ale_pella
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Concetti Chiave

  • La frase "La sventurata rispose" di Manzoni segna la fine di una possibile narrazione sull'amore proibito tra Gertrude ed Egidio, evitando di mostrare il male per ragioni morali.
  • Manzoni credeva che rappresentare il male potesse suscitare emulazione anziché distacco, preferendo non descriverlo dettagliatamente per non influenzare negativamente i lettori.
  • Il male nei "Promessi Sposi" è generalmente percepito come pura opposizione al bene, ma è più complesso nel caso di Gertrude, che non è guidata dalla pura malignità.
  • L’autore riflette sul rischio che la rappresentazione del male possa portare a soluzioni semplici e sbagliate, influenzando comportamenti attraverso una comprensione superficiale.
  • La comprensione e il riconoscimento del male sono essenziali per evitare di caderci, richiedendo strumenti adeguati e maturità per distinguere tra bene e male.

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il male

La sventurata rispose", celebre citazione di Alessandro Manzoni nel capitolo X dei Promessi Sposi. Questa frase sembrerebbe un incipit ad un racconto riguardante il drammatico amore proibito tra Gertrude, la monaca di Monza, ed Egidio. Tuttavia rileggendo in modo più approfondito ci si accorge che questo racconto non arriverà mai. La frase rappresenta la conclusione di tutte le eventuale vicenda, altrimenti aspettata conoscendo lo stile minuzioso dell'autore.
Si potrebbe dunque dedurre che ciò sia semplicemente un altro tipico taglio dello scrittore sulla lunga storia originale di Gertrude. La decisione di porre tale limite fu in realtà il risultato di una profonda riflessione su un quesito a primo impatto quasi banale: "Compio del bene a mostrare agli altri il male? ".
Innanzitutto è necessario definire a cosa egli si riferisse e perché. Il male da Manzoni è ampiamente affrontato nel corso dell'opera, personaggi come Don Rodrigo, il principe, Azzeccagarbugli e il conte Attilio ne sono emblematici esempi. Tuttavia vi è sempre una caratteristica comune nel male che l'artista presenta attraverso questi personaggi. Viene percepito dal lettore con unanimità come pura opposizione al bene, vi è un completo rigetto nei suoi confronti, è assoluta. Questo non è al contrario applicabile a Gertrude ed Egidio. Gertrude non rappresenta infatti un male dogmatico, la sua storia porta ad immedesimarsi in lei. Si percepisce una complessità maggiore nelle sue azioni piuttosto che negli antagonisti precedenti,la sua morale non è frutto di pura malignità.

Ci tengo a sottolineare che a mio parere il male assoluto non esiste, ogni comportamento è una reazione naturale ad altre azioni e comportamenti. Lo stesso concetto di colpa ha dunque scarse fondamenta. Eppure nei casi dei primi personaggi difficilmente si trattano le loro azioni come frutto di qualcos'altro, a maggior ragione al tempo dell'autore.
Questo discorso riporta dunque alla scelta di Manzoni. Egli arrivò alla conclusione che il male (più precisamente la tipologia descritta precedentemente) a chi viene mostrato suscita maggiore emulazione che distacco. Vedere il male avrebbe portato a compierlo, e dunque mostrarlo sarebbe stato contro la sua morale. Ciò è dato da un piacere umano primitivo nell'avere risposte semplici a problemi e situazioni, piuttosto che nel trovarle con il ragionamento. Soluzioni semplici a situazioni complesse provocano emulazione anche se in fondo sbagliate, come nel caso di Gertrude ed Egidio.
Nella mia personale esperienza ho trovato riscontro di questa tendenza: l'ho ritrovata in prodotti con limitazioni di età, poiché sotto al limite si potrebbe non essere pronti a riconoscere l'ingiustizia in personaggi complessi. L'ho ritrovato in situazioni di alterazione sentimentale, nelle quali la capacità logica viene biologicamente limitata, cedendo maggiormente ad distinto e semplificazione. L'ho ritrovata in persone tanto ottuse da porre soluzioni di tre parole e problemi secolari, senza sforzarsi di comprendere nature e conseguenze di tali problemi e comportamenti. Vivendo di slogan.
A mio parere conoscere il male è l'unico modo che si ha per definire cosa non è bene e perché. Il male esiste, ed esistono due modi per entrarci in contatto: comprendendolo, imparando a distinguerlo dal bene, formandosi una morale capace di escluderlo; oppure cadendoci perché non lo si conosce, e non si conosce per cosa differisce dal bene e cosa comporta. Come topi in una trappola a cui è stato insegnato solo il gusto del formaggio. Se non si apprende di una propria tendenza ad un male mascherato, come si può riconoscere la maschera? Come fondare, ad esempio, una repubblica libera dalla mafia se si celano i motivi per cui essa esiste così radicalmente?
Il discorso di Manzoni rimane comunque veritiero, "Nessuna conoscenza è proibita, solo alcune pratiche ". Il male complesso ad occhi inesperti provoca più danni che insegnamento, la chiave dunque nel compromesso. Si devono fornire allo spettatore i giusti strumenti per affrontare il male che si descrive, rendendo chiaro cosa comporta e perché, nonostante tutto, non sia esso la risposta corretta. Inoltre è necessaria da parte dello spettatore una capacità ad utilizzare tali strumenti per capire il quadro complessivo del male descritto. In condizioni di immaturità un processo logico può non essere seguito. È ovviamente impossibile rendere più proficuo che lesivo il male descritto ad ognuno. L'obiettivo è ottenere un riscontro complessivo positivo quando lo si mostra.
In conclusione credo che Manzoni abbia descritto ciò che è il bene nell'opera in maniera incommensurabile. Penso tuttavia che la scelta di limitare il male potesse essere rivalutata. Perchè in questi termini le capacità per rendere il male proficuo al pubblico le avrebbe avute.
In un’opera, il valore del male, come quello del bene, è proporzionale al conflitto che si ha nei confronti di esso.
“Dubito, ergo cogito ergo sum”

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della frase "La sventurata rispose" di Alessandro Manzoni?
  2. La frase rappresenta la conclusione di una vicenda drammatica tra Gertrude ed Egidio, e riflette la decisione di Manzoni di non approfondire ulteriormente la storia per evitare di mostrare il male in modo che possa essere emulato.

  3. Perché Manzoni ha scelto di limitare la rappresentazione del male nella sua opera?
  4. Manzoni ha deciso di limitare la rappresentazione del male perché credeva che mostrarlo potesse portare a emulazione piuttosto che distacco, e quindi sarebbe stato contro la sua morale.

  5. Come viene percepito il male nei personaggi dei Promessi Sposi?
  6. Il male nei personaggi come Don Rodrigo e il conte Attilio è percepito come pura opposizione al bene, mentre nel caso di Gertrude ed Egidio, il male è più complesso e porta a una maggiore immedesimazione.

  7. Qual è l'importanza di comprendere il male secondo l'autore del testo?
  8. Comprendere il male è essenziale per distinguere ciò che non è bene e per formare una morale capace di escluderlo, evitando di cadere in esso per ignoranza.

  9. Qual è la chiave per affrontare il male descritto in un'opera secondo il testo?
  10. La chiave è fornire allo spettatore gli strumenti giusti per affrontare il male, rendendo chiaro cosa comporta e perché non è la risposta corretta, e richiede una capacità di comprensione da parte dello spettatore.

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