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La tesina parte da un breve storia dell'antisemitismo poi si concentra in particolare su tre materie, storia della musica, parlando del rapporto tra il compositore romantico, Richard Wagner, e l'antisemitismo
Storia della musica - Richard Wagner
Storia - fascismo e seconda guerra mondiale
Letteratura - Una lapide in via Mazzini (G. Bassani).
Antisemitismo
Daniele Isoni
V MB
a.s. 2014 - 2015
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Introduzione
L’approfondimento interdisciplinare proposto, come suggerito dal titolo, tratta del sentimento ostile
provato contro gli ebrei da molte popolazioni nel corso dei secoli. Penso che questo tema, nonostante venga
ricordato annualmente durante il giorno della memoria, non abbia mai avuto la giusta considerazione da
parte mia. Quando poi arrivò il momento di scegliere l’argomento per l’approfondimento che avrei dovuto
portare all’esame conclusivo del mio percorso di studi liceali, ho pensato che fosse giunto il momento di
dedicare la giusta attenzione a questo delicatissimo tema.
Il mio lavoro inizia con una breve esposizione della storia della persecuzione della popolazione semitica
che nasce intorno al IV secolo a.C., quando l’impero di Alessandro Magno vedeva la sua nascita, e si evolve
durante la storia passando per le accuse deicide cristiane e le invidie provocate delle posizioni ebraiche di
spicco nel commercio, dovute alle attività di credito, fino ad arrivare alla più grande catastrofe del mondo
moderno, ovvero il genocidio messo in atto dal governo tedesco guidato da Adolf Hitler durante la Seconda
guerra mondiale.
La tesi proseguirà poi con l’argomento più inerente al mio percorso di studi, cioè il rapporto tra il grande
compositore, poeta, librettista, regista teatrale, direttore d’orchestra e saggista romantico Richard Wagner e
gli ebrei. Dopo una breve illustrazione della sua vita, che lo porterà a spostarsi tra la Germania, suo paese
natale, e la capitale francese, seguendo gli studi fatti dal «raffinato melomane e profondo conoscitore della
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musica wagneriana» Carlo Alberto Defanti, proseguirò con l’analisi di un saggio intitolato Il giudaismo in
musica, pubblicato dal compositore su una rivista a carattere musicale. In questa pubblicazione vengono
descritte le critiche mosse verso l’aspetto e il modo di esprimersi degli ebrei e di come questi loro caratteri si
riflettano sull’arte, in particolare sulla musica. In seguito all’esposizione del pensiero espresso da Wagner nel
suo saggio, continuerò con i motivi che spinsero l’artista tedesco a pubblicare questo scritto, i quali sono
presi da Mein Leben, la sua autobiografia, e da una lettera scritta al compositore, suo amico, Franz Liszt.
Concluderò poi questo approfondimento su Richard Wagner con l’esposizione delle caratteristiche della
musica semitica e di come Wagner abbia trasferito, secondo alcuni studiosi, queste caratteristiche su uno dei
personaggi di una delle sue opere.
In seguito alla storia dell’antisemitismo e al rapporto che ebbe Wagner con questo sentimento, ho deciso
di trattare più approfonditamente la situazione ebraica nel primo ‘900 italiano. Partendo dalla nascita del
partito fascista e proseguendo con la sua affermazione nello stato italiano, arriverò a descrivere la
promulgazione delle leggi razziali, annunciate da Mussolini nel 1938. Poi continuerò descrivendo
brevemente le vicende della Seconda guerra mondiale, soffermandomi poi sul genocidio messo in atto dalla
Germania nazista. Questo approfondimento si chiuderà poi con la descrizione della situazione politica post-
bellica italiana.
Proseguendo sulla strada della situazione italiana, analizzerò un racconto di Giorgio Bassani intitolato
Una lapide in via Mazzini, in cui viene descritto il ritorno nella sua città di un ebreo ferrarese deportato a
Buchenwald.
1 Citazione della sinossi presente nell’aletta del libro Richard Wagner genio e antisemitismo (cfr. bibliografia).
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Breve storia dell’ostilità contro gli ebrei
Prima di iniziare con la sua storia bisogna spiegare cos’è l’antisemitismo. È un atteggiamento di ostilità
nei confronti della razza ebraica a cui conseguono manifestazioni di intolleranza e persecuzione,
atteggiamento che nasce da pregiudizi.
Il sentimento antisemitico ha origini antiche, che risalgono alla diaspora ebraica, la quale formò,
all’interno di vari paesi, dei nuclei ebraici chiusi, gelosi delle loro peculiarità religiose, etniche e linguistiche.
Le prime manifestazioni di ostilità contro le popolazioni ebraiche risalgono alla formazione dell’impero di
Alessandro Magno (sec. IV a.C.), durante la quale le mire espansionistiche greche dovettero scontrarsi con la
resistenza ebraica verso le modificazioni dall’esterno. In seguito, durante il dominio romano, gli ebrei si
trovarono in una condizione più agevole. Nonostante i contrasti con gli altri popoli, che crearono attrito con
la classe dirigente romana, il popolo ebraico ebbe una condizione migliore, durante la quale non si può
parlare di antisemitismo ma solamente di avversione verso una delle società orientali incolpate della
decadenza della società romana.
Con l’affermarsi del Cristianesimo, che si distaccò dalle ideologie ebraiche, si riaccesero le latenti forme
di antisemitismo dando loro una giustificazione religiosa. In seguito le monarchie barbariche cattoliche
perseguitarono gli ebrei arrivando, qualora non volessero convertirsi, a strappare i bambini alle proprie
famiglie per educarli nel cristianesimo. Durante il Medioevo la diffidenza verso il popolo ebraico aumentò
per motivi economici in quanto gli ebrei riuscirono a raggiungere posizioni di superiorità nel commercio del
denaro attraverso l’attività creditizia, la quale era proibita ai cristiani. Nei secoli successivi non vi furono
forti spinte antisemitiche, fino all’800. L’antisemitismo ottocentesco si basò sulle precedenti ragioni socio-
economiche, come risultò evidente in Russia, in Polonia, nella penisola balcanica, dove la persecuzione
antiebraica diede luogo a clamorosi episodi di violenza come il pogrom.
In Occidente l’antisemitismo, con la nascita del nazionalismo e il manifestarsi di ideologie
antidemocratiche, razziste e filo-ariane (come quelle di H.S. Chamberlain), cominciò a diffondersi anche
nelle masse popolari. Esso, inoltre, rientrava in un preciso programma politico: così in Francia fu sfruttato
dai gruppi clericali e monarchici nel tentativo di rovesciare la III Repubblica, fino al caso Dreyfus che
consisté in un’ingiustizia provocata dagli ideali nazionalisti presenti nella Francia di fine Ottocento. A causa
di questi il generale Dreyfus, di origine ebraica, venne accusato di spionaggio a favore della Germania e poi
esiliato, mentre il vero colpevole fu Ferdinand Esterhazy facente parte di una famiglia di antica nobiltà.
Dopo una serie di accuse verso il nobile, in difesa del generale, solo nel 1906 Dreyfus venne assolto.
La I guerra mondiale e la seguente crisi economica acuirono i sentimenti antisemiti tanto che si diffusero
anche in Gran Bretagna, dove l’opinione pubblica fu esaltata dalla diffusione dei Protocolli dei Savi Anziani
di Sion, un documento falso prodotto dalla polizia segreta zarista, che presentava un piano che avrebbe
portato il popolo ebraico al dominio del mondo grazie al controllo della finanza internazionale e alla
promozione di moti rivoluzionari.
Nell’agosto 1921 il Times dimostrò la falsità del documento. In questo contesto ideologico Hitler si servì
dell’antisemitismo per rafforzare il proprio potere con richiami al predominio ariano. Nel 1935 vengono
promulgate le leggi razziali di Norimberga e gli ebrei furono quindi allontanati dalla vita pubblica, fatti
oggetto di persecuzioni e di un piano di sterminio freddamente e razionalmente attuato nel corso della II
Guerra Mondiale mediante i campi di sterminio. In seguito all’asse Roma-Berlino (alleanza Hitler-
Mussolini) il fascismo, che trovò grandi sostenitori negli ebrei capitalisti, venne in un certo modo costretto a
far proprio l’ideale ariano e il 19 settembre 1938 a Trieste in uno dei suoi discorsi Mussolini annuncia la
Dichiarazione della razza. Nel 1939 poi venne istituito il Tribunale della razza.
Nel dopoguerra ogni minaccia antiebraica sembrò destinata a scomparire con la costituzione dello stato
d’Israele che però, oltre a non porre fine alla diaspora, ha dato avvio a una serie di conflitti con i Paesi arabi
del Mediterraneo. Pur permanendo molti casi di antisemitismo, una svolta si è avuta con la fine di ogni
discriminazione verso gli ebrei da parte della Chiesa cattolica, che con il Concilio Vaticano II, condanna ogni
persecuzione antisemita e solleva gli ebrei da ogni accusa deicida.
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Richard Wagner e l’antisemitismo
Per quanto riguarda l’ambito musicale la discriminazione contro gli ebrei è stata trattata da Richard
Wagner che si inserisce nel contesto Ottocentesco sopracitato. Cominciamo da una breve introduzione
biografica dell’autore.
Richard Wagner nacque a Lipsia nel 1813. Fu un appassionato di letteratura ed a soli 15 anni scrisse una
tragedia. Come tipico in quell’epoca, il giovane Wagner si avvicinò alla musica in modo intenso. Pur avendo
un approccio principalmente autodidatta, i suoi unici studi regolari furono le lezioni di armonia di Christian
Gottlieb Müller e quelle di contrappunto di Christian Theodor Weinling. All’età di vent’anni iniziò a lavorare
in varie città di provincia allestendo molte opere prima come maestro di coro e poi come direttore musicale
di vari teatri. La sua situazione economica era spesso precaria e nel 1839 dovette fuggire da Riga per sottrarsi
ai creditori, riparando a Parigi. Lì scrisse la sua prima opera importante in forma di Grand Opéra, il Rienzi
(1840). Grazie a Meyerbeer, un importante compositore della piazza parigina, l’opera fu rappresentata a
Dresda e Wagner fu nominato direttore del teatro. Sempre a Dresda poi apparvero le seguenti opere
wagneriane: L’olandese volante (1843), Tannhäuser (1845). Lohengrin fu rappresentato invece a Weimar nel
1850, diretto da Liszt. Ciò avvenne perché nel 1849 Wagner fu coinvolto nei moti rivoluzionari di Dresda e
dovette fuggire. Grazie a Liszt si stabilì a Zurigo. Queste sue tre grandi opere romantiche presentano
caratteristiche squisitamente personali. In primo luogo perché il testo è scritto da lui stesso, infatti, in queste
tre opere, la concezione nascosta nei soggetti è la stessa ed è che l’unica cosa che può redimere l’uomo dal
male, ovvero la vita stessa, è l’amore spinto al sacrificio.
I testi di Wagner vengono da lui interamente musicati, senza lasciare spazio a dialoghi parlati. La struttura
principale delle sue opere viene chiamata “opera a scene”: l’unità minima fondamentale è identificata nella
scena, intesa come blocco temporalmente ampio e articolato in pezzi non chiusi, ma strettamente collegati fra
loro. Per agevolare la continuità musicale il compositore fa uso di motivi di reminiscenza, ovvero un artificio
operistico tradizionale. Nei passaggi più espressivi inoltre Wagner, per enfatizzare il legame parola-musica,
adotta una declamazione in stile arioso.
Durante il suo periodo rivoluzionario Wagner si formò una concezione drammaturgico-musicale
anch’essa rivoluzionaria, che vide realizzata nel teatro fatto appositamente costruire a Bayreuth. Sempre in
questo periodo inizia a lavorare a La morte di Sigfrido, basata su antiche saghe nordiche sui Nibelunghi.
Negli anni seguenti poi, il progetto si ingrandì diventando un “dramma quadripartito” dal titolo L’anello del
Nibelungo. Questa tetralogia è formata da: L’oro del Reno, La walkiria, Sigfrido e Il Crepuscolo degli dei.
Tra 1857 e 1859 compose il Tristano e Isotta e tra 1861 e 1867 compose I maestri cantori di Norimberga.
La rappresentazione del Tannhäuser durante il suo secondo soggiorno parigino suscitò uno dei maggiori
scandali del secolo ma fece ottenere a Wagner risonanza europea. Nel 1864, costretto di nuovo a fuggire a
causa di debiti, viene salvato dal re Ludwig II di Baviera che estinse i suoi debiti e gli offrì ospitalità e una
retribuzione cosicché poté finire la tetralogia sui Nibelunghi. Fu sempre lui a sovvenzionare la costruzione