Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 47
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 1 Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antisemitismo - la violenza di massa Pag. 46
1 su 47
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

1. ANTISEMITISMO

“Avversione nei confronti dell’ebraismo maturatasi in forma di persecuzione o addirittura di mania

collettiva di sterminio, dovuta a degenerazione i pseudoconcetti storico-religiosi o a ricerca di un

capro espiatorio da parte di classi politiche impotenti” (da Dizionario della Lingua Italiana,

Le Monier,

Devoto, Holi)."Nel cercare di comprendere le vere ragioni per cui le persone hanno agito come semplici

ingranaggi della macchina dello sterminio, a nulla ci serviranno le riflessioni sulla storia tedesca e sul cosiddetto

carattere nazionale tedesco, le cui potenzialità, quindici anni fa, erano del tutto ignote a coloro i quali

conoscevano molto profondamente la Germania. C'è molto di più da imparare dalla personalità tipica dell'uomo

che può vantarsi di essere lo spirito organizzatore dell’assasino Heinrich Himmler non è uno di quegli intellettuali

provenienti dall'oscura No-Man's Land (...); egli non è un bohemien come Goebbels, nè un criminale sessuale

come Streicher, né un pervertito fanatico come Hitler, né un avventuriero come Goering. E' un bourgeois, con

tutte

tutte le caratteristiche esteriori della respettabilità, le abitudini di un buon pater familias (...) Divenne

chiaro che un uomo simile era pronto a sacrificare per la pensione, per l'assicurazione sulla vita e per la sicurezza

della moglie e dei figli le proprie credenze, il proprio onore e la propria dignità umana. Ci voleva solo il genio

satanico di Himmler per scoprire che, dopo una simile degradazione, quest'uomo sarebbe stato completamente

disposto a fare letteralmente di tutto quando la posta si fosse alzata e la piatta esistenza della sua famiglia fosse

minacciata. La sola condizione che poneva era quella di non essere_considerato responsabile di ciò che faceva.

La SHOAH

1.1

(...) Diversamente dalle prime unità delle SS e della Gestapo, l'organizzazione totale di Himmler non conta sui

fanatici, nè sugli assassini per natura, né sui sadici; essa fa interamente assegnamento sulla normalità dei

lavoratori e dei padri difamiglia.

(...) Costoro non sono nemmeno tutti assassini o traditori a causa della loro natura perversa. Non è nemmeno

certo che si presterebbero a svolgere questa attività se rischiassero solo la loro vita o il loro futuro. Si sentivano

responsabili solo verso le loro famiglie (non avevano bisogno di temere Dio, era l'organizzazione burocratica delle

loro azioni a tranquillizzare la loro coscienza).

La trasformazione del padre di famiglia da membro responsabile della società, interessato a tutte le questioni

pubbliche, in bourgeois attento solo alla propria esistenza privata e ignaro di ogni virtù civica, è un fenomeno

moderno internazionale. Le esigenze del nostro tempo possono trasformarlo in ogni momento uomo-massa e

fare di lui lo strumento di qualunque follia ed orrore. (...) Dietro la facciata delle virtù nazionali proclamate e

propagandate, come l'"amor di patria", il "coraggio tedesco", la "fedeltà tedesca", si celavano veri e propri vizi

nazionali,.opposto.di.quellevirtù."(...) 6

CRONISTORIA

1.2

E’ naturale chiedersi perché la ferocia nazista si sia appuntata proprio contro gli Ebrei. In realtà, i

nazisti portarono all’estrema della barbarie, ma non “inventarono”, un atteggiamento che era già

presente in Germania e in Europa da tempi remoti. L’ostilità, o diffidenza, o pregiudizio negativo nei

confronti degli Ebrei, si chiama comunemente antisemitismo. Questo a ben guardare, è un termine

improprio, perché gli Ebrei erano solo uno dei tanti popoli che si fanno risalire ad una comune

famiglia, quella detta appunto “semitica”. Ad essa appartenevano i Sumeri, i Babilonesi, gli Assiri, i

Fenici, popoli la cui identità etnica e culturale non si è conservata, ma che sono confluiti,

mescolandosi, nel vario e complesso mondo dell’umanità mediterranea e medio orientale. Sono

semiti anche gli arabi la cui lingua è molto simile all’ebraico. Ma quando noi europei parliamo di

antisemitismo, ci riferiamo al razzismo contro gli Ebrei, non a quello contro gli arabi. Questo dipende

dal fatto che solo gli Ebrei hanno vissuto per secoli e secoli nei vari paesi d’Europa, a stretto contatto

con le diverse popolazioni europee, ma senza convertirsi al cristianesimo e conservando spesso la loro

religione e la cultura e le usanze ad esso collegate. Gli Ebrei hanno vissuto, di generazione in

generazione, per quasi duemila anni, disseminati per i vari paesi d’Europa sempre come minoranze di

religione ebraica in mezzo alla maggioranza di religione cristiana.

Questa dispersione – che si chiama col termine greco – risale al tempo dell’Impero romano,

diaspora

quando gli Ebrei si ribellarono al dominio romano e furono sconfitti dall’Imperatore Tito, che mise a

ferro e a fuoco Gerusalemme, incendiando il Tempio, centro spirituale dell’ebraismo. Infatti,

Augusto e Roma volevano soprattutto il Mediterraneo e la Giudea era quella parte orientale

dell’Impero, importantissima via di comunicazione. Ben presto si scatena una guerra dovuta anche a

motivi di insoddisfazione verso il dominio romano, guidata da Vespasiano e dal figlio Tito: la rivolta

dei giudei inizia nel 66 dopo Cristo e agli inizi del 70 circa 80.000 uomini assediano la città Santa

degli Ebrei. Gli Ebrei perduta anche l’indipendenza e l’unità politica avevano conservato più di altri

popoli dell’antichità la loro identità culturale, a causa del carattere particolare della loro religioni che

– come si sa – a differenza di tutte le altre religioni antiche era monoteista. E conservarono la propria

7

identità culturale anche nella diaspora, appunto perché la religione continuò a costituire per loro un

potente motivo di unione al loro interno e, contemporaneamente, di separatezza rispetto agli altri

popoli politeisti, ma anche rispetto al cristianesimo.

Quando il mondo occidentale, gradualmente, divenne cristiano, gli Ebrei rimasero fedeli alla loro

religione. La necessità di conoscere il loro testi sacri fece mantenere la conoscenza dell’ebraico. La

necessità di istruire i loro figli nella conoscenza della religione dei padri comportava che i rabbini

facessero anche da maestri di scuola, e quindi favorì presso gli Ebrei un livello medio di cultura

superiore a quello dei cristiani, negli anni bui del medioevo.

Queste capacità da un lato, e dall’altro il fatto che molte attività e funzioni sociali fossero loro vietate

spinse gli Ebrei a dedicarsi al commercio, all’artigianato e a quelle che oggi si chiamano libere

professioni, come quella del medico.

Queste loro attività e specialità erano spesso preziose per i paesi in cui essi risiedevano e perciò

accadeva che gli Ebrei potessero svolgervi un ruolo importante dal punto di vista economico e

potevano guadagnare e diventare anche ricchi.

Con la rivoluzione francese, nei paesi dell’Europa occidentale la situazione degli Ebrei cambiò

profondamente. Si impose il diritto di uguaglianza dei diritti fra gli uomini. I ghetti vennero aboliti,

gli Ebrei si videro aprire possibilità, professioni e carriere prima impensabili.

Col tempo poterono diventare anche avvocati, funzionari, professori, uomini politici. Essendo cadute

molte delle barriere che prima li separavano dagli altri cittadini, ebbe inizio per loro un processo di

integrazione col resto della popolazione, o come si diceva, di assimilazione.

Gli Ebrei dell’Europa orientale, invece, si assimilarono poco perché continuavano ad essere tenuti in

condizioni di non parità. Essi continuarono fino alla prima guerra mondiale e oltre a vivere sotto

l’incubo dei I pogrom era lo scatenarsi della violenza antisemita di massa.

pogrom.

Folle inferocite, ignoranti e fanatizzate assalivano i quartieri e i villaggi degli Ebrei assassinando,

devastando, saccheggiando ed incendiando. Le autorità non faceva nulla per impedire queste

periodiche violenza popolari, e anzi le incoraggiavano indirettamente. Le masse popolari, infatti,

erano esasperate dalle condizioni di miseria e di oppressione in cui vivevano e alle autorità riusciva

utile che il malcontento si scaricasse contro un falso obiettivo, gli Ebrei, piuttosto che contro quello

vero, la tirannide di chi li governava. Ma verso la fine dell’ottocento i maggiori stati europei si

orientarono verso una politica di forte rivalità economica e politica, e di esasperato nazionalismo, che

sconfinava nel razzismo. Fu così che, che in quest’epoca di forte nazionalismo in Europa, sorse il

movimento nazionalista ebraico, il (da antico nome di Gerusalemme).

sionismo sion,

Esso si propose di dare agli Ebrei una terra dove essi potessero fondare un proprio stato, per non

essere più minoranze sopportate o perseguitate in casa d’altri, ma un popolo sovrano sul suo

territorio.

Cominciò così, alla fine dell’ottocento, l’emigrazione di gruppo di Ebrei che dall’Europa partivano

come coloni verso la Palestina. La Palestina (che i sionisti scelsero come loro futura patria poiché era

la “terra promessa” della Bibbia) era allora una provincia dell’Impero turco dove viveva da secoli una

popolazione prevalentemente araba e musulmana. Per gli abitanti della Palestina gli immigrati Ebrei

erano intrusi che essi non potevano vedere di buon occhio.Ma con l’avvento del nazismo, e dopo la

seconda guerra mondiale, tutto cambiò. Molti di coloro che erano riusciti a scampare alla furia nazista

andarono in Palestina. Dopo lo sterminio operato dai nazisti, l’idea sionistica acquistò enormemente

più forza tra gli Ebrei, e più consensi fra tutti i cittadini d’Europa e d’America che avevano orrore dei

quanto era accaduto e desiderio di mostrare agli Ebrei simpatia e solidarietà. Ma non poteva certo

esserci il consenso della popolazione araba di Palestina: essa si sentiva privata dei suoi diritti e delle

sue terre. Così, quando gli Ebrei di Palestina, nel 1948 si eressero in stato indipendente proclamando

la nascita della repubblica di Israele, si aprì il capitolo delle guerre fra israeliani ed arabi. Ci furono

entrambi le parti intolleranza, aggressività, violenze che purtroppo continuano anche oggi. Questo

odio verso gli Ebrei trova il suo apice nei regimi totalitari, sviluppatesi nel periodo fra le due guerre. 8

NAZISMO

1.3

Tali regimi fondano la loro forza su una particolare forma di potere assoluto, tipico della società di

massa, che non si accontenta di controllare la società, ma pretende di trasformarla dal profondo in

nome di un’ideologia onnicomprensiva di pervaderla tutta attraverso un uso combinato del terrore e

della propaganda: quel potere insomma, che non solo è in grado di reprimere, grazie ad un

onnipotente apparato poliziesco, ogni forma di dissenso, ma cerca anche di mobilitare i cittadini

attraverso proprie organizzazioni, di imporre la propria ideologia per mezzo del monopolio

dell’educazione e dei mezzi di comunicazione di massa. Nel contesto dell’ideologia e del programma

nazista, la costruzione di uno stato totalitario fortemente accentrato nelle mani del diveniva un

Führer

passaggio necessario, funzionale alla riuscita della lotta contro il “nemico assoluto” costituito dalla

razza semita. Al centro dei piani hitleriani c’era appunto un’utopia nazionalista e una razzista: Hitler

credeva nell’esistenza di una razza superiore e conquistatrice, quella “ariana”, progressivamente

inquinatasi per l’unione con razze inferiori.

Tipico del tardo ‘800 e del primo ‘900 fu non più l’antigiudaismo ma l’antisemitismo, cioè una forma

di xenofobia etnica che si fonda sulla credenza di un patrimonio genetico umano in base al quale

stabilire tra le diverse civiltà delle gerarchie di valore e di merito. Questa forma di volgare razzismo si è

alimentata anche di DARWINISMO e di TEORIE EVOLUZIONISTICHE. Le tesi razziste presero

forza, inoltre, grazie a pubblicazioni di grande successo editoriale come il “Saggio sull’ineguaglianza

delle razze umane” di Gobineau (il quale affermava che la razza bianca fosse ricca di inventiva e piena

Dettagli
Publisher
47 pagine
12623 download