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“I bambini trovano il tutto nel nulla, gli uomini non trovano nulla nel tutto.” G.Leopardi
Introduzione
L'infanzia è un periodo della vita di un individuo compreso tra la nascita e la pubertà. Etimologicamente il termine deriva dal latino infans (da fari) che significa parlare. Congiunto al prefisso in, che in latino ha valore di negazione, il termine descrive quella situazione in cui si è impossibilitati a parlare. Nel periodo dell'infanzia, esistono numerose fonti di rischio per il corretto sviluppo del bambino. In questo periodo, infatti, si generano la maggior parte delle condizioni che determineranno la corretta formazione di un individuo sano. L’infanzia è il periodo dell’innocenza, della curiosità, delle continue scoperte. In questo periodo è la fantasia a regnare sovrana. Sono le esperienze vissute in questa fase della vita che determineranno la formazione del futuro uomo, di quello che sarà. Vivere un’infanzia felice è perciò molto importante, è il trampolino di lancio di tutta una vita. Le esperienze che si fanno da bambini, belle o brutte che siano, influenzano il modo di pensare dell’uomo, le azioni, le decisioni da prendere. I cosiddetti traumi sono la causa dei comportamenti che non trovano spiegazione, di quelle fobie immotivate con cui ci ritroviamo a convivere da adulti. E’ proprio in quel periodo che si creano i ricordi che riaffiorano poi attraverso i suoni, gli odori, i sapori o anche semplicemente attraverso la percezione visiva. Poi arriva la pubertà ed è lì che cominciano i primi cambiamenti sia fisici sia psicologici. Cambia il modo di pensare, cambia il rapporto con gli altri e in particolare con l’altro sesso. Si comincia a capire che non si è più bambini, ma che si sta diventando uomini e donne. L’infanzia è un argomento che è stato a lungo trattato da molti artisti, letterati,filosofi e uomini di cultura. Basti pensare a Wordsworth o Freud, a Pascoli o al traumatico rapporto di Kafka con il padre, che influenzò tutta la sua produzione futura, insomma l’infanzia ha il suo peso nella formazione dei singoli uomini, li plasma attraverso le esperienze e li fortifica rendendoli più o meno sicuri nell’affrontare la vita.
Filosofia
Un grande studioso dell’importanza del periodo infantile e delle sue influenze sulla personalità futura del bambino fu lo psicoanalista Freud. Egli aveva condotto numerose ricerche e aveva a lungo studiato la psiche umana, arrivando alla conclusione che quest’ultima è in larga parte costituita da una componente inconscia. E’ proprio questa parte che influenza le azioni umane, senza che il soggetto ne abbia totale conoscenza. Se Freud stesso dovesse darci una definizione di inconscio ci direbbe che esso è l’area della vita psichica in cui non vi è consapevolezza, in cui agiscono desideri e pulsioni, in cui si depositano i traumi rigettati lì dalla parte cosciente. In particolare notò che buona parte delle storie traumatiche dei suoi pazienti aveva un contenuto sessuale e si riferiva spesso a eventi legati all’età infantile. Con i suoi Tre saggi sulla sessualità del 1905 approfondì il ruolo del desiderio e della sessualità. La pulsione sessuale secondo Freud non è legata al puro atto sessuale della riproduzione, ma esso è un meccanismo ancora più complesso in quanto è portatrice di un’energia più generale:la libido. Essa è la pulsione psichica che viene causata dalla ricerca del piacere, dell’appagamento. Egli afferma che anche nel bambino è presente una certa carica di libido, anche lui tende a soddisfare i piaceri sessuali. Con i suoi “Tre saggi sulla sessualità” egli distinse tre diverse fasi della vita sessuale del bambino a seconda della parte del corpo verso cui è indirizzato il piacere . Alla fine di queste tre fasi, secondo Freud, il bambino con la scoperta della sua specificità sessuale,comincia a provare attrazione verso la figura genitoriale di sesso opposto. Questa attrazione genera rivalità verso il genitore del suo stesso sesso, che è il partner reale del genitore verso cui si è attratti. Emerge così quello che Freud definisce il complesso di Edipo da un antico mito greco che racconta la leggenda greca del re Edipo, che uccise, senza saperlo, il padre e sposò la propria madre. Secondo l'interpretazione freudiana, il mito greco non è pertanto che un simbolo delle violente passioni che agitavano l'uomo primitivo. Sotto la spinta degli istinti sessuali, egli bramava il possesso della madre e, per raggiungere il proprio fine, aspirava a sopprimere il rivale, cioè il padre. Il bambino ad un certo punto si rende conto che non può ottenere l’oggetto dei suoi desideri ed è così che rinuncia gettando nel suo inconscio questa attrazione, poiché se ne vergogna e capisce che non può realizzare il suo desiderio( tramite la rimozione). A poco a poco poi egli cercherà un’altra madre, un’altra donna perché capisce che la figura genitoriale del suo stesso sesso è perennemente presente e quindi più forte di lui. Secondo Freud, nella crescita di un bambino, un complesso d’Edipo mal risolto sarebbe all'origine della maggior parte dei disordini psichici. La mancanza di una figura paterna potrebbe portare il bambino all'identificazione con sua madre e dunque, in alcuni casi, all'attrazione verso persone del suo stesso sesso. Freud per la prima volta fece crollare il mito secondo cui il bambino era visto come una sorta di angioletto asessuato, sconvolgendo così molti dei suoi stessi allievi e seguaci.
Italiano
Ma il bambino, come è noto, è simbolo anche dell’innocenza e della spontaneità, ed è così che uno dei maggiori esponenti del decadentismo italiano, Giovanni Pascoli lo vede nella sua poetica. Egli era nato nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia di condizione abbastanza agiata. Egli era il quarto di ben dieci figli. La tranquillità di questo nucleo familiare venne però sconvolta dall’uccisione del padre, evento per Pascoli particolarmente doloroso e che ricorrerà spesso nel corso della sua esistenza. Il padre infatti fu ucciso a fucilate e il colpevole non si venne mai a sapere , sia per l’omertà della gente sia per l’inerzia delle indagini, e ciò diede a Pascoli un senso di ingiustizia bruciante. A questa tragedia ne seguirono però delle altre, in una successione impressionante: morirono infatti sia la madre che tre dei suoi fratelli. Da questo momento in poi la concezione della vita di Pascoli sarebbe cambiata completamente poiché sarebbe nato il concetto di “nido” familiare. Pascoli infatti proverà verso le sorelle Mariù e Ida, una sorta di attaccamento morboso, tanto che considererà come un tradimento il matrimonio di quest’ultima. Ciò rivela la fragilità della struttura psicologica del poeta che, fissato dai traumi subiti ad una condizione infantile, cerca entro le pareti del nido la protezione da un mondo esterno, quello degli adulti visto da lui come minaccioso ed irto di insidie. In lui c’è il bisogno di esercitare all’interno del nido la funzione di padre. Per questo la vita amorosa ha un fascino torbido, è qualcosa da contemplare da lontano con palpiti e tremori, insomma qualcosa di proibito. Tutto questo è una chiave di lettura delle poesie di Pascoli. Egli celebra infatti le piccole cose, la semplicità,l’innocenza e il candore fanciulleschi. Pascoli trascorrerà la sua vita a Castelvecchio di Barga con la fedele sorella Mariù. Qui trascorreva una vita semplice, lontana dal caos cittadino. La sua vita era quella di semplice professore, chiuso nella cerchia dei suoi studi e degli affetti familiari. Testimonianza di questa poetica del semplice è la sua raccolta di poesie “Myricae” del 1891 in cui raccolse tutte quelle poesie precedentemente pubblicate su varie riviste e giornali. Essa è una raccolta che comprende 156 componimenti nella sua ultima edizione. Il titolo è una citazione virgiliana, tratta dall’inizio della IV Bucolica, in cui il poeta latino proclama l’intenzione di innalzare un poco il tono del suo canto , poiché <<Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici>>. Pascoli assume le umili piante proprio come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro della poesia, secondo i principi della poetica che di lì a qualche anno esporrà nel “Fanciullino”. Pascoli utilizza molto la frase nominale, cioè priva di verbo. La coordinazione prevale sulla subordinazione (stile paratattico) Questo procedimento stilistico permette al poeta di portare la frase al minimo, riducendola all’essenzialità. Egli isola le parole e le carica di significato e inoltre ricorre anche allo sperimentalismo linguistico la cui incidenza si mostrerà in tutta la poesia del Novecento. Egli infatti scardina l’istituto linguistico della tradizione, immettendo nella poesia materiali lessicali quotidiani, gergali, non ritenuti degni finora di essere introdotti nel sacro tempio della poesia, allargando così il vocabolario poetico. Anche a livello metrico-ritmico, Pascoli innova rispetto alla tradizione; non più il canto spiegato, sostenuto e solenne, ma un canto rotto, franto da continue cesure ed enjambement; un canto dimesso fino a raggiungere in alcuni testi il «parlato». E’ una sintassi che traduce perfettamente la visione del mondo pasco liana, una visione “fanciullesca”, che mira a rendere il mistero, l’alone indefinito che circonda le cose . A livello lessicale egli mescola tra loro codici linguistici diversi, allinea fianco a fianco termini tratti dai settori più disparati. Troviamo infatti termini gergali e dialettali, una minuziosa, precisa terminologia botanica ed ornitologica, ad indicare le infinite varietà d’alberi, fiori, uccelli che popolano i suoi versi. Grande rilievo hanno poi, nella poesia pascoliana anche gli aspetti fonici, cioè i suoni che compongono le parole. Sono in prevalenze riproduzioni onomatopeiche di versi di uccelli o suoni di campane. Deriva da qui il fonosimbolismo le parole cioè tendono ad assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato della parola. Allo stesso fine concorrono altri procedimenti, quali assonanze e allitterazioni. Il discorso poi viene anche frantumato attraverso l’uso di numerosi enjambements che servono a evidenziare la frattura interiore del poeta.
Poetica del “Fanciullino”
Fu pubblicata per la prima volta sulla rivista “Il Marzocco” nel 1897 ed è divisa in 20 capitoletti. L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo: un fanciullo che << vede tutte le cose come per la prima volta>>, con ingenuo stupore e meraviglia, come dovette vederle il primo uomo all’alba della creazione. Al pari di Adamo anche il poeta- fanciullino dà il nome alle cose e ,trovandosi come in presenza del << mondo novello>>, deve usare una parola nuova , un linguaggio che si sottragga ai meccanismi mortificanti della comunicazione abituale e sappia andare all’intimo delle cose, scoprirle nella loro freschezza originaria, rendere il sorriso e la lacrima che c’è in ognuna di esse. Il poeta-fanciullino assume un atteggiamento irrazionale e intuitivo, proprio come quello di un bambino ed è per questo che egli sa cogliere direttamente l’essenza segreta delle cose, senza mediazioni. In altre parole il poeta appare come un veggente, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comuni, colui che per un arcano privilegio può spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili, attingere all’ignoto al mistero. Il sentimento poetico, dando voce al fanciullino, sopisce gli odi e gli impulsi violenti, propri degli adulti e induce al contrario alla bontà e alla fratellanza. Nella poetica del fanciullino è presente dunque un’utopia umanitaria che invita tutti gli uomini all’affratellamento. È dunque una voce nascosta nel profondo di ciascun uomo, che si pone in contatto con il mondo attraverso l'immaginazione e la sensibilità. La voce interiore del fanciullino dà vita alla poesia, nella quale dunque il linguaggio cercherà di esprimere, con strumenti come metafora, analogia, sinestesia, un mondo che si lascia afferrare dall'intuizione e non dal ragionamento.La poesia, secondo Pascoli, non deve proporsi uno scopo morale o educativo; tuttavia egli afferma: "la poesia, in quanto è poesia, la poesia senza aggettivo, ha una suprema utilità morale e sociale", perché fa riconoscere la bellezza anche in cose umili e vicine, placando "l'instancabile desiderio" e appagando un'ansia di felicità destinata altrimenti a restare vana. Virgilio stesso viene indicato come il poeta che "insegnava ad amare la vita in cui non fosse lo spettacolo né doloroso della miseria né invidioso della ricchezza: egli voleva abolire la lotta fra le classi e la guerra tra i popoli". Pascoli mostra così le sue convinzioni di socialista umanitario e utopico.Il "fanciullino" di cui parla Pascoli è dunque una metafora nella quale confluiscono il valore conoscitivo, il linguaggio, la moralità della poesia.Quanto alla moralità e al messaggio sociale, Pascoli vede nella poesia una voce che, proprio perché esprime una realtà profonda comune a tutti gli uomini, invita alla comprensione reciproca e alla pacificazione: al di là delle differenze economiche e culturali, tutti ("operai, contadini, bancheri, professori") possono dialogare con la voce dei "fanciullini" che si affacciano alle finestre delle loro anime.
Inglese
Wordsworth was an English poet who thought that the children are the creatures nearest to God. He was born in 1770 in Cockermouth, in the English Lake District He enjoyed a close contact with nature and this love of it was to became one of the most important features of his poetry. He was a supporter of the French Revolution. When he returned to France he fell in love with a French girl, Annette Vallon, and they had a daughter. Wordsworth met Coleridge in 1795. They become great friends and spent all their time talking about poetry and wandering together in the countryside. This close friendship was destined to produce the collection of poems known as the Lyrical Ballads. Their publication is considered the official start of the Romantic Movement in Britain. In 1800 Wordsworth published a second edition of the Lyrical Ballads and added also a “Preface” in which he set out his theory of poetry. This Preface is generally considered the manifesto of English Romanticism. He continued to work on an autobiographical poem, “The Prelude” which describes his life experiences: the best parts are that in which he speaks of the formative influence of nature. In 1807 Poems in Two Volumes were published. It included some of his greatest works, such as I Wandered Lonely as a Cloud. In the years that followed his poetical power declined. He fell into political and religious conservatism. He was made Poet Laureate in 1843 seven years before his death in 1850. Nature has a fundamental role according to Wordsworth. Nature is the main inspiration for the poet. Poetry is an emotion recollected in tranquillity. Childhood is the most important phase, because children are able to realize without effort the harmonious laws of nature. Positive emotions lived during childhood, preserved then by memory, will help the human being to grow up both spiritually and physically. For these reasons “The child is father of the man”. Wordsworth was not a spontaneous writer. His creative method was to receive an impression, let it sink into the subconscious, and to revive this feeling later when he would compose his poem on it. To him poetry “takes origin from emotion recollected in tranquility”, that is before assimilated by memory and then reworked by the soul in a moment of peace. Wordsworth used a language similar to the common, everyday speech of country people. He has a pantheistic vision, because he identifies the natural universe with God. Poetry becomes a vocation and the poet is a prophet, a man of an extraordinary sensibility that expresses his emotions through poetry. It is the worship of nature that leads to the sympathy for the simple, humble people, because they are not corrupted by civilisation, and for children who are innocent and imaginative, and possess superior wisdom because they are closer with nature. Another important aspect of Wordsworth’s poetic vision is the importance and the value of the imagination, the inward eye which throws a certain colouring over ordinary things and gives an intuition of the true nature of the life he is observing.
William Wordsworth, The rainbow
My heart leaps up when I behold
A Rainbow in the sky:
So was it when my life began;
So is it now I am a man;
So be it when I shall grow old,
Or let me die!
The Child is father of the man;
And I could wish my days to be
Bound each to each by natural piety.
Traduzione:
dell'arcobaleno nascente:
come nel venire al mondo;
come nel sapersi uomo;
Così, nello scoprirsi vecchio,
o mi sia data la morte!
Il Bambino e' padre dell'Uomo
e siano i miei giorni
l'uno all'altro stretti
dal sentimento della natura.
The poem of Wordsworth in which he talks about childhood is “The rainbow“. The poet adult now, is happy whenever he sees a rainbow, as he used to be in his childhood and will continue to be in his old age, since there is a close relationship between the adult and the child and, through the child, between the adult and nature. It is in fact only in childhood that man establishes a perfect communion with nature, which he later perceives die away as he grows old. But the happy moments of childhood can be brought back to him through the ecstasy he can still feel for a natural event( such as a rainbow, for instance. Bound together by memory and meditation,(i.e. “emotion recollected in tranquillity”) they become the substance of his inner life. It is in this sense that, according to Wordsworth, “The child is father of the man” was days, as a continuation of his earlier self and bound to each other by religious love for nature (“ natural piety”1,9) , may turn into everlasting joy and blessing.
Childhood: Childhood is seen as the ideal state of innocence in which man perceives the external world trhough elementary sensations( as stated by the philosophers Rousseau and Hartley). Unlike common men, the poet is able to keep in touch with a divine and celestial state( Plato) by means of his imagination; therefore, his task is to organize that perception in poetic images. The two main themes of Wordsworth’s poetry are childhood and nature. His love for children is evident in the many poems he wrote on and for them, about an imaginary girl named Lucy (Lucy poems) or in the other poem in which he spoke about himself and the memory of his own childhood.
Here is presented the theme of childhood: the poet is happy when sees a rainbow because he recollects his childhood; in fact nature has the power to underline the relationship between child and adult, the child is the father of the man; also childhood has the power to underline the relationship between nature and the adult. Only in childhood there’s a perfect communion with nature that diminishes as we grow up; but there are moments in which we remember the happy moments of childhood thanks to the sight of nature, together with memory and meditation. The child represents purity and innocence; the infantile curiosity is at the base of romanticism. There is also a dialogue of sentiments between man and nature. At the end there is an advertisement: Wordsworth says that it’s better to die than living without curiosity. The rainbow represents the color of the man’s heart. Theme:
- Love for nature (as in Daffodils) the rainbow is a symbol of nature because it’s a natural event.
- The rainbow is chosen as the topic because it’s a simple symbol; everybody have seen a rainbow and can see it.
- The rainbow makes the poet very happy and joyful (as in Daffodils), not only at the moment, but during all poet’s life (lines 3,4,5,6), in fact he says that he loved the rainbow when he was young, he loves it now and he will love it also when he will be old. Otherwise he prefer to die.
- Line 7. The paradox: “the Child is father of the Man” means that what you feel and learn as a child remains in you forever and shape your personality. For instance he started to love nature and rainbows when he was a child and now he still like them.
Children weren’t considered in that period. Thanks to Rousseau (Emilio) they started to be important and so we have the rediscovery of childhood also in poetry and in romantic poems the child became the protagonist.
It's very similar to the poem Daffodils, because we see his love for nature and above all because in both of them he apparently talks about those elements, but the real protagonist is the writer and his feelings.
Latino
Agostino nacque a Tagaste nel 354 D.c. Studiò dapprima a Madaura poi a Cartagine; a 19 anni la lettura dell’Hortensius di Cicerone gli causò una profonda crisi spirituale che lo portò ad accostarsi alla dottrina del Manicheismo. Ma fu quando egli si trasferì a Milano che avvenne la conversione che lo fece diventare uno dei padri della prima letteratura cristiana. In particolare grande rilievo avrà il suo incontro con il vescovo della città, Ambrogio, che con le sue prediche sconvolse la vita di Agostino. Grazie anche alla fedele madre Monica Agostino così si convertì nel 387, facendosi battezzare. Tornato in Africa divenne vescovo di Ippona fino alla morte nel 430. Agostino scrisse moltissime opere, si parla all’incirca di 1030 scritti , la maggior parte dei quali è arrivata fino a noi. E’ sicuramente uno degli autori latini più moderni, grazie alle sue argomentazioni e alle sue riflessioni profonde sul peccato, sulla fede e sul libero arbitrio. I suoi testi infatti raggiungono un livello di analisi psicologica mai raggiunti in precedenza. L’angoscia per il peccato, ossessivamente presente nelle descrizioni dell’infanzia e della fanciullezza; i drammatici travagli delle crisi spirituali; la famosa scena della conversione, con la voce infantile che ripete come una cantilena tolle lege “prendi e leggi” ; Agostino che apre a caso la Bibbia e trova le parole che segnano il suo passaggio dalla vita mondana all’ ascesi del cristianesimo: tutti quadri di grande effetto in grado di enfatizzare il sentimento. Si tratta perciò di autobiografia. Le notizie che Agostino dà su di se riguardano molto il suo animo. Un famoso episodio che lui racconta é quello del furto delle pere che si trova nel secondo libro delle Confessiones che riguarda il suo sedicesimo anno di età. Periodo questo cruciale per la sua formazione, durante il quale egli dovette interrompere gli studi per motivi economici. È in questo periodo che lui libero dagli impegni scolastici si dedica al divertimento e alle passioni. Questo episodio apparentemente insignificante è diventato un classico della letteratura latina grazie all’abilità di Agostino di caricarlo di grande significato. Offre infatti lo spunto ad Agostino per fare delle riflessioni sull’origine del peccato. Ed è così che una bravata di ragazzi diviene la base per una profonda analisi dell’animo umano. La bravata ha avuto delle serie ripercussioni sulla vita di Agostino. La parola chiave furtum è posta significativamente all’inizio del capitolo come a voler sottolineare che tale atto è condannato non solo dalla legge umana ma anche da quella divina. Anche Agostino dunque risente di ciò che è stata la sua infanzia e le sue esperienze future nella formazione del suo animo.
Ed. Fisica
IL GIOCO MOTORIO
Il gioco è la principale attività del bambino nella sua prima infanzia. Esso non ha finalità utilitaristiche ed è un fenomeno spontaneo. Il gioco rappresenta per il bambino non solo ciò che nell’uomo è l’attività cosciente, bensì anche una gamma estesa di manifestazioni della vita infantile quali, la curiosità, la combattività,l’imitazione. Il gioco, quindi, è un fenomeno essenzialmente umano che si manifesta con attività originate da un bisogno naturale di operare, di cimentarsi, di affrontare difficoltà, di riuscire a compiere determinate imprese, di contrapporsi al proprio simile, di superare con la tenacia o con l’astuzia o con qualità motorie ostacoli o quant’altro possa costituire un obiettivo ambito o piacevole o difficile o fantasioso. Sotto il profilo motorio, il gioco rappresenta un mezzo di ginnastica spontanea, libera da schemi precisati, con un forte potenziale educativo. E’ indubbio l’importanza che l’educazione motoria riveste nello sviluppo e nella crescita del bambino, anche se con rammarico si può constatare che la stessa non trova sufficiente spazio nella scuola italiana. Il bisogno di “motricità”, che è proprio di ogni bambino, non trova spazio nella pratica quotidiana della scuola a volte per mancanza di mezzi o risorse, o, come spesso accade, di fondi. L’educazione motoria, infatti, è la prima a essere tagliata o ridotta a favore di un’educazione intellettuale che, se pur indispensabile, non può non prescindere dalla prima. Il bambino ha bisogno di scoprire le proprie potenzialità, i propri limiti, ha la necessità di controllare il proprio corpo e le sue espressioni, sia attraverso il gioco, sia attraverso esercizi mirati a sviluppare le capacità spazio temporali. Una buona educazione motoria non solo aiuta il bambino a prendere confidenza con le proprie potenzialità, ma lo aiuta a definire i principi educativi per la cura del proprio corpo che lo accompagneranno per tutta la vita. Prendersi cura di sé è un obbligo morale che tutti noi abbiamo verso noi stessi, e quale momento migliore se non quello dell’infanzia per gettare le basi di una nuova cultura del corpo, che cresca pariteticamente con lo sviluppo psico - fisico del bambino. Il detto latino mens sana in corpore sano, è più che mai attuale inserito in questo concetto. Attraverso la motricità il bambino non solo può costruire l’idea del proprio sé e degli altri, ma anche della vita stessa. E’ proprio attraverso il movimento che si può comunicare, comprendere ed esprimersi, perché da sempre l’uomo non manifesta il proprio sé solo nelle forme del pensiero ma anche attraverso le modalità del muoversi, del vedere, del percepire e dell’agire. Lo sport non è solo movimento ma è un momento importante di educazione. Lo sport esprime valori come il rispetto, il sacrificio, uno spirito di sana competizione, dove non c’è prevaricazione ma congregazione e spirito di squadra. Lo sport è sano agonismo, dove l’esigenza di confrontarsi e misurandosi con gli altri serve a forgiare carattere e morale coltivando un sano spirito di abnegazione e altruismo. Lo sport è armonia con noi stessi, è un momento di arricchimento interiore che diventa arricchente relazionandosi con l’altro.
Francese
Marcel Proust naît à Auteuil, près de Paris en 1871. Sa famille est bien insérée dans la III République. Proust souffre de crises d’asthme ; cela l’empêche d’avoir une vie d’enfant normal mais lui permet d’être choyé par une mère et une grand-mère attentives qui l’initient à l’art, à la musique. Il mène une vie de dandy mondain, écrit pour la Revue Blanche des articles. L’ouvrage ne plaît pas et Proust passe pour un snob et un paresseux. Il se met à écrire Jean Santeuil qui évoque des souvenirs d’enfance et fait le portrait des personnages et des milieux qu’il fréquente, mai en 1902 il abandonne le projet d’unir les différents chapitres écrits individuellement. Avec la morte de ses parents le pousse à révéler un secret qu’il avait caché : son homosexualité. C’est enfermé dans sa chambre qu’il va écrire « À la recherche du temps perdu » qui est divisée en sept romans et contient plus de 3000 pages. Il obtient le Prix Goncourt pour à l’ombre des jeunes filles en fleurs. Il meurt d’une pneumonie en 1922. La petite Madeleine c’est un épisode contenu dans la section « à coté de chez Swann » en laquelle Proust raconte comme un morceau de madeleine fait susciter en lui des sensations et des émotions qui le font souvenir de son passé, de son enfance. Cet épisode est célèbre parce qu’il nous fait comprendre le mécanisme de la mémoire involontaire, le temps est aboli. Au début le temps verbal utilisé est le présente : exprime des pensés que pour le narrateur ointe un valeur générale : présente de vérité générale.
Puis il utilise le passé simple parce qu’il est en train de parler d’un événement passé ; après avoir mangé la petite madeleine le monde pour lui n’est plus un problème, il se sente changé. Puis il utilise encore le présente mais pour parler d’un événement qui a eu lieu dans le passé, c’est un présente de narration. À la fin il retrouve tout-à-coup le souvenir de son enfance à Combray avec sa tante Léonie qui lui offrait la madeleine après l’avoir trempé dans le thé. Le souvenir émerge grâce à une sensation gustative, à travers le goût le passé émerge. Le souvenir permette de dépasser la destruction causée par le temps. Le temps détruit tout mais par hasard grâce aux moments privilégiés qui nous font récupérer le passé, le passé caché en nous. Ce texte est une argumentation parce que la narrateur soutient la thèse de la mémoire involontaire. Proust parlera aussi de mémoire involontaire , provoquée par l’impact des sens avec une nouvelle réalité, qui nous fait revivre au présent quelque chose de déjà vécu, la sensation éprouvée alors est la sensation du présent, dans une abolition du temps. C’est à travers la métaphore que Proust peut mettre en relation des chose qui appartient au passé et des choses qui appartient au présent. Il y a aussi une mémoire volontaire qui est en réalité fausse parce que n’existe pas il est trompeuse. La théorie de Proust c’est très intéressante, parce que il dit que notre passé est incorporé dans notre présent. Proust veut dire que c’est que nous vivons quand nous sommes petites c’est très important, un peu comme Wordsworth il dit que nous ne pouvons pas être ce que nous sommes aujourd’hui sans notre passé, il est fondamentale parce que il influence nôtres actions futures et nôtres comportements et nôtres façon de penser et agir. Les intermittences du cœur sont des petites résurrections, aussi comme résurrections sont quelles produites pas la lecture des livres de Proust, qui fonctionnent comme des violentes révélateurs des nôtres souvenirs. C’est un visage, un qui nous fait rappeler des choses qui nous avons oubliés. C’est à travers la lecture et l’écriture que nous nous rappelons de notre passé ,ils sont des excellents antidotes contre l’oubli.
Tedesco
1883 wird Franz Kafka als Sohn einer jüdischen Kaufmannsfamilie in Prag geboren. 1902 fängt er seinen lebenslangen Freundschaft mit den Schriftsteller Max Brod an. 1913 hat er „Amerika“ und 1914 auch „Der Prozess“ veröffentlichen. Der Erzählung „Die Verwandlung“ wird in 1915 veröffentlichen. Kafka stirbt in einem Sanatorium bei Wien in 1924. Kafka hatte seinen freund Max Brod beauftragt, den ganzen Nachlass zu vernichten , aber Brod kielt diese Versprechen nicht und rettete dadurch den Großteil von Kafkas literarische Schaffen, darunter die drei Romanen. Was Kafka in seinen Erzählungen und Romanen behandelt ist den Sinn des Daseins, das Ausgeseztsein des Menschen und seine existenzielle Verzweiflung. Die Anfangszeilen der drei Werken von Kafka (d.h. der Prozess, Die Verwandlung und das Schloss) fuhren uns in die Mitte der Handlung und enthüllen deren Zweideutigkeit. Wir wissen nicht ob das Schreckliche Erlebnis von Gregor Samsa Wirklichkeit oder ein Alptraum ist. Wir wissen nicht ob Josef K. wirklich verleumdet wurde und völlig entschuldig ist. Wir wissen auch nicht ob das Schloss wirklich existiert oder es nur ein ersehntes Ziel ist. Gregor Samsa bleibt ein Mensch in denken und Fühlen, Josef K. gelingt es nie seine Schild zu erfahren und das Tribunal kennen zu lernen das ihn zum Tode verurteilt. K gelingt es nie da Schloss zu erreichen. Alle sterben ohne dass ihnen jemand erklärt warum sie sterben müssen. Die Protagonisten verlieren immer mehr an Identität. Gregor Samsa hat einen Namen, eine Familie und ein Haus; Josef K. hat keinen Familienname mehr und hat nur einen Onkel; K. hat keinen Namen, keine Famile und kein Haus mehr.
„Die Verwandlung“
Die Handlung beginnt am Morgen am Samsas erwachen, in seinen Zimmer. Er arbeitet als Reisender. Er verwandelt sich in einem großes Ungeziefer mit einem panzerattigen Körper mit vielen dünnen Beine, er macht uns an einen Schabe denken. Er beschreibt die ausgepackte Musterkollektion, das Bild über den Tisch hängt. Wir wissen nicht wie seinen normalen aussehend ist. Wenn er an seine arbeiten denkt irritiert sich, und er versucht sich umzudrehen und sich auf die rechte Seite zu legen aber er ruft niemand. Er denkt an sein Leben an seinen Chef, an seine Eltern. Samsa müsst für seinen Chef so hart arbeiten, um die Schuld von seinem Eltern zu zahlen. Samsa ist nicht bewusst seiner Lage. Er hat ein Schuldgefühl Gegenuber dem Vater wegen Kafkas Beziehungen mit dem Vater. Der Chef ist die väterliche Figur. Kafka denkt an ein großes Ungeziefer weil es ekelhaft ist und von allem gemieden würd. Es handelt sich um einen Alptraum, in dem Kafka seine Verzweiflung projiziert. Für dieses Motiv können wir sagen dass Kafkas Werken von den Beziehung Kafkas mit seinem Vater beeinflusst sind.
Fisica
Da sempre i bambini sono stati affascinati dal fenomeno dell‘ arcobaleno. L’arcobaleno e anche da sempre stato simbolo dell’innocenza e della pace. Perfino Wordsworth dedico a questo fenomeno una poesia. Ma dal punto di vista fisico cos’è l’arcobaleno? Per spiegare questo fenomeno facciamo ricorso a un prisma di vetro. Il raggio di luce incidente, nel passaggio dell’aria al vetro, viene rifratto e, poi che passa da un mezzo meno rifrangente a uno più rifrangente,si avvicina alla perpendicolare. Il raggio rifratto dopo avere attraversato il vetro del prisma, subisce una seconda rifrazione,ripassando dal vetro all’aria e allontanandosi dalla perpendicolare. Le due rifrazioni non si compensano, per cui il raggio finale non ha la stessa direzione di quello iniziale. L’angolo tra il primo e l’ultimo raggio è detto angolo di deviazione e aumenta man mano che aumenta l’angolo tra le due facce del prisma. Se raccogliamo la luce che esce dal prisma su uno schermo bianco, possiamo distinguere una successione di colori, chiamata spettro in qui compaiono il rosso,l’arancione,il giallo,il verde, l’azzurro,l’indaco e infine il violetto gli stessi che formano l’arcobaleno. Questo fatto significa che la luce, pur apparendoci bianca, è costituita in realtà da una mescolanza di colori diversi. Attraversando il prisma evidentemente si separano ciascun colore perciò ha un indice di rifrazione diverso: il rosso per esempio risulta il meno deviato. Dal momento che la luce è formata dallo spettro di colori visto prima cosa accade quando vediamo un’ oggetto tutto rosso? Se appare rosso è perché l’oggetto assorbe tutte le componenti della luce a esclusione del rosso che a sua volta viene riflesso e giunge ai nostri occhi dandoci la percezione appunto del rosso. Il nero a sua volta non è propriamente un colore poiché un oggetto ci appare nero soltanto se assorbe tutta la luce e non diffonde niente, così facendo assorbe anche l’energia termica che la luce trasporta e di conseguenza l’oggetto si riscalda. Ed è per questo che d’estate e preferibile vestirsi di bianco. Tornando ai colori che compongono la luce, aggiungiamo che essi, oltre ad avere indici di rifrazione differenti, sono caratterizzati da un valore proprio della frequenza e , quindi come si ricava tramite la relazione : c= λf . La luce poi in particolare è un’onda elettromagnetica come scoperto da Maxwell : cioè un’interazione tra campi magnetici e campi elettrici. Ad ogni oscillazione elettrica ne corrisponde una magnetica e viceversa. L’onda elettromagnetica dunque è una perturbazione dovuta alla variazione del campo elettromagnetico con trasporto di energia elettrica e magnetica. Le onde elettromagnetiche poi si propagano anche nel vuoto. Maxwell con le sue quattro equazioni condensò tutte le leggi dell’elettromagnetismo:
1: sorgenti del campo elettrico sono le cariche elettriche, di conseguenza le linee di forza cominciano e finiscono sulle cariche; vale la legge di Coulomb.
2. Non esistono poli magnetici isolati: le linee di forza del campo di induzione magnetica sono linee chiuse.
3. Un campo magnetico variabile genera un campo elettrico.
4. Un campo elettrico variabile genera un campo magnetico.
“I bambini trovano il tutto nel nulla, gli uomini non
trovano nulla nel tutto.” G.Leopardi
Introduzione
L'infanzia è un periodo della vita di un individuo compreso tra la nascita e la pubertà.
infans
Etimologicamente il termine deriva dal latino (da fari) che significa parlare. Congiunto al
in,
prefisso che in latino ha valore di negazione, il termine descrive quella situazione in cui si è
impossibilitati a parlare. Nel periodo dell'infanzia, esistono numerose fonti di rischio per il
corretto sviluppo del bambino. In questo periodo, infatti, si generano la maggior parte delle
condizioni che determineranno la corretta formazione di un individuo sano. L’infanzia è il
periodo dell’innocenza, della curiosità, delle continue scoperte. In questo periodo è la fantasia a
regnare sovrana. Sono le esperienze vissute in questa fase della vita che determineranno la
formazione del futuro uomo, di quello che sarà. Vivere un’infanzia felice è perciò molto
importante, è il trampolino di lancio di tutta una vita. Le esperienze che si fanno da bambini,
belle o brutte che siano, influenzano il modo di pensare dell’uomo, le azioni, le decisioni da
prendere. I cosiddetti traumi sono la causa dei comportamenti che non trovano spiegazione, di
quelle fobie immotivate con cui ci ritroviamo a convivere da adulti. E’ proprio in quel periodo
che si creano i ricordi che riaffiorano poi attraverso i suoni, gli odori, i sapori o anche
semplicemente attraverso la percezione visiva. Poi arriva la pubertà ed è lì che cominciano i
primi cambiamenti sia fisici sia psicologici. Cambia il modo di pensare, cambia il rapporto con
gli altri e in particolare con l’altro sesso. Si comincia a capire che non si è più bambini, ma che
si sta diventando uomini e donne. L’infanzia è un argomento che è stato a lungo trattato da
molti artisti, letterati,filosofi e uomini di cultura. Basti pensare a Wordsworth o Freud, a Pascoli
o al traumatico rapporto di Kafka con il padre, che influenzò tutta la sua produzione futura,
insomma l’infanzia ha il suo peso nella formazione dei singoli uomini, li plasma attraverso le
esperienze e li fortifica rendendoli più o meno sicuri nell’affrontare la vita.
Filosofia Un grande studioso dell’importanza del periodo infantile e delle sue
influenze sulla personalità futura del bambino fu lo psicoanalista Freud.
Egli aveva condotto numerose ricerche e aveva a lungo studiato la psiche
umana, arrivando alla conclusione che quest’ultima è in larga parte
costituita da una componente inconscia. E’ proprio questa parte che
influenza le azioni umane, senza che il soggetto ne abbia totale
conoscenza. Se Freud stesso dovesse darci una definizione di inconscio ci
direbbe che esso è l’area della vita psichica in cui non vi è
consapevolezza, in cui agiscono desideri e pulsioni, in cui si depositano i
traumi rigettati lì dalla parte cosciente. In particolare notò che buona
parte delle storie traumatiche dei suoi pazienti aveva un contenuto
sessuale e si riferiva spesso a eventi legati all’età infantile. Con i suoi Tre
saggi sulla sessualità del 1905 approfondì il ruolo del desiderio e della sessualità. La pulsione
sessuale secondo Freud non è legata al puro atto sessuale della riproduzione, ma esso è un
meccanismo ancora più complesso in quanto è portatrice di un’energia più generale:la libido.
Essa è la pulsione psichica che viene causata dalla ricerca del piacere, dell’appagamento. Egli
afferma che anche nel bambino è presente una certa carica di libido, anche lui tende a
soddisfare i piaceri sessuali. Con i suoi “Tre saggi sulla sessualità” egli distinse tre diverse fasi
della vita sessuale del bambino a seconda della parte del corpo verso cui è indirizzato il piacere
. Alla fine di queste tre fasi, secondo Freud, il bambino con la scoperta della sua specificità
sessuale,comincia a provare attrazione verso la figura genitoriale di sesso opposto. Questa
attrazione genera rivalità verso il genitore del suo stesso sesso, che è il partner reale del
genitore verso cui si è attratti. Emerge così quello che Freud definisce il complesso di Edipo da
un antico mito greco che racconta la leggenda greca del re Edipo, che uccise, senza saperlo, il
padre e sposò la propria madre. Secondo l'interpretazione freudiana, il mito greco non è
pertanto che un simbolo delle violente passioni che agitavano l'uomo primitivo. Sotto la spinta
degli istinti sessuali, egli bramava il possesso della madre e, per raggiungere il proprio fine,
aspirava a sopprimere il rivale, cioè il padre. Il bambino ad un certo punto si rende conto che
non può ottenere l’oggetto dei suoi desideri ed è così che rinuncia gettando nel suo inconscio
questa attrazione, poiché se ne vergogna e capisce che non può realizzare il suo
desiderio( tramite la rimozione). A poco a poco poi egli cercherà un’altra madre, un’altra
donna perché capisce che la figura genitoriale del suo stesso sesso è perennemente presente e
quindi più forte di lui. Secondo Freud, nella crescita di un bambino, un complesso d’Edipo mal
risolto sarebbe all'origine della maggior parte dei disordini psichici. La mancanza di una figura
paterna potrebbe portare il bambino all'identificazione con sua madre e dunque, in alcuni casi,
all'attrazione verso persone del suo stesso sesso. Freud per la prima volta fece crollare il mito
secondo cui il bambino era visto come una sorta di angioletto asessuato, sconvolgendo così
molti dei suoi stessi allievi e seguaci. Italiano
Ma il bambino, come è noto, è simbolo anche dell’innocenza e della spontaneità, ed è così che
uno dei maggiori esponenti del decadentismo italiano, Giovanni Pascoli lo vede nella sua
poetica. Egli era nato nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia di condizione
abbastanza agiata. Egli era il quarto di ben dieci figli. La tranquillità di questo nucleo familiare
venne però sconvolta dall’uccisione del padre, evento per Pascoli particolarmente doloroso e
che ricorrerà spesso nel corso della sua esistenza. Il padre infatti fu ucciso a fucilate e il
colpevole non si venne mai a sapere , sia per l’omertà della gente sia per l’inerzia delle
indagini, e ciò diede a Pascoli un senso di ingiustizia bruciante. A questa tragedia ne seguirono
però delle altre, in una successione impressionante: morirono infatti sia la madre che tre dei
suoi fratelli. Da questo momento in poi la concezione della vita di Pascoli sarebbe cambiata
completamente poiché sarebbe nato il concetto di “nido” familiare. Pascoli infatti proverà verso
le sorelle Mariù e Ida, una sorta di attaccamento morboso, tanto che considererà come un
tradimento il matrimonio di quest’ultima. Ciò rivela la fragilità della struttura psicologica del
poeta che, fissato dai traumi subiti ad una condizione infantile, cerca entro le pareti del nido la
protezione da un mondo esterno, quello degli adulti visto da lui come minaccioso ed irto di
insidie. In lui c’è il bisogno di esercitare all’interno del nido la funzione di padre. Per questo la
vita amorosa ha un fascino torbido, è qualcosa da contemplare da lontano con palpiti e tremori,
insomma qualcosa di proibito. Tutto questo è una chiave di lettura delle poesie di Pascoli. Egli
celebra infatti le piccole cose, la semplicità,l’innocenza e il candore fanciulleschi. Pascoli
trascorrerà la sua vita a Castelvecchio di Barga con la fedele sorella Mariù. Qui trascorreva una
vita semplice, lontana dal caos cittadino. La sua vita era quella di semplice professore, chiuso
nella cerchia dei suoi studi e degli affetti familiari. Testimonianza di questa poetica del semplice
è la sua raccolta di poesie “Myricae” del 1891 in cui raccolse tutte quelle poesie
precedentemente pubblicate su varie riviste e giornali. Essa è una raccolta che comprende 156
componimenti nella sua ultima edizione. Il titolo è una citazione virgiliana, tratta dall’inizio
della IV Bucolica, in cui il poeta latino proclama l’intenzione di innalzare un poco il tono del suo
canto , poiché <<Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici>>. Pascoli assume le
umili piante proprio come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro della poesia,
secondo i principi della poetica che di lì a qualche anno esporrà nel “Fanciullino”. Pascoli
utilizza molto la frase nominale, cioè priva di verbo. La coordinazione prevale sulla
subordinazione (stile paratattico) Questo procedimento stilistico permette al poeta di portare la
frase al minimo, riducendola all’essenzialità. Egli isola le parole e le carica di significato e
inoltre ricorre anche allo sperimentalismo linguistico la cui incidenza si mostrerà in tutta la
poesia del Novecento. Egli infatti scardina l’istituto linguistico della tradizione, immettendo
nella poesia materiali lessicali quotidiani, gergali, non ritenuti degni finora di essere introdotti
nel sacro tempio della poesia, allargando così il vocabolario poetico. Anche a livello metrico-
ritmico, Pascoli innova rispetto alla tradizione; non più il canto spiegato, sostenuto e solenne,
ma un canto rotto, franto da continue cesure ed enjambement; un canto dimesso fino a
raggiungere in alcuni testi il «parlato». E’ una sintassi che traduce perfettamente la visione del
mondo pasco liana, una visione “fanciullesca”, che mira a rendere il mistero, l’alone indefinito
che circonda le cose . A livello lessicale egli mescola tra loro codici linguistici diversi, allinea
fianco a fianco termini tratti dai settori più disparati. Troviamo infatti termini gergali e dialettali,
una minuziosa, precisa terminologia botanica ed ornitologica, ad indicare le infinite varietà
d’alberi, fiori, uccelli che popolano i suoi versi. Grande rilievo hanno poi, nella poesia
pascoliana anche gli aspetti fonici, cioè i suoni che compongono le parole. Sono in prevalenze
riproduzioni onomatopeiche di versi di uccelli o suoni di campane. Deriva da qui il
fonosimbolismo le parole cioè tendono ad assumere un significato di per se stessi, senza
rimandare al significato della parola. Allo stesso fine concorrono altri procedimenti, quali
assonanze e allitterazioni. Il discorso poi viene anche frantumato attraverso l’uso di numerosi
enjambements che servono a evidenziare la frattura interiore del poeta.
Poetica del “Fanciullino”
Fu pubblicata per la prima volta sulla rivista “Il Marzocco” nel 1897 ed è divisa in 20 capitoletti.
L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo: un
fanciullo che << vede tutte le cose come per la prima volta>>, con ingenuo stupore e
meraviglia, come dovette vederle il primo uomo all’alba della creazione. Al pari di Adamo
anche il poeta- fanciullino dà il nome alle cose e ,trovandosi come in presenza del << mondo
novello>>, deve usare una parola nuova , un linguaggio che si sottragga ai meccanismi
mortificanti della comunicazione abituale e sappia andare all’intimo delle cose, scoprirle nella
loro freschezza originaria, rendere il sorriso e la lacrima che c’è in ognuna di esse. Il poeta-
fanciullino assume un atteggiamento irrazionale e intuitivo, proprio come quello di un bambino
ed è per questo che egli sa cogliere direttamente l’essenza segreta delle cose, senza
mediazioni. In altre parole il poeta appare come un veggente, dotato di una vista più acuta di
quella degli uomini comuni, colui che per un arcano privilegio può spingere lo sguardo oltre le
apparenze sensibili, attingere all’ignoto al mistero. Il sentimento poetico, dando voce al
fanciullino, sopisce gli odi e gli impulsi violenti, propri degli adulti e induce al contrario alla
bontà e alla fratellanza. Nella poetica del fanciullino è presente dunque un’utopia umanitaria
che invita tutti gli uomini all’affratellamento. È dunque una voce nascosta nel profondo di
ciascun uomo, che si pone in contatto con il mondo attraverso l'immaginazione e la sensibilità.
La voce interiore del fanciullino dà vita alla poesia, nella quale dunque il linguaggio cercherà di