benedetta200803
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Concetti Chiave

  • Il dialogo tra nonna e nipote esplora il concetto di tolleranza come una virtù rara e preziosa nel mondo moderno.
  • La tolleranza viene descritta come la capacità di accettare persone e idee diverse, evidenziando l'amica del nipote come esempio di diversità culturale e religiosa.
  • Il testo riflette sulla storia della tolleranza e su come la paura del cambiamento abbia portato a conflitti tra le persone.
  • Si menzionano eventi storici significativi, come gli attentati terroristici del 2015 e 2016, per sottolineare le tensioni legate a politica e religione.
  • La storia termina con un messaggio di speranza, osservando i bambini giocare insieme senza pregiudizi, sperando che le nuove generazioni possano vivere in armonia.

-Che cos’è la tolleranza?

La peste mi risveglia dai miei pensieri. È lì che mi guarda, con il suo faccino ingenuo e curioso, i grandi occhi verdi mi scrutano attenti. -La tolleranza? Be’, la tolleranza è una qualità tanto bellissima quanto poco coltivata, ancora oggi. Ma perché lo vuoi sapere? -Ho sentito la mamma e il papà parlare e dire che non c’è più tolleranza tra gli uomini in questo mondo. Sembravano tristi e arrabbiati. Che bimbo dolce, non può mica sapere cosa sta succedendo, alla sua tenera età. Scorgo i suoi occhi preoccupati, nel vedermi così pensierosa. È un bambino molto sensibile. È vero, non c’è più pace in questo mondo, nessuno che si sopporta più. -La tolleranza è una grande virtù, è la capacità di sapere accettare le persone che magari non ti assomigliano in qualcosa e le idee che sono differenti dalle tue. Poche persone ne sono dotate, ormai. -Come la mia amica Susy, con la pelle scura e gli occhi neri che dovrà portare il velo? -Esatto, lei è differente da te per l’aspetto fisico e per la religione, lei prega un altro dio. Ma questo non vuol dire che non siete amici, giusto? -Giusto!-Esclama entusiasta- grazie nonna, devo andare adesso, ciao.-E corre fuori. Sospiro. La tolleranza è nata quando è nato l’uomo, forse ancora prima. Ha sempre accompagnato gli uomini, nel corso del tempo, ed è stata parecchio ignorata. Gli uomini fanno la guerra alle cose nuove, alle novità, perché hanno paura, paura che qualcosa diverso dal loro modo di vivere e di essere cambi tutto. Si infiltra anche nella vita quotidiana, dalle semplici discussioni tra due persone, al confronto con persone immigrate, che non cessano di diminuire, anzi, si moltiplicano. Da piccoli si stava così bene, eravamo tutti delle piccole anime innocenti, che non sapevano nulla della vita, del mondo. Penso a quando ero io piccola, che non volevo che il mio fratellino giocasse alle bambole con me, per via del suo modo di pensare, da come portarle a spasso a come farle giocare, molto diverso dal mio. Però se già da piccoli si impara ad accettare soltanto sé stessi, si cresce odiando tutto quello che è diverso dal tuo modo di essere, dal tuo modo di pensare, di vivere, tutto quello diverso da te. Negli ultimi cinquant’anni molta gente ha combattuto per politica e religione, pronunciando il nome del proprio dio, come se fosse una giustificazione alla strage compiuta. Mi torna in mente il primo grande attacco dell’ISIS, a Parigi, la notte del Venerdì 13 Novembre 2015. Sono passati tanti anni da allora, è una cosa passata, ma all’epoca la notizia aveva sconvolto tutti e io, che ero solo una ragazzina, anche se non superstiziosa, avevo associato l’evento con il giorno della sfortuna, ovvero Venerdì 13. E qualche mese dopo, nel 2016, l’attentato nell’aeroporto di Bruxelles, dove era ricercato “L’Uomo Col Cappello”. Quegli attentati erano per questione religiosa, si diceva che i “terroristi” facevano tutto in nome di Allah. Anche se, ormai tutti lo sanno, che dietro a discussioni religiose ci sono sempre delle motivazioni politiche, che spingono gli uomini a farsi la guerra e a non vivere in pace. Ed è una cosa triste, perché sai che alla fine gli uomini combattono e hanno sempre combattuto per il potere. Sarebbe bello, che come i bambini, anche gli uomini adulti vivessero in armonia confrontandosi tra loro con curiosità e ridendo di sé stessi con allegria, e accettassero di convivere con le diversità, considerandole solo un gioco da scoprire, e non, per esempio, una feccia dell’umanità, da combattere, da odiare, a cui fare la guerra. Quando la mia generazione era giovane, gli adulti di un tempo ci sorridevano e dicevano: >. E noi? Bah, li abbiamo delusi, di sicuro. Ora ci resta sperare nelle nuove generazioni, che molto probabilmente si comporteranno come le precedenti.
Un rumore, una risata, mi distoglie dai miei pensieri. Mi alzo, sono stanchissima, guardo fuori dalla finestra, vedo mio nipote e la sua amichetta musulmana che giocano per strada. Sorrido. Non siamo riusciti a migliorare il mondo, e chissà se ci riusciremo, forse, un giorno. Adesso, bisogna concentrarsi sul presente, e cercare di vivere in armonia con le diversità. Guardo i loro volti ridenti, che non sanno ancora nulla del mondo. O forse...

Domande da interrogazione

  1. Che cos'è la tolleranza secondo il testo?
  2. La tolleranza è descritta come una virtù importante e rara, la capacità di accettare persone e idee diverse dalle proprie.

  3. Perché la tolleranza è considerata una qualità poco coltivata?
  4. La tolleranza è poco coltivata perché le persone spesso temono il cambiamento e le differenze, preferendo combattere ciò che non conoscono.

  5. Qual è l'esempio di tolleranza menzionato nel dialogo tra la nonna e il nipote?
  6. L'esempio di tolleranza è l'amicizia tra il nipote e la sua amica Susy, che ha un aspetto fisico e una religione diversa.

  7. Quali eventi storici sono citati per illustrare la mancanza di tolleranza?
  8. Gli attentati dell'ISIS a Parigi nel 2015 e a Bruxelles nel 2016 sono citati come esempi di conflitti causati da intolleranza religiosa e politica.

  9. Qual è la speranza espressa alla fine del testo riguardo alle nuove generazioni?
  10. La speranza è che le nuove generazioni possano vivere in armonia, accettando le diversità come un'opportunità di scoperta e non come una minaccia.

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