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Sintesi

Collegamenti
Razzismo, percorso



Inglese - Martin Luther King
Musica - Louis Armstrong e il Jazz
Educazione Fisica - I Texas Western Miners
Antologia - Tahar Ben Jelloun
Francese - Le Racisme éxplique à Ma Fille
Storia - Il Colonialismo
Arte - Arte Africana
Geografia - Il Sudafrica e Nelson Mandela
Tecnologia - Le Centrali Idroelettriche e Nucleari
Scienze - La Pelle
Estratto del documento

IL RAZZISMO

In 1865 slavery was abolished in all parts of the U.S.A. By the 20th

century black Americans were not equal to American citizens. The

black people were considered second class citizens and they could

not vote. This changed with Martin Luther King: he was born in

Atlanta, Georgia, in 1922. He organized non violent marches. The

most famous one was in Washington D.C. in 1963. His famous

speech was "I have a dream…". He tried to convince American

Negroes that non violence was the only possible way to social

justice and peace. In 1964 he won the Nobel Prize for peace. In

1968 he was assassinated outside a Memphis Hotel in Tennessee.

He was a guide and a hero for black people.

Un importante aiuto finanziario per sostenere le marce non violente

arrivò da uno tra i più grandi maestri del jazz, Louis Armstrong.

Satchmo (il suo soprannome) aveva una voce rauca inconfondibile

ma il suo “marchio di fabbrica” erano la brillantezza del suono,

l’agilità del fraseggio e la potenza della sua tromba. Inoltre fu uno

dei primi a utilizzare la tecnica del vibrato. A lui va il titolo di più

grande divulgatore del jazz nel mondo. Louis era discendente da

una famiglia di schiavi e la sua infanzia fu molto difficile; da giovane

visse nei ghetti di New Orleans, città caratterizzata da una forte

discriminazione razziale, guadagnando qualche soldo per la famiglia

e per cercare di allontanare la madre dalla prostituzione. Al tempo

stesso però cominciò a mettersi nei guai. Imparò a suonare la

cornetta in un riformatorio per neri dove era stato rinchiuso per

aver sparato un colpo di rivoltella in aria. Passò a suonare la tromba

solo quando si trasferì a New York, per adattarsi meglio agli stili

musicali dei Fletcher Henderson, la band afroamericana più famosa

in quegli anni. Il jazz nacque negli Stati Uniti dall’incontro tra la

cultura musicale europea e quella africana. A metà del XIX secolo,

negli Stati americani del Sud, i neri deportati dall’Africa vivevano

una condizione terribile di schiavitù; in questo contesto nacquero e

si diffusero tra gli afroamericani i “calls” e i “cries”, canti spontanei

che accompagnavano il lavoro. Con il tempo questi canti si evolsero

in ballate: erano i cosiddetti “work songs”. L’anello mancante tra il

jazz e questi canti è il “ragtime” (una musica che è la

contrapposizione tra un ritmo regolare e ossessivo e un ritmo vario

e sincopato).

Il ragtime entrò nel cuore degli americani grazie ai Minstrel Shows,

teatri ambulanti dai connotati razzisti, durante i quali attori bianchi

dipinti di nero prendevano pesantemente in giro gli afroamericani,

dando spazio alla loro musica senza nemmeno volerlo. Ma il jazz

vero e proprio nasce a New Orleans dove si diffondono orchestrine

jazz formate da tromba, clarinetto, trombone, banjo, batteria e

tuba. La grande novità è l’affacciarsi dell’armonia, sino ad all’ora

completamente assente nella musica nera: gli strumenti non

suonano più all’unisono ma eseguono parti diverse e

l’improvvisazione inizia pian piano ad affiorare.

Così come nella musica c’è stata un’individualità forte come

Satchmo, capace di far cambiare l’opinione della popolazione

riguardo la gente di colore, anche nello sport, sempre durante gli

anni dei diritti civili, c’è stata una squadra capace di compiere

questa “impresa”: i Texas Western Miners che vinsero il campionato

dell’ NCAA. La squadra di basket, allenata da Don Haskins, arrivava

dal Texas, uno stato americano profondamente razzista.

L’allenatore, nonostante ciò, decise di andare a cercare giocatori di

colore da schierare in campo, poiché la squadra che gli era stata

assegnata, secondo lui, non poteva competere in un campionato

così prestigioso. La squadra (composta sia da neri che da bianchi)

sorprese sin da subito e, infatti, concluse la stagione con una sola

sconfitta. Ma l’episodio è rimasto celebre per il coraggio avuto sia

dai giocatori che dall’allenatore. Infatti i Miners vinsero la finale

giocando con soli 7 atleti afroamericani (lasciando in panchina tutto

il resto della squadra costituita da giocatori bianchi che non

giocarono per niente in quella partita) contro la squadra favorita al

titolo, i Kentucky Wildcats, allenati da Adolph Rupp, un allenatore

razzista. Da questo episodio la Disney ne ha preso spunto per

creare un film: Glory Road – Vincere Cambia Tutto.

Un personaggio contemporaneo che, nonostante sia bianco, si

impegna a cercare di combattere i più comuni e pericolosi pregiudizi

diffusi nella società attuale, tra cui il razzismo, è lo scrittore Tahar

Ben Jelloun. Egli, nel 1944, è nato in Africa, precisamente a Fès, in

Marocco. Egli è divenuto professore di pedagogia all’università e ora

vive a Parigi. Ha scritto un libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”

nel quale egli risponde a delle domande riguardanti il razzismo, che

sua figlia Merièm e due sue compagne gli pongono, per chiarire in

modo chiaro e semplice la profonda ingiustizia di questa

intolleranza e la necessità di combatterla. Grazie al profondo

messaggio contenuto nel libro, Tahar Ben Jelloun, ha ricevuto nel

2006 il premio Internazionale Triste Poesia. Nel suo libro scrive:

Le raciste a peur de celui qui ne lui rassemble pas. Le racisme n’a

pas de base scientifique parce-que existe une seule race. Le respect

consiste en ègard et la considèration. Avec la culture, on apprend

qu’il existe d’autres peuples avec d’autres traditions, d’autres

façons de vivre et qu’ils sont aussi valables que les notres. C’est

surtout auprès d’un enfant qu’on peut intervener. Parce-qu’un

enfant ne nait pas avec le racisme dans la tete. Naturallement un

enfant joue avec d’autres enfants. L’ecole est faite pour enseigner

que la diversité humaine est une richesse pas un handicap.

Nel 1859 uno scienziato, Charles Darwin, studiò l’evoluzione delle

specie viventi, che fu una scoperta di grande valore per quel tempo.

le teorie di Darwin furono applicate ai fenomeni sociali e diedero

origine all’ideologia del darwinismo sociale. I sostenitori di queste

idee utilizzarono il <<darwinismo sociale>> come giustificazione

della supremazia della razza bianca. In tal modo le disuguaglianze

sociali venivano presentate come necessità naturali e inevitabili.

Con queste convinzioni si finiva col considerare normale

schiavizzare gli altri popoli. In realtà, le teorie razziste non avevano

nessuna fondamento scientifico. Queste teorie servivano ai bianchi

per giustificare l’inizio dell’evento politico che contrassegnò il

periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo: la ripresa dell’espansione

coloniale. Le vere motivazioni, però, erano di tipo economico. I

paesi industrializzati, in maggioranza europei, avevano bisogno di

materie prime e perciò si indirizzarono verso la conquista di nuove

terre che garantissero un rifornimento continuo. Si aggiunsero,

inoltre, le motivazioni militari e politiche: il diffondersi di un

esagerato sentimento di orgoglio nazionale spinse gli stati a dar

prova ciascuno della propria potenza. Così nel corso di pochi

decenni i paesi europei più industrializzati si spartirono l’Africa.

Conquista e occupazione si svolsero, però, in modo tumultuoso, con

contrasti e tensioni fra gli stati colonizzatori che giunsero più volte a

un passo dalla guerra. Per porre tregua ai conflitti fu necessario

indire i convegni internazionali. Il più importante fu la Conferenza di

Berlino nella quale si decise la spartizione dell’Africa.

Così gli europei portarono nelle loro terre natali anche le arti

africane che, pian piano, si diffusero in tutta l’Europa. L’arte

africana offriva in prevalenza sculture in cui la produzione era

strettamente legata alle attività e ai riti del gruppo che le

produceva. Gli artisti adottavano un linguaggio fortemente

espressivo basato sulla ripetizione di schemi formali convenzionali

come la posizione frontale, la disposizione simmetrica, la riduzione

delle forme e le superfici levigate. Sono inoltre da segnalare

l’accentuata verticalità, l’espressione serena, l’assenza di

movimento e il corpo non proporzionato. Venivano scolpite

soprattutto maschere che servivano per entrare in comunicazione

con il mondo ultraterreno, indossate, quindi, durante riti religiosi.

Sono state costruite in legno e dipinte. Esse possono raffigurare

umani, animali o essere prive di ogni riferimento al mondo naturale.

La loro forma varia a seconda del modo in cui bisogna indossarle.

Nel 1914 rimanevano indipendenti solo due stati africani: la Liberia,

fondata per iniziativa di benefattori americani che vollero portare in

questo territorio gli ex schiavi neri, e l’Etiopia, che era riuscita a

respingere l’assalto degli italiani. All’estremo sud l’Unione

sudafricana apparteneva all’impero britannico, ma era retta da un

governo autonomo di coloni bianchi. Questo territorio è costituito da

un vasto altopiano che a nord e a est si abbassa gradualmente fino

a livellarsi nel Deserto del Kalahari e nel Deserto del Namaqualand.

I rilievi più alti si trovano nella lunga catena dei Monti dei Draghi

dalla quale nascono i principali fiumi, come l’Orange. La costa è

bagnata a est dall’Oceano Indiano e a ovest dall’Oceano Atlantico. Il

clima è tropicale, ma all’interno è più arido. Fin dall’antichità questo

territorio è stato abitato da moltissime etnie differenti. Nella metà

del XVII secolo ungruppo di olandesi si insediò nelle aree intorno a

Capo di Buona Speranza. I primi ad arrivare furono dei contadini di

fede calvinista (i Boeri), profondamente convinti di essere stati

scelti da Dio per dominare sulle genti di colore. Essi vi rimasero fino

all’arrivo degli inglesi nel secolo successivo. Dopo sanguinosi

conflitti tra bianchi, il Sudafrica entrò a far parte del

Commonwealth, una confederazione di stati che facevano parte

dell’Impero britannico. Nel 1948 fu introdotta l’apartheid. Tutta la

vita politica e sociale era regolata da leggi e comportamenti razzisti.

Così i neri vivevano in quartieri separati, spesso costituiti da

baracche. L’abolizione dell’apartheid avvenne nei primi anni 90 del

Novecento, quando fu eletto presidente Nelson Mandela: egli fu a

lungo uno dei leader dei movimenti anti-apartheid; sin da giovane

sognava la libertà, infatti scappò, insieme a suo cugino, dalla sua

tribù di appartenenza perché costretto a sposare una donna che,

evidentemente, non avrebbe voluto. Nel 1962 fu arrestato con

l’accusa di incitamento allo sciopero. Nonostante la sua prigionia,

durata circa ventotto anni, Mandela si mobilitò indirettamente per la

lotta contro l’apartheid scrivendo lettere che recitavano di non

mollare per essere liberi e combattere i pregiudizi su cui si fondava

il razzismo. Rifiutò, inoltre, un’offerta di libertà condizionata in

cambio di una rinuncia alla lotta armata (nel 1985). Così fu

scarcerato cinque anni dopo. Dopo gli anni di prigionia vinse

numerosi premi per la pace (tra cui un Premio Nobel) e divenne il

primo presidente di colore del Sudafrica. Oggi permangono ancora

delle disparità perché la maggior parte della ricchezza è ancora

nelle mani della minoranza bianca. La Repubblica Sudafricana è

una nazione multietnica con più di undici lingue riconosciute

ufficialmente. Il 61% degli abitanti vive nelle città che sorgono

principalmente lungo le coste. Il paese ha tre capitali: Pretoria (sede

del governo), Bloemfontein (capitale giudiziaria) e Città del Capo

(capitale legislativa). Quest’ultima sorge nella penisola del Capo,

dove si trova la Table Mountain, la montagna dalla sommità piatta

somigliante a un tavolo. Al centro della zona mineraria più ricca del

paese sorge Johannesburg. La Repubblica Sudafricana è il paese più

ricco di tutta l’Africa e la sua economia è sviluppata in tutti i settori.

L’agricoltura è altamente produttiva, infatti, oltre a riuscire a

soddisfare il fabbisogno interno, esporta alcuni prodotti.

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