Concetti Chiave
- L'inquinamento biologico è legato alle tecniche di modificazione genetica, con rischi non ancora completamente valutati per salute e ambiente.
- Le normative comunitarie cercano un equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo economico-tecnologico.
- Le direttive europee del 1990 regolano l'uso di microrganismi geneticamente modificati, imponendo controlli differenziati basati sulla pericolosità.
- La direttiva del 1997 riconosce i diritti di proprietà intellettuale sugli organismi geneticamente modificati per scopi commerciali.
- Associazioni ambientalistiche richiedono una valutazione approfondita degli effetti delle manipolazioni genetiche prima di recepire nuove direttive.
L’inquinamento biologico
Una nuova possibile forma di inquinamento (i cui rischi per la salute dell’uomo e dell’ambiente non sono ancora completamente valutabili) deriva, infine, dalle tecniche di modificazione genetica oggi in fase di espansione. La materia risulta regolata prevalentemente da norme comunitarie, le quali tuttavia tentano un compromesso tra le opposte esigenze di tutela dell’ambiente e di promozione dello sviluppo economico e tecnologico.
Nel 1990, la Comunità europea ha emanato due importanti direttive: 90/219 e 90/220 relative rispettivamente all’impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati e all’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati, recepite in Italia con due decreti legislativi del 3 marzo 1993, rispettivamente n.91 e n.
Il 27 novembre 1997 il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha approvato la proposta di direttiva sul riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale su organismi viventi manipolati geneticamente ai fini di sfruttamento commerciale. Al momento il Governo italiano ha una delega per il recepimento della direttiva 98/44 CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. Se la diretta verrà recepita nell’ordinamento nazionale si autorizzerà, tra l’altro, la manipolazione genetica delle piante, la brevettazione dei prodotti di queste manipolazioni e dunque il controllo della produzione agricola. Alcune associazioni ambientalistiche hanno chiesto al Governo di rimandare l’approvazione del decreto legislativo di recepimento della direttiva 98/44 CE, in attesa dell’esito degli studi sull’effettiva non nocività di questi organismi, rilevando, in ogni caso, che tale provvedimento si pone in contrasto con il Biosafety Protocol, adottato nell’ambito della Convenzione internazionale sulla biodiversità, firmata in seno alla Convenzione di Rio e ratificata dell’Italia con la legge 14 febbraio 1994, n.124.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali direttive europee relative alla modificazione genetica emanate nel 1990?
- Qual è l'obiettivo della normativa italiana in merito alla manipolazione genetica di microrganismi?
- Quali sono le preoccupazioni delle associazioni ambientalistiche riguardo alla direttiva 98/44 CE?
Le principali direttive europee emanate nel 1990 sono la 90/219, riguardante l'impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati, e la 90/220, relativa all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati.
La normativa italiana mira a sottoporre a controllo pubblico le operazioni di manipolazione genetica di microrganismi, con regimi differenziati in base alla pericolosità delle operazioni, meno severi per scopi non industriali e più restrittivi per altri usi.
Le associazioni ambientalistiche sono preoccupate che la direttiva 98/44 CE possa autorizzare la manipolazione genetica delle piante e la brevettazione dei prodotti, contrastando con il Biosafety Protocol e chiedono di rimandare l'approvazione del decreto legislativo in attesa di studi sulla non nocività di questi organismi.