Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 4
Tesina sul Giappone Pag. 1
1 su 4
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Introduzione tesina sul Giappone



Scienze: il Giappone



Il Giappone si trova in Asia orientale, comprende oltre 6000 isole e fa parte della Cintura di Fuoco, fascia che circonda l’Oceano pacifico, con un’estensione di oltre 40.000 km.
In geologia con “cintura di fuoco” si intende una zona caratterizzata da molti terremoti, maremoti ed eruzioni vulcaniche.
Il Giappone, trovandosi in questa zona, è fortemente instabile, con oltre 200 vulcani, dei quali 108 ancora attivi.
La maggior parte del territorio terrestre è situato sulla placca di Okhotsk, che copre l’isola Hokkaido e la parte orientale del Mar del Giappone, mentre il resto del Giappone è situato sulla placca euroasiatica. L'arco delle isole Ryūkyū si trova invece all'estremità della placca delle Filippine.

L'unione della placca delle Filippine, della placca euroasiatica e della placca di Okhotsk avviene nelle vicinanze del Monte Fuji (montagna più alta del Giappone). In particolare il vulcano si trova proprio sul punto in cui la placca delle Filippine si inabissa a grande profondità sotto quella euroasiatica, con un movimento tettonico che, fondendo le rocce, dà luogo alla formazione di notevoli sacche magmatiche. È tuttora in fase di quiescenza sin dal 1708. Durante l’ultima eruzione, nota con il nome di eruzione Hōei, l'attuale Tokyo venne ricoperta da uno spesso strato di cenere, mentre il vulcano vide la formazione di un nuovo cratere con un secondo picco, più o meno a metà della sua altezza, chiamato Hōeizan.

Questa complessa distribuzione delle placche tettoniche origina profonde ed estese fosse oceaniche, specialmente nella costa pacifica dell'arcipelago, tra cui la Fossa del Giappone, di 9.000 m di profondità, originata per subduzione (fenomeno di sprofondamento di una zolla litosferica sotto un'altra confinante).
Le scosse di terremoto sono frequenti, hanno luogo più di 5.000 movimenti sismici all'anno, dei quali 1.000 sono percepiti dalla popolazione, e di essi solo alcuni sono terremoti violenti.
Alcuni terremoti risultano estremamente distruttivi, spesso dando come risultato gli tsunami.
I terremoti principali più recenti includono il terremoto di Kobe con una magnitudo 7.3 del 1995, con più di 6000 vittime e 237 000 persone sfollate e il terremoto e maremoto del Tōhoku con una magnitudo di 9.0 del 2011, uno dei terremoti peggiori della storia, che causò onde di oltre 40 metri.
Nel corso degli anni, il governo giapponese ha imposto precise misure di prevenzione rendendo gli edifici più resistenti ai terremoti nelle zone storicamente più colpite: dalle case costruite in legno e stoppie si è giunti alla costruzione di moderni edifici dotati di sofisticati accorgimenti tecnici che, attraverso sistemi a molle o cuscinetti, permettono alle strutture di assecondare i movimenti sussultori e ondulatori del terreno.
Inoltre i terremoti possono causare anche una fuoriuscita di radiazioni dalle molte centrali nucleari nel paese. Ad esempio, il terremoto del 2011 ha causato il crollo di parte delle strutture esterne della centrale nucleare di Fukushima. In un'ora sarebbero state rilasciate più radiazioni che nell'arco di un anno.


Geografia: Geografia del Giappone



Il territorio e il clima



Il Giappone è uno Stato insulare dell'Asia orientale. Bagnato a nord dal Mar di Ohotsk, a sud dal Mar Cinese Orientale, a ovest dal Mar del Giappone, a est dall'Oceano Pacifico. Il Giappone ha uno sviluppo costiero di 33.000 km e presenta litorali generalmente molto articolati e ricchi di insenature.
Inoltre il territorio del Giappone si trova sulla Cintura di fuoco, fascia che circonda il Pacifico caratterizzata da una notevole densità di vulcani e un’alta frequenza di terremoti e tsunami.
Il Giappone è un arcipelago composto da 6.852 isole, le cui quattro isole più grandi sono: Honshū, Hokkaidō, Kyūshū e Shikoku, che da sole rappresentano circa il 97% della superficie terrestre.
Molte isole sono montagne, alcune di origine vulcanica e la vetta più alta del Giappone è il Monte Fuji, un vulcano attivo, alto 3776 metri, in quiescenza dal 1708. I vulcani presenti sono più di 200, di cui 108 attivi.
Le pianure sono strette fra la catena montuosa centrale e il mare, formate da fiumi che scendono da un corso breve e ripido.
La forma allungata del Giappone causa una grande varietà di climi: a nord, a Hokkaido, il clima è continentale freddo, con inverni molto nevosi, al centro, a Honshu, il clima è oceanico freddo e a sud, nelle isole Shikoku e Kyushu, il clima è tropicale, con frequenti tifoni estivi e tempeste invernali.

Caratteristiche della popolazione



Con una popolazione di circa 127 milioni di abitanti è il decimo Stato più popoloso del mondo. La Grande Area di Tokyo, la capitale, è di fatto la più grande area metropolitana del mondo con oltre 30 milioni di residenti.
La popolazione è distribuita in megalopoli.
La società giapponese è linguisticamente e culturalmente omogenea, il 98,5% della popolazione è formato da cittadini di etnia giapponese con pochi lavoratori stranieri.
L'aspettativa di vita in Giappone è una delle più alte al mondo: 83,5 anni. Ne consegue un tasso di mortalità fra i più bassi al mondo, con un tasso di natalità altrettanto limitato, che determinano una diminuzione effettiva della popolazione e un suo progressivo invecchiamento.


La grande maggioranza della popolazione è legata a locali santuari e culti shinto, basato sul culto degli antenati e delle forze naturali e buddismo, basato sul culto zen.
Più del 99% della popolazione parla giapponese come prima lingua. Il sistema di scrittura giapponese utilizza i kanji (caratteri cinesi) e due serie di kana (alfabeti sillabici basati sui caratteri cinesi semplificati).

Economia



La moneta giapponese è lo Yen, introdotta nel 1872.
All'indomani della seconda guerra mondiale, il Giappone affrontò il compito di ricostruire la propria economia. La priorità fu data allo sviluppo dell'industria pesante (siderurgia, petrolchimica, meccanica, cantieristica), per il quale vennero fatti enormi investimenti e si realizzarono grandi complessi. Inoltre grandi imprese familiari cedettero il posto ai "conglomerati di imprese" (Mitsubishi, Sony, Honda, Toyota), a cui si collegavano numerose aziende di minori dimensioni.
Ad oggi Il Giappone è la seconda potenza economica dell'Asia e la terza al mondo per PIL dopo Cina e Stati Uniti. L'industria è tra le più imponenti e avanzate al mondo: è dominata da due settori, la produzione di automobili e l'elettronica di consumo.
Il Giappone esporta soprattutto automobili e apparecchi elettronici, le nazioni che importano maggiormente prodotti giapponesi sono gli USA, l’Unione Europea, Taiwan, Hong Kong, la Cina e la Corea.

L’agricoltura non è il settore più importante a causa degli spazi limitati e di un clima non sempre favorevole, la coltura principale giapponese è il riso.
Fin dall'antichità la pesca ha avuto un ruolo importante nell'alimentazione dei giapponesi, che a differenza degli europei hanno una cucina basata sull'utilizzo del pesce più che della carne. La posizione del Giappone è particolarmente adatta alla pratica della pesca: il mare che bagna le zone costiere e le numerose baie è molto pescoso grazie all'azione benefica della corrente calda Kuroshio a sud e di quella fredda Oyashio a nord, che portano il Giappone ad affermarsi al secondo posto nell'industria della pesca mondiale dopo la Cina.



Settore terziario



La rete ferroviaria giapponese è una delle più moderne e più utilizzate al mondo.
Il Giappone è ai primi posti anche nella ricerca scientifica fondamentale, avendo vinto sedici premi Nobel per la chimica, la fisica e la medicina.
Importante anche il settore finanziario, controllato da poche grandi banche e compagnie di assicurazioni, che ha fatto di Tokyo la seconda borsa del mondo.
La scelta di costruire centrali nucleari in un territorio a forte rischio sismico e con molta popolazione comporta forti rischi ambientali e sanitari. Il governo però, nonostante i numerosi incidenti, continua a sostenere il programma nucleare.





Turismo



Il Giappone attrae circa 25 milioni di turisti stranieri l’anno.
Possiede 21 siti patrimonio dell’Unesco, che ogni anno raccolgono un gran numero di turisti.
Molto visitate sono anche le città più importanti come la capitale Tokyo e Nara, altre meraviglie naturali come il Monte Fuji, varie stazioni sciistiche e molte località di mare come l’isola di Okinawa.


Per i trasporti importante è la rete ferroviaria di treni ad alta velocità “Shinkansen” e gli hotel più famosi sono i tradizionali Ryokan, che risalgono all’epoca Edo (1603-1868) e mantengono gli stessi elementi: pavimenti formati da tatami, pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari di legno, bagno all'esterno della camera, giardino in cui si può trovare un padiglione dedicato alla cerimonia del tè, porte scorrevoli che danno su una loggia, rifiniture interne in legno di stile tradizionale, stanza spoglia, priva di mobili e letti, però dotata di tokonoma, nicchia di abbellimento in cui vengono esposte sculture o calligrafie.
Inoltre i letti tradizionali formati da futon sono disposti sopra il tatami e la cucina in questi alberghi è, solitamente, di altissima qualità.


Tradizioni



La cultura contemporanea del Giappone combina influenze asiatiche, soprattutto cinesi, europee e statunitensi.
I simboli culturali del Giappone divenuti famosi in tutto il mondo, in questi ultimi anni sono:
- L’origami, l’arte di piegare la carta formando modelli anche estremamente complessi.
- La cerimonia del tè o Cha no yu, ripresa dalla cultura zen. In tutte le cerimonie si usa in varie quantità il matcha, tè verde polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù. Il matcha viene prodotto utilizzando germogli terminali della pianta, quindi la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante. Infatti veniva e viene ancora utilizzata dai monaci zen per rimanere svegli durante le pratiche meditative.




- Le arti marziali, come il juijitsu, il judo, l’aikido e il karate, le cui origini si possono ritrovare nella tradizione guerriera dei samurai e del sistema di caste che limitava l'uso delle armi ai membri delle classi guerriere, vietandone l'uso alla maggioranza della popolazione. Il sumo, sport nazionale giapponese, che consiste in due sfidanti che si affrontano con lo scopo di atterrare o estromettere l'avversario dalla zona di combattimento detta dohyo.





- La cucina giapponese, nota per essere una delle cucine più bilanciate e salutari del mondo, parte importante della caratteristica longevità dei giapponesi: l'ampio uso di pesce fresco, verdure, radici e tè verde la rende anche ideale per combattere varie forme di cancro.



Riguardo ad i simboli del Giappone sicuramente non possiamo non parlare dei Samurai, che erano militari del Giappone feudale, appartenenti a una delle due caste aristocratiche giapponesi, quella dei guerrieri. Il nome vuol dire "colui che serve".
I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, praticava arti zen come il cha no yu (arte del the) o lo shodō (arte della scrittura).
Nel periodo Tokugawa (1603-1868) si diffuse l'idea che l'anima di un samurai risiedesse nella katana, una spada a lama curva e lunga 60 cm circa, che portava con sé, a seguito dell'influenza dello zen: a volte i samurai vengono descritti come se dipendessero esclusivamente dalla spada per combattere. Un'altra importantissima arma dei samurai fu l'arco e non fu modificata per secoli, fino all'introduzione della polvere da sparo e del moschetto nel XVI secolo.
Il guerriero giapponese viveva (e moriva) secondo un rigido codice di comportamento, il bushidō (la via del guerriero), che regolava il rapporto unico e inscindibile tra il samurai e il suo capo. Alla base di questo codice c'era la fedeltà assoluta, una rigida definizione di onore e il sacrificio del bene del singolo in favore del benessere comune. Qualora un'offesa o una grave colpa avesse incrinato questo rapporto, c'era sempre una via per salvare l'onore: il seppuku o harakiri, il suicidio rituale.
Nel Giappone medievale si potevano incontrare anche donne samurai: addestrate nei valori e nell'arte marziali della casta fin da giovanissima età, venivano chiamate a difendere le terre del proprio signore quando gli uomini erano in battaglia, o badavano ai propri possedimenti assaltando con spade e coltelli i nemici.
I samurai rispondevano al proprio Daimyō, importanti latifondisti tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone. Era da famiglie di Daimyō che provenivano i vari Shogun di quell’epoca. Lo shogun era un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governavano il Giappone, e la nomina doveva spettare all’imperatore, anche se era un rito puramente formale.
Nel periodo tra il 1192 e 1868 si susseguirono 41 Shogun, che erano formalmente sottomessi all’imperatore, ma in realtà esercitavano un potere abbastanza indipendente.
Ci fu lo Shagunato Kamakura (1192-1333), che riuscì ad avere più potere dell’imperatore e a controllare tutti i clan rivali ancora al potere.
Poi ci fu un periodo chiamato Restaurazione Kemmu, che durò solo 3 anni, in cui l’imperatore riassunse il potere.
Successivamente lo Shagunato Ashikaga, dal 1336 al 1573, in cui ci furono molte guerre civili che divisero il Paese.
Per finire lo Shagunato Tokugawa, dal 1603 al 1867, che portò alla fine della tradizione degli Shogun.

Tecnologia: Treni a levitazione magnetica



I treni a levitazione magnetica o MagLev rispetto agli altri treni non poggiano sulle rotaie, ma viaggiano sospesi a pochi centimetri da terra. Questo è possibile grazie alla polarità opposta dei magneti. Raggiungere e mantenere l’equilibrio è tutt’altro che semplice, perché entrano in gioco diverse forze: gravitazionali, elettriche e magnetiche.
Attualmente esistono maggiormente in Giappone e in Germania, ma sebbene la velocità del MagLev gli consenta di fare concorrenza all'aereo anche nei lunghi percorsi, i costi per la realizzazione delle infrastrutture ne hanno limitato finora l'utilizzo a brevi tratte molto frequentate.
In Giappone, però, è stato deciso nel maggio 2011 di realizzare una linea a levitazione magnetica che collegherà Tokyo con Nagoya nel 2027 mettendoci solo 40 minuti a differenza dell’ora e mezza che richiede oggi. Il treno, che avrà 16 carrozze, potrà trasportare 1000 passeggeri.
Dato che il convoglio non tocca le rotaie, l'unica forza che si oppone al suo moto è l'attrito dell'aria. Il treno è quindi in grado di viaggiare a velocità elevatissime (oltre i 600 km/h), con un consumo di energia limitato e un livello di rumore accettabile.
Il 21 aprile 2015 un MagLev ha raggiunto i 603 km/h durante alcuni test in Giappone nella prefettura di Yamamashi, stabilendo il nuovo primato mondiale di velocità.

Le tecnologie che si possono usare per realizzare un MagLev sono due:
- Sospensione elettromagnetica (EMS): utilizza elettromagneti convenzionali. I magneti, attirati verso i binari laminati in ferro, sorreggono il treno. Questo sistema però è instabile, perché bisogna controllare costantemente la distanza tra il treno e il binario, che deve essere sempre di 1 cm.
- Sospensione elettrodinamica (EDS): il treno ottiene la levitazione sfruttando le polarità opposte dei magneti del veicolo e gli avvolgimenti che si trovano sul binario, o viceversa. La forza repulsiva si sviluppa in conseguenza del movimento del veicolo e non è attiva a veicolo fermo.
Anche in Italia arriveranno i convogli a levitazione magnetica, grazie ai ricercatori della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa. “IronLev”, questo il nome della tecnologia sviluppata dal team italiano, dovrebbe essere disponibile come prototipo già dal 2020, è il suo costo sarà ridotto rispetto a quello giapponese. Ci sono riusciti progettando un sistema che richiede il minimo utilizzo possibile di energia elettrica, in quanto fa leva sulle proprietà fisiche di alcuni materiali impiegati nella co


Storia: Seconda guerra mondiale incentrata sul Giappone



Il Giappone nella seconda metà dell’800 e prima metà del ‘900



Nella metà dell’800 il Giappone era debole e frammentato, poiché vigeva ancora il sistema feudale. Al primo posto, nella scala gerarchica, vi era l'imperatore, ma senza alcun potere concreto e reale. Quest'ultimo, infatti, apparteneva allo Shogun, capo dell’esercito.
Il Giappone avendo buone basi economiche iniziò a essere sfruttato dai paesi occidentali, soprattutto dagli Stati Uniti.
Colui che garantì un radicale cambiamento e dei miglioramenti fu l'imperatore Mutsu. Nel fronte militare creò un esercito in grado di poter competere con i grandi rivali occidentali e trasformò il Paese, nel 1889, in una monarchia nazionale moderna, con una costituzione politica e un parlamento, che doveva però rispettare le scelte del governo in quanto detentore del potere effettivo.
Estese le riforme anche in ambito industriale, poiché fece costruire industrie, ponti e ferrovie, facendo sì che il Giappone potesse presto entrare tra le grandi potenze commerciali mondiali.
Iniziò, inoltre, una politica espansionistica mirata al controllo dei territori dell'Est, e e ciò causò il conseguente conflitto con la Russia dal quale i nipponici uscirono vincitori.
La prima guerra mondiale permise al Giappone, che combatté al fianco degli Alleati vittoriosi, di espandere la sua sfera di influenza in Asia e i suoi possedimenti coloniali nel Pacifico.
Grazie ai conservatori giapponesi e ai militari al potere, nel 1921, il Giappone attacca la Cina e 10 anni dopo riesce a conquistare la Manciuria. Questa politica espansionistica fece avvicinare questa nazione alla Germania, al finire degli anni ’30. Nel 1936 Giappone e Germania stringono il Patto Anticomintern, che aveva come obiettivo la lotta contro il comunismo.
Nel 1937 il Giappone invade la Cina e occupa tutto il territorio orientale da Pechino fino a Shangai, dando inizio alla guerra cino giapponese.


Introduzione e inizio della Guerra: 1933-1939



Adolf Hitler, capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco e principale ideatore del partito Nazista, riuscì nel 1933 a conquistare il potere e a diventare cancelliere tedesco e presidente, ottenendo, inizialmente, grande ammirazione del popolo, essendo i tedeschi afflitti da una grave crisi economica e sociale, dopo la sconfitta nella Prima Guerra mondiale.
Scopo principale di Hitler, oltre quello di annientare il popolo ebreo, era di estendere i confini della Germania, secondo la teoria dello spazio vitale, necessario allo sviluppo della Nazione.
Annesse, nel 1938, l’Austria, la regione dei Sudeti (appartenente alla Cecoslovacchia) e gran parte del territorio della Cecoslovacchia. Inoltre il fascista Mussolini, alleato di Hitler occupò l’Albania nel 1939.
Inghilterra e Francia non reagirono perché ritenevano che l’Unione Sovietica fosse più pericolosa di Hitler e sottovalutarono la sua politica espansionistica perché pensavano si sarebbe limitato ad invadere solo l’Europa orientale.
Successivamente Hitler progetta di occupare il corridoio di Danzica, appartenente alla Polonia, territorio che divideva la Prussia orientale dal resto d’Europa.
Questa volta però Inghilterra e Francia assicurarono alla Polonia protezione.
Intanto Mussolini e Hitler firmarono il Patto d’Acciaio, con il quale si impegnavano durante una futura guerra ad aiutarsi. Successivamente il Patto d’Acciaio tra Germania e Italia viene esteso anche al Giappone con la firma del Patto Tripartito.
Con questo Patto alla Germania sarebbe andata l’Europa continentale, all’Italia il bacino del Mediterraneo e al Giappone il continente asiatico. Sempre nel 1939 la Germania fece anche un altro patto con l’Unione Sovietica, chiamato Molotov-Ribbentrop, dal nome dei due ministri esteri delle rispettive nazioni. Con questo accordo l’Unione Sovietica, nel momento in cui la Germania avrebbe occupato la Polonia occidentale, scenderà in campo per conquistare la Polonia orientale.
Stipulato l’accordo, Hitler, si sentiva libero di procedere e il 1 settembre 1939 la Germania invade la Polonia, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale.
Il 3 settembre Inghilterra e Francia dichiarano guerra, ma fu inutile perché, dopo nemmeno un mese la Polonia viene conquistata.

La Seconda Guerra Mondiale dal 1939 alla fine del 1941



Due mesi dopo la vittoria dei nazisti i Polonia, l’URSS invade l’Estonia, la Lettonia e la Lituania e attacca la Finlandia.
Successivamente, i tedeschi conquistano la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo e il 10 maggio riescono ad entrare in Francia e ad occupare la costa della Manica.

L’Italia, nel frattempo aveva dichiarato la non belligeranza, cioè di non entrare in guerra, ma, di fronte alle vittorie di Hitler, decide di dichiarare guerra alla Francia e all’Inghilterra il 10 giugno 1940.

Tutta la Francia Atlantica in quel periodo era nelle mani dei tedeschi, mentre la Francia Meridionale fu affidata al Maresciallo Petain, che creò il governo collaborazionista di Vichy, disposto a collaborare con i tedeschi. Charles de Gaulle, un generale francese, era invece a capo della Francia libera, cioè di coloro che si rifiutavano di accettare la supremazia di Hitler.

Ad opporsi alla Germania era rimasta quindi solo l’Inghilterra, con Primo Ministro Winston Churchill, avversario del Nazismo.
A metà del 1940 Hitler inizia una serie di bombardamenti contro l’Inghilterra, ma l’aviazione inglese (Royal Air Force) resiste a quella tedesca (Lutwaffe), grazie all’impiego dei radar. Dopo due mesi Hitler si ritira dall’Inghilterra.

Nel frattempo l’Italia iniziò nel Mediterraneo e in Africa un’offensiva, per bloccare i traffici commerciali inglesi e la navigazione verso la Sicilia e il canale di Suez. Fu così che l’Italia conquista la Somalia britannica.
Inoltre Mussolini attacca la Grecia dall’Albania, che era nelle sue mani, ma l’esercito greco aiutato da quello inglese attacca a sua volta. L’Italia inizia ad avere i primi insuccessi perché gli inglesi riescono a riconquistare in Africa le nazioni perdute e ad occupare gran parte dei possedimenti italiani.
Vedendo l’Italia in difficoltà la Germania manda molti soldati in Africa e contemporaneamente i tedeschi invadono la Jugoslavia, la Grecia e i monti Balcani.
Hitler avendo paura che l’URSS si alleasse con la Gran Bretagna e volendo estirpare il comunismo dal mondo attacca proprio questa nazione dando vita all’Operazione Barbarossa. Grazie al gelo però non riescono ad arrivare fino a Mosca e decidono di ritirarsi.

Nel 1941 avvengono due avvenimenti molto importanti per l’epilogo della Guerra: il 14 agosto Churchill e Roosevelt firmano la Carta Atlantica, dichiarazione dove venivano fissati i punti fondamentali ispirati alla democrazia e alla libertà, da realizzare dopo la distruzione del Nazismo e l’attacco di Pearl Harbor.


L’attacco a Pearl Harbor da parte dei Giapponesi



Il 7 dicembre 1941 forze aeronavali giapponesi attaccano la flotta e le installazioni militari statunitensi stanziate nella base navale di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. Questo provocò l’entrata in Guerra degli Stati Uniti, dove si sviluppò nell’opinione pubblica di quel periodo un forte odio verso il Giappone.
Insieme a questa operazione il vice-ammiraglio Yamamoto, a capo dell’ideazione dell’attacco, organizza la contemporanea conquista delle basi statunitensi poste sull'atollo di Wake. L'isola fu attaccata dai giapponesi l'8 dicembre 1941 e occupata. La conquista di queste basi, oltre all'attacco a Pearl Harbor, aveva lo scopo di tenere lontane le forze statunitensi dal sud est asiatico dove i giapponesi contavano di occupare vari territori.
Quando gli statunitensi si fossero ripresi dal colpo ed avessero ricostituito la loro flotta del Pacifico, i giapponesi avrebbero già consolidato le loro posizioni nei paesi occupati e sarebbero stati in grado di respingere i tentativi di controffensiva anglo-americana.
L'attacco di Pearl Harbor, però, non aveva colpito i serbatoi di petrolio e le installazioni, la cui distruzione avrebbe molto ridotto la capacità statunitense di riorganizzarsi e inoltre non fu possibile colpire le portaerei statunitensi, che invece costituivano l'obiettivo principale e che ebbero un ruolo decisivo nelle successive battaglie.
I danni inflitti alla flotta statunitense permisero al Giappone, comunque, di ottenere momentaneamente il controllo del Pacifico ed aprirono la strada alle successive vittorie nipponiche, prima che gli Stati Uniti riuscissero ad allestire una flotta in grado di tenere testa a quella giapponese.
Tutte le corazzate furono gravemente danneggiate, altre navi furono colpite. Le vittime umane furono 2500, di cui 68 civili, e 1200 feriti.
A seguito di questo attacco e dell’entrata in guerra degli USA, più di 110.000 nippo-statunitensi vennero ricollocati in campi di internamento costruiti in tutti gli Stati Uniti.


La Guerra dal 1942 all’epilogo



Le truppe tedesche riuscirono ad arrivare fino a Stalingrado, in Russia.
A causa di tutti questi confitti le truppe nazifasciste si trovano a corto di rifornimenti e uomini, così mentre gli USA riconquistavano i territori in mano ai Giapponesi, gli angloamericani sconfissero le truppe tedesche in Egitto e riuscirono ad impossessarsi del nord Africa. La Russia riuscì a riconquistare la città di Stalingrado.

All’inizio del 1943 gli Alleati decidono di attaccare l’Italia, considerata lo stato più debole tra quelli dei nemici e, durante l’estate, le truppe americane sbarcano in Sicilia. Il 25 luglio Mussolini viene costretto a dimettersi e viene esiliato sul Gran Sasso, dal Gran Consiglio del Fascismo.
Il nuovo capo del Governo, il maresciallo Badoglio, annunciò che il conflitto sarebbe continuato, ma prese contatti con gli anglo americani per trattare una pace e uscire dalla Guerra. I tedeschi, sospettosi, fecero affluire sempre più truppe in Italia e temendo la reazione tedesca, Badoglio il 3 settembre 1943 firma l’armistizio con gli anglo americani. Il capo del Governo, però, per paura dei tedeschi fugge a Brindisi e l’Italia rimane nel caos.
I partiti democratici che durante il fascismo avevano operato di nascosto si riuniscono e formano il Comitato di Liberazione Nazionale, guidato dal Socialista Bonomi, con l’intento di richiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza contro i tedeschi.
Questo non spaventò i tedeschi che intanto avevano occupato tutto il centro nord della penisola. Mussolini il 12 settembre viene liberato da Hitler e proclama la Repubblica italiana di Salò. Fu allora che Badoglio, tornato, dichiarò guerra alla Germania e l’Italia divisa in due, vide scoppiare una guerra civile interna, che vide la vittoria dei partigiani.
Il 27 settembre 1943 i tedeschi arrivarono fino a Napoli e la città insorse, riuscendo per prima a mantenersi libera con solo le proprie armi. Con l’arrivo dell’inverno però le truppe furono costrette a fermarsi a causa della Linea Gustav, organizzata dai tedeschi, che divideva il sud Italia dal centro-nord e l’inverno dopo dalla Linea Gotica, fra Tirreno e Adriatico.
Il 6 giugno 1944 gli Alleati, dopo aver faticosamente attraversato l’Italia, sbarcano in Normandia, in Francia, riuscendo a far arretrare i tedeschi e successivamente a cacciarli. La Francia ritorna libera e il governo passa a De Gaulle.

Sul fronte orientale la Russia rioccupa le nazioni conquistate dalla Germania, tranne alcune come l’Ungheria che viene liberata dal maresciallo Tito.
Nel 1945 gli Alleati si riuniscono per decidere la suddivisione della Germania: una parte alla Russia, un’altra agli USA, un’altra alla Gran Bretagna e un’altra ancora alla Francia.
Dopo questa conferenza è la fine per la Germania che viene occupata dalla Russia e l’Italia viene liberata dai partigiani e dall’aiuto degli Alleati. Mussolini verrà ucciso e Hitler si suiciderà. La Germania fu costretta ad arrendersi. La battaglia di Iwo Jima, lo sgancio della bomba atomica e la fine della guerra cino- giapponese.

La battaglia più sanguinosa tra USA e Giappone durante la Guerra del Pacifico, fu la battaglia di Iwo Jima, un’isola giapponese, nei primi mesi del 1945. In quel periodo era il Giappone a essere devastato dai bombardieri americani e Iwo Jima si trovava proprio sulla rotta tra le basi aeree americane nelle Marianne e il territorio metropolitano giapponese. Un aeroporto sull’isola avrebbe consentito di risparmiare tonnellate di carburante, di aumentare il carico offensivo dei bombardieri e di salvare vite di aviatori americani che avrebbero avuto un punto di appoggio molto più vicino ai loro obiettivi sul quale atterrare se danneggiati dal nemico.
I soldati giapponesi con il compito di proteggere l’isola erano guidati dal generale di divisione Tadamichi Kuribayashi, che apparteneva a quel piccolo gruppo di ufficiali giapponesi convinti che per il Giappone attaccare l’America fosse una follia: troppo grande il divario industriale tra i due Paesi. Questo non impedì a Kuribayashi di dedicarsi anima e corpo alla difesa di Iwo Jima, organizzata secondo uno schema interamente nuovo.
Gli attacchi banzai, cioè assalti frontali, suicidi contro la potenza americana furono espressamente vietati. Invece l’isola venne potentemente fortificata, con l’ordine per i difensori di aspettare i nemici sulle proprie posizioni e lì farsi uccidere, in modo da costringere gli americani a una sanguinosa lotta di logoramento.
Per fare questo il terreno, vulcanico, già pieno di crepacci e caverne, fu scavato da quasi 30 chilometri di gallerie intercomunicanti, profonde oltre 20 metri, che univano tra loro centinaia di postazioni e bunker in grado di darsi appoggio reciproco. Da queste tane i fanti potevano uscire per respingere gli assalitori e prenderli alle spalle, mentre i pezzi di artiglieria, i mortai e le mitragliatrici erano sistemati in modo tale da essere al sicuro dal tiro navale e dai bombardamenti aerei e praticamente invisibili.
Il fastidio maggiore era la sabbia, talmente fine e profonda da ostacolare l’avanzata dei soldati americani sbarcati. Dopo poco tempo dallo sbarco dei soldati americani, il 19 febbraio, da ogni posizione giapponese si riversò sugli assalitori un fuoco intensissimo, che bloccò di colpo l’avanzata, facendo molti morti. Il 20 febbraio unità Usa raggiunsero la costa nord occidentale, tagliando l’isola in due. Ma questo non fece rallentare il fuoco giapponese, che continuò imperterrito.
I difensori però non stavano meglio degli attaccanti: nei primi giorni le posizioni erano state rifornite di cibo e acqua con una certa regolarità ma poi i collegamenti erano saltati e molti morivano di fame e di sete. Gli americani riuscirono ad entrare in molte gallerie e a farle saltare in aria e l’ultimo scontro, fu il 26 marzo e costrinse gli americani a una lotta corpo a corpo in cui tutti i giapponesi vennero uccisi. Il giorno dopo il generale giapponese si suicidò con il suo stato maggiore.
Dopo poco più di un mese la battaglia era finita. Si concluse con il quasi totale annientamento della guarnigione giapponese e la perdita di oltre 23 000 uomini fra morti e feriti per gli Stati Uniti (unico episodio della campagna di riconquista del Pacifico in cui gli USA soffrirono più perdite dei giapponesi).


Il 6 agosto 1945 ci fu il colpo di grazia sul Giappone, l’aeronautica militare americana sgancia la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio di un’altra bomba “Fat man” su Nagasaki.
La priorità per lo sgancio della bomba fu data a Hiroshima dopo la segnalazione che essa era l'unico tra gli obiettivi che non avesse al suo interno e nei dintorni campi per i prigionieri di guerra americani, nati come funghi durante la guerra in Giappone, come una sorta di campi di concentramento americani per i giapponesi.
La città di Nagasaki, invece, fu attaccata perché era uno dei maggiori porti del Giappone meridionale, di grande importanza bellica a causa delle sue diversificate attività industriali.
L'avvelenamento da radiazione e le necrosi, cioè morte prematura di cellule, provocarono malattie e morti successive ai bombardamenti per circa il 20% di coloro che erano sopravvissuti all'esplosione iniziale. Alla fine del 1945 ulteriori migliaia di persone morirono per via dell'avvelenamento da radiazioni, portando il totale di persone uccise a circa 300 000, solo in quell’anno.
Per la gravità dei danni diretti e indiretti si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi.


Oltre a porre fine alla Seconda Guerra mondiale, si mise fine anche alla guerra cino-giapponese, iniziata nel 1937, che finì con la resa incondizionata del Giappone. Dal 1937 al 1941 la Cina aveva combattuto da sola, ma dopo l’attacco di Pearl Harbor le forze alleate, sia americane che sovietiche, fornirono materiali e servizi per questa nazione e il Giappone in guerra su più fronti si dovette arrendere.

Esiti della pace



Per punire le atrocità della Germania Hitleriana, che videro oltre alle centinaia di migliaia di morti di guerra più di 6 milioni di ebrei uccisi, venne istituito un tribunale tenutosi a Norimberga. Il processo durò un anno e finì con 12 condanne a morte e molte altre condanne per altre pene.

Nel 1946 si tenne a Parigi una conferenza di pace, nella quale parteciparono anche le 21 nazioni vincitrici, per decidere il futuro delle nazioni occupate dalla Germania e dall’Italia. Alla fine della guerra la Libia divenne uno stato indipendente, L’Eritrea venne unita all’impero etiopico e la Somalia divenne indipendente nel 1960. La Germania fu divisa in quattro zone, come Berlino, e successivamente si formarono due nuovi stati: la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca.
L’URSS annesse l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, parti della Finlandia, della Germania, della Cecoslovacchia, della Romania e della Polonia.
Seguendo la Carta Atlantica venne istituita l’Organizzazione delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1945, che sostituì la Società delle Nazioni, fondata nel 1919, con lo scopo di favorire la soluzione pacifica delle controversie internazionali, mantenere la pace e promuovere il rispetto per i diritti umani.
I membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono i cinque stati vincitori della Seconda Guerra mondiale: Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia e Russia.
Già dal 1945 fu istituita dall'ONU la FAO (Food and Agricolture Organization), allo scopo di ridurre i problemi della fame nel mondo.
Nel 1948 le Nazioni unite firmano “La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all'essere umano. I diritti principali sono il diritto alla vita, alla sicurezza e alla libertà.
Ad oggi fanno parte dell’ONU 193 paesi e la Palestina e la Santa Sede sono presenti ma con lo status di osservatori permanenti come Stati non membri.
In Italia dopo la Guerra venne indetto un referendum, a suffragio universale, per scegliere tra Monarchia o Repubblica, che si tenne il 2 giugno 1946. Sancì la nascita della Repubblica Italiana e il 1 gennaio 1948 entrò in vigore la Costituzione Italiana.
Per permettere che non ricapitino mai più le atrocità della guerra si scrisse l’articolo 11:
«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
In questo articolo si afferma che l’Italia può entrare in una guerra solo se si sente attaccata. Rifiuta la guerra come mezzo di intervento e si impegna a salvaguardare tutte le altre nazioni con pari volontà e a sostenere quelle organizzazioni internazionali che promuovono la pace e la giustizia.

Italiano: Il Gran sole di Hiroshima



Romanzo del 1961 di Karl Bruckner, uno scrittore austriaco, figlio di un tipografo, cresciuto in un sobborgo popolare viennese dove ha lavorato a lungo come meccanico. Ancora molto giovane è emigrato in Brasile, dove è rimasto fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ha iniziato a scrivere nel 1946 e ha viaggiato in tutto il mondo. Sempre impegnato per la pace, per il dialogo internazionale e per la giustizia sociale. Ha scritto famosi libri per ragazzi.

I protagonisti sono Shigeo e Sadako Sasaki, due fratelli di 10 e 4 anni, all’inizio del racconto, che vivono a Hiroshima. Hiroshima in quel periodo era, ancora, l’unica città non bombardata e si trovava in una situazione di povertà perché dilaniata dalla guerra che nessuno voleva. Shigeo è un ragazzo responsabile nei confronti della sorella, molto attaccato alla famiglia.
Il 6 agosto 1945 durante la mattinata, un aereo bombardiere (chiamato Enola Gay, dal nome della madre del comandante) passa sopra Hiroshima. Alcune persone notano una sagoma umana che si sta calando con il paracadute, poi però capiscono che ha le sembianze di qualcos’altro. Questa “sagoma umana” è in realtà la bomba, che in poco tempo devasta la città.
Shigeo sta facendo il bagno in uno stagno, mentre la sorella dorme sotto un salice, quando all’improvviso “un’onda più calda del sole” li abbaglia e li scaraventa a qualche metro di distanza. Shigeo si rialza e cerca subito Sadako, la ritrova ferita ma ancora viva. Anche la madre viene ferita ma il suo primo pensiero è quello di cercare i figli ma dal trauma sviene.
La bomba, sganciata alle 8:14 del mattino, provoca la morte immediata di più di 8 000 persone e 72 000 persone gravemente ferite.
E’ con questa forte frase che il libro descrive l’attacco: "In questo secondo l'uomo, che Dio aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l'aiuto della scienza, il primo tentativo di annientare se stesso. Il tentativo era riuscito".
I due fratelli rimasti illesi si riuniscono ai genitori e affrontano le conseguenze della bomba, fortunatamente, a differenza di molti loro amici e conoscenti, insieme.
La famiglia vive in una baracca ma grazie alla conoscenza del signor Scibuta, il padre riesce ad aprire una bottega.
Passati dieci anni, un giorno Sadako partecipa ad una staffetta in bicicletta da Tokyo a Hiroshima e dopo la gara la ragazza si sente male e viene portata in ospedale. I dottori le rivelano che è malata a causa degli effetti provocati dalle radiazioni della bomba atomica, anche se durante gli anni non aveva riscontrato problemi fisici, ma più volte ripeteva al fratello di essersi sentita bruciare quando la bomba atomica è esplosa.
La famiglia non le dice che le restano solo pochi giorni perché vogliono farle vivere gli ultimi momenti della sua vita in serenità.
Un amico di Sadako, trovato in ospedale e che poi morirà prima di lei, le rivela che per guarire dovrà ritagliare con la carta dorata mille gru.
Sadako quindi passa i suoi ultimi giorni di vita in ospedale a ritagliare gru. Muore con il sorriso mentre ritaglia la sua novecentonovantesima gru.
Il libro finisce con la morte di questa bambina innocente: "Il leggero chiarore diventò una luce abbagliante. Gli occhi di Sadako si spalancarono. Contemplavano il cielo, nel suo eterno splendore".
Questo libro mi ha colpito molto per la sua profondità e come riesce a farti immedesimare nella storia che racconta. Lo scrittore riesce a raccontare della bomba atomica in maniera semplice e comprensibile, raccontando la cruda realtà.
Mi è piaciuto molto il personaggio di Shigeo, per l’amore che prova verso la sorella e il coraggio che ha.



Il tema del danno che la bomba atomica ha causato ai bambini giapponesi è descritto in molti libri e poesie, una di queste è la struggente poesia “Apritemi sono io...”.
“Apritemi sono io…” è una poesia scritta dal poeta turco Nazim Hikmet. Il poeta è nato a Salonnico, in Grecia, nel 1901 ed è definito uno dei più importanti poeti moderni. Iscritto al partito comunista, finirà molte volte in carcere per i suoi ideali. Famoso soprattutto per la raccolta “Poesie d’amore”.

La protagonista di questa poesia è una immaginaria bambina giapponese rimasta uccisa dall’esplosione della bomba atomica su Hiroshima.
La bambina chiede agli uomini della Terra di firmare una petizione contro le armi nucleari ma nessuno la vede, mentre bussa alle porte, perché è morta quando aveva sette anni.
Racconta che aveva dei capelli lucidi ma il fuoco li ha bruciati e occhi limpidi diventati di vetro. È diventata cenere e il vento ha disperso la cenere, non è più niente. Prega gli uomini a firmare perché vuole che i bambini vivano e possano sempre mangiare lo zucchero.
È una poesia struggente e commovente. Il poeta parla di quel giorno che ha cambiato il mondo, anche per le generazioni future, mettendo sotto gli occhi di tutti la devastazione che ha provocato.
La poesia è stata allegata veramente ad una raccolta di firme contro le armi nucleari, ma non ha cambiato nulla, essendoci ancora oggi migliaia di bambini che muoiono ogni anno per tutte le guerre inutili che vengono combattute nel mondo.

La coscienza di Zeno



Anche “La coscienza di Zeno” parla, nel suo piccolo, della brutalità della bomba atomica nel finale del romanzo.
Italo Svevo, all’anagrafe Ettore Schmitz, nato a Trieste nel 1861 da padre tedesco ebreo e da madre triestina. Costretto a impiegarsi in una banca, dove rimase per vent’anni, prese a scrivere saggi e articoli di critica letteraria e teatrale su diversi quotidiani di Trieste e nel 1892 pubblica il suo primo romanzo “Una vita”, che ebbe uno scarso successo. Nel 1899 lascia la banca per lavorare nell’industria del suocero (fabbricante di vernici per sottomarini) e questo gli permette di fare numerosi viaggi all’estero.
Nel 1903 conosce James Joyce e nasce in lui un ulteriore stimolo alla letteratura, leggendo oltre che classici anche le idee di Freud e la psicoanalisi.
Anche il suo secondo romanzo “Senilità” fu quasi ignorato e dovettero passare ancora degli anni prima che la sua originalità fosse capita e valorizzata in Italia (il primo a capirne il valore fu Eugenio Montale nel 1925). Lo scrittore morì in un incidente automobilistico nel 1928.
“La coscienza di Zeno” è il più famoso romanzo di Svevo, pubblicato nel 1923, presentato come un memoriale inviato da Zeno Cosini, il protagonista del libro al suo psicoanalista che lo ha in cura, il Dottor S.
Viene raccontata la nevrosi del protagonista che si manifesta in vari vizi come quello del fumo, anche se nasce dal rapporto ostile con il padre.
Zeno però respinge la terapia, affermando di non essere guarito per merito del dottore ma grazie al suo lavoro.
Il dottore per vendetta deciderà di pubblicare il suo diario.
Il romanzo finisce con un finale apparentemente a lieto fine, sentendosi Zeno guarito, ma è pieno di pessimismo.
Svevo finisce di scrivere il libro all’inizio della Prima Guerra mondiale, lontano dalla sua famiglia e il romanzo è ambientato nelle zone friulane di guerra, essendo Svevo triestino, città che fino al 1918 era sotto il dominio austriaco. Per questi motivi Svevo, alla fine del romanzo, prevede che ci sarà una catastrofe, esploderà un devastante ordigno costruito dall’uomo che cancellerà ogni forma di vita.
Questa frase vuole sottolineare il carattere distruttivo della società moderna, in cui un uomo per sopravvivere deve vincere sull’altro.
Il finale sembra una previsione dell’utilizzo della bomba atomica, rendendosi conto che tutti gli sviluppi scientifici verranno sicuramente usati per scopi di guerra.



Spagnolo: Pedro Salinas



Nació en Madrid en 1891.
Estudia filosofía y letras en su ciudad y completa su formación universitaria en Paris.
Vivió con su esposa, en Sevilla, hasta el 1929.
Al estallar la Guerra Civil en 1936 comienza su etapa americana. Fue profesores en varias universidades nortamericanas y en Puerto Rico. Nunca regresió a España y murió en 1951 en Boston, està enterado en Puerto Rico.

Se encuentra en el libro “Todos más claro” y cuando escribiò, en 1949, este poemario, estaba ya exiliato en los Estados Unidos.
No habla más de amor o de los sueños. Cuenta el vacío de la despedida o la busqueda de una salvación universal.
Escribe “Cero” pensando a el lanzamiento de la primera bomba atómica en Hiroshima el 6 de agosto de 1945, a finales de la segunda Guerra Mundial, que causò una gran devastación.


Arte: Il Giapponismo



Il giapponismo è l'influenza che l'arte giapponese ha avuto sull'Occidente, in particolare sugli artisti francesi. Fu l'artista Philippe Burty che coniò il termine “Japonisme” nel 1873.
Per circa due secoli, fino al 1853, il Giappone rimane chiuso agli stranieri. Il governo giapponese teme infatti che il contatto con culture e società diverse possa portare a cambiamenti negativi per il Paese.
Solo l’isolotto di Deshima, nella baia di Osaka, è aperto al commercio, ma solo per i mercanti cinesi e olandesi. Nel 1853 una squadra navale americana penetra con la forza nella baia di Uraga. Il Giappone è costretto ad accettare di avere contatti con gli stranieri e commerciare con tutti i Paesi esteri.
Nel 1867 il Giappone invia migliaia di oggetti a Parigi, in occasione dell’esposizione universale. Fra gli oggetti esposti nel padiglione giapponese vi sono anche 100 stampe.
Qualsiasi cosa giapponese divenne moda. Nel 1888 in Francia nasce anche una rivista specializzata su arte e artigianato giapponese, che si chiama “Le Japon Artistique”.

Le stampe giapponesi colpiscono gli europei perché hanno colori brillanti, molti elementi sono usati in modo decorativo e le linee di contorno sono sempre evidenti e eleganti.
I tre maestri giapponesi più ammirati dagli europei furono:

- Utamaro, pittore della bellezza femminile e delle “case verdi” (le case chiuse giapponesi).




- Hokusai e Hiroshige, che rappresentano soprattutto paesaggi e scorci della vita dei giapponesi.


Vengono influenzati soprattutto pittori impressionisti e neoimpressionisti come Van Gogh, Manet, Degas, Monet, Gauguin e molti altri.
Manet, ad esempio, nelle sue composizioni inserisce oggetti giapponesi, come in “Ritratto di Emile Zola” in cui è presente una stampa di un samurai o una tappezzeria con vari ventagli in “Ritratto di una signora”.


Monet ritrae la moglie Camille, molte volte, vestita con un Kimono e in mano un ventaglio.
Nella sua casa in campagna, inoltre, si farà costruire un ponte in stile orientale, che verrà raffigurato in molti suoi dipinti.






Gauguin prende spunto soprattutto sull’uso del colore, non in base a un criterio naturalistico ma in base agli equilibri e alle relazioni tra i vari colori.
Van Gogh imita molti lavori di Hiroshige e introduce nei suoi quadri oggetti orientali.




Un’altra tecnica artistica giapponese che negli ultimi anni si sta diffondendo lentamente in Europa è il Kintsugi.
Il kintsugi letteralmente "riparare con l'oro", è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica (in genere vasellame), per saldare assieme i frammenti.
L’arte kintsugi vede la sua origine in Giappone nel periodo Muromachi (epoca della storia del Giappone che va dal 1336 al 1573), sotto lo shogun (generale) Ashikaga Yoshimasa.
Yoshimasa ruppe una delle sue tazze tenmoku (un tipo di porcellana e ceramica cinese, molto usata in Giappone), che venne affidata a ceramisti cinesi che la cucirono, seguendo le linee di rottura, con graffe in ferro.
L’ottavo shogun quando vide la sua tazza così rovinata si infuriò. I maestri ceramisti giapponesi cercarono di mettervi riparo usando la lacca urushi, lacca derivata dalla resina di un albero, per attaccare i pezzi rotti della tazza; le linee di rottura vennero ricoperte con polvere d’oro. Il risultato ottenuto fu apprezzato da Yoshimasa, perché la sua tazza non solo era stata ricomposta ma era diventata unica.
Da quel momento questo stile artistico venne sempre più utilizzato in Giappone.
La tecnica tradizionale del kintsugi è assai complessa e difficilmente riproducibile, soprattutto perché è pressoché impossibile trovare la lacca urushi necessaria fuori dal Giappone. Tuttavia, grazie alla moderna tecnologia delle resine sintetiche, possono essere eseguite riparazioni di ceramiche in stile kintsugi con materiali moderni, che hanno il pregio di essere più forti e avere una maggiore longevità rispetto al metodo tradizionale a base di lacca urushi.
La filosofia del Kintsugi va oltre il solo piacere estetico ma contiene un importante significato: ognuno di noi ha delle “crepe”, perché nessuno di noi esce da questo mondo intatto, ma è grazie a queste che siamo persone più forti e migliori. Infatti vengono ritenuti i vasi del Kintsugi più belli di quelli originali.

Musica: Madama Butterfly



Giacomo Puccini nacque a Lucca nel 1858. Introdotto già da molto piccolo alla musica, essendo la famiglia Puccini da quattro generazioni maestri di cappella del Duomo di Lucca.
Nel 1876 assiste al teatro Nuovo di Pisa l'allestimento di “Aida” di Giuseppe Verdi, un avvenimento che si dimostrò decisivo per la sua futura carriera facendo convogliare i sui interessi verso l'opera.
Le sue prime opere furono “Le villi” e “Edgar” che non riscossero particolare successo, fino al 1893, anno in cui venne rappresentata la sua terza opera lirica “Manon Lescaut”, che ebbe un successo straordinario. Le successive opere rimangono le sue composizioni più conosciute e importanti, come La Boheme, Tosca, Madama Butterfly e la Turandot.

Madama Butterfly è un'opera in tre atti (in origine due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, due famosi librettisti italiani, definita "tragedia giapponese" e dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro.
La prima ebbe luogo a Milano, il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala.
Puccini era certo di riscuotere il successo che immaginava gli spettasse di diritto per un'opera come "Madama Butterfly" e per questo motivo scelse il palcoscenico della Scala per la sua prima.
Questa sua scelta era data probabilmente da una voglia di rivincita verso il Teatro che nel 1889 aveva bocciato il suo "Edgar".
Purtroppo la prima dell'opera si risolse in un fiasco, evento inaspettato dopo i tre successi pucciniani Manon Lescaut, La Bohème e Tosca.
L'opera si basa sul dramma "Madame Butterfly" del commediografo statunitense David Belasco, a sua volta ispirato da un racconto omonimo di John Luther Long.
I librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica cominciarono il lavoro sul libretto a partire dal 1901, prendendo spunto dal romanzo di ambientazione giapponese "Madame Chrysanthème" di Pierre Loti.
Sbarcato a Nagasaki, all'inizio del XX secolo, Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati Uniti, si unisce in matrimonio, secondo le usanze locali, con una geisha quindicenne di nome Cho Cho-san, termine giapponese che significa Madama Farfalla, in inglese Butterfly, acquisendo così il diritto di ripudiare la moglie in ogni momento per sposare una donna americana; così infatti avviene, e Pinkerton ritorna in patria abbandonando la giovanissima sposa. Ma la ragazza, follemente innamorata, accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua fiducia nel ritorno dell'amato.
Pinkerton infatti ritorna dopo tre anni, ma non da solo: accompagnato da una giovane donna, da lui sposata regolarmente negli Stati Uniti, è venuto a prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless, per portarlo con sé ed educarlo secondo gli usi occidentali. È in questo momento che Madama Butterfly comprende la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all'uomo amato è svanita del tutto. Decide quindi di scomparire e dopo aver bendato il figlio, dietro un paravento Cho Cho-san si colpisce al collo con un coltello cerimoniale pervenutole in eredità dal padre. Pinkerton si reca nella stanza di Butterfly per chiederle scusa ma è troppo tardi e trova Butterfly ormai morta, mentre il bambino, bendato, gioca con una bambola e una bandierina americana, ignaro di tutto.
Puccini era convinto della validità del soggetto esotico e del potenziale espressivo della geisha sedotta, abbandonata e suicida. Per musicare il dramma, si documentò molto sulle musiche, gli usi e i costumi del Giappone; per fare ciò si avvalse della collaborazione di Sada Yakko (una famosa attrice, avviata da molto giovane all’addestramento come geisha) e dalla moglie dell'ambasciatore giapponese in Italia.
Essendo stata però accolta male Puccini decise di rivedere l’opera, eliminando alcuni numeri musicali trascurabili, modificando alcune scene e dividendo l'opera in tre atti invece che due.
Estratto del documento

Il Gran sole di Hiroshima

Romanzo del 1961 di Karl Bruckner, uno scrittore austriaco, figlio di

un tipografo, cresciuto in un sobborgo popolare viennese dove ha

lavorato a lungo come meccanico. Ancora molto giovane è emigrato in

Brasile, dove è rimasto fino allo scoppio della Seconda Guerra

Mondiale. Ha iniziato a scrivere nel 1946 e ha viaggiato in tutto il

mondo. Sempre impegnato per la pace, per il dialogo internazionale e

per la giustizia sociale. Ha scritto famosi libri per ragazzi.

I protagonisti sono Shigeo e Sadako Sasaki, due fratelli di 10 e 4 anni, all’inizio del

racconto, che vivono a Hiroshima. Hiroshima in quel periodo era, ancora, l’unica città

non bombardata e si trovava in una situazione di povertà perché dilaniata dalla guerra

che nessuno voleva. Shigeo è un ragazzo responsabile nei confronti della sorella, molto

attaccato alla famiglia.

Il 6 agosto 1945 durante la mattinata, un aereo bombardiere (chiamato Enola Gay, dal

nome della madre del comandante) passa sopra Hiroshima. Alcune persone notano una

sagoma umana che si sta calando con il paracadute, poi però capiscono che ha le

sembianze di qualcos’altro. Questa “sagoma umana” è in realtà la bomba, che in poco

tempo devasta la città.

Shigeo sta facendo il bagno in uno stagno, mentre la sorella dorme sotto un salice,

quando all’improvviso “un’onda più calda del sole” li abbaglia e li scaraventa a qualche

metro di distanza. Shigeo si rialza e cerca subito Sadako, la ritrova ferita ma ancora viva.

Anche la madre viene ferita ma il suo primo pensiero è quello di cercare i figli ma dal

trauma sviene.

La bomba, sganciata alle 8:14 del mattino, provoca la morte immediata di più di 8 000

persone e 72 000 persone gravemente ferite.

E’ con questa forte frase che il libro descrive l’attacco: "In questo secondo l'uomo, che Dio

aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l'aiuto della scienza,

il primo tentativo di annientare se stesso. Il tentativo era riuscito".

I due fratelli rimasti illesi si riuniscono ai genitori e affrontano le conseguenze della

bomba, fortunatamente, a differenza di molti loro amici e conoscenti, insieme.

La famiglia vive in una baracca ma grazie alla conoscenza del signor Scibuta, il padre

riesce ad aprire una bottega.

Passati dieci anni, un giorno Sadako partecipa ad una staffetta in bicicletta da Tokyo a

Hiroshima e dopo la gara la ragazza si sente male e viene portata in ospedale. I dottori le

rivelano che è malata a causa degli effetti provocati dalle radiazioni della bomba atomica,

anche se durante gli anni non aveva riscontrato problemi fisici, ma più volte ripeteva al

fratello di essersi sentita bruciare quando la bomba atomica è esplosa.

La famiglia non le dice che le restano solo pochi giorni perché vogliono farle vivere gli

ultimi momenti della sua vita in serenità.

Un amico di Sadako, trovato in ospedale e che poi morirà prima di lei, le rivela che per

guarire dovrà ritagliare con la carta dorata mille gru.

Sadako quindi passa i suoi ultimi giorni di vita in ospedale a ritagliare gru. Muore con il

sorriso mentre ritaglia la sua novecentonovantesima gru.

Il libro finisce con la morte di questa bambina innocente: "Il leggero chiarore diventò una

luce abbagliante. Gli occhi di Sadako si spalancarono. Contemplavano il cielo, nel suo

eterno splendore".

Questo libro mi ha colpito molto per la sua profondità e come riesce a farti

immedesimare nella storia che racconta. Lo scrittore riesce a raccontare della bomba

atomica in maniera semplice e comprensibile, raccontando la cruda realtà.

Mi è piaciuto molto il personaggio di Shigeo, per l’amore che prova verso la sorella e il

coraggio che ha.

Il tema del danno che la bomba atomica ha causato ai bambini giapponesi è descritto in

molti libri e poesie, una di queste è la struggente poesia “Apritemi sono io...”.

“Apritemi sono io…” è una poesia scritta dal poeta turco Nazim Hikmet. Il poeta è nato a

Salonnico, in Grecia, nel 1901 ed è definito uno dei più importanti poeti moderni. Iscritto

al partito comunista, finirà molte volte in carcere per i suoi ideali. Famoso soprattutto

per la raccolta “Poesie d’amore”.

La protagonista di questa poesia è una immaginaria

bambina giapponese rimasta uccisa dall’esplosione della

bomba atomica su Hiroshima.

La bambina chiede agli uomini della Terra di firmare una

petizione contro le armi nucleari ma nessuno la vede,

mentre bussa alle porte, perché è morta quando aveva sette

anni.

Racconta che aveva dei capelli lucidi ma il fuoco li ha

bruciati e occhi limpidi diventati di vetro. È diventata

cenere e il vento ha disperso la cenere, non è più niente.

Prega gli uomini a firmare perché vuole che i bambini vivano

e possano sempre mangiare lo zucchero.

È una poesia struggente e commovente. Il poeta parla di

quel giorno che ha cambiato il mondo, anche per le generazioni future, mettendo sotto gli

occhi di tutti la devastazione che ha

provocato.

La poesia è stata allegata

veramente ad una raccolta di firme

contro le armi nucleari, ma non ha

cambiato nulla, essendoci ancora oggi migliaia di bambini che muoiono ogni anno per

tutte le guerre inutili che vengono combattute nel mondo.

La coscienza di Zeno

Anche “La coscienza di Zeno” parla, nel suo piccolo, della brutalità della bomba atomica

nel finale del romanzo. Italo Svevo, all’anagrafe Ettore Schmitz, nato a Trieste nel

1861 da padre tedesco ebreo e da madre triestina. Costretto

a impiegarsi in una banca, dove rimase per vent’anni, prese

a scrivere saggi e articoli di critica letteraria e teatrale su

diversi quotidiani di Trieste e nel 1892 pubblica il suo primo

romanzo “Una vita”, che ebbe uno scarso successo. Nel 1899

lascia la banca per lavorare nell’industria del suocero

(fabbricante di vernici per sottomarini) e questo gli permette

di fare numerosi viaggi all’estero.

Nel 1903 conosce James Joyce e nasce in lui un ulteriore

stimolo alla letteratura, leggendo oltre che classici anche le

idee di Freud e la psicoanalisi.

Anche il suo secondo romanzo “Senilità” fu quasi ignorato e

dovettero passare ancora degli anni prima che la sua

originalità fosse capita e valorizzata in Italia (il primo a capirne il valore fu Eugenio

Montale nel 1925). Lo scrittore morì in un incidente automobilistico nel 1928.

“La coscienza di Zeno” è il più famoso romanzo di Svevo,

pubblicato nel 1923, presentato come un memoriale inviato

da Zeno Cosini, il protagonista del libro al suo psicoanalista

che lo ha in cura, il Dottor S.

Viene raccontata la nevrosi del protagonista che si

manifesta in vari vizi come quello del fumo, anche se nasce

dal rapporto ostile con il padre.

Zeno però respinge la terapia, affermando di non essere

guarito per merito del dottore ma grazie al suo lavoro.

Il dottore per vendetta deciderà di pubblicare il suo diario.

Il romanzo finisce con un finale apparentemente a lieto fine,

sentendosi Zeno guarito, ma è pieno di pessimismo.

Svevo finisce di scrivere il libro all’inizio della Prima Guerra

mondiale, lontano dalla sua famiglia e il romanzo è

ambientato nelle zone friulane di guerra, essendo Svevo

triestino, città che fino al 1918 era sotto il dominio austriaco. Per questi motivi Svevo,

alla fine del romanzo, prevede che ci sarà una catastrofe, esploderà un devastante

ordigno costruito dall’uomo che cancellerà ogni forma di vita.

Questa frase vuole sottolineare il carattere distruttivo della società moderna, in cui un

uomo per sopravvivere deve vincere sull’altro.

Il finale sembra una previsione dell’utilizzo della bomba atomica, rendendosi conto che

tutti gli sviluppi scientifici verranno sicuramente usati per scopi di guerra.

Dettagli
4 pagine
715 download