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I mille “volti” della maschera
Indice
Introduzione………………………………………………………..…….……5
I. LETTERATURA ITALIANA
I.1. La “maschera sociale” nella poetica di Pirandello: “Uno, nessuno
Centomila” e “La Patente”… ……………………………………… .…7
II. STORIA
II. 1 Il doppio “volto” della politica Giolittiana…………………..…......9
III. STORIA DELL’ ARTE
III. 1 James Ensor: un simbolista del grottesco…………………….…12
III. 1.1 L’Espressionismo……………………………………….….……....12
III. 1.2 “L’entrata di Cristo a Bruxelles”: la denuncia contro un popolo di
“maschere” ……………………………………………………….….13
IV. LINGUA SPAGNOLA
IV. 1 La comedia barroca de Tirso de Molina: “El burlador de Sevilla y
el Convidado de piedra ”. La màscara como seducciòn………...…15
IV. 1.1 Contexto historico: el Barroco………………………………….……15
IV. 1.2. Tirso de Molina………………………………………………….…16
V. LINGUA INGLESE
V. 1. The Second Romanticism: “Don Juan” by Lord Byron.
The mask as escape from the reality . …………………….….…..18
VI. SCIENZE
VI. 1. L’immagine ingannevole delle stelle…………….………...……..20
VI. 1.1. Il Miraggio e la Fata Morgana: un illusione ottica……………...……..21
VII. SCIENZE MOTORIE
VII. 1. L’inganno nella competizione sportiva: il Doping…………….22
VII. 1.2. Il significato autentico dello sport………………………………….22
VIII. MUSICA
VIII. 1. La maschera protagonista nella Commedia dell’ Arte………24
IX. RELIGIONE
IX. 1. Il concetto spirituale delle maschere africane…….....................28
IX 1.1. Struttura delle maschere…………………………………….……....29
X. GEOGRAFIA
X. 1. Le principali caratteristiche del continente africano……………32
XI. TECNOLOGIA
XI. 1. L’energia idroelettrica…………………………………………....34
XI. 1.1. Come funzionano le centrali idroelettriche………...……………….…35
Conclusioni
Bibliografia
INTRODUZIONE
Nel mio percorso tematico ho scelto di approfondire il tema della maschera poiché penso che sia un elemento inscindibile dall'esperienza umana e l’uomo da sempre è un collezionista di maschere, un attore intento a recitare una parte della propria vita. Già il termine maschera fin dalle sue origini greche aveva il significato di “ maschera dell' attore”, ma deriva anche dal latino personare e cioè “parlare attraverso”. Ho affrontato l’argomento descrivendo le varie sfaccettature delle maschere e i suoi mille volti, dalla maschera sociale alla base della poetica pirandeliana a quella politica di Giovanni Giolitti detto bifronte in quanto durante tutta la sua carriera politica indossava costantemente delle maschere celando quali fossero i suoi veri interessi.
La maschera politica da sempre è una costante adottata dai vari governi che hanno cercato di strumentalizzare le masse per i propri fini politici ed economici soprattutto attraverso la propaganda.
Questo è anche il tema che possiamo riscontrare nel quadro espressionista di James Ensor, l’entrata di Cristo a Bruxelles in cui tutti i personaggi indossano maschere grottesche, privi di una propria individualità.
Sono passata inoltre ad analizzare l’uso della maschera utilizzata come strumento di seduzione e inganno facendo un confronto tra il Don Giovanni di Tirso de Molina, un ateo e arrogante libertino che pratica l’amore libero burlandosi delle donne per puro divertimento, e il Don Giovanni di Byron che invece è un individuo passivo disilluso in una società corrotta nella quale la maschera diventa un mezzo per evadere dalla triste realtà in cui vive.
Ho ripreso il tema dell’inganno sottolineando nel campo astronomico l’immagine ingannevole delle stelle portando come esempio di inganno ottico il fenomeno del miraggio e della fata morgana.
Nel mondo dello sport, invece, un esempio di inganno è rappresentato dall’uso di doping da parte degli sportivi che indossano la maschera dell‘ uomo di ferro pur di primeggiare sugli altri.
Nell’ ambito del teatro mi sono soffermata sulla Commedia dell’Arte che ha dato origine alle maschere che ancora oggi animano il Carnevale italiano, dall’uso per amplificare la voce all’idea dell’attore che indossando la maschera diventava il personaggio stesso che rappresentava.
Un concetto simile si può riscontrare all’interno della cultura africana dove la maschera era ritenuta un oggetto sacro utilizzato per mettersi in contatto con l’aldilà e ogni uomo indossando una maschera perdeva la sua identità per assumere quella dello spirito rappresentato.
Pertanto ho analizzato i caratteri principali del Continente Africano il quale dispone di una vasta gamma di minerali preziosi e strategici, diverse risorse energetiche esauribili ma anche rinnovabili in cui la più grande fonte di energia è rappresentato dall’ energia idroelettrica.
all’idea dell’attore che indossando la maschera diventava il personaggio stesso che
rappresentava.
Un concetto simile si può riscontrare all’interno della cultura africana dove la maschera era
utilizzato per mettersi in contatto con l’aldilà e ogni uomo
ritenuta un oggetto sacro
indossando una maschera perdeva la sua identità per assumere quella dello spirito
rappresentato.
Pertanto ho analizzato i caratteri principali del Continente Africano il quale dispone di una
vasta gamma di minerali preziosi e strategici, diverse risorse energetiche esauribili ma anche
rinnovabili in cui la più grande fonte di energia è rappresentato dall’ energia idroelettrica. 6
“maschera
I.1 La sociale” nella poetica di Pirandello:
“Uno, e “La Patente”
nessuno Centomila”
Luigi Pirandello, nato ad Agrigento nel 1867, fu un drammaturgo, scrittore e poeta, il quale
ricevette il premio Nobel per la letteratura. Alla base della sua visione del mondo vi è una
concezione vitalistica, secondo cui la realtà è un “eterno una continua
divenire”
metamorfosi in cui l’uomo per sopravvivere, è costretto dal contesto sociale e familiare in
cui vive, ad assumere dei ruoli cioè una maschera.
Ma l’uomo soffre racchiuso in tali forme che lui sente come una “trappola” dietro la quale si
morte interiore dell’uomo e la perdita dell’ identita’.
agitano diverse personalità, causando la
Pertanto le uniche vie di salvezza sono la fuga nell’ irrazionale attraverso l’immaginazione e
la follia, temi ricorrenti in quasi tutte le novelle pirandeliane.
Tuttavia nel tentativo di liberarsi da tali maschere, l’uomo, può reagire attraverso una
reazione drammatica chiudendosi in una solitudine disperata che lo porta al dramma, al
“Uno, Nessuno, Centomila”:
suicidio o alla pazzia come succede a Vitangelo Moscarda in
Uno, perchè ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari;
Centomila: perchè l’uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone
che ci giudicano, Nessuno: perchè se l’uomo ha migliaia di personalità significa che non ne
possiede nessuna, poichè nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero io.
Oppure il protagonista accetta le maschere che la società gli cuce addosso, in maniera
“La Patente”
consapevole attraverso una reazione umoristica come accade nella novella a
Rosario Chiarchiaro, un uomo cupo sempre vestito di nero che si è fatto la nomina di
iettatore e per questo viene allontanato da tutti ed è rimasto senza lavoro. In realtà lui non
accetta l’identità che gli altri gli hanno conferito ma almeno se ne serve attraverso l’
inganno, per ricavarne un vantaggio. Infatti, va dal giudice e pretende la patente di iettatore
autorizzato inventandosi un nuovo lavoro: così chi vuole evitare le disgrazie causate da lui
dovrà pagare per allontanarlo, riuscendo ad avere un rivincita sui superstiziosi.
“La è anche il nome della commedia in un atto scritta con il titolo di “A’ patenti”
Patente”
destinata alla rappresentazione teatrale in lingua siciliana per l’attore Angelo Musco che la 7
recitò per la prima volta al Teatro Alfieri di Torino nel 1918 e successivamente a Roma.
Esiste anche una versione in dialetto genovese, napoletano e veneziano.
La tematica è la stessa della novella e il protagonista lo stesso Chiarchiaro che viene dal
dialetto siciliano “Chiarchiaru” che significa frana, pietraia forse ispirandosi ad una
montagna siciliana dall’aspetto tenebroso per via di grotte e rifugi di animali notturni. 8
diversi “volti” della politica Giolittiana
II.1. I
Anche nella storia possiamo riscontrare personaggi che, nella loro politica, hanno preferito
indossare una “maschera” diversa a seconda delle occasioni e non mostrare chiaramente la
propria personalità e le proprie posizioni.
Uno di questi è Giovanni Giolitti (1842-1928), famoso politico italiano più volte Presidente
del Consiglio, e la sua permanenza a capo del governo è una delle più lunghe nella storia
politica dell'Italia unita.
La sua politica poco trasparente fu evidente fin dalla sua prima comparsa al governo quando
nel 1892 fu Presidente del Consiglio per soli 11 mesi alternandosi al politico di sinistra
Francesco Crispi e rimase tale fino alle sue dimissioni nel 1914. Giolitti venne più volte
giustamente accusato di trasformismo, cioè di presentarsi in modo differente a seconda
dell'occasione politica: infatti indossava la "maschera borghese" con il partito liberale di cui
faceva parte e la "maschera popolare" con il partito socialista consentendo loro di creare dei
sindacati a favore dei lavoratori cercando di elevare il tenore di vita di tutti i cittadini; in
cercava solo l’appoggio delle masse e di assicurarsi la maggioranza dei voti.
realtà
Giovanni bifronte" vignetta di satira politica su G. Giolitti pubblicata in "L'asino" del 14 maggio 1911 (fig. 1) 9
dai giornali dell'epoca come “Giovanni
Per tali ragioni, Giolitti fu denominato bifronte” (fig.
1) con riferimento a Giano, il Dio romano dalla doppia faccia, per la politica adottata
durante il suo governo. Famosa è la vignetta satirica dove Giolitti viene rappresentato nelle
due maschere principali della sua vita politica: a sinistra si presenta nelle vesti di primo
ministro apprezzato dal ceto politico liberale con guanti, giacca, scarpe di vernice e cappello
a cilindro. A destra invece, su sfondo rosso, è raffigurato come un leader socialista con il
cappello, le scarpe e il foulard delle classi popolari.
Analizzando la politica giolittiana troviamo un volto aperto e democratico nell'affrontare i
problemi del Nord e un volto corrotto, spregiudicato e senza scrupoli per trarre vantaggio
dalla situazione del Sud.
Al Nord Giolitti non impedì gli scioperi ma fece in modo che si svolgessero in modo
regolare sotto il controllo delle autorità competenti, migliorò le norme che riguardavano il
lavoro, tutelò le donne che lavoravano per quanto riguarda la maternità e ricostruì la cassa
nazionale per l'invalidità.
Al Sud invece, dove i fenomeni malavitosi erano già attivi dai tempi dei Borboni, sfruttò la
situazione a suo favore collaborando con la malavita per ottenere voti e addirittura
finanziandola: controllò le elezioni politiche, falsificando i risultati per far eleggere uomini a
lui fedeli e impedendo agli avversari di tenere comizi elettorali.
Proprio per questo "tacito patto" Giovanni Giolitti fu accusato pubblicamente sul giornale
"La voce" da un deputato socialista di origini meridionali, Gaetano Salvèmini, di essere un
"ministro della malavita" : l'accusa venne ritenuta eccessiva, anche se lui non si difese mai
da questa, e quindi successivamente ritirata.
La sua politica controversa creò parecchio malcontento soprattutto tra i liberali che
vedevano troppi diritti concessi al partito opposto dei socialisti, ad es. il suffragio universale
maschile senza distinzione di ceto sociale. Scontentò anche i movimenti nazionalisti
fortemente antigiolittiani che erano a favore dell’ imperialismo cioè all’utilizzo della guerra
per favorire l’espansionismo coloniale e affermare i propri interessi economici sugli stati
conquistati. Tuttavia sotto la pressione delle forze colonialiste Giolitti dovette cedere anche
se contrario alla guerra, portando l’Italia alla vittoria nella guerra di Libia (1912). 10
Il partito liberale perse fiducia nella politica di Giolitti il quale cercò di riconquistarla
stipulando un accordo, il famoso Patto Gentiloni per mantenere la maggioranza del suo
partito grazie ai voti dei cattolici. Tuttavia Giolitti bifronte cercando di accontentare tutti,
finì per deludere sia i liberali che socialisti, che lo allontanarono e così costretto a rinunciare
alla carica di Presidente del Consiglio nel '14.
Tra il ‘20 e il ‘21 i liberali, dopo le dimissioni di Nitti, richiamarono Giolitti al governo: sarà
un governo di un anno, ma soprattutto molto travagliato e oscuro poiché la sua politica
ancora una volta non è chiara e gli equilibri politici sempre più instabili saranno la causa
della caduta del suo governo.
Giolitti è quindi un personaggio che durante tutta la sua carriera politica sacrificò la sua vera
personalità indossando costantemente delle maschere che lui stesso si è cucito addosso per
raggiungere gli obiettivi che si era prefissato pur di mantenere il potere nelle sue mani. 11
James Ensor (1860- 1949): un simbolista del grottesco
III.1.
Nasce in Belgio nel 1860, personaggio complesso, anticonvenzionale e pittore con una forte
carica satirica ed uno spiccato simbolismo.
Rivalutò il teatro di strada, il carnevale e gli aspetti folkloristici, mescolando i personaggi di
tutti i giorni a personaggi-metafora.
Il legame con la classe borghese è evidente nei quadri della sua prima fase pittorica: il
periodo scuro caratterizzato dagli interni di case borghesi apparentemente rispettabili mentre
successivamente accentua nel suo stile gli aspetti ironici e macabri per deridere l' ipocrisia
della nuova classe dominante, dal quale lui si sentiva estraneo.
E’ uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo e insieme a Van Gogh , Edward Munch
ha dato il via alla grande rivoluzione stilistica del ‘900, grazie alla
e Paul Gauguin, sua
e l’uso innaturale dei colori.
esasperata visione del mondo L’ espressionismo
III. 1.1.
E’ una corrente artistica, ma anche letteraria, musicale, teatrale ecc… che nasce attorno al
1905 in Francia ed in Germania.
In pittura l'Espressionismo è una evoluzione dell' Impressionismo ma anche se entrambi
sono movimenti realisti che impongono al pittore il rispetto della realtà, le differenze tra i
due movimenti sono sostanziali e profonde.
Infatti mentre l’Impressionismo ha un atteggiamento positivo nei confronti della vita,
rappresentando il bello e la gioia di vivere, l’Espressionismo è invece ricco di contenuti
sociali e drammatici espressi attraverso colori forti e pennellate violente spostando
l’attenzione sull’interiorità dell’animo umano.
più profonda 12
L’entrata di Cristo a Bruxelles”:
“
III. 1.2.
la denuncia contro un popolo di “maschere”
“L’entrata di Cristo a
Una delle opere più importanti di James Ensor è sicuramente
Bruxelles” (fig. 1), un olio su tela del 1888-89 conservato al Museo Reale delle Belle Arti di
Bruxelles.
Il tema dell'opera è religioso, infatti si riallaccia all'arrivo di Cristo a Gerusalemme, ma
trasportando il fatto da una città antica ad una metropoli moderna.
In primo piano possiamo notare questa folla immensa di personaggi grotteschi che acclama
il Cristo, e ognuno dei quali indossa una maschera buffonesca apparendo come pupazzi
sorridenti e ambigui; si nota una banda di militari in divisa mentre gli striscioni con le scritte
ed i cartelli colorati danno l’idea di una manifestazione di piazza.
La maschera, elemento surreale per eccellenza, comunque ricorre spesso nei dipinti di Ensor
“Autoritratto
come ad es. nel con maschere” (fig. 2) del 1899 in cui raffigura se stesso al
centro della scena e in cui è evidente il suo estraniarsi in mezzo ad un mondo di maschere.
La piccola figura di Cristo invece è quasi invisibile di fronte a questo corte carnevalesco e si
riconosce per l’aureola che circonda il capo; egli avanza cavalcando un asino, appare privo
di ogni carisma e completamente ignorato da coloro che lo acclamano “Re di Bruxelles. In
del quadro, infatti è l’unico a non indossare
realtà Ensor si identifica con il Gesù
la maschera a differenza di questa folla di marionette, dove si intravedono anche volgari
caricature dei principali uomini di potere e cultura dell’epoca.
Con quest’opera, l'artista mette in risalto la debolezza della fede cristiana che perde ogni
valore ideologico diventando il pretesto per una critica della società moderna ridotta a una
massa di fantocci urlanti facilmente strumentalizzati dagli slogan e che cercano di farsi
notare nella folla ma che in realtà si disperdono in essa, privi di un identità e soprattutto
ipocriti pronti ad acclamare Gesù oggi e ad ucciderlo domani. 13