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Filosofia: Empedocle d'Agrigento; Anassimandro; Eraclito di Efeso; Pitagora; Platone; Aristotele; Plotino; Erasmo da Rotterdam; Cartesio; John Locke; Friedrich Nietzsche; Arthur Schopenhauer; Sigmund Freud
Storia dell'arte: Hugo van der Goes; Annibale Carracci; Vincent Van Gogh; Edvard Munch
Inglese: Thomas Stearns Eliot; Ezra Pound; Virginia Woolf
Latino: Cicerone; Seneca; Aurelio Celso; Tertulliano; Seneca
Greco: miti di Proteo e Dioniso; teatro euripideo
Etimologia
Prima di procedere con l’esposizione, occorre fare una distinzione tra diversi termini comunemente
considerati sinonimi:
Pazzia: di origine incerta, solitamente si fa risalire dal greco πάθος (sofferenza, dolore). Indica
una persona priva di senno e di ragione, ma il significato di questo termine sembra essere più
incentrato sulla sofferenza che sulle stranezze del pazzo. Per designare questo stato della
psiche i latini usavano il termine alienatio mentis (irregolarità o deviazioni dell’attività psichica
individuale rispetto al tipo normale medio).
Follia: anch’essa di origine incerta, forse dal latino follis (mantice, otre, recipiente vuoto).
Designa una persona con la ‘testa vuota’ e quindi che si perde in vani pensieri. In campo
medico questo termine è stato sostituito da ‘malattia mentale’, che meglio descrive una
disfunzione della mente.
Insano: dal latino insānus, parola composta da in (che indica negazione) e sānus (sano).
Significa considerarsi ciò che non si è (credere ad esempio di essere animali);
Matto: dal greco μάταιος (vano, insensato). E’ una via di mezzo tra il folle e il pazzo, indica
leggerezza di mente che a volte spinge ad atti strani e ridicoli, una persona che esce dalle
norme comuni e dalle forme ordinarie e consuete;
Demente: dal latino dēmens, formato da dē (fuori) e mens (mente). Impropriamente è
sinonimo di follia. In senso proprio denota un impoverimento irreparabile del patrimonio
psichico dovuto a lesioni della corteccia cerebrale.
Delirante: dal verbo latino dēlīro, composto da dē (fuori) e līra (solco). Significa uscire fuori dal
solco, dal seminato. Il delirio si coordina intorno agli istinti e alle passioni della natura umana
(possesso, proprio valore, conservazione). E’ un fenomeno che subisce un’elaborazione
continua, traendo alimento dagli avvenimenti più comuni.
Furioso: dal verbo latino fŭro (esser furioso). Impeto smodato che caratterizza il più alto grado
di pazzia, fa allusione a tutte le forme di violenza incluse in una sorta di disordine (della
condotta, del cuore, dei costumi e dello spirito), provocate da un dominio oscuro della rabbia e
non imputabili alla ragione.
Maniaco: dal greco μανία (pazzia, invasamento, passione amorosa) e dal verbo μαίνομαι
(delirare, esser pieno d’ardore, desiderare). Indica una persona fissata con un determinato
oggetto o persona. La mania denota un’ ossessione impulsiva e istintiva. Anticamente era
sinonimo di pazzia. ~ 3 ~
Età Greco-Romana
Nell’antica Grecia la follia assume una connotazione magica e divina. Il trattamento del malato
prevedeva pratiche mistico-religiose, effettuate da sacerdoti o filosofi che, tramite la fitoterapia e le
preghiere, tentavano di alleviare i sintomi operando in luoghi sacri quali templi o foreste. Il più
famoso esponente della medicina templare era Esculapio, un mortale deificato dopo la morte.
Una volta affermatosi il suo culto, sorsero numerosissimi templi a lui dedicati dove accorrevano
persone affette dalle più svariate malattie. La pratica principale era l’incubazione. Secondo alcuni
questo metodo consisteva in una sorta di autosuggestione dei pazienti, i quali, dormendo,
sognavano il dio Esculapio mentre illustrava loro la cura più adatta. Secondo altri studiosi, invece,
l'incubazione era un momento in cui il paziente veniva sottoposto ad una sorta di autoanalisi: la
cura emergeva dal proprio io ed i sacerdoti seguivano le indicazioni che il paziente dava loro. I casi
non risolti venivano giustificati in maniera fideistica ed accettati come imperscrutabile volontà
divina. I malati le cui condizioni di salute erano più gravi venivano accusati di empietà e scacciati
dal tempio.
Intorno al V secolo a.C la medicina iniziò a separarsi dalla magia e dalla filosofia. In questo periodo
di transizione, alcuni importanti pensatori come Empedocle d'Agrigento e Anassimandro videro
la follia come un fenomeno naturale causato da un'alterazione degli umori (bile nera, bile gialla,
flegma e sangue), elementi posti a fondamento della natura dell'uomo; altri, come Solone,
Eraclito di Efeso e Pitagora, come un turbamento dell'anima provocato dalle eccessive passioni
umane.
Con Ippocrate (il medico più autorevole del tempio di Asclepio, nell'isola di Cos), si concretizzò la
definitiva nascita della medicina. La follia venne considerata una malattia del cervello, classificata
in epilessia (definita precedentemente 'morbo sacro' perché considerata diretta manifestazione
della divinità), mania (esaltazione), malinconia e paronia (una sorta di deterioramento delle
facoltà mentali dovuto alla vecchiaia). Riguardo alla sopracitata ‘malattia sacra’, Ippocrate dice:
"Per quel che concerne il morbo sacro i fatti sono questi. Esso, secondo me non è per nulla più
sacro o divino delle altre malattie, ma ha la stessa natura da cui derivano gli altri morbi. Furono gli
uomini a credere che esso fosse di natura divina e che la causa di esso fosse da far risalire a
qualche cosa di sacro, e lo credettero da un lato per la loro inesperienza, dall’altro per la natura
straordinaria di questo morbo, in quanto esso non assomiglia in nulla a nessun altro".
Platone sosteneva che la salute dell'uomo dipende dall'armonia tra le due anime che lo
compongono: l'anima razionale, immortale, posta nella testa e sede della ragione, e l'anima
irrazionale, mortale, espressione degli affetti e degli istinti. La follia, nella sua concezione, nasce
dallo scontro di queste due anime; l'errore della ragione diviene un male morale identificato con la
follia stessa, causata da un eccesso di passioni. Anche per Aristotele la follia è uno squilibrio tra
le passioni o tra le componenti organiche dell'uomo. Non la definì mai in termini esclusivamente
emozionali, ma nemmeno totalmente biologici.
Il mondo latino è stato fortemente influenzato dall’area greca. Cicerone considerava la follia un
errore della ragione: le anime forti non si ammalano mai e la cura ha particolare effetto in quelle
persone che seguono ciecamente i consigli dei saggi. Anche per Seneca la follia è una malattia
dell'anima curabile attraverso la filosofia. Aurelio Celso, importante medico romano, considerava
il folle responsabile della propria condizione; tuttavia non vedeva nella filosofia una possibile cura.
Teorizzò invece provvedimenti terribili per provvedere ai folli: costoro venivano lasciati a lungo
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senza cibo, assetati ed incatenati nella più completa oscurità. Voleva in tutti i modi guarire l'anima.
Raccomandò salassi, clisteri e l’uso dell'elleboro, per continuare l'antica tradizione fitoterapeutica.
In questo periodo l'anormale disturbava la società. I malati ritenuti innocui erano liberi di girare in
città, ma nei loro confronti l'opinione pubblica oscillava tra la pietà e la derisione. Le persone
potenzialmente pericolose erano invece incatenate e frustate. Sorano di Efeso, medico greco del
II secolo d.C, sosteneva che l'uso della violenza nella cura della follia danneggiava ulteriormente il
malato. Lottò contro le pratiche magico-superstiziose che ancora perpetuavano e propose un
metodo essenzialmente nuovo: considerò nella cura, oltre ai fattori organici, anche quelli socio-
culturali. Capì che bisognava incoraggiare il paziente e dialogare con lui destando il suo interesse
mediante argomenti non estranei alla sua vita quotidiana.
Medioevo e Rinascimento
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Nel Medioevo la follia veniva considerata una forma di possessione da parte di spiriti maligni: si
ritorna alla vecchia identità follia-soprannaturale. La gestione della malattia mentale passa in mano
ai sacerdoti e agli inquisitori. Già dai primi secoli dello sviluppo del Cristianesimo, le chiese, come
prima i templi pagani, divennero mete di pellegrinaggio degli ammalati e la stessa immagine di
Esculapio era adorata come quella del Cristo. Nell’Antico Testamento la ragione era data dalla
fede, mentre la follia era la punizione inflitta ai trasgressori dei comandamenti. Nel III secolo
subentra un periodo molto critico per l’Impero Romano, che favorì la caduta dell’Impero Romano
d’Occidente e l’avvento di periodi di anarchia militare. In questo contesto storico terribile solo il
Cristianesimo sembrava essere l’unica speranza di felicità e per questo acquisirono importanza le
speculazioni di Plotino, il pensiero di Tertulliano e, in seguito all’Editto di Milano, che pose il
Cristianesimo come religione di Stato, quello della patristica. Per Plotino la follia era la
conseguenza dell’abbandono di Dio quando l’uomo preferiva rivolgersi ai vizi piuttosto che
all’ascesi. Si poteva curare, come sosteneva anche Tertulliano, soprattutto tramite la preghiera. I
Padri della Chiesa riportarono la follia in ambito medico-religioso, sostenendo che essa era una
malattia provocata dal demonio, agitando la bile o sospingendo i vapori fino al cervello. Nel Nuovo
Testamento il timore di Dio è identificato con la saggezza, il peccato come causa della follia. Si
racconta che quando gli indemoniati facevano irruzione nelle chiese, spesso rompevano le
lampade e l’olio che ricadeva su di loro aveva il potere di farli tornare in sé. Molte storie simili e
ugualmente misteriose contribuirono a far aumentare il timore del demonio da parte della
collettività. Abituale era il ricorso agli esorcismi.
Arte e letteratura in questo periodo si richiamano l’un l’altra. Numerosi sono i testi che parlano
della Narrenschiff, così come nell’iconografia frequente è il tema della Nave dei folli (Bosch).
La follia divenne anche un mezzo di satira e ne è esempio L’elogio della Pazzia di Erasmo da
Rotterdam. In quest’opera la ragione è relegata in un angolino da Giove, mentre il resto della
mente è controllato dal caos delle passioni. Erasmo ironizza sull’assoluta onnipotenza della
ragione e descrive l’irrazionalità del mondo, criticando la sua società contemporanea. Nella Storia
della follia nell’età classica di Michel Foucault sono evidenziate diverse manifestazioni della follia.
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Stultifera Navis
E’ l’insieme delle persone escluse dalla società ed emarginate (malati di mente, oppositori
dell’ordine..). Non si tratta solo di un’espressione metaforica, perché spesso i folli venivano affidati
a battellieri per allontanarli dalla città: «Accadeva spesso che venissero affidati a battellieri: a
Francoforte, nel 1399, alcuni marinai vengono incaricati di sbarazzare la città di un folle che
passeggiava nudo; nei primi anni del XV secolo un pazzo criminale è spedito nello stesso modo a
Magonza. Talvolta i marinai gettano a terra questi passeggeri scomodi ancor prima di quanto
avevano promesso; ne è testimone quel fabbro di Francoforte, due volte partito e due volte
ritornato, prima di essere ricondotto definitivamente a Kreuznach. Le città europee hanno spesso
dovuto veder approdare queste navi di folli». Il folle, prigioniero della nave su cui si trova, non ha
possibilità di evadere, non si sa da dove è salito, né dove scenderà.
Festa stultorum
E’ la follia carnevalesca, autorizzata e collettiva. Era il momento in cui tutte le istituzioni e le
gerarchie sociali si rovesciavano, prediligendo il blasfemo, il profano e il corpo. Dalla festa
stultorum deriva il fool, il buffone di corte, in un certo senso l’istituzionalizzazione della follia. Ciò
che prima era condiviso collettivamente durante la festa, adesso è esercitato dall’individuo singolo.
In nome dell’amoralità e dell’apoliticità, il fool enunciava le verità che l’uomo comune non poteva
dichiarare. Follia amorosa 1
E' la follia dell'amor cortese impersonata nella letteratura da personaggi quali Orlando ,
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Lancillotto , Tristano . La pazzia in questo caso segue un preciso cerimoniale: denudamento, fuga
nella foresta, regressione bestiale, furore, aggressività-pericolosità, perdita del linguaggio
articolato. Follia santa
La sofferenza rappresenta una via di purificazione. Il diverso, nella sua innocenza, diventa un