Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 36
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 1 Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Abito... fa il monaco! - Tesina Maturità Pag. 36
1 su 36
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

fabbricato dal 1915 dalla società americana Schott, che dal 1928 lo fornisce ai

motociclisti appassionati di Harley Davidson. In alcuni paesi è conosciuto con

Perfecto,

l’appellativo di dal nome del suo marchio storico.

Proteggere il proprio corpo vuol dire anche

ripararsi in una corazza che risponde a bisogni

fisiologici. In casi estremi, l’abito ha costituito

anche una protezione contro le malattie; come

nel seicento, quando in assenza di reali nozioni

di profilassi sanitaria, i medici che curavano gli

appestati si facevano schermo di una coltre di

stoffe e di spezie ritenute efficaci nella

prevenzione dei morbi.

In un’epoca in cui il corpo è percepito come una

materia permeabile a ogni aggressione e in cui

l’invisibile occupa quasi più posto del visibile

nella rappresentazione del mondo, l’abito

protegge sia da ciò che si vede e si sente, sia dai

mali occulti. Siano di passamaneria, di pizzo o di

merletto, gli ornamenti delle aperture servono

ad abbellire gli abiti, ma possono avere anche

significati magici, come salvare il corpo dal demonio.

L’Armatura

Abiti e accessori sono a volte talmente ricercati da divenire

delle vere e proprie protesi, delle estensioni meccaniche

del corpo; come l’armatura del cavaliere, che richiede

un’infinità di pezzi distinti e articolati tra loro, concepiti

per proteggere i punti vitali del corpo e per agevolare il

più possibile i movimenti. Gli abiti da guerra utilizzati dai

cavalieri medievali si dividono in due categorie: le

cotte di maglia e le armature. La tecnica per la

fabbricazione delle cotte di maglia, reticella di fili di

metallo intrecciata a catena, si sviluppa fra il X e il XIV

secolo. Morbida e piuttosto leggera, dal quattrocento la

cotta è adoperata in combinazione con

l’armatura, composta di un insieme di placche di metallo

articolate fra loro e conformate alle diverse parti

del corpo, a formare singole parti, come la gorgiera e il

camaglio a difesa del collo e delle spalle, i bracciali, i

cosciali e gli schinieri. Spesso il cavaliere indossa

sull’armatura una livrea di stoffa con i colori della sua arme o del signore per

cui combatte. 6

Il Trench Coat

trench coat

Il (cappotto da trincea) fu creato per gli

ufficiali inglesi impegnati nella Prima Guerra Mondiale.

Confezionato con una tela di cotone impermeabilizzato

morbida e resistente, è rivestito internamente con una

calda imbottitura sfoderabile. Alzando il bavero si ottiene

una mentoniera che, fissata con una cinghietta,

impedisce alla pioggia di penetrare nel collo. Le spalline

permettono di fissare gli eventuali equipaggiamenti

militari o le bandoliere. Altre cinghiette servono a

stringere l’imboccatura delle maniche. La mantellina

cucita sulla schiena permette una maggiore mobilità delle

braccia, mentre due fasce di tessuto attorno alle cosce

assicurano l’abito ben stretto al corpo. Infine, la cintura

presenta una serie di anelli ai quali si possono appendere

la borraccia e le granate. Introdotto fra gli abiti di uso

comune dai reduci di guerra, è ormai diventato un abito

da città e recentemente ha anche ritrovato un nuovo

consenso nelle passerelle di moda, ma naturalmente ha

perso numerosi dettagli, come gli anelli porta-granate.

La T-Shirt La canottiera fa la sua apparizione come

indumento intimo maschile nella seconda

metà dell’ottocento, in una forma simile a

quella che ha ancora oggi: corpo cilindrico in

maglia di cotone e girocollo piatto. Usata nella

divisa della Marina militare statunitense, si

afferma come indumento di uso quotidiano

grazie allo sviluppo delle pratiche sportive.

Negli anni Venti le associazioni sportive delle

grandi università americane, e in particolare

University of California, cominciano a

personalizzarla con delle scritte. Negli anni

Trenta diventa un supporto pubblicitario,

utilizzato per reclamizzare i pregi di una 7

Il mago di Oz

località turistica o di un film, primo fra tutti nel 1939. La Seconda

Guerra Mondiale contribuisce in modo decisivo alla sua diffusione. Indossata

dai militari americani, è prodotta in milioni di esemplari sul modello fissato nel

T type shirt,

1942 dalla Marina Americana degli Stati Uniti col nome di dalla

lettera che ricorda la sua forma. Finita la guerra, la T shirt conosce una grande

popolarità e si diffonde soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il

cinema e il rock and roll ne fanno un modello universale per le nuove

generazioni. Divenuta nel corso di trent’anni uno dei supporti privilegiati della

comunicazione pubblicitaria, ma anche musicale, politica o letteraria, la T shirt

rappresenta un perfetto esempio di trasferimento d’uso e di adattamento di un

capo di vestiario alla moda.

Il Jeans

Tutti ne hanno almeno un paio nell'armadio, la resistenza del tessuto è famosa

in tutto il mondo, alcuni lo considerano un modo di vivere, altri un oggetto di

culto, altri ancora una moda: è il jeans. Osannato e maltrattato, stracciato,

tinto e arricchito. Il pantalone a cinque tasche di tessuto più famoso della storia

della moda ha conquistato il suo posto nell'armadio grazie ad una lunga e

tormentata vita che è iniziata nella seconda

metà dell'Ottocento.

Levi's è la compagnia che per tutto il ‘900 è

stata al primo posto nella produzione dei

jeans. Il suo fondatore, Mr. Levi Strauss, uno

dei tanti cercatori d'oro che arrivò a San

Francisco nel 1853, con l'aiuto di Jacob

Davis, un sarto del Nevada, che per primo

abbinò al denim i celebri bottoni di metallo,

mise a punto il più longevo dei pantaloni, resistente alle intemperie e alle

mode. All'epoca il denim era già usato per molti abiti da lavoro, ed è soltanto

una leggenda quella secondo cui Levi Strauss abbia fabbricato i primi jeans con

la stoffa delle tende; non era un materiale che lui produceva, se ne

approvvigionava dai grossisti di passaggio. Così nasce il mito. é l'evoluzione

che il prodotto ebbe negli anni ‘50 che decretò il suo successo.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale il jeans rimase un abito da lavoro, nel

dopoguerra fu il boom del casual e Levi's ne fu protagonista. Dagli anni ‘50, i

"Red Label" cominciarono a entrare nelle case dei giovani insieme ai primi idoli

del cinema e del rock'n'roll: da James Dean a Elvis Presley. La crescita e la

popolarità dell'azienda furono inarrestabili almeno fino agli anni ‘70, periodo in

cui le griffe hanno iniziato a impadronirsi del jeans come parte integrante del

loro pret-à-porter. In questo periodo il famoso pantalone entra negli armadi dei

giovani di tutto il mondo per non uscirne mai più. Tra slim fit e zampa

d'elefante raggiunge il primato di pantalone passepartout, il preferito dai

giovani e in assoluto il più portato. L'evoluzione continua e il pubblico

sembrano preferire il jeans firmato, un po' per la novità e un po' perché negli

anni ‘80 la tendenza è mostrare soprattutto il marchio, così anche per il jeans.

La storica ditta di San Francisco si affanna a mantenere la leadership senza

tradire i suoi principi fondamentali, quelli che l'hanno vista protagonista del

costume giovanile per decenni. Motivo di crisi è che ormai qualsiasi linea di

abbigliamento, dalla ditta più sconosciuta alla firma più nota dell'alta moda, 8

produce una propria linea jeans. Il numero di persone che ne compra uno o lo

porta è cresciuto. Diverse, però, sono le scuole di pensiero: alcuni lo

considerano un oggetto di culto e ricercano, nel campo dell'usato, il modello

più antico o il tessuto più pregiato; altri, i più giovani, lo considerano un modo

di vivere, anche se oggi è stato in parte soppiantato da altri tipi di pantaloni

sportivi; altri ancora lo portano sempre all'ultima moda acquistando jeans di

questa o di quell'altra ditta.

Adesso anche il più famoso dei pantaloni sta diventando vittima della moda. Se

prima era concepito come pantalone da lavoro e aveva un taglio e un tessuto

di un certo tipo, oggi la moda e le esigenze di un pubblico sempre più critico e

competente portano il jeans a cambiare

forme e colori, lunghezza e larghezza

secondo lo stile più attuale.

La fine degli anni ‘90 è stata caratterizzata,

dopo un periodo di silenzio e di minimalismo

in cui si era quasi persa traccia del

benamato pantalone in denim, da un ritorno

alla grande della moda jeans. Dopo

l'imitatissimo neohippy di Gucci, a opera di

Tom Ford, che ricorda molto gli anni

settanta, jeans a vita molto bassa, non

esageratamente stretti, lunghezza appena

sopra la caviglia, finto trasandato con

applicazioni colorate di altri materiali, e il

parallelo successo dei modelli, tra piume e

pitone, proposti da Roberto Cavalli, ecco che

si parla di nuovo jeans. Non è più solo per i

giovani e per il tempo libero, ma ora il suo

spazio nell'armadio occupa un altro livello. E'

diventato un oggetto di lusso. Per la sera e

per il giorno, indifferentemente il jeans regna

ancora una volta incontrastato alla faccia dei nuovi tessuti supertecnologici e

delle mode che si alternano e sono dimenticate. Apprezzato, arricchito, la sua

immagine è oggi sfruttata ai limiti dell'inflazione. Nella famosa tela denim oggi

si può trovare di tutto dalle borse al costume, agli stivali, pochette, portafogli,

bracciali...

Il jeans sta morendo o è rinato in altra forma? L'importante è portalo sempre

come si vuole e con tanta personalità. Immortale e sempre blue-jeans.

3. Essere alla moda

«La nostra leggerezza è tale,

che non appena una moda ne ha cancellato 9

un’altra già viene sorpassata da una nuova,

che a sua volta lascia il passo a quella che la segue.»

La Bruyère

Les Caractères Piet Mondrian

Composition in Red, Yellow, and Blue (1930)

La moda sembra godere di un piacere perverso

nel cambiare e riciclare di continuo le linee e le forme dei vestiti.

Stilisti e creatori di moda, ma anche tutti coloro che indossano gli

abiti,

giocano con i capi di abbigliamento combinandoli e

reinterpretandoli, stagione dopo stagione, in un’incessante ricerca

delle novità.

Christian Laboutin and Nike Shoes

Yves Saint Laurent Dress and Bag

Modelli ispirati al celeberrimo

quadro di Mondrian

Nell’antichità non si può dire che esistesse una vera e propria moda, ma più

che altro dei modelli uguali per tutti o che al massimo differenziassero tra loro

le varie classi sociali. 10

Gli Egizi, i Romani e i Greci

Gli Egizi, popolo molto scrupoloso

nella pulizia (come dice Erodoto),

usavano pochissimo la lana e le altre

fibre animali, perché ritenute impure,

preferendo le fibre naturali come il

lino che, essendo più leggero, era

molto adatto a un clima caldo e secco. Le

vesti di lino, inoltre, avevano il

vantaggio di poter essere lavate con

molta facilità. Le donne indossavano abiti simili a

quelli degli uomini, ma più lunghi e molto aderenti.

Anche dagli affreschi è possibile ammirare l’elegante

silhouette di tutte le donne egizie: dalla moglie del

faraone alle ballerine. L’abito contrassegnava anche

l’appartenenza a una classe sociale: per i ceti più

bassi l’abito era più semplice. Indossavano anche

parrucche, realizzate con capelli naturali o fili di lino o fibre di palma. Grazie a

un avanzato livello culturale e a una buona stabilità politica, nell’arco di tremila

anni, durata della società egizia, i cambiamenti nell’abbigliamento furono

minimi. Le prime informazioni riguardanti l’abbigliamento ci giungono proprio

dagli Egizi, grazie all’ottima conservazione di statuette, affreschi ecc.

Per quanto riguarda la società greca, gli uomini

indossavano una tunica lunga fino al ginocchio, la tunica

delle donne arrivava fino alla caviglia. Utilizzavano spille,

fermagli, cordoni e cinture per la vita. Dalle ultime ricerche

risulta che le classi più agiate indossassero indumenti di

stoffe colorate (rosso, giallo e porpora) e operate.

Nonostante gli abiti fossero abbastanza semplici, fornivano

un’idea di armonia ed eleganza. Le donne facoltose si

ornavano con diademi e pietre preziose, utilizzavano

pettinature elaborate e parrucche.

L’abbigliamento romano s’ispirò a quello

greco, ma soprattutto a quello etrusco.

I Romani ereditarono l’indumento più diffuso:

la toga di lana che poteva essere indossata

in diversi modi e in diversi modelli.

Quella dei senatori era bianca e, cosa

Dettagli
Publisher
36 pagine
6491 download