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Sintesi
Italiano: il multiculturalismo

Educazione alla Cittadinanza: l'Onu

Storia: il secondo dopoguerra

Scienze: il diverso non esiste

Francese: les droit de l'homme

Geografia: il commercio equo e solidale (Giappone, America Latina)

Tecnologia e Informatica: Internet

Inglese: New York

Arte: il writing, la Pop Art


Scienze motorie: l'Hip Hop

Musica: I Beatles
Estratto del documento

INTRODUZIONE

La globalizzazione: un mondo solidale o diviso?

Il termine “globalizzazione” definisce quel fenomeno di interdipendenza

economica, culturale e politica fra i Paesi e i popoli del mondo. Iniziato verso la fine

del XIX secolo, indicava in quel periodo le relazioni economiche fra le più importanti

potenze industriali dell’Europa Nord-occidentale, cioè Francia, Germania e Gran

Bretagna; Stati Uniti d’America e Paesi latino-americani, questi ultimi fornitori di

materie prime ai Paesi sviluppati. La globalizzazione nasce, quindi, come fenomeno di

interrelazione economica fra gli Stati, per questo chiamata Global economy.

In seguito al più recente sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della

comunicazione globale (note con l’acronimo ICT – Information and Communication

Technologies, valer a dire: le reti ed internet, la tecnologia di comunicazione digitale),

alla nascita di numerose organizzazioni internazionali (a partire dal secondo

dopoguerra) e all’emergere, nello scenario mondiale, di alcuni dei Paesi dell’area

asiatica, quali Cina Corea del Sud, India, Pakistan, la “globalizzazione” non indica più

soltanto l’interazione degli attori economici nel mercato globale. La Global economy

ha comportato in primo luogo la multiculturalità, una mescolanza di culture, lingue e

religioni, senza che vi sia la prevalenza di una sulle altre, dunque un’inevitabile

interazione politica e normativa fra gli Stati.

La globalizzazione si presenta come un fenomeno dagli aspetti sia positivi che

negativi.

Le moderne tecnologie dell’ICT consentono di comunicare fra persone situate in

parti distanti del pianeta in tempi brevi e a costi ridotti. Altrettanto possiamo dire dei

mezzi dei trasporto e dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, come la tv

satellitare, cellulari…

Un aspetto positivo fondamentale è la c.d. “globalizzazione dei diritti”: la tutela

internazionale, attraverso apposite organizzazioni (come l’ONU, la Nato, L’Unione

europea), del diritto di ogni individuo di condurre una vita libera e dignitosa senza

essere discriminato per la propria razza, lingua, religione, nazionalità, l’orientamento

politico e sessuale di appartenenza. 4

Al tempo stesso, la globalizzazione comporta degli effetti collaterali ad oggi in

atto: la concentrazione della ricchezza nelle mani delle multinazionali, provocando

un’ulteriore dipendenza per i Paesi in via di sviluppo (Paesi latino-americani, Vicino

Oriente) e soprattutto per quelli sottosviluppati (Africa Nera, Africa del Sud). Si

accentua così la distinzione fra Nord e Sud del pianeta: il primo rappresenta la parte

benestante, con un tenore di vita più elevato e la possibilità di acquistare beni di lusso;

la seconda quella che, ancora nel XXI secolo, non dispone dei beni primari per

soddisfare i bisogni essenziali della persona umana, ovvero alimentazione, vestiario e

istruzione. A ciò consegue la discriminazione di colui che è considerato “diverso”,

perché non appartenente al modello culturale predominante, quello occidentale.

Occorre, pertanto, combattere innanzitutto il tentativo, da parte delle Potenze

occidentali, di diffondere l’omogeneità culturale, sostenendo il “multiculturalismo”,

ovvero la convivenza delle diversità, attraverso la tutela internazionale dei diritti

umani. Il trattamento egualitario degli individui è la base di una regolamentazione fra

Stati che tuteli i diritti e le necessità dei popoli più poveri rispetto alle condizioni di

potere dei Paesi sviluppati.

Uno degli strumenti normativi in tal senso è rappresentato dal commercio equo e

solidale. 5

Il “MULTICULTURALISMO”:

la convivenza delle diversità culturali

Il termine “multiculturalismo” indica la convivenza tra diversi gruppi linguistici,

culturali e religiosi che vivono nel medesimo spazio territoriale. Un esempio è dato

dalla zona alpina dell’Italia: nel Friuli Venezia Giulia si trovano il gruppo sloveno e il

friulano; in Trentino Alto Adige il tirolese, il ceppo germanico (cimbro), il ladino

presente fra le vallate dolomitiche e il Friuli; in Valle d’Aosta il provenzale. Questa

pluralità riguarda anche la dimensione religiosa: pensiamo alla presenza cristiana

ortodossa a Venezia e a Trieste; ai protestanti luterani nell’area dell’Alto Adige, ai

Valdesi in Piemonte e alla presenza dei Testimoni di Geova su tutto il territorio

italiano.

Questa mescolanza culturale ha determinato la formazione dell’identità storico -

sociale del nostro Paese, delimitato geograficamente ma aperto alla convivenza delle

diversità.

Essa si è

realizzata

attraverso il

fenomeno

migratorio,

il quale

favorisce lo

scambio di

costumi e

valori fra

diverse

popolazioni.

In particolare, l’immigrazione avviene quando un popolo, debole dal punto di

vista economico e sociale, desidera un tenore di vita più agiato: arrivando nel Paese di

destinazione mescola i propri valori e abitudini di vita alla cultura locale, autoctona.

Un esempio attuale è dato dalla presenza costante di rumeni, dei ceppi linguistici e

6

religiosi del vicino Oriente e dell’Africa nera nel nostro Paese, in particolare nelle

zone costiere e in quelle meridionali.

La convivenza delle diversità culturali deve svolgersi in modo pacifico. Il

multiculturalismo, quale conseguenza del fenomeno migratorio, non va inteso come

imposizione di un modello culturale considerato predominante, in particolare quello

occidentale, ma come trattamento egualitario di coloro che osservano costumi e stili di

vita “diversi” dai nostri. Nei fatti, esso si traduce nell’attuazione di una cittadinanza

attiva, che coinvolga tutti i gruppi linguistici e culturali del territorio.

Arriviamo, dunque, ad una definizione “globale” di democrazia: la cultura della

partecipazione alla vita del Paese, basata sul riconoscimento delle differenze. 7

L’ONU:

un organizzazione internazionale per la pace che educa alla

democrazia “globale”

Bandiera delle Nazioni Unite

L’istituzione

Al termine della Seconda Guerra mondiale, le Potenze vincitrici, Francia, Gran

Bretagna e Stati Uniti, decisero di ricostruire l’equilibrio internazionale, partendo dai

valori di pace e giustizia fra le nazioni, perché non dovessero più ripetersi gli eventi

bellici degli anni precedenti. Il 26 Giugno 1945 a San Francisco fondarono l’ONU,

acronimo italiano di “Organizzazione delle Nazioni Unite”.

All’ONU aderirono immediatamente 51 nazioni, che sottoscrissero lo Statuto,

che entrò in vigore il 24 ottobre 1945.

Ha sede a New York nel palazzo di Vetro.

Gli scopi

Lo statuto disciplina la libertà, il benessere e l’eguaglianza di tutti gli uomini alla

base dei futuri rapporti internazionali. A tal fine sancisce:

- il mantenimento della pace;

- la tutela dei diritti dell’uomo;

- la cooperazione internazionale per il progresso economico, sociale e

culturale. 8

La composizione e le funzioni

Oggi gli Stati membri dell’ONU sono 192, cioè tutti i paesi del mondo ad

eccezione di Taiwan e città del Vaticano. Possono farvi parte tutti quei Paesi che

accettano e sottoscrivono gli obblighi imposti dallo Statuto.

La funzione principale dell’ONU è quella di stabilire delle regole per risolvere

problemi comuni, che riguardano cioè più Stati membri, dei quali si discute in seno

all’Assemblea Generale. In seguito, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU può adottare

atti vincolanti, cioè misure che il Paese destinatario è obbligato a rispettare. Esse sono:

le risoluzioni, adottate al fine di far cessare all’interno di uno Stato membro uno stato

di belligeranza che potrebbe ripercuotersi a livello internazionale, compromettendo

l’ordine e la pace; le sanzioni economiche, stabilite contro gli Stati che violano

ripetutamente i diritti umani. In tal caso, il Consiglio di Sicurezza può decidere che

intervengano i c.d. “caschi blu”, un esercito costituito dai soldati delle varie nazioni

rappresentate, per prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani e proteggere la

popolazione civile.

Gli organi

L’ONU opera tramite i seguenti organi:

- L’Assemblea Generale, composta dai rappresentanti di tutti gli Stati membri;

si riunisce una volta l’anno ma può essere anche convocata in via straordinaria per

risolvere questioni particolarmente urgenti. Discute dei problemi che possano minare

la pace e la sicurezza inernazionali ;

- Il Consiglio di Sicurezza è composto da quindici membri, di cui cinque

permanenti: USA, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina. Gli altri variano ogni due

anni e vengono eletti dall’Assemblea. E’

l’organo che adotta le decisioni

dell’organizzazione: prende decisioni

relative alla pace; impone sanzioni

economiche; decide dell’intervento dei

caschi blu. 9

Affinché i provvedimenti adottati siano validi (obbligando così il Paese o i Paesi

destinatari a rispettarli), è necessario l’accordo di tutti i membri, ma in particolare dei

cinque che detengono il diritto di veto: basta che uno solo non sia d’accordo e la

soluzione viene bocciata;

- Il segretario generale è il rappresentante delle Nazioni Unite: ha compiti di

coordinamento dell’attività dei diversi organi e dialoga con i Governi. Viene nominato

dall’Assemblea per un periodo di cinque anni;

- La Corte internazionale di Giustizia ha sede all’ Aia, in Olanda, e ha il

compito di risolvere le controversie giuridiche che possono sorgere tra gli Stati

membri dell’ONU;

- Il Consiglio Economico Sociale coordina le azioni dell’ONU in campo

economico, sanitario, culturale e sociale.

Gli istituti specializzati dell’ONU

Dell’ONU fanno parte numerosi organismi che operano in campi specifici.

La FAO (Organizzazione per l’alimentazione

e l’agricoltura), fondata nel 1945, si propone di:

incrementare la produzione alimentare, di migliorare

la distribuzione e il commercio dei prodotti agricoli;

di elevare i livelli di vita soprattutto delle popolazioni

del mondo più povere. Ha sede a Roma. 10

L’ FMI (Fondo Monetario Internazionale) è

un’organizzazione internazionale nata nel 1944:

interviene in ambito monetario per assicurare la

stabilità dei cambi.

L’ILO (Organizzazione internazionale del

Lavoro), fondata nel 1919, ha lo scopo di

promuovere nel mondo una maggiore giustizia sociale

attraverso il miglioramento delle leggi che migliorano

le condizioni di lavoro. Ha sede a Ginevra.

L’OMS (Organizzazione mondiale della

Sanità), istituita nel 1948, promuove la

collaborazione internazionale nel campo della ricerca

sanitaria, per far raggiungere a tutti i popoli il più alto

livello di salute possibile. Ha sede a Ginevra.

L’UNESCO (Organizzazione della Nazioni

Unite per l’educazione, la Scienza e la Cultura).

Fondata nel 1945, si propone di favorire la

collaborazione e la pace fra le Nazioni mediante la

cultura, la scienza e l’educazione. Ha sede a Parigi. 11

L’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per

l’infanzia), istituito nel 1946, aiuta i Paesi a

migliorare le condizioni di vita di bambini e giovani

attraverso interventi sull’alimentazione, assistenza

sociale, istruzione e formazione professionale. Ha

sede a New York. 12

IL SECONDO DOPOGUERRA :

una pace contrastata

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli accordi fra le nazioni vincitrici

furono caratterizzati da forti contraddizioni. Da un lato, espressero la volontà di

realizzare un equilibrio mondiale fondato sulla pace e la giustizia fra i popoli

attraverso la costituzione dell’ONU a San Francisco nel 1945. Dall’altro, i rapporti fra

US e URSS, già in declino nelle ultime fasi della guerra, si deteriorarono del tutto al

termine, determinando la c.d. “guerra fredda”. Non si tratta di un conflitto domato con

le armi, ma della contrapposizione di due ideologia dal punto di vista economico e

politico: il capitalismo occidentale, rappresentato dagli USA con le potenze alleate

dell’Europa Nord-occidentale (c.d. “blocco occidentale”); il comunismo sovietico

dell’URSS di Stalin insieme ai Paesi dell’Europa orientale (c.d. “blocco orientale”).

Nasce così un equilibrio internazionale di tipo bipolare, che trae le sue origini

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