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a basso costo; mentre altri, considerati “emergenti” – la maggior parte dei quali
in aree orientali, come Cina, India e Russia – stanno vivendo in questi ultimi
anni, grazie anche al loro processo di specializzazione nei prodotti d’alta
tecnologia, rapida espansione economica (fino al raddoppio della loro incidenza
sul mercato mondiale) e tale concorrenzialità mette in allarme le economie
occidentali.
GLOBALIZZAZIONE E CRESCITA ECONOMICA
Dato di fatto inequivocabilmente acquisito è che i paesi più aperti al mercato
mondiale sono cresciuti molto più rapidamente degli altri. In particolare i paesi in
via di sviluppo più attivi - Brasile, Cina, India, Messico - hanno registrato un
significativo miglioramento dei livelli di vita al contrario di quelli che hanno avuto
al riguardo un atteggiamento passivo – molti stati africani e mediorentali – nei
quali è invece la povertà ad aumentare. Nei paesi aperti agli scambi
internazionali, fattori fondamentali per la crescita sono lo sfruttamento delle
proprie risorse, la possibilità di usufruire delle opportunità del mercato (con
prezzi meno elevati e maggiore varietà di scelta, a tutto vantaggio dei cittadini),
e l’aumento della concorrenza che sprona le imprese al miglioramento.
Con l’odierna struttura della globalizzazione, però, gli effetti positivi sono spesso
affiancati da altri negativi: primi fra tutti, la povertà e la disuguaglianza.
Infatti molti economisti sostengono che sia la globalizzazione responsabile
dell’aumento dell’indice di povertà, cioè dello stato di disagio esistenziale di un
individuo al di sotto di determinate condizioni di vita ritenute accettabili, e dei
molti squilibri tra paesi ricchi e poveri: situazione cui è compito della comunità
porre rimedio con provvedimenti radicali. Nei paesi industrializzati risultano in
aumento anche la disuguaglianza, in altre parole la differenziata distribuzione
del benessere tra gli individui, la disoccupazione, dovuta soprattutto alle
strategie di delocalizzazione verso quegli stati con manodopera a basso costo.
FATTORI POLITICI E SOCIALI DELL’INTEGRAZIONE DEI MERCATI
Allo sviluppo della globalizzazione non hanno concorso solo fattori economici,
ma anche altri di natura politica e sociale.
Sviluppo e diffusione del sapere scientifico e della tecnologia.
Determinante risorsa produttiva sempre più importante per affrontare le
concorrenza.
Progressi nelle tecnologie informatiche e della comunicazione.
Lo sviluppo di queste nuove tecnologie ha portato molti rinnovamenti positivi,
principalmente grazie alla diffusione del computer. E soprattutto di internet, che
ha consentito l’aggregazione di numerose attività economiche: produttive,
commerciali, di servizi e pubblicitarie. Assunta ormai a simbolo del mercato
globale, la rete infatti consente a qualsiasi persona di acquistare direttamente
qualsiasi prodotto in qualsiasi parte del mondo. Sempre più diffusi gli acquisti di
beni immateriali e servizi, dove ai primi posti figurano il software - che può
essere provato prima dell’acquisto stesso – e il servizio di server (fornitura di
caselle di posta elettronica e di pagine web). I servizi più frequentati – o
“cliccati”, come si dice in gergo - sono le offerte di viaggio (prenotazione
d’alberghi, aerei, treni), di giochi, musica e video. La globalizzazione
dell’economia attraverso le reti telematiche viene comunemente chiamata “new
economy”, definizione di nuovo conio per un fenomeno nuovo che, snellendo di
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molto i tempi, accelera enormemente la crescita degli scambi. Il cambiamento
più evidente portato dalla new economy è l’eliminazione quasi totale della
barriera dei confini politici, non essendo i Paesi in grado di controllare un
fenomeno privo di localizzazione spaziale che rende pertanto agevole sfuggire
alle leggi e al controllo fiscale dei singoli stati. Altro effetto vistoso è la nascita e
il proliferare di negozi virtuali al posto dei punti vendita di merci e servizi.
Frammentazione politica del mondo dopo la seconda guerra mondiale.
Col secondo dopoguerra iniziò il disfacimento dei grandi imperi coloniali che
avevano dato origine alla formazione di molti stati africani e dell’Asia
meridionale. E cominciò anche l’egemonia degli Stati Uniti e l’URSS che si
erano divisi il mondo in due sfere d’influenza: divisione ufficiosamente sancita
già nella conferenza di Yalta, tenutasi nella fase finale del conflitto, nella quale fu
decisa la divisione della Germania in quattro zone d’occupazione e il ripristino
dei confini dei paesi occupati dai tedeschi. Con l’inizio delle zone d’influenza, fra
le due superpotenze iniziò anche la Guerra fredda, che terminò nell’89 con la
caduta del comunismo e il conseguente scioglimento dell’URSS, dalla quale
nacquero 15 stati sovrani. La costituzione di molti stati indipendenti avvenuta
nella seconda metà del XX secolo diede impulso ad un ormai irreversibile
processo di globalizzazione economica in ciascuno stato.
Riguardo alla globalizzazione nel mondo orientale, oggi è la Cina a proporsi
come modello di sviluppo per molti paesi del sud del mondo, seguita dall’India,
sempre più influente nel mondo industriale asiatico grazie al livello tecnologico
raggiunto in breve tempo.
Riduzione delle barriere artificiali.
Il libero commercio tra diverse nazioni è garantito da accordi internazionali
sottoscritto da vari Paesi dopo il secondo conflitto mondiale. Il primo accordo, il
GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), venne stipulato da 23 Paesi a
Ginevra nel 1948, e ha lo scopo di ridurre barriere doganali e di rendere
convenienti gli scambi valutari, per incrementare il commercio internazionale.
Nei vari incontri per discutere di nuovi provvedimenti ci fu un aumento
sostanziale dell’adesione d’altri Paesi (nel 1985 si arrivo ad un totale di 92 Stati
aderenti). Dal 1995 il GATT viene sostituito con il WTO (World Trade
Organization) che ha sede a Ginevra e possiede maggiori poteri di controllo ed
è dotato di potere di regolazione delle controversie tra Paesi in materia di
commercio internazionale. Ha inoltre il compito di migliorare le condizioni
d’accesso ai mercati, eliminando barriere visibili (dazi e contingentamento) e
quelle invisibili (burocrazia complessa, problemi tecnico-normativi ed eccessivo
controllo fiscale interno). Deve anche promuovere la concorrenza leale ed
eliminare il dumping, ovvero la vendita all’estero a prezzi più bassi rispetto
all’interno. Inoltre si propone di sostenere le riforme economiche che prevedono
forme d’intervento intraprese da stati industrializzati e finalizzate a promuovere
lo sviluppo economico e sociale nei Paesi in via di sviluppo.
Anche l’Unione Europea ha portato progressi positivi alla globalizzazione dei
mercati e non solo. Infatti ha come scopo primario quello della costituzione di
una cittadinanza europea fondata su basi condivise: libertà, diritti umani,
solidarietà, rispetto delle tradizioni e culture, federalismo e sussidiarietà. La
strada che porta a relazioni concrete e durature, iniziata con la moneta unica,
passa, oltre che per l’integrazione economica, per politiche comuni di sostegno
3
al lavoro, politiche di trasporti in grado di garantire al massimo la circolazione di
persone, merci e servizi; investimenti nella ricerca di nuove tecnologie e il potere
di consentire l’allargamento dal diritto comunitario (in modo da rappresentare un
sistema aperto per gli stati non facenti parte). È da precisare il fatto che l’UE non
rappresenta il superamento dell’elemento nazione, ma assume le diverse
comunità come elemento strutturale e ne conserva il consistente patrimonio
normativo. Sul piano politico quindi l’UE non impone le proprie decisioni a tutti
gli stati aderenti ma propone semplicemente delle direttive che ciascuno stato
può accettare, discutendone nei propri governi, o meno; basti pensare
all’adesione alla moneta unica: il Regno Unito lo ha rifiutata.
Può essere definita come comunità soprannazionale nata con il trattato di
Maasticht del 1992 e prese avvio l’anno successivo. Nella stessa Unione
Europea sono nate altre associazioni, con obiettivi diversi, quali: CECA
(Comunita europea per il carbone e l’acciaio) per favorire la libera circolazione
nella comunità del carbone e dell’acciaio; CEE (Comunità economica europea)
con lo scopo di favorire lo sviluppo delle economie dei Paesi membri attraverso
il raggiungimento progressivo di una medesima politica economica; Euratom
con lo scopo di favorire una politica comune nel campo dell’energia atomica.
Lo sviluppo internazionale delle imprese.
È un punto fondamentale per l’integrazione dei mercati e sono sempre maggiori
le imprese capaci di organizzare a livello mondiale le loro attività. Ciascuna
impresa, al giorno d’oggi, deve costantemente confrontarsi con l’economia
mondiale per sopravvivere, ciò significa che i processi competitivi avvengono a
livello sopranazionale. Viene quindi accentuata la componente concorrenziale
che può portare al fallimento ma anche allo sviluppo nel caso in cui l’azienda sia
sufficientemente avanzata e i suoi prodotti siano innovativi. Inoltre i
miglioramenti aziendali avvengono anche dal confronto con nuovi clienti e con
nuove regole di competizione.
Omogeneizzazione degli stili di vita e di consumo.
Proprio la diminuzione delle distanze tra Paesi ha portato a contatti tra culture
diversi è ciò ha causato una rapida omogeneizzazione dei bisogni e dei desideri
delle persone. In questa situazione si avrà uno sviluppo del mercato sempre
meno eterogeneo a livello mondiale che stimolerà la crescita delle imprese,
rendendole “globali”. 4
ENGLISH: DEVELOPMENT AND GLOBALISATION
THE DEVELOPMENT OF THE LANGUAGE
The origins of modern English are in the language of the Anglo-Saxons, who
th th
moved to Britain from Germany between the 5 and the 7 century and gave the
basic words - ordinary objects and everyday activities.
th th
The invasion of the Vikings between the 8 and 10 century added other words,
such as: get, take, cut, happy… in conclusion other everyday terms.
When the nation became Christian, Latin and Greek entered the language
through the influence of the Church.
In 1066 Normans conquered England and bought French that became the
language only of the “elites” - court and aristocracy - while, on the other side, the
ordinary people continued to speak English.
The result of this combination of influences is that English often has a mixture of
words to express the same ideas. The most basic word, used in everyday
speech, have usually Germanic origins; but frequently there are also parallel
words, derived from French or Latin, which are more abstract and typically found
in the written rather than the spoken language.
But English developed out of the East Midlands dialect, especially from the cities
of London, Oxford and Cambridge, which became predominant over the others.
This standard form of the language spread all over the country, helped by the
th
invention of printed books in the 15 century and by his strong central
government.
During the Renaissance there has been a revival of interest across Europe in
ancient Greek and Roman civilizations, so thousand of new words, from Latin
and Greek, entered in the vocabulary.
th
From the 16 century English people began to travel more around the world,
coming into contact with new foreign cultures, and obviously also with words of
the most various origins - Chinese, Indian, Spanish, Italian…- poured into the
language.
In conclusion, the process of evolution of this language in all this centuries have
changed completely the grammar many times, for arriving now to resemble a
th
modern language: for a 20 century English speaker, old English is a foreign
language.
GLOBAL ENGLISH
Many centuries ago the most spoken language, especially in business and
journeys, was, in the beginning, ancient Greek and then Latin. Just this last one,
had found his maximum spread thanks to Romans, that conquered vast
territories.