare. Ad esempio il telo non è più usato per nascondere e scoprire oggetti o
persone ma diventa le ali del pipistrello, il mantello del principe, la tenda …
Ma il gioco simbolico non ha solo valore cognitivo, ma
diventa anche occasione per costruire giochi di ruolo:
“giochiamo alla casetta o alla mamma”. Questo gioco
consente al bambino di iniziare a comprendere le
modalità di comportamento connesse ai diversi ruoli
sociali. Ha anche un´importante funzione emotiva: è
possibile che nel gioco simbolico vi sia un`anticipazione
di eventi che il bambino teme o desidera (ad
esempio giochiamo ad andare dal dottore)
oppure che rielabora dopo che sono accaduti.
Il gioco simbolico è anche occasione di
stimolo per il linguaggio sociale, perché il
gioco è spesso accompagnato dal racconto di
pag. 10
ciò che sta accadendo (racconto che il bambino fa a sé stesso) ma che coinvolge
anche gli altri.
Dalla consapevolezza della funzione del gioco simbolico emerge l`importanza di
predisporre, accanto a delle situazioni educative più
strutturate, degli angoli (della cassetta o dei
travestimenti) con del materiale ricco di opportunità
diversificate di esercizio, per consentire al bambino
giochi di finzione, di identificazione e di immaginazione.
È possibile utilizzare indumenti vari, stoffe, mantelli,
cappelli, borse, foulard,
burattini, bambole e pupazzi, oggetti per l`angolo della
casetta (piatti, bicchieri, pentole, posate, ecc)
passeggini o carrozzine per le bambole, ma anche
scatoloni, cartoni, giornali vecchi, materiale con diversi
livelli di consistenza, poco strutturato che sia possibile
anche rovinare senza problemi. pag. 11
CULTURA MEDICO-SANITARIA
LA BULIMIA
La nostra società impone molte
cose, che possono causare
stress in chi non riesce a
gestirle:il rendimento sempre più
elevato, la flessibilità, la
resistenza emotiva, l
´individualizzazione, sono tutti
fattori che possono causare
disturbi in soggetti più deboli di
altri. Sembra che anche le imposizioni della moda e l´ideale di magrezza possano
essere fonte di disturbi in chi si lascia influenzare troppo. Nella nostra società l
´essere magre e in forma è diventato quasi un obbligo, che viene messo in
relazione al successo, alla ricchezza, alla bellezza, all´amore, alla sessualità e alla
felicità. Molte donne e uomini si piegano a questo dettato a prezzo di una perenne